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Capitolo 25

Io e Mason ci conosciamo da tantissimo tempo e mi ha vista nelle mie peggiori condizioni, quindi non mi preoccupo troppo e metto dei pantaloncini blu con un top bianco e un giubbotto di jeans dello stesso colore della maglia.

Scott non è ancora tornato a casa dal lavoro, quindi è Alex ad entrare in casa quando gli apro la porta. «Dove andate tu e Scott?» mi domanda per fare conversazione mentre afferro le chiavi. «Non esco con Scott» rispondo frugando nella borsa per assicurarmi di non aver dimenticato niente. Le chiavi di casa. Inizio a cercarle ovunque. «E con chi?» Riesco a trovarle e le metto nella borsa, «Con Mason» replico «Esci con Mason Lewis?» Annuisco «Non iniziare Alex» lo avverto. «Non lo farò, Scott mi ha raccontato di ieri sera.» Sollevo le spalle disinteressata dal suo discorso.

«Però te lo meriteresti» sentenzia. Lo guardo in cerca di spiegazioni, «Meriteresti che qualcuno, magari Jane, ti dicesse che lui vuole solo scoparti perché tu pensi che io sia come Luke.» Appoggio la borsa sul pavimento con tranquillità esasperante, «Non hai capito niente del discorso che ho fatto. Pensi che io non avrò mai più paura per Jane? Alex ti rendi conto che Luke le stuprava? La picchiava? Capisci che io ogni notte mi addormento pensando che lei sia ancora sotto di lui? Ah no, è più importante che tu preservi la tua figura da bravo ragazzo no?» Boccheggia leggermente senza riuscire a rispondermi. «Tom sta finendo i compiti. Non so quando arriverà Scott. Non mi importa di quello che pensi Alex e a te non deve importare di quello che penso io. Se non ti importa un minimo che Jane abbia vissuto questo allora lasciala andare.»

Esco di casa sbattendo violentemente la porta e salgo in macchina guidando a tutta velocità fino a Miami Beach. «Finalmente!» esulta Mason non appena mi vede scendere dalla macchina, ma quando vede la mia faccia la sua espressione cambia. «Philipp» richiama il maggiordomo che lo raggiunge. «Porta altre due bottiglie di vino e qualche cocktail.» Senza attendere una risposta viene da me e mi abbraccia, «Che è successo?» domanda accarezzandomi la guancia con una mano.

«Anzi, ti va se entriamo e poi ne parliamo?» Annuisco e, con la sua mano alla base della schiena, vengo guidata fino alla sala cinema dell'altro giorno. Tre dei quattro divani sono stati portati via per lasciar spazio a un tavolo di cristallo. «Sediamoci», mi prende la mano trascinandomi sul divano rimasto. Allora gli racconto tutto sfogandomi. «Lui non ti conosce, non è giusto che dica queste cose su di te» mi lamento mentre lui mi rivolge un sorrisetto. «Mi fa piacere che tu mi difenda» dice, «Lo avrei fatto con chiunque» sentenzio, «Ma sono particolarmente arrabbiata perché sei tu. Ti conosco Mase e non sei il tipo che farebbe queste cose solo per il sesso. O almeno non ci metteresti due anni.» Posa la testa sulle mie gambe e io, per mascherare il mio disagio, guardo il grande schermo che è spento. Quando Mason lo nota scoppia in una fragorosa risata, «Una volta che faccio un gesto con cui dovrei trasmettere sicurezza tu ti senti a disagio?» Alzo gli occhi al cielo divertita guadagnandomi un pizzicotto sul fianco che mi fa sobbalzare. Mason allora si mette seduto e inizia a farmi il solletico facendo ridere forte.

«Mi piace quando ridi. Hai una risata stupenda.» Arrossisco violentemente mentre i suoi occhi verdi cercano i miei scuri e ci si incastrano. Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio senza distogliere lo sguardo e il suo respiro si fa più pesante. «Se non esistesse quel tizio ora ti bacerei. Non sai quanto vorrei farlo.» Deglutisco nervosamente, «Ma io lo rispetto, non come fa lui con me.» Socchiude gli occhi e le sue palpebre fremono mentre si siede di nuovo appoggiando la testa allo schienale. Prende un respiro profondo. Poi torna con lo sguardo su di me, «Dio quanto sei bella» sospira. Rimaniamo nel silenzio più totale per un po'. Non è imbarazzante ma quasi mi rilassa sapere che ora potrei dire una parola a caso perché Mason mi ascolterebbe.

«Jane dice che quando guarda Alex vede il Paradiso.» Con tutto il corpo si volta verso di me per guardarmi meglio, «Ho detto a Scott che quando lo guardo vedo il Paradiso.» Lui si incupisce, «Ieri sera mi sono girata e l'ho guardato. Ho mentito, nessun Paradiso e mi sento in colpa.» Mi prende la mano, «Non sentirti in colpa per dei sentimenti che provi o non provi» mi rassicura. So che non parla solo di quello che provo verso Scott ma anche verso di lui. Dice che non devo sentirmi in colpa se non ricambio la sua attrazione, ma in realtà ho provato interesse per Mason per molto tempo.

L'ho visto scalare la vetta della sua carriera nel football e quando mi invitava a cena perché voleva festeggiare con me vedevo i suoi occhi così fieri di sé. L'ho visto così felice quando entrava in qualche squadra. Quando l'hanno chiamato per chiedergli dei Giants stavamo guardando Titanic per la seconda volta dell'anno.

21 giugno 2018, appartamento di Mason, New York
«Come puoi piangere? Si sono appena incontrati?» chiede incredulo Mase prendendo una manciata di pop corn dalla ciotola verde che tengo sulle gambe. «Perché so già che non avranno il loro lieto fine.» Ridacchia leggermente. «Sei strana Mar» mi prende in giro guadagnandosi un leggero schiaffo dietro la testa. Fa finta che io gli abbia fatto male facendomi ridere e distogliere per un po' l'attenzione dallo schermo. Lo squillo di un telefono interrompe il momento. «Scusa è Din.» Risponde salutandolo calorosamente.
Din è il suo manager da quando ha deciso di diventare un professionista, ha voluto che lo conoscessi. Ha trentacinque anni ma ne dimostra molti meno ed è davvero simpatico.

«Davvero?» Si alza di scatto spaventandomi. «Oddio, si certo. Grazie mille Din... Va bene... Certo a domani!» Riattacca e si volta incredulo verso di me. «I New York Giants voglio che diventi il loro quarterback!» Mi alzo anche io e la ciotola con i pop corn cade a terra facendo un casino. Noi due non ce ne curiamo, Mason viene verso di me e mi prende il viso tra le mani avvicinandolo al suo. «Voglio baciarti Cristo. Sono così felice che tu sia qui adesso!» E io vorrei che lo facesse. Ma sarebbe sbagliato perché non mi va di stare con una celebrità.

Mason ora deve concentrarsi sulla sua carriera e sul football. Non mi va di vederlo tornare a casa stanco dopo un allenamento durato ore, di doverlo sostenere da brava fidanzata quando tornerà a casa dopo aver perso una partita. Voglio assistere alle sue delusioni e ostacoli superati, ma da amica. Sto perdendo una grande occasione, l'occasione di stare con Mason che potrebbe rendermi felice, ma non posso farlo. Lascio che mi abbracci e inspiro il suo profumo forte. Sto facendo la scelta giusta.

12 agosto 2019, Miami
«Mar» mi richiama. «Se non sei sicura dovresti prenderti del tempo» consiglia. «Voglio anch'io qualcuno che sia quel Paradiso» ammetto torturandomi le mani. «Troverai qualcuno, ma non ci pensare troppo ok?» Annuisco ed evito di ragionare su cosa vedo quando guardo Mason e paragonarlo a quando vedo Scott.

«Hai fame?» domanda «Si, tanta.» Allora ci alziamo andando a sederci al tavolo. «Grazie Philipp» dice quando l'uomo porta due cartoni di una pizzeria qui vicino che ho visto venendo qui. «Mi manca il tuo appartamento a New York» confesso. Lui capisce all'istante e chiama Philipp. Pochi minuti dopo la porta d'entrata si chiude e la casa piomba nel silenzio più totale. «Siamo soli.» Poi comincia a farmi domande su qualsiasi cosa, interessandosi particolarmente al mio discorso sulla musica e sull'università. Gli parlo della proposta di David. «Sono fiero di te, qualunque decisione tu prenda.» Gli sorrido calorosamente. Poi ci alziamo lasciando tutto sul tavolo, «Possiamo fare noi senza farlo fare a-» Non mi lascia nemmeno il tempo di finire la frase che prende i due cartoni e mi dice di prendere le lattine di birra vuote, i tovaglioli e la tovaglia. Scendiamo in fretta le scale di marmo impazienti di vedere il film. La cucina è enorme e Mason si sa muovere al contrario di quanto pensassi visto che in questa casa ha cameriere e maggiordomi, non come nell'appartamento di New York in cui è completamente solo.

«Bene torniamo di sopra.» Facciamo dietrofront e risaliamo nuovamente le scale. Poi ci buttiamo sul divano e facciamo partire il film. Piango quando Jack e Rose si incontrano, come quel giorno in cui Mason è entrato nei Giants, e lui mi prende in giro. Posso dire che è un momento davvero meraviglioso. Non ho problemi, preoccupazioni o altro. Non penso a Scott e a quanto io sia arrabbiata con lui, a Jane, ad Alex, se Crystal e la sua bambina stiano bene. Siamo io e Mason che ci godiamo il nostro film parlando di tanto in tanto e scambiandoci occhiate di continuo. Il film finisce alle undici e io ho gli occhi gonfie per le troppe lacrime. Mason me ne leva una dalla guancia con il pollice, «Puoi farmi una promessa?» sussurra. Annuisco. «Promettimi che piangerai così solo per questo maledetto film o di felicità, ok?» Rispondo di si. «Voglio che tu sia felice Mar.»

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