Capitolo 23
La mia reazione al messaggio di Mason? Ho sorriso. Pensa che io sia fantastica e mi fa piacere.
Dopo che Scott è andato a prendere Tom a scuola pranziamo insieme e poi noi andiamo a prepararci. Metto un vestito attillato bianco e spero che non sia troppo esagerato. Mentre prendo la borsa gialla mi sento nervosa per l'incontro con Mason anche se non dovrei visto che ci sarà anche Tom e che sarà il centro della giornata. Aspetto il bambino nell'atrio che arriva con una maglia ufficiale di Mason e la palla autografata sotto il braccio destro. Il sorriso raggiante mi scalda il cuore. «Forza andiamo!» lo incoraggio «Fai attenzione» si raccomanda Scott salutandolo scompigliandogli i capelli scuri. «Ci vediamo più tardi» mi saluta e poi si avvicina per lasciarmi un bacio a stampo. Usciamo in fretta e saliamo in auto.
«Lui com'è?» domanda Tom mentre entriamo dal grande cancello in ferro battuto della casa che Mason ha comprato due anni fa. Potrei dire così tante cose su Mason. Impertinente. Scherzoso. Dolce. Ostinato. Testardo. Vivace. Fantastico. Però non dico nessuno di questi aggettivi a Tom, «Lo scoprirai, ma non preoccuparti.» Annuisce tormentandosi le mani, si nota quanto è nervoso. Lo capisco, sta per incontrare il quarterback dei Giants, giocatore di football di fama e suo idolo. Parcheggio e scendiamo. Tom mi si affianca e saluto le due guardie del corpo e una mi dice che il signor Lewis è in piscina. Guido Tom da Mason che trovo a passeggiare per il grande prato guardando il panorama con la maglia con il suo nome stampato dietro. «Mase!» lo richiamo. Si volta di scatto e ci sorride euforico. «Ciao!» cammina a passo svelto verso di noi e mi abbraccia. «Sono un po' nervoso» mi confida sussurrando, «Anche lui lo è» lo tranquillizzo. Visto che è davvero alto si china per parlare con Tom e si stringono la mano impacciati. Il fatto che Tom sia nervoso è normale, ma anche Mason lo è, ed è una delle cose più dolci che abbia mai visto. Grande e grosso com'è visto lo sport che fa non ti aspetteresti che possa essere spaventato davanti a un innocuo bambino di otto anni che lo venera come se fosse una divinità.
«Ti va di fare qualche passaggio?» propone. Tom annuisce come se fosse la cosa migliore che gli abbiano mai proposto in vita sua. «Mar se vuoi chiedi quello che desideri ad Aisha. Puoi anche fare un bagno... Anzi fai come se fossi a casa tua, gironzola e tutto il resto.» Mi guarda attentamente con gli occhi verde smeraldo per essere sicuro che io abbia capito ogni cosa. «Va bene. Grazie ancora Mason.» Fa un cenno per farmi capire che per lui è un piacere e corre da Tom che è già sul prato. Gli fa posare la palla autografata e giocano con una delle sue. Io entro nella villa per fare un giro visto che non me la ricordo per niente. Salendo al piano di sopra trovo almeno sei camere da letto e mi chiedo quanto siano inutili visto che Mason ci passa un mese all'anno ed è sempre da solo. La servitù sta in una casetta accanto a questa. Ci sono dieci bagni e ognuno è grande quanto il mio appartamento. Finisco in una sala cinema con quattro divani rossi e mi siedo su uno di essi prendendo il telecomando. Finisco a vedere "Colpa delle Stelle" e riesco anche a finirlo. Sono in lacrime quando Mason spunta alle mie spalle spaventandomi. «Menomale che non hai guardato Titanic senza di me!» mi prende in giro. «Mai.» In effetti da quando ci conosciamo guardiamo sempre Titanic insieme, almeno quattro volte l'anno. Gli ultimi mesi sono stata incasinata e non siamo riusciti a vederlo nemmeno una volta da gennaio.
«Che ne dici di venire qui domani sera? Possiamo guardarlo.» Rispondo che va bene. Voglio guardare Titanic con Mase. «Tom?» chiedo curiosa. «Sta facendo merenda e sono venuto a cercarti.» Si lancia vicino a me appoggiando la testa sullo schienale molto vicino alla mia. Mi volto verso di lui, «Che avete fatto?» Il mio tono di voce si è leggermente abbassato visto che siamo abbastanza vicini da sentirci anche sottovoce. «Giocato, è davvero bravo» ammette, «Gioca spesso con Alex, te lo ricordi? Te ne ho parlato un paio di volte.» Annuisce. Allora appoggio la testa sulla mano e gli racconto tutto il casino che è successo negli ultimi tempi.
«Ecco perché non abbiamo guardato Titanic insieme» finisco il discorso con lui letteralmente a bocca aperta. Posa impacciatamente il braccio abbronzato sulla mia pancia e mette l'altra mano dietro alla testa. Mi abbraccia forte, «Avrei voluto essere con te.»
Non mi piacciono le persone che dicono un semplice «Mi dispiace» quando succede una cosa brutta anche se capisco che non ci sia molto da dire, ma Mason ha trovato la frase perfetta che mi fa stare bene. Scoppio a piangere sulla sua spalla, ne avevo decisamente bisogno, e ripenso al nostro primo incontro che mi ha letteralmente cambiato la vita.
2 aprile 2017, New York
«Grazie mille per gli appunti Tatiana, davvero!» ringrazio ancora la mia nuova amica. «Figurati. Chiamami per qualsiasi cosa, il mio numero lo hai.» Sorrido. «Ti va un caffè?» propongo. Storce le labbra, «Mi dispiace ma c'è il mio ragazzo.» Annuisco comprensiva mentre scendiamo le scale della Columbia. «Ciao Mase!» Va da lui e si salutano con un bacio abbastanza breve, «Lei è Marika. Ci siamo conosciute oggi» gli racconta. Il ragazzo alto almeno un metro e ottanta mi stringe la mano rivolgendomi un sorriso caloroso, «Piacere, io sono Mason Lewis.» La stringo, «Marika Fox» mi presento a mia volta. Le nostre mani restano attaccate per una manciata di secondi in cui Mason mi studia attentamente. Tatiana interrompe il momento, «Andiamo?» Lui annuisce staccando le nostre mani ma non i suoi occhi da me. Mi salutano e se ne vanno.
11 aprile 2017, New York
«Ciao, oggi Tatiana non c'è, ha la febbre» informo Mason che è fuori dall'università con le mani nelle tasche dei jeans scuri. Negli ultimi dieci giorni abbiamo parlato un po' visto che Tatiana ha insistito per andare a cena tutti insieme. Voleva che facessimo amicizia e devo dire che Mason è molto simpatico anche se un po' timido, come me. «Sono qui per te in realtà.» Lo scruto confusa. «Ti va di uscire con me?» domanda mordendosi leggermente il labbro inferiore per il nervosismo, «Scusami?» Prende un respiro profondo. «Non ci siamo lasciati per te, cioè si ma tra me e lei non era così seria la storia. Ci conosciamo da due mesi e stavamo insieme da uno, nulla di più. Ora però ti odia.» Spalanco la bocca mentre lui si gratta la testa a disagio. «Non uscirò con te Mason» sentenzio «Non mi arrenderò facilmente.»
11 agosto 2019, Miami
Non si è arreso negli ultimi due anni e Tatiana non mi ha più rivolto la parola, ha ragione... Le ho rubato il ragazzo anche se non lo volevo. «A cosa pensi?» Torno con gli occhi su di lui, «A Tatiana.» Ridacchia, «L'ho lasciata per te ed eccoci qui: io che continuo a provarci e tu che stai con un altro.» Abbassa il tono di voce all'ultima frase, « Avevi detto di non averla lasciata per me, ma comunque io e lui non stiamo proprio insieme» confesso guadagnandomi un'occhiata confusa di chi esige spiegazioni. «Ci conosciamo da nemmeno un mese e siamo andati troppo veloci. Non sopporteremo la distanza e stiamo insieme ma non nel vero senso della parola.» Incrocia i suoi occhi con i miei. «Tu lo ami?»
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