Capitolo 32
Spesso vorrei essere una nuvola quando la guardi dalla cima d'una montagna. Il motivo? Corrono via così in fretta e tu spesso neanche ci fai caso. Viste dal basso sembra che vadano così lentamente, ma non è vero; sono velocissime e io vorrei avere la capacità di scappare come loro.
La vorrei soprattutto adesso che mi ritrovo bloccata a cena con Scott, Tom e sua nonna mentre lei mi parla del mio futuro con Scott. Non riesco a fare meno di pensare alla mia giornata di ieri con Mason.
Tre giorni dopo la cena con Jane e Alex e la chiamata con Crystal Mase mi ha portata in spiaggia e abbiamo passato una fantastica giornata insieme. Siamo dovuti andare in un posto isolato per paura di fan e paparazzi. Finire sui tabloid non è il giusto modo per nascondere a Scott tutto questo. Se dico tutto questo è perché non sono capace di spiegarlo; so solo che mentre ripenso a Mason mi ritrovo a sorridere come una stupida.
La nonna di Scott crede che sia per la casa alle Hawaii dei genitori di Scott, ma non è così.
«Da quando Oscar e Melanie se ne sono andati nessuno ci va più» racconta e io non capisco chi siano Melanie e Oscar, «Mi scusi» interrompo il suo blaterare, «Chi sono Oscar e Melanie?»
Lei sgrana gli occhi, Scott si posa una mano sulla fronte e invece Tom continua a mangiare il suo pollo in completo silenzio. «I genitori di Scott, ovviamente» risponde. Mi volto verso Scott, «Mi avevi detto che i tuoi sono morti»sussurro e lui prova ad ignorarmi, «Non le hai raccontato la verità?» domanda indignata sua nonna. «La verità?» dico. «Tom tesoro, perché non vai a vedere i dolci?» Il bambino annuisce e mastica in fretta l'ultimo boccone di pollo per poi correre via.
«Lei merita di più di una menzogna!» protesta «Di cosa pensi sia morta la madre di Scott Marika?» Ci ragiono su, decisamente confusa. Io so la versione di Scott, ma guardando gli occhi di sua nonna sto iniziando a credere che lui mi abbia mentito. «In un incidente d'auto» mormoro.
Allora comincio a pensare. Ad ogni singola cosa, a tutti i dettagli. Il mio sguardo cade su Tom che fissa ammaliato un tortino al cioccolato e mi chiedo perché un bambino così piccolo debba essere privato dei genitori. A quanto pare non in un incidente. Ed è strano, fin troppo. Scott mi ha mentito e mi sento offesa nonostante io gli menta continuamente. Però è diverso, forse. Lui mi ha mentito perché non si fida di me. Sbagliamo entrambi. Guardo Scott: non ci fidiamo l'uno dell'altra, come possiamo stare insieme? Devo essere sincera, me lo chiedo molto spesso vista la mia relazione clandestina con Mason. Io e Scott non siamo fatti per stare insieme e probabilmente sono l'unica ad essersene accorta. Chissà per quanto andrà avanti questa storia.
Sua nonna sospira. «Non è una bella storia Marika, ma io sono fiera della donna che era Melanie.» La scruto curiosa, molto.
«Sai quando è successo Tom era nato da qualche mese. Loro volevano una serata romantica e hanno costretto Scott a venire a casa mia con suo fratello. Lui era un adolescente e voleva solo stare con gli amici, invece si è ritrovato a passare una serata tra pianti e partite a Monopoli con me.»
Ridacchio divertita ma ritorno seria quando lo fa anche lei.
«Quella sera nulla è andato come previsto. Amavo mia figlia, più di ogni altra cosa ed ero felice dell'uomo che aveva scelto e della famiglia che si era creata. Ma sai, le persone possono sorprenderti anche quando le conosci da tanto tempo. Melanie e Oscar stavano insieme dall'ultimo anno di liceo, un tempo infinito per molte persone, ma loro si amavano. No, mi correggo: lei lo amava.»
Mi avvicino più a lei per sentire meglio,
«Quella sera era tutta organizzata, ma non come si potrebbe pensare. Nessuna cena romantica con candele e un bagno caldo. Una pistola alla tempia. Lui l'ha uccisa. Brutalmente macchiando del suo sangue la foto di famiglia. Ha cercato di scappare ma lo hanno preso ed è stato condannato a trent'anni. Oscar è in carcere e mia figlia morta.»
Una lacrima solitaria le scorre sulla guancia e la gola inizia a bruciarmi. Mi appoggio allo schienale della sedia bianca e prendo un respiro profondo letteralmente sconvolta. «Ma perché?» domando improvvisamente, «Pensava lo tradisse. Non era vero, lei passava solo tanto tempo con un collega di lavoro ma solo cose professionali, nulla di più. Ma lui ha scelto di ucciderla» dice a denti stretti.
«E tu... Io sarei fiera della madre che hai avuto, è morta per te e tuo fratello. Lei sapeva e se non avesse organizzato quella serata non saremmo qui a parlare. Cerca di esserle grato. Sii grato a mia figlia» lo rimprovera piena di rabbia.
«Mi sto chiedendo perché tu abbia scelto il silenzio» commento mentre siamo in macchina e Tom si è addormentato sul sedile posteriore. La cena è proseguita nell'imbarazzo più totale, soprattutto da parte mia che ero troppo sconvolta per spiccicare parola. «Perché non mi piace parlare del mio padre assassino.» Sospiro, «Crystal parla del suo fratello stupratore e assassino.»
Scoppia in una risata amara, «Ti sembro la tua amica?»
Appoggio la testa sul finestrino stanca della conversazione che ho iniziato io. «Pensavo che ti fidassi di me» sussurro sperando che non mi senta, «Non significa che non mi fido se non ti parlo dei miei genitori. Per me sono morti entrambi, non solo mia madre.» Scuoto la testa.
«Io parlo di tutto. Tu non ti fidi di me per qualsiasi cosa.»
Assottiglia le labbra per poi darmi una risposta, «Me ne dai il motivo.» Scelgo di terminare qui la discussione.
Quando scendo dall'auto sono nel più totale silenzio. Scott prende Tom tra le braccia e io apro la porta quando il mio telefono squilla.
«Pronto?» rispondo senza guardare il nome, troppo impegnata nel cercare le chiavi nella grande borsa rossa.
«Codice viola Mar» farfuglia la voce di Jane. Passo velocemente le chiavi a Scott, «Devo andare da Jane.»
Sbuffa, «E poi fidarmi.» Torno indietro e mi posiziono davanti a lui, «Sto andando dalla mia migliore amica» dico, ma lui scuote la testa.
«Marika è sempre così! Una volta da Jane, l'altra da Alex, l'altra devi chiamare Crystal e poi c'è Mason che è il peggiore di tutti.»
Mi passo una mano tra i capelli, «Ora devo andare. Dormo da Jane.» Senza ascoltare più nulla scendo i tre gradini e corro verso casa di Jane.
Cosa vedi quando guardi la tua migliore amica? Per me la risposta è talmente elementare. Vedo la felicità, potrei dire che vedo il Paradiso. Anche quando litighiamo e dovrei odiarla io mi sento immensamente felice. Ecco cosa provo ogni volta che guardo Jane. Ogni volta che guardo Crystal. La stessa Crystal seduta davanti al pianoforte che mi guarda sorridente con la piccola Rose tra le braccia. «Sta bene, è potuta uscire dall'ospedale» mi informa Cole spaventandomi arrivando dalla cucina seguito a ruota da Alex. Corro ad abbracciarlo forte e lascio che mi stringa. Mi è mancato così tanto.
Mi è stato vicino e sono così felice che finalmente possiamo stare di nuovo insieme. Poi guardo Crystal che mette Rose tra le braccia di Jane che la guarda meravigliata. «Crys!»
Appena i nostri corpi collidono ecco quella sensazione familiare del sentirsi al sicuro, in un posto protetto.
Cosa vedo quando guardo Crystal e Jane? La mia felicità. Ma io mi chiedo anche cosa vedo quando penso a Cara e la risposta è sì, vedo la felicità. Nonostante Cara non possa essere qui resta e resterà per sempre la mia migliore amica.
«Che ci fai qui?» domando guardandola negli occhi, «Io devo aiutarti a scegliere tra Mason e Scott» afferma. Le sorrido, «Va bene» acconsento.
Eccoci qui. Di nuovo tutte e tre insieme come quella volta in cui ci siamo incontrate per la prova dei vestiti da damigella.
Dopo che Jane ha lasciato Rose a Cole ecco il nostro abbraccio familiare. Quell'abbraccio da spezzarti le ossa; ma mi sento completa, viva. Non mi sento così quando sto con Scott. Ma mi sento così quando sto con Mason, quando mi guarda con gli occhiali da sole che gli tirano indietro i capelli e mi sorride smagliante.
Mason è fantastico, ma mai quanto Jane, Crystal e Cara. Loro sono le mie migliori amiche. E adesso mi stanno stringendo forte. Ecco quell'amore complicato che diventa semplice, quell'amore strano che non diventerà mai normale. Ma sarà bello così.
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