Capitolo 41
Seconda parte del processo
«Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza» dice Luke malvolentieri alla sbarra.
«Signor Moore, ci racconti l'evasione» propone l'avvocato Martin e questa volta Luke non si oppone.
«Ero detenuto al Metropolitan Correctional Center di Manhattan. Il carcere è famoso per aver detenuto El Chapo e per il suicidio di Jeffrey Epstein avvenuto pochi mesi fa. Ero un detenuto normale. Un giorno nelle ore che ci concedevano all'aperto c'è stata una rissa con un altro detenuto. Ho infranto le regole e sono stato chiuso nell'ala 9-sud. Le celle di quell'ala sono per due persone. Io ero con uno che aveva ucciso la moglie e i due figli di uno e due anni. Si chiama Colton e siamo evasi insieme. Nella cella accanto alla mia c'era Jeffrey Epstein e ci siamo conosciuti. Come stavo dicendo dopo la rissa sono stato portato nell'ala 9-sud che, insieme alla dieci, sono le peggiori. Lì ogni volta che si apre la porta veniamo ammanettati ad una fessura per il cibo e ci concedono una doccia tre volte a settimana sempre con le manette. Le condizioni sono terribili. L'ala è infestata da scarafaggi e topi e ci sono perdite. Ogni volta che usciamo per la doccia camminiamo in mezzo alle fogne. Posso dire che il Metropolitan Correctional Center è davvero schifoso e a corto di personale. Mi ricordo la morte di Epstein benissimo anche se è passato un po' di tempo. Ha tentato il suicidio una volta e allora è stato portato nell'ala per la prevenzione dei suicidi. Quando è tornato nella 9-sud, il giorno della sua morte, siamo rimasti a parlare per mezz'ora. Quel giorno ha passato dodici ore fuori dalla cella, credo per stare con i suoi avvocati. Era un pedofilo, ma era mio amico. Dopo la nostra chiacchierata io sono andato a dormire, le guardie non ci hanno controllati. Al mattino mi sono svegliato e ho visto che c'era un sacco di gente. Hanno portato fuori un corpo in un sacco nero, ho chiesto ad una donna chi fosse e lei ha risposto che era Epstein. Lui ha lasciato anche un biglietto per denunciare la prigione; parlavamo spesso dello schifo in cui vivevamo. Sapeva che ero un avvocato. Vorrei che voi provaste a viverci, quando la notte cerchi di dormire ma non riesci per la puzza di merda che c'è, oppure di quanto stringano le manette. Quando Epstein è morto io e Colton abbiamo ideato un piano di fuga, non volevamo più stare lì dentro. Ho sempre voluto uccidere Cole ma ho abbandonato l'idea arrendendomi all'ergastolo al quale sono stato condannato. Poi un giorno ci siamo messi a parlare fingendo di giocare ad un gioco di parole quando le guardie venivano a controllarci. Cercavamo di trovare un'idea visto che è un palazzo davvero altissimo. Mi sono ricordato un caso che mio padre mi raccontava avvenuto nel 1990. Due uomini si sono calati dal secondo piano. Noi eravamo al nono, ma ero convinto che ci saremmo riusciti. Così abbiamo lavorato giorno e notte per procurarci i cavi elettrici necessari e per stimare quanti metri avremmo dovuto scendere. Erano due metri in meno ma siamo riusciti comunque a scendere. Era notte e nessuno ci ha visti. Abbiamo tolto la tuta arancione perché non si vedesse e abbiamo iniziato a correre nudi per New York. Abbiamo dormito con dei senza tetto e alla mattina ci siamo separati. Se me lo chiedete non ci siamo detti dove stavamo andando perché sapevamo che ci sarebbe stato il rischio che uno dei due venisse preso, ma lui sapeva che volevo uccidere Cole. Io sono rimasto nascosto in un vicolo dietro al palazzo dove si trova lo studio di Cole. Quando sapevo che stava per tornare a casa sono salito. La pistola l'ho presa da un trafficante di armi. Avevo un nascondiglio di soldi per dei lavori sporchi e l'ho pagata con quelli. Però sono stato un gran signore, gli ho concesso di chiamare Crystal per parlarle. Almeno si sono salutati.»
«Lei lo ha fatto solo per traumatizzare sua sorella.»
«Si, l'obiettivo era quello. Volevo solo fare un po' di scena.»
«Bene, quindi lei ha ucciso Cole perché lui le ha rubato sua sorella e lei però l'ha traumatizzata?»
«Sono ancora innamorato di Jane.»
Tutta la sala trattiene il fiato e Jane mi stringe la mano infilanzoci le unghie.
Mi fa male ma non mi importa.
«Non ho mai smesso di amarla e so che Cole era il collante di tutto quello che mi è stato impedito di fare. Di vedere Crystal, Rose e Jane. Avrei potuto uccidere Alex, ma a lui voglio bene. Mi ha fottuto la ragazza, è sempre stato il suo piano ma gli voglio comunque bene e l'ha fatto solo perché lei merita il meglio, e il meglio non sono io ma Alex» sospira.
«Signor Moore lei ammette di aver aggredito la signorina Megan Lee per arrivare all'ufficio di Cole Holden?»
«Si, mi ha riconosciuto e ha provato a chiamare la polizia. Le ho dato un pugno in faccia. Sta bene.»
«Perché non ucciderla?»
«Cole avrebbe sentito lo sparo e si sarebbe allarmato.»
«Torniamo sul Metropolitan Correctional Center. Perché è evaso escludendo la voglia di uccidere il signor Holden?»
«Il Metropolitan Correctional Center è l'inferno. Ha sentito la storia di Epstein?»
«Epstein era un pedofilo.»
«Era una persona! Quella merda di carcere ti fa vivere nello schifo.»
«Lei ha ucciso una persona signor Moore, anzi adesso due, pretende che un carcere sia rose e fiori? Che senso avrebbe mettere dentro le persone per poi farle vivere in modo normale?»
Luke non risponde inizialmente, poi l'avvocato prosegue.
«Che mi dice del personale?»
«Le guardie sono poche e non fanno il loro lavoro. Non hanno controllato Epstein.»
«E così ha tentato il suicidio per la seconda volta e ce l'ha fatta.»
«Esatto. Mi ha parlato delle celle anti-suicidio. Aveva un camice pesante, era solo e dormiva su un materasso. Niente lenzuola o oggetti con cui potesse farsi del male e doveva stare costantemente con la luce.»
«Lo facevano perché non morisse.»
«La morte è meglio di quel posto.»
«Continui pure signor Moore.»
«Il 29 luglio è tornato in cella e parlavamo ogni giorno, eravamo amici. Mi trattava come un figlio e io come un padre. Quando sei lì dentro non ti importa del perché ci sei finito.»
«Epstein le ha mai detto qualcosa sulla sua voglia di suicidarsi?»
«Non esplicitamente, ma era abituato alla bella vita, più di me. Parlavamo sempre di evadere, è lui che mi ha ricordato dell'evasione del 1990. Solo che io non ero convinto. Quando si è suicidato e ho scoperto il perché ho deciso di scappare con Colton.»
«Il Metropolitan Correctional Center si trova al 150 di Park Row nel quartiere di Civil Center giusto?»
«Si, è un carcere famoso per aver detenuto un signore della droga, El Chapo. Era qualche anno fa se non ricordo male.»
«Non ho più domande Vostro Onore.»
L'udienza viene rimandata ancora.
Un mese e mezzo di attesa.
Mentre usciamo Luke ci guarda male, gli rivolgo un'occhiata di sfida.
Lui è quello nella gabbia.
Non io.
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