Capitolo 34
Alex
14 marzo 2017, giorno della morte di Jessica. Miami.
Come si può innamorarsi senza smettere di pensare ad una determinata persona? Credete sia possibile? Io no ma lo faccio. Io amo Jessica ma non riesco a levarmi Jane dalla testa da anni, soprattutto da quella famosa sera.
26 luglio 2016, qualche giorno dopo la morte del padre di Jane. Charlotte.
Dovrei essere ucciso per quello che sto facendo. Dovrei essere eliminato dalla lista di amici di Luke.
Mentre busso alla porta penso che dovrei andare via, quindi faccio un passo indietro ma Jane mi apre proprio in quel momento.
«Alex» biascica sorridendo leggermente. Capisco che è ubriaca, così entro e chiudo la porta alle mie spalle. La accompagno sul divano e trovo un tubetto di antidepressivi mezzo vuoto e due bottiglie di vino per terra con un bicchiere rotto accanto, «Jane che hai fatto?» le domando preoccupato.
«Fa male lo stesso» si lamenta buttandosi sul divano e provando ad afferrare le pillole. Le prendo prima di lei e le metto nella tasca posteriore dei jeans, si ucciderà se continua così.
«Jane, non sai quanto vorrei stare con te. Te lo dico adesso in modo che tu possa dimenticare.» Mi scruta con gli occhi scuri offuscati dall'alcol e leggermente arrossati, «Sono un egoista» mormoro.
«Io non voglio stare con te, non l'ho mai voluto.»
E fa male. Fa male sentirselo dire da lei anche se magari non lo pensa ed è quello che ha fatto a farle dire certe cose. Però il dolore io lo sento lo stesso, e lo merito anche perché sto tradendo la fiducia di Luke.
Lei mugola qualcosa di incomprensibile prima di lasciar ricadere la testa sul cuscino verde e addormentarsi profondamente. Ne approfitto per sistemare, non voglio che la madre di Jane torni a casa e trovi questo.
Così butto via tutto e tengo le pastiglie. Quando torno in salotto Jane apre le palpebre e mi sorride; per un secondo penso che si sia ripresa.
«Voglio altro vino» dice facendomi sospirare sconsolato. La prendo in braccio e la porto in camera sua. Sono stata in casa Smith una volta per un progetto di storia con Travis e mi ricordo dov'è la camera di Jane; come potrei dimenticarlo? Così la lascio sul suo letto singolo e la metto sotto le coperte rosa. Tra quel colore così candido sembra quasi una piccola bambina innocente che non conosce ancora i pericoli e il dolore del mondo, quando lei invece sa esattamente quanto la vita possa far schifo a volte.
Mi siedo accanto a lei e per un po' la guardo dormire accarezzandole i capelli castani. È possibile che sia bella anche mentre dorme ubriaca?
Penso a tutto il dolore che ha dovuto passare e vorrei poterle stare vicino nel ruolo che ha Luke. Non dovrei farlo, non dovrei proprio perché lei sta con Luke, lei lo ama. Lei preferisce lui a me, come chiunque altro in questo stupido pianeta. Essere sempre la seconda scelta rispetto al proprio migliore amico fa proprio schifo, ma ormai ci sono abituato, sono tutti così. Le persone si servono di me per arrivare e Luke ed è decisamente brutto.
Però faccio quella grandissima cazzata per cui Luke dovrebbe uccidermi: lascio un bacio sulle labbra a Jane, quel bacio che sogno da anni. Lo stesso bacio che avrei voluto e soprattutto avrei dovuto darle il giorno in cui l'ho vista, invece non l'ho fatto.
Poi mi alzo e la guardo per l'ultima volta sorridendo. La amo ma è davvero troppo sbagliato.
Reprimo i sentimenti, è la cosa giusta da fare.
14 marzo 2017, giorno della morte di Jessica. Miami.
Due settimane dopo ad una festa ho incontrato Jessica e reprimere i miei sentimenti è stato più semplice anche se Jane fa continuamente capolino nella mia testa.
«Tutto bene?» domanda Jess porgendomi un calice di vino rosso per poi sedersi sul divano bianco sistemando l'orlo del tubino nero che le fascia il corpo alla perfezione.
Ho terminato l'università poco dopo e ho deciso di trasferirmi a Miami e Jessica con me. Io lavoro come agente immobiliare mentre lei insegna in una scuola elementare.
«A cosa pensi?» domanda dopo aver notato che sto fissando il panorama dalla finestra insistentemente. I palazzi della periferia sono grigi e rovinati. Scorgo le luci accese delle finestre e, come faccio ogni tanto, mi immagino come scorrano le vite delle persone lì dentro; chissà cosa staranno facendo, cosa staranno pensando. Vorrei vivere sul mare.
«Ti ho mentito Jess» confesso. Lei si allontana da me per guardarmi confusa. Appoggio il calice sul tavolino in vetro davanti a noi e mi prendo la testa tra le mani; tiro un sospiro.
«Sai sei anni fa più o meno ho visto una ragazza. era il suo primo giorno di liceo e io sono rimasto attratto da lei. Poi tempo dopo è diventata amica della sorella di Luke. Ovviamente lei ha scelto lui, come praticamente ogni persona sulla faccia della terra, ma come contraddirla? Lui è fantastico. Fatto sta che l'ho amata mentre lei aveva occhi solo per lui. Meno di un anno fa suo fratello e la sua migliore amica sono morti in un incidente d'auto. L'altro fratello al funerale e suo padre a marzo di cancro. Due settimane prima di conoscerti l'ho vista per l'ultima volta. Era imbottita di antidepressivi e ubriaca. L'ho messa a letto e alla fine l'ho baciata. Poi ti ho conosciuto e mi sono innamorato di te, ma devi saperlo. Volevo che tu sapessi quanto l'ho amata perché è giusto così.»
Jessica sospira e mi sorride malinconicamente. Posa anche lei il bicchiere sul tavolino e mi guarda con gli occhi neri. Tira un po' giù le maniche lunghe del vestito fino a farle arrivare alla metà delle mani.
«Lo so» mormora.
Un'espressione confusa si forma sul mio volto e lei si mette sulla punta del divano.
«Alex so che non ami me.»
Apro la bocca per parlare ma lei mi fa un cenno con la mano di stare zitto.
«Alex hai trovato una foto l'altro giorno. C'eri tu, Luke, sua sorella e altre due ragazze. Guardavi quella sulla destra come se fosse la persona migliore del mondo. E non guardi me così. Lì ho capito... Come si chiama?» domanda infine, «Jane. Jane Smith. Lei è la migliore amica di Crystal e la ragazza di Luke.»
Si sistema nervosamente i capelli e poi mi rivolge un sorriso. «È davvero bella» si complimenta. Mi passo una mano sugli occhi e vengo colpito da un forte mal di testa.
«Spero che un giorno lei si renda conto che tu sei migliore di Luke esattamente come l'ho fatto io. Alex tu sei un milione di volte meglio di Luke. Sarà un avvocato ma sei molto più intelligente di lui. Non è in grado di provare emozioni, tu si. Lui si è laureato con la carriera pronta, tu no. Lui ha seguito suo padre mentre tu potevi diventare medico e saresti stato come i tuoi genitori e sarebbe andato tutto bene. Non l'hai fatto e questo ti dà onore. Alex sei in grado di amare sul serio una persona. Hai paura dei tuoi sentimenti e cerchi costantemente di reprimerli. Non vuoi che le persone che ti stanno vicino soffrano e preferisci prenderti tutto il dolore al loro posto. Vuoi che ti dica che sei anche fisicamente migliore? La bellezza è soggettiva e io sono innamorata di te Alex, ma oggettivamente paragonare i tuoi occhi ai suoi è una stupidaggine. Hai quel mare in tempesta che trasmette un miliardo di emozioni sia positive che negative; riesci a incantare le persone con quel blu meraviglioso. Luke ha gli occhi grigi che sono rari e di solito bellissimi, ma non i suoi. Ha gli occhi freddi come il ghiaccio e fanno paura. Non so come Jane non se ne sia accorta, ma lui le farà del male e non sono in grado di stimare quanto.»
Terminato il discorso afferra il suo calice e scola il vino rimasto in un solo sorso.
«Adesso io vado via e tu invece pensi tanto e non reprimi i tuoi sentimenti.»
Si alza e tira giù il vestito nero per coprire le cosce. Mi alzo di scatto e la afferro per il braccio in modo che si giri.
«Jess ho fatto un casino.» Lei mi accarezza dolcemente la guancia.
«Hai fatto la cosa giusta amore, mi hai detto la verità.»
Socchiudo gli occhi, «Ma te ne stai andando» dico per poi deglutire rumorosamente.
«Sai che è quello che vuoi.» Scuoto la testa, «Alex non puoi dimenticarla stando con me» protesta, «Ma io amo te.»
Mi guarda sconfitta, «No, tu non ami me. Ami lei. Me ne vado per darti una possibilità con lei» prova a convincermi. «Ma io non avrei comunque una possibilità con lei, sta con Luke e io sto con te.» Sorride.
«Tu non stai più con me e lei non starà per sempre con Luke perché prima o poi capirà che merita di meglio, e il meglio sei tu» mi rassicura e poi percorre velocemente il corridoio lasciandomi impalato in mezzo al salotto.
Un minuto dopo la seguo trovandola nella nostra camera intenta a riempire le sue valige, «Jess» la richiamo. Si ferma e alza la testa.
«Mi stai lasciando?» le chiedo appoggiandomi allo stipite della porta. Annuisce.
«È la cosa più giusta.» Sospiro e mi vado a sedere sul letto. «Andrò dai miei» annuncia.
«Mi odi?» domando preoccupato; non voglio che lei mi odi.
Fa bene a lasciarmi perché è vero che io amo Jane e probabilmente non sono innamorato davvero di lei, ma non voglio che mi odi. Tengo tanto a Jessica nonostante tutto.
«Alex, non potrei mai odiarti. Sei fantastico, al vostro matrimonio mi inviterai vero?»
Si abbassa leggermente per portare il suo viso all'altezza del mio. Mi lascia un leggero bacio sulle labbra, un bacio di addio. Le sorrido malinconico. Le accarezzo la pelle scura della guancia. È liscia e soprattutto così familiare.
«Certo che verrai al nostro matrimonio.»
Jessica è andata via un'ora fa e sento un vuoto dentro di me, una parte importante della mia vita se n'è andata.
Il telefono di casa squilla e sbuffo. Lascio che continui a suonare. Poi però suona ancora e ancora e alla fine sono obbligato a rispondere, chiunque sia non smetterà molto presto.
«Pronto?» borbotto spazientito per far capire che sono stato disturbato. So che effettivamente non stavo facendo nulla se non fissare il vuoto, ma ora come ora ho bisogno di pensare.
Poi per un secondo penso che sia Jessica che mi dice che sta tornando a casa, ma so che non è lei e alla fine non è quello che voglio. Lei ha ragione.
«Alex King?» domanda una voce che non conosco e allora mi metto sull'attenti, «Si sono io, lei chi è?»
Inizio a passeggiare nervosamente per il salotto in attesa che quella persona mi dia una risposta.
«Jessica Parker ha fatto un incidente. Mi dispiace ma non ce l'ha fatta... Condoglianze.»
Non riesco a crederci. Deglutisco e mi sento mancare la terra sotto i piedi.
«Devo fare qualcosa?» Mi risponde di no e che ci penseranno i genitori di Jess. «Va bene grazie. Arrivederci.» Riattacco e il telefono resta in mano.
Fisso il muro giallo che ora non mi sembra più allegro come quando abbiamo scelto la vernice il giorno in cui ci siamo trasferiti. Lì è appesa una foto che ritrae noi durante la nostra prima vacanza a Tokyo.
Scaglio il telefono contro il muro che si distrugge in mille pezzi e rompe il vetro della foto le cui schegge volano per tutta la stanza.
Una mi colpisce la guancia tagliandomi.
Mentre la mia pelle si lacera un urlo di dolore esce dalla mia bocca, di dolore emotivo. Jess è morta.
Mi inginocchio sul pavimento scosso da pesanti singhiozzi e il petto mi fa male, male da morire, neanche sento la guancia tagliata. Il sangue mischiato alle lacrime cola e mi sporca i vestiti, ma non me ne curo.
Poi mi tiro nuovamente su e vedo un'altra foto il giorno della sua laurea. La stacco dal muro e la lancio sul pavimento.
Si rompe e non mi proteggo il viso dai vetri.
Mi taglio ancora e ancora mentre continuo a distruggere ogni cosa presente in questa stupida casa.
Quella che era casa nostra, mia e di Jessica.
Jessica Parker, la stessa ragazza che ho conosciuto mesi fa di cui mi sono innamorato e con cui speravo di dimenticare Jane. Ma non è successo e per questo lei se n'è andata.
Jessica è morta ed è solo colpa mia. Dovevo dimenticare Jane anni fa e non l'ho fatto, me ne pentirò per sempre.
Non è vero che io sono migliore di Luke, io sarò sempre secondo rispetto al grande Luke Moore. Adesso io sono un assassino.
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