Capitolo 24
Non so perché ma di questi tempi le persone danno tanto per scontato un "ti amo". Non io, io non l'ho mai fatto. Ho sempre pensato che amare sia una parola bella grossa e un sentimento vero e concreto. Ho mai amato qualcuno? Certo, non lo nego. Ho amato Paul e Simon e ora sono qui, seduta sul divano dell'enorme villa di Mason Lewis con lui che aspetta che io dia una risposta ad una domanda all'apparenza così complicata ma che in realtà è davvero semplice. Si o no. Nulla di più elementare. Si sa, esitare spesso può essere fatale e lo è per me, perché è proprio Mason a rispondere per me. «Se lo amassi avresti risposto subito senza pensarci.» Sospiro appoggiando la testa sulla sua, «Non lo amo... Abbiamo ancora tempo no?» Sorride, «Io sono uno di quelli che pensa che quando vedi una persona capisci che la ami e che vuoi passare con lei la tua vita. O almeno se quella è la persona giusta lo capisci, ma se lo hai visto per la prima volta e non hai provato quello che ho provato io quando ho visto te, allora sai anche tu che è solo una storiella estiva. Non ti facevo il tipo sai?» Trattengo il fiato per quello che ha detto.
Sono quella persona per Mason e io non so nemmeno cosa ho provato quando ci siamo incontrati per la prima volta fuori dalla Columbia University. Stava con Tatiana e ha capito che io ero quella persona per lui. «Forse dovremmo andare da Tom.» Senza replicare si alza e mi porge la mano per aiutarmi, ma faccio tranquillamente da sola. Lo seguo perché non so dove abbia lasciato Tom che, appena ci vede, mi racconta quello che hanno fatto. «Forza vieni con me» lo incita Mason. Attraversiamo l'intera casa fino ad arrivare ad una palestra ben attrezzata. C'è una porta grigia che Mase apre, è uno sgabuzzino e ne esce con tre scatoloni impilati. «Questi sono un regalo per te.» Gli porge una borraccia, una maglia, una felpa, un cappellino, dei polsini, una fascetta, dei pantaloncini, dei pantaloni lunghi e un casco dei colori ufficiali dei New York Giants: rosso, blu, bianco e grigio. Non voglio nemmeno immaginare quanto tutti questi gadget costino, «A Marika regaliamo questo.» Mi lancia un portachiavi della squadra e rispondo facendo la linguaccia, ma comunque lo stringo forte nella mano. Lo conserverò. Si fa portare una scatola vuota da uno dei maggiordomi e la riempiono con tutto ciò che gli ha regalato più altre due palle. «Grazie signor Lewis» dice timidamente Tom. Mason sorride divertito, «Ti ho detto di chiamarmi Mase piccolo.» Tom allora raddrizza le spalle, «Grazie Mase.» Lui in risposta alza la mano «Batti qua!» Si battono il cinque, «Tom è ora di andare. Mason avrà da fare» incito Tom che prova a prendere lo scatolone, «Tranquillo amico, ci pensa Philipp a portarlo in macchina.» Lo ringrazio con un sorriso.
«Aspettami in macchina» dico a Tom quando siamo nell'atrio. Lui saluta felice Mason e gli viene promesso che si rivedranno. Poi corre fuori ed entra in auto. «Grazie Mase. Sei fantastico.» Sorride fiero di sé, «Allora per domani sera?» Sospiro. Vorrei dire di no, ma in realtà voglio stare con Mason. «Va bene, a che ora?» chiedo. «Alle sei. Ceniamo e guardiamo Titanic.» Mi stringe forte tra le sue braccia e poi mi lascia un bacio tra i capelli. «Non scappare prima di domani va bene?» Scoppio a ridere contro il suo petto. «Ci proverò.»
La cena si svolge tra i racconti di un Tom emozionato che mangia con tutti i gadget addosso facendo divertire Scott che dice che avrebbe voluto essere presente. «Mase ha detto che posso andare a casa sua un'altra volta, almeno lui vede anche Mar.» Scott posa di scatto lo sguardo su di me che arrossisco, «S-si beh.... Siamo molto amici.» Abbasso il capo infilzando con la forchetta una carota. «Magari la prossima volta verrò anche io.» Lo guardo di nuovo e lui sta già guardando me. Non mi va che venga con me da Mason. Mi fa piacere portare Tom perché so che anche Mason è felice di passare del tempo con i suoi fan, ma stare con il ragazzo della ragazza con cui ci prova da anni non è il massimo. Non gli farei mai una cosa del genere, sarei una persona tremenda.
«Cosa c'è tra te e Mason Lewis?» domanda Scott in un momento di totale silenzio in cui siamo nella sua camera da letto e io mi sto levando i braccialetti per posarli sul comodino. Faccio spallucce, «Siamo amici.» Fa un verso poco convinto, «Quindi posso venire con voi quando tornerete da lui?» Sospiro senza replicare. «Domani sera non ci sono a cena» lo informo mettendomi sotto le coperte, «Dove vai?» mi chiede visibilmente curioso. «A cena fuori» dico girandomi sul fianco e chiudendo gli occhi stanca dopo la lunga giornata. «Vai da lui?» Mugolo esasperata. «Scott, io e Mason siamo amici. Se domani sera vado da lui non sono affari tuoi.» Non sono mai acida, ma la gelosia di Scott nei confronti di Mase mi irrita e non poco. «Dico solo che i giocatori di football sono inaffidabili e potrebbe volerti solo portare a letto.» Sbuffo e mi metto seduta per poi guardarlo. «Conosco Mason Lewis da due anni. Se fossimo dovuti finire a letto sarebbe già successo e se domani sera vado a cena da lui non significa che io abbia una storia con lui. In più io lo conosco. Non tu. Non provare mai più a sputare sentenze su Mase senza che tu l'abbia mai visto se non sul giornale.» Senza reggere più, prendo una felpa grigia che mi sta grande dalla valigia e infilo le scarpe da ginnastica senza calze. Corro fuori sulla spiaggia a prendere una boccata d'aria. «Mar che succede?» domanda dopo che il telefono ha squillato tre volte. «Scusa. Ho litigato con Scott, sputa sentenze su di te dicendo che vuoi solo portarmi a letto.» Lo sento sorridere, «Vuoi sapere se è così?» Rimango in silenzio, dirlo sarebbe imbarazzante. «No Marika. Tu per me sei quella persona e non voglio solo portarti a letto, l'avrei già fatto. Le mie tecniche di approccio quando voglio solo sesso funzionano molto bene. Con te sono impacciato perché voglio che le cose vadano per il verso giusto, anche se non servono visto che non riuscirò mai a conquistarti.» Sospiro. «Grazie di avermelo detto.» Mi mordicchio leggermente il labbro lasciando che l'acqua salata e fresca mi bagni i piedi. «Figurati, ci vediamo domani sera?» Spera a tutti i costi che io dica di sì anche se sa già che andrò. «Certo, a domani.» Mi augura la buonanotte e riattacca dopo aver esitato una manciata di secondi. Mi siedo sulla sabbia fredda e ammiro la notte.
Un'ora dopo rientro in casa e mi metto a dormire, cosa che Scott sta già facendo, rimuovendo completamente il litigio di poco fa. Capisco che possa essere geloso di Mason e non lo incolpo per questo, ma sputare sentenze classificandolo come uno che vuole solo sesso da me senza nemmeno conoscerlo mi dà parecchio fastidio. Soprattutto visto che sa che siamo amici; ho portato suo fratello dal suo idolo e lui lo insulta solo perché ha detto che almeno potrà vedermi. Cosa c'è di male? Io conosco Mason e so che è fatto così, e non tutte le azioni che compie nei miei confronti sono fatte per provarci. Ad esempio nella sala cinema abbiamo avuto un momento spontaneo in cui a lui non importava nemmeno di provarci. Ha lasciato che gli raccontassi della morte di Harry e dell'arresto di Luke e ha commentato come se anche lui fosse stato dentro la storia. Invece non ci vedevamo da ottobre, quando abbiamo visto Titanic nel suo appartamento con uno schermo al plasma. Mi mancava un po' Mason che ci provava con me. Ma questa volta è diverso perché sto con qualcuno e lui mi ha chiesto se lo amo. Non ho risposto per due motivi. Il primo è perché non lo so; il secondo è perché se avessi detto di sì avrei ferito Mason, se avessi detto di no gli avrei dato una speranza. Non mi addormento, anzi, resto sveglia tutta la notte a contemplare l'oscurità. Ho detto a Scott che quando lo guardo io vedo quel Paradiso che Jane vede con Alex ma, appena mi giro, io vedo solo un ragazzo che dorme beatamente. Mi piace ma non c'è il Paradiso che dovrebbe esserci. Non c'è con Mason, credo. Ma poi non so nemmeno come sia fatto questo Paradiso che dovrei vedere, quindi potrebbe esserci per quanto ne so. Mi dovrei sentire in colpa oppure posso stare tranquilla? Sono decisamente troppo paranoica per questo tipo di cose.
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