Capitolo 42
AVVISO: IL CAPITOLO POTREBBE RISULTARE PESANTE PER ALCUNI.
Terza parte del processo
Dopo che Luke ha fatto il giuramento alla sbarra il suo avvocato si alza.
«Signor Moore, può descrivermi quello che sa del Metropolitan Correctional Center?»
Lui annuisce.
«Ci sono otto ale. Una per le donne e sette per gli uomini con sei celle e un dormitorio. So come vivono quelli della 10-sud perché ho difeso un uomo che è lì. Sono chiusi in una cella da soli per ventitré ore con telecamere e luci sempre accese. Vengono fatti uscire solo per una doccia e per fare esercizi in una gabbia interna. Non vanno mai all'aria aperta. Le sembra normale?»
«Non posso dare un mio parere, ma mi dica... Lei è scappato per le condizioni?»
«Soprattutto. Non lo avrei fatto altrimenti. Dovevo andarmene da quel posto prima di impazzire. Non sarei di certo scappato solo per uccidere Cole, ma quando l'ho fatto per salvarmi ho colto l'occasione. Quando ha chiamato la polizia ho deciso di ucciderlo.»
«Non voleva farlo?»
«Inizialmente si. Quando sono arrivato lì e mi ha detto che loro mi avrebbero perdonato allora ho pensato di non farlo. Volevo solo spaventarlo. Poi ha chiamato il 911 e non ci ho visto più. Gli ho sparato un colpo alla testa e l'ho guardato morire.»
«Non ho più domande Vostro Onore.»
Luke viene scortato nella cella dove si siede sulla panchina e chiude gli occhi stanco.
«Si chiama a testimoniare Alex King.»
Alex entra in aula e va a sedersi sistemando il colletto della camicia bianca.
«Signor King lei è molto amico di Luke Moore, è corretto?» domanda l'avvocato della difesa.
«Eravamo amici. Non lo siamo più» replica Alex in tono neutro.
«E perché?»
«Oltre al fatto che è un assassino? Ha inflitto molto dolore alla mia fidanzata.»
«Come sta psicologicamente la sua fidanzata?»
«Inizialmente stava male. Non riusciva nemmeno a toccarmi. Quando faccio certe cose, come cucinare, lei rimane sconvolta perché non è abituata a non essere una schiava. O vogliamo parlare di lei che non è riuscita ad avere rapporti sessuali perché ogni volta si immaginava lui che la stuprava?»
Jane si stringe a me e Alex le lancia un'occhiata per assicurarsi che stia bene.
«La sua ragazza ha subito di peggio che delle semplici parole in un'aula di tribunale» lo provoca l'avvocato.
«Sa, lei meriterebbe di stare nella stessa stanza del suo violentatore. Quello che ti ha spaventato per anni. Ma cosa vuole capirne lei? D'altronde è dalla sua parte e non vuole che passi la sua vita in carcere quando era già condannato all'ergastolo.»
«Signor King, lei amava Jane Smith quando stava con Lucas Moore?»
L'avvocato dell'accusa si alza, «Obiezione Vostro Onore» esclama.
«No, è ok. Si, perché negarlo? Amo Jane da quando ha iniziato le superiori. Luke lo sa benissimo.»
«Ha mai voluto uccidere Lucas Moore?»
«Ma che razza di domanda è? Ovvio che no. Ho lasciato andare Jane con lui e mi sono rifatto una vita.»
«Con Jessica Parker... Giusto?»
La faccia di tutti i presenti che conoscono la storia di Jessica è sconvolta, tranne quella di Luke.
Cercano i nostri punti deboli.
«Lei l'ha uccisa no? Non è la stessa cosa che Lucas Moore ha fatto?»
Alex resta a bocca aperta, «Assolutamente no» risponde ancora scioccato.
«Jessica è morta in un incidente d'auto.»
«Dopo che lei l'ha cacciata di casa.»
«Assolutamente no! Luke ma che diamine hai detto?»
«Non si può rivolgere all'imputato signor King.»
«Invece lo faccio. Sai bene com'è morta Jess. Smettila di cercare di ferirci perché sei solo un lurido bastardo psicopatico. Hai ucciso Cole. Hai ucciso anche tua sorella. Me, Jane e Marika. Non ti vergogni di te stesso?»
Alex sta urlando e ha il viso rosso, «Signor King si calmi o sarò costretto a farla uscire» lo avverte il giudice.
«Eri il mio migliore amico. Dovresti farti schifo. Spero che in quella cella del cazzo tu non dorma la notte. Sognami mentre provi i sensi di colpa, sarò felice di essere il tuo peggior incubo come tu sei il mio.»
Poi prende un respiro profondo e ricomincia a parlare.
«Allora ti denuncio anche per altro se è quello che vuoi. Vuoi ferire me? Io ferisco te. Luke ha pubblicato video e foto intime di tre ragazze al college, l'ho scoperto di recente. Le picchiava come con Jane, non le faceva uscire di casa. Accusatelo anche di questo. Luke ti ricordi di Destiny, Faith e Veronica? Sai le ho chiamate. Sono qui e vorrebbero testimoniare contro di te. Mi dispiace che non ci sia Laura, ma se tu mi accusi di aver ucciso Jessica tu sei colpevole di aver ucciso Laura.»
Luke abbassa la testa fissando le scarpe marroni rovinate e sporche.
«Io e Jessica ci siamo conosciuti ad una festa. Lei era la cugina di un ragazzo che conosco. Lo stesso che Luke ha accusato di aver messo in giro foto di Veronica, ma non importa. Io e Jessica ci siamo innamorati e, dopo esserci laureati, ci siamo trasferiti a Miami. Io continuavo a pensare a Jane e allora una sera gliel'ho detto. Lei ha deciso, di sua spontanea volontà perché io volevo che restasse, di andarsene continuando a tenere a me. Voleva che io fossi felice. Mi ha chiesto di invitarla al matrimonio con Jane e le ho detto che ci sarebbe sicuramente stata. Se io avessi dimenticato Jane lei non sarebbe morta, ma Jane sarebbe rimasta con Luke a soffrire probabilmente.»
Nell'aula viene fatta entrare una ragazza altissima e bionda che si siede al posto di Alex che è tornato vicino a Jane.
Lei lo abbraccia mentre si passano accanto.
«Nome?» domanda l'avvocato dell'accusa.
«Faith Monson» replica lei.
«Come conosce Luke Moore?»
«Frequentavamo legge insieme. Abbiamo iniziato ad uscire insieme e dopo un po' a me lui piaceva. Un giorno ha iniziato a darmi schiaffi, a spintonarmi. Poi è passato ai pugni. Non voleva che uscissi di casa, ma non lo avrei potuto fare con i lividi che avevo in faccia. Avevo il viso tumefatto e piangevo nel guardarmi allo specchio, ma le lacrime mi toccavano le ferite e mi facevano doppiamente male. In più era geloso. Mi ha visto un giorno con un ragazzo che era nel mio stesso gruppo studio e mi ha portata a casa sua. Lì mi ha messo delle manette e mi ha spogliata. Mi ha fatto delle foto che poi ha messo in rete. Sono stata obbligata a trasferirmi e ha detto che mi avrebbe lasciata in pace se fossi rimasta in silenzio.»
«E perché ha accettato?»
«Ero terrorizzata da quello che avrebbe potuto fare. Non intendo solo le foto, ma anche fisicamente. Temevo che le minacce di uccidere me e le persone a cui tenevo fossero serie. Ma alla fine la mia vita a New York era a pezzi visto che venivo derisa per quelle foto, tanto valeva scappare e cambiare tutto, ricominciare.»
«Grazie mille signorina Monson.»
Lei gli rivolge un sorriso per poi voltarsi verso Luke schifata.
Si alza ed esce dall'aula dopo aver rivolto un sorriso di incoraggiamento a Jane.
Un'altra ragazza entra nella stanza. Capelli neri e corti. Non è molto alta ma gli stivaletti col tacco che porta la alzano.
«Come si chiama?» le chiede l'avvocato.
«Destiny Gomez.»
L'uomo annuisce e inizia con le domande.
«Come conosce Lucas Moore?»
«Abbiamo avuto una relazione anni fa. Lui era davvero carino, mi piaceva. Poi però mi sono accorta che preferivo le ragazze. Mi fidavo di lui e gliene ho parlato. Da quel giorno ha iniziato a vietarmi di uscire. I miei genitori sono molto credenti quindi mi avrebbero disconosciuta, ma lui ha comunque fatto girare delle mie foto false in cui sembra che mi masturbi su una ragazza che frequentava l'università con me. Io e lei eravamo abbastanza amiche e avevo una cotta, di cui avevo parlato a Luke che si è vendicato. Era photoshoppata ma nessuno ci ha fatto caso. Ha mandato queste immagini ai miei che non mi hanno parlato per anni, poi ho conosciuto la mia attuale moglie che li ha convinti. Hanno capito che l'omosessualità non è contro natura, ma ho dovuto lasciare comunque New York. La gente mi considerava una depravata.»
«Come mai non ha denunciato?»
«Dopo le foto Luke ha finto di essere disgustato da me, stavamo insieme, poi mi ha detto che avrebbe fatto in modo che tutti dimenticassero se non avessi proferito parola degli schiaffi, dei calci e degli insulti. Prima che me ne andassi mi ha massacrata un'ultima volta di botte, ricordandomi quanto facessi schifo. Avevo scelto le donne a lui. Ho accettato di trasferirmi e mi sono rifatta una vita.»
«Grazie per il suo tempo signora Gomez, davvero.»
«Di nulla.»
Destiny si alza e si incammina verso l'uscita.
Guarda Jane mentre passa e china leggermente il capo in cenno di saluto e supporto.
La terza e ultima ragazza entra.
Alta, con un tubino beige che le calza a pennello.
I capelli castani sono sciolti e arrivano fino a metà schiena.
Ha un'espressione seria sul volto.
Si siede.
«Nome?» le domanda l'avvocato Martin.
«Veronica Jones» replica.
«Come conosce Lucas Moore?»
«Siamo stati insieme. Per un po' a dire il vero. Mi sono innamorata e siamo andati a convivere. Poi è diventato oppressivo. Faceva sempre battutine che non facevano ridere perché sono nera e sono una donna. Gliel'ho fatto notare, gli ho fatto notare che mi dava fastidio e mi ha dato un pugno. Io ho scelto lui al posto di Mason e lo sapeva. Studiavamo giurisprudenza insieme e entrambi volevamo aprire uno studio legale. Quando gliel'ho detto si è messo a ridere dicendo che una donna non può fare certe cose, che non ero di certo all'altezza per il mio sesso e per il colore della mia pelle. Luke è anche un maschilista e razzista del cazzo. Ma conosco Destiny, quindi so che è anche omofobo. Odia le donne. Ha un odio incondizionato per il genere femminile che non mi sono mai spiegata. Una sera gli ho risposto male. Gli ho dato del razzista maschilista e lui mi ha picchiata. Sono finita in ospedale. Avevo paura e sono tornata a casa. Sono caduta in depressione e a lui dava fastidio. Mi obbligava a mangiare e mi faceva del male se non seguivo alla lettera tutto ciò che mi diceva di fare. Mi ha stuprata e mi ha fatto delle foto nuda che poi ha condiviso. All'università ridevano tutti di me perché erano foto molto spinte scattate facendomi assumere stupefacenti e lui ha fatto cacciare Mason dall'università. Io credevo che fosse stato Mason, in realtà perché non volevo credere che Luke le avesse pubblicate direttamente. Mi ha raccontato che Mason le aveva trovate e condivise. Alex è venuto da me e mi ha detto che non era vero, non sapeva che fosse stato Luke. Ma io si. Sono scappata e ho dimenticato il passato, ma non scorderò mai le sue mani su di me mentre mi dimenavo.»
Una lacrima solca la guancia di Jane.
So che lo sta rivivendo dentro la sua mente.
L'avvocato ringrazia Veronica che si alza.
Mentre percorre il corridoio Jane si alza e la abbraccia forte.
Veronica ricambia la stretta.
Hanno vissuto la stessa cosa.
Poi si allontana, «Spero che tu sia riuscita ad aprire lo studio.»
Veronica annuisce.
«La donna nera ce l'ha fatta.»
Si sorridono, «Spero che tu l'abbia superato.»
Jane risponde di si.
Poi si abbracciano per l'ultima volta, sotto lo sguardo impassibile di Luke, e Veronica lascia la sala.
Alex torna alla sbarra.
«Avrei voluto che ci fosse Laura. Perché Veronica avrà passato esattamente ciò che ha passato Jane, ma l'avete vista. Lei è forte. Laura non lo era, lei era fragile e spaventata dal mondo e Luke se n'è approfittato. Se volete ho alcune sue foto. Questa è lei.»
Mostra una fotografia di una ragazza bionda con i capelli fino alle spalle che sorride raggiante.
«Ma a voi interessano queste no?»
Mostra quelle dei segni sul collo di una cintura e del sangue per terra. «Alcune delle foto della scena in cui Laura si suicidò. Per colpa di Luke. Si tagliò le vene e poi si impiccò con una cintura di Luke, ma nessuno sapeva a chi appartenesse perché non c'era traccia del suo DNA visto che non la usava da anni.»
Le posa sul banco e l'avvocato Martin le osserva attentamente sospirando.
Lancia un'occhiata a Luke che abbassa la testa vergognandosi e poi guarda la giuria.
«Grazie signor King» dice pensieroso.
«Di nulla.»
Alex si alza e poi torna indietro e parla nuovamente al microfono guardando Luke.
«Fatti schifo Lucas.»
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