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Capitolo 4

24 giugno 2019, un mese dopo il processo

Non abbiamo voglia di preparare la cena, così decidiamo di ordinare delle pizze a mangiarle sulle spiaggia. Quando arrivano io e Jane chiacchieriamo sedute sulla sabbia mentre Alex paga il conto. Arriva e si siede accanto a lei passandomi la mia pizza e la coca cola. Iniziamo a mangiare godendoci l'odore di mare. «Ehi Alex.» Un bambino urla dal patio dell'altra casa scendendo le scale di corsa e venendo da noi. «Ciao Tom!» Alex lo abbraccia e Jane fa lo stesso. Mi presentano al bambino che avrà al massimo sette anni fin quando qualcuno ci interrompe. «Tom non puoi scappare così.» Un ragazzo corre da noi e prende il bambino in braccio. «Ciao Scott» lo saluta Jane. «Ciao ragazzi.» Mi porge la mano «Scott piacere.» Gli sorrido leggermente imbarazzata. Odio fare nuove conoscenze. Non per qualche motivo strano. Sono semplicemente timida e mi sento a disagio. «Marika.» Le mie guance si colorano di rosso. Lo sento. Odio essere timida. Se devo trovar e il mio più grande difetto quella è la timidezza. «Ti va di stare un po' con noi?» propone Alex «Se riuscissi a mettere a letto questa peste volentieri.» Il bambino gli fa la linguaccia e poi scoppia a ridere. «Marika è brava con i bambini. Alle superiori tenevi sempre tuo fratello» dice Jane. «Tranquilla. Finisci di mangiare. Ora lui dorme perché altrimenti domani niente karate.» Tom si immobilizza visto che si stava dimenando tra le sue braccia. «Andiamo dormire!» grida entusiasta. «Arrivo tra poco.» Scott rientra in casa e noi finiamo di mangiare «Suo figlio è davvero carino» commento mordendo l'ultima fetta di pizza. «Non è suo figlio ma suo fratello» mi corregge Alex.

«Non so nulla. Siamo solo vicini di casa e non c'è molta confidenza, però so questo.»
«E i loro genitori?»

Fa spallucce, segno che non lo sa. Guarda dietro di me. Allora mi volto e vedo Scott che cammina sulla sabbia a piedi nudi. Si siede vicino a me e mi rivolge un sorriso caloroso. «La minaccia del karate funziona sempre» ride Jane «L'hai notato?» risponde «Tom non vuole mai dormire, ma se lo minacci con il karate funziona. L'unica volta che non è andato a letto non è ha fatto lezione e da allora non l'ha più fatto» mi spiega «Credo che sia giusto che abbia delle conseguenze se non fa ciò che deve fare.» Annuisce al mio commento. «Facciamo il bagno ragazzi?» propone Alex «Vado a mettere il costume.» Li lascio seduti sulla spiaggia a chiacchierare e rientro in casa. Ritorno nella mia stanza in fretta e indosso il primo costume che trovo. È rosso e nero.So già che sarò a disagio davanti agli altri. Mi rivesto e scendo le scale. Passando per il salotto noto una cosa che prima non avevo visto. Un pianoforte bianco è posizionato vicino alla vetrata. Ne accarezzo il legno liscio e i tasti. Mi siedo sullo sgabello e sospiro. Mi manca la musica. «Eri brava.» Jane entra nella stanza e si appoggia al pianoforte. «Dovresti ricominciare» mi consiglia. So che ha ragione, ma non me la sento ancora. Forse dopo che mi sarò laureata. «Andiamo fuori.» Mi alzo e la sorpasso per poi uscire sulla spiaggia. I ragazzi sono già in acqua che si schizzano. Io e Jane ci togliamo le magliette e le posiamo sulla piaggia. Entriamo e l'acqua non è fredda come pensavo. Mi immergo completamente godendomi il silenzio del mare. Quando torno su Jane e Alex stanno andando verso la riva. Scott è ancora vicino a me. «Dove vanno?» domando «In casa.» Li guardo in lontananza mentre si lasciano un bacio sulle labbra prima di entrare dentro casa ridendo ancora bagnati. «Cosa fai nella vita?» mi chiede interrompendo la quiete «Studio medicina e tu?» Mi volto verso di lui immergendomi fino al collo visto il leggero vento freddo. Fa lo stesso. «Ho un albergo qui vicino, ma crescere Tom lì non mi sembrava adatto. Era di mia madre.» Annuisco «Studiare medicina è il tuo sogno o lo fai perché non sapresti che altro fare?» Sospiro «Dimmi il tuo sogno più grande» mi incoraggia «Dopo mi dirai il tuo?» domando. Dice che va bene «Vorrei fare la musicista. Un tempo suonavo il piano ma ho smesso per studiare. Non lo faccio da anni e in questo periodo mi manca più del solito. Sarà per tutto quello che è successo.» Guardo il cielo rosato per via del tramonto «Già. Jane me l'ha accennato. È una persona molto forte.» Gli do ragione «Ora tocca a te dirmi il tuo sogno.» Sistemo una ciocca di capelli che mi è finita davanti al viso. «Voglio fare l'attore. Per ora ho fatto solo un provino. Tra Tom e l'albergo sono pieno di impegni.» Vorrei chiedergli della sua famiglia e del perché è lui a crescere suo fratello, ma non lo faccio per non invadere la sua privacy. Restiamo ancora un po' in silenzio. «Forse è meglio che rientri.» Mi incammino verso la spiaggia e lui mi segue. «Spero di rivederti presto.» Mi sorride «Stai nella casa vicino a quella di Alex e io resterò per un po'.» Ci salutiamo per l'ultima volta ed entro. Ma prima guardo per un solo secondo lui che si allontana sulla spiaggia. Sospiro e salgo di sopra senza andare in salotto. La casa è immersa nel silenzio più totale. La porta della stanza di Jane e Alex è aperta, loro sono stesi sul letto, con ancora i costumi addosso, in silenzio a fissare il soffitto. «Tutto bene ragazzi?» domando visibilmente confusa dal loro stato. Alex si mette a sedere, «Certo... Vado a fare una doccia.» Entra nel bagno che hanno in camera e si chiude la porta alle spalle. Mi siedo vicino alla mia amica e la guardo in cerca di spiegazioni. «Ero pronta» sussurra «Ero pronta a farlo, ma poi quando mi ha toccata il seno ho rivisto Luke e sono scoppiata a piangere.» Appoggia la testa sulla mia spalla. La abbraccio «Per Alex non è un problema. Lui ti ama» la rassicuro «Non so se sopporterà ancora per molto il fatto che non possa toccarmi senza che io mi spaventi o cose simili.» Scuote la testa disperata e restiamo così fin quando Alex non esce dal bagno con una t-shirt bianca e un paio di pantaloncini da basket verdi. Si avvicina e si inginocchia davanti a lei. «Smettila di farti mille paranoie. So benissimo quello che provi Jane. Non mi importa del sesso. Non mi importa se qualche volta immagini che io sia lui perché so quello che hai subito. Non importa se resti scioccata quanto preparo la cena. Perché so che andrai avanti e che ti passerà. Sei forte. Non è questo a cambiare la cose. Io ti amo Jane Smith e non me ne andrò così facilmente.» Lei alza la testa e avvicina il viso al suo. Si baciano dolcemente davanti a me e io sorrido nel vederli insieme. Ad Alex non importa perché pensa che lei sia forte. «Ci vediamo domani.» Mi alzo dal letto ed esco dalla loro camera chiudendomi la porta alle spalle. Resto meno di mezzo minuto a sentire i rumori che provengono dall'interno. Ma solo silenzio assoluto. Guardo il corridoio verso le scale. Non importa, andiamo. Mi infilo la maglietta e corro verso il salotto. Mi siedo davanti al pianoforte e prendo un respiro profondo. Suono la prima strofa di "Nuvole bianche", una delle ultime canzoni che ho suonato. Ma poi gli occhi mi si riempiono di lacrime e la gola inizia a bruciare. Inizio a singhiozzare togliendo le mani dai tasti per prendermi la testa. Corro fuori sulla spiaggia e cerco di respirare l'aria fresca, ma non serve a calmarmi. Fisso il mare calmo e spero che riesca a contagiarmi. Ma non funziona nemmeno questo. E mi sento come in un uragano che non ha intenzione di smettere. Pensavo che Miami avrebbe migliorato tutto, che una volta rivista Jane mi sarei sentita bene. Ma non è così. Mi sento sola e non ho nessuno accanto a me. Jane ha bisogno di Alex, so che mi vuole bene ma lui deve starle vicino. Crystal sta per avere una bambina e sarà impegnata. Mi ritrovo completamente sola e, per la prima volta dopo anni, mi manca la Danimarca. Non avevo molte amiche lì, solo due che per altro non sento nemmeno più, ma ora le vorrei vicine. Erano amicizie così per fare, per non stare soli e per prendere un caffè e uscire la sera. Ma ora mi manca la loro compagnia. Guardo verso la finestra illuminata della camera di Alex e Jane e sospiro. Lei è felice con lui. Allora io cosa ci faccio qui? Probabilmente ho sbagliato e dovevo semplicemente restare a New York a subirmi il caldo. Invece sono qui e non ho la minima idea di cosa fare. Non posso nemmeno andarmene, anche se lo vorrei, perché Jane ci resterebbe male. E avrebbe ragione. Sono costretta a restare qui e non ho nulla per cui farlo. Rientro leggermente infreddolita e attraverso la casa fino alla mia camera senza nemmeno guardare la stanza in cui c'è il pianoforte nonostante mi prudano le mani per la voglia di suonare. Salgo le scale in fretta e mi chiudo in camera. Prendo il telefono e scrivo un messaggio a Crys.

Jane sta bene... Mi sono pentita di essere venuta, non ho nulla qui se non lei che è felice con Alex.

Mi risponde quasi subito, come suo solito.

Sei lì da qualche ora. Andrà bene te lo prometto, cerca di socializzare magari.

Mi butto sopra il letto senza curarmi del costume bagnato. Dovrei alzarmi, farmi una doccia e magari mettermi a dormire. Ma non lo farò come quasi tutte le notti, sono una persona produttiva di notte. Mi metterò lì a pensare e finirò con addormentarmi alle quattro sfinita.

Hanno un pianoforte in casa. Non riesco a stargli lontana.

Dovrei socializzare. Sono stata scortese con Scott visto che non gli ho praticamente parlato e ora mi dispiace.

Forse non devi. Vado a dormire, Cole dice che devo riposare. Ogni tanto è irritante. Ti chiamo domani.

La saluto anche io e guardo verso la portafinestra. Al diavolo. Mi alzo dal letto e prendo una felpa a caso dalla valigia infilandola mentre scendo di corsa le scale. Attraverso il tratto di spiaggia che ci separa dall'altra casa. Appena busso mi sento stupida, è l'una di notte e Tom sta dormendo. Per un secondo penso di nascondermi e magari Scott penserà che sia stato solo il vento, ma non faccio in tempo a scendere i tre scalini del patio perché lui mi apre la porta con una t-shirt rossa e dei pantaloncini neri. «Marika» mi sorride. «Scusami. Non dovevo disturbarti. Mi dispiace, stavi dormendo.» Ride leggermente «No, non stavo dormendo... Vuoi entrare?» Esito un secondo «Tom?» chiedo come scusa per scappare «Dorme. Non disturbi vieni pure.» Si sposta e allora decido di entrare. Me ne pentirò probabilmente. Ma Crystal ha detto che devo socializzare. Devo fare amicizia con il vicino di Alex che si prende cura del fratello. Mi guida fino ad un salotto con il parquet scuro e un divano bianco in pelle su cui ci accomodiamo. «Vuoi qualcosa da bere?» Scuoto la testa sorridendogli. «Come mai qui a quest'ora?» domanda. Allora mi apro. Si dice che parlare con uno sconosciuto sia meglio che con un amico perché ti dà un parere da un altro punto di vista. E Scott mi ascolta annuendo e guardandomi negli occhi. Mi mette a disagio, ma non mi importa visto che mi sto sfogando con lui. Mi dà anche una risposta. Forse Crystal aveva ragione e devo fare amicizia. Forse Scott è la persona giusta.

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