Capitolo 22
«Vado al lavoro, le chiavi della macchina sono sul tavolino nell'atrio.» Mugolo assonnata in risposta a Scott che mi lascia un bacio sulla guancia prima di uscire a passo svelto dalla camera. Mi riaddormento in men che non si dica.
Sono sveglia di nuovo due ore dopo. In bagno mi guardo allo specchio studiando con attenzione la maglia verde di Scott che mi sta decisamente grande e i capelli scompigliati. Potrebbe essere deludente ma ieri sera, dopo la frase che ho detto, abbiamo solo dormito abbracciati. Ed è stato stupendo. Più che stupendo. Mi manda in estasi il solo pensare a lui che mi abbraccia mentre dorme e russa in modo molto fastidioso. Ovviamente non mi sono lamentata perché è comunque dolce e mi sono sentita davvero a casa. Tra la cena di ieri sera e stanotte non mi sento più un'estranea nella vita di Scott ed è decisamente gratificante. Prima di fare colazione mi faccio una doccia e uso lo shampoo di Scott. QUando mi asciugo sento il suo profumo anche sulla mia palle. Sorrido come se fossi ubriaca allo specchio. Cerco invano un phon, quindi mi ritrovo nella camera di Tom a cercarlo. Lo trovo e, dopo aver asciugato i capelli, lo rimetto al suo posto. A colazione mangio gli unici biscotti nel mobile e decido di mettere i vestiti di ieri e, dopo essere andata a cambiarmi in albergo, andare a fare la spesa. Mentre esco di casa e vado verso il garage chiamo Scott. «Ciao Mar» mi risponde all'istante «Ciao, senti vado un secondo in albergo a cambiarmi e poi vado a fare le spesa visto che il frigo è vuoto. Richieste speciali?» Ci pensa un po' su, «Domani è il compleanno di Tom. Se hai voglia possiamo fare la torta» propone «Ottima idea!» mi complimento aspettando che il garage si apra. «Allora compra gli ingredienti per il dolce che vuoi e facciamo la pizza, Tom la adora. Ah e prendi tutto dall'albergo, vieni da noi.» Trattengo il fiato per la proposta. «Hai visto Becky?» chiede. Allora io guardo la macchina rossa davanti a me, «Si è bella.»
Inizia un monologo in cui mi racconta della vita di Becky, «Non devi lavorare?» lo riprendo in tono canzonatorio, per rispondere sbuffa. «Mi fermo a prendere un regalo a Tom, idee?» domando, «Non serve, per lui l'importante è che tu ci sia.» Sorrido perché adoro quel bambino, «Beh, voglio fargli comunque un bel regalo... Cosa gli piace?» Dopo averci pensato un po' risponde, «Ha una sorta di fissa per le macchine, oppure il football.» Mi viene un'illuminazione. «Gli piacciono i Miami Dolphins o preferisce i Giants?» Dice assolutamente i Giants, «Va bene. A stasera.» Riattacco salendo in auto e guidando fino all'albergo. Lì metto tutto in valigia, felice di farlo e di poter lasciare questa stanza sapendo dove andrò. Metto qualcosa di carino visto dove dovrò andare: una gonna di jeans bianca e un top azzurro. Velocemente scendo alla reception e pago.
Poi vado a Miami Beach e scendo davanti alla casa che conosco da tempo. «Marika!» Apre le braccia per salutarmi passando tra i due bodyguard che continuano a guardarmi minacciosamente fin quando non ci abbracciamo. «Mason! Come stai?» Mi dice che sta bene e mi invita ad entrare. «Andiamo a bordo piscina.» Mi guida fino all'esterno e ci sediamo su due lettini, «Aisha porta un coca e Malibu alla signorina e un Margarita a me.» La cameriera vestita di nero china il capo in cenno di assenso e corre in casa. «Allora cosa ti porta nella mia umile dimora?» dice inforcando gli occhiali da sole che sicuramente costeranno quanto l'affitto di due mesi del mio appartamento newyorkese. «Ho bisogno di un favore. Per un bambino. Tuo fan.» Sorride raggiante, «Tutto per i miei piccoli fan.» Accavallo le gambe e prendo il cocktail che la cameriera, Aisha, ci ha portato. La ringrazio. «Domani è il suo compleanno e non saprei cosa regalargli. Tifa i Giants e io volevo chiederti se-» Mi ferma, «Volevi chiedermi una palla autografata.» Non sento un tono scocciato ma penso sia sottinteso vista la sua espressione seria.
«Certo, tutto per te Mar.» Lo abbraccio di slancio per ringraziarlo. «Philipp vai a prendere una palla e un pennarello indelebile.» Il maggiordomo fermo a bordo piscina cammina a passo svelto entrando in casa. «Cosa mi racconti?» domando interessata per fare conversazione. «Ho un mese di pausa dagli allenamenti così ho colto l'occasione e sono venuto qui... Ovviamente adesso hai un ragazzo.» Annuisco, «Sapevo che io e te non saremmo mai finiti insieme», posa gli occhiali da sole sulla testa e beve il Margarita. «Mason andiamo, sai che tra me e te non potrebbe funzionare» provo a convincerlo, ma non ce l'ho mai fatta in due anni. Ho conosciuto Mason Lewis, il grande quarterback dei Giants, al primo giorno di università a New York. Usciva con una ragazza, Tatiana, che era in corso con me. Si sono lasciati per me a dire il vero. Da allora lui prova ad uscire con me e non esce con nessuno nella speranza di riuscire a conquistarmi.
«Lo pensi davvero? Non ci hai nemmeno provato.» Sospiro, «Grazie Philipp.» Prende la palla e il pennarello e ci scrive sopra, «Come si chiama?» domanda.
«Chi?»
«Il bambino.»
Esito un secondo, sono in uno stato confusionale. «E-ehm... L-lui si chiama Tom.» Fa un cenno con la testa in segno d'assenso e finisce di scrivere. Mi passa la palla, «Grazie» dico imbarazzata. Si sdraia sul lettino mettendo di nuovo gli occhiali, ma prima sfila la t-shirt bianca restando solo con il costume nero. «Sai un tempo pensavo che non ci saremmo messi insieme perché tu non volevi una relazione, ma eccoti qui a chiedere un autografo per il figlio del tuo ragazzo.» Beve un po' del cocktail, «Non è suo figlio. È suo fratello.» Fa spallucce, «Non credo che sia un dettaglio rilevante» ammette. «Mason sai che io e te non-» Non mi lascia il tempo di finire, «Non lo puoi sapere, ma non importa. Spero che ti renda felice... Ma tanto io e te non ci vedremo più, la prossima stagione vado a Toronto.» Gli prendo la mano, «Mi sono comportata male con te Mason, mi dispiace.» Solleva le spalle, «Sai qual è la cosa che mi dà più fastidio? Che io ho rinunciato a scoparmi delle ragazze meravigliose per te. Perché penso che tu sia meglio. Cristo Marika sono innamorato di te da due anni e tu vai con il primo che passa. Cosa mi manca?» Scuoto la testa, «Mason tu sei fantastico ma...» Con un cenno mi indica di non continuare il discorso, «Non dirmelo. A Toronto cercherò di rifarmi una vita.» Butto giù quello che resta del Coca e Malibu e mi alzo. «Devo andare, ci sentiamo?» Risponde che è meglio di no. «Mason io tengo a te» dico, «E io tengo a te perché preferisci Mason a Mason Lewis il quarterback. Ma non è poi così importante. Vivi tranquillamente la tua vita senza pensare a me. Ci sentiamo ok?» Annuisco e mi alzo. «Ciao Mase» lo saluto a disagio. «Ciao Marika.»
Torna a prendere il sole e, prima di andarmene, non posso fare a meno di voltarmi a guardarlo un'ultima volta e studiarlo. La pelle è abbronzata e gli addominali sono leggermente accentuati grazie agli allenamenti e sono lucidi per il sudore. I capelli scuri sono spettinati tra cui sta passando la mano per sistemarli. Me ne vado, la cosa più giusta.
Vado a fare la spesa in fretta e torno a casa di Scott per preparare il pranzo. A mezzogiorno e mezza vado a prendere Tom a scuola e lo riporto a casa. Pranziamo ridendo e scherzando e, verso le quattro, Scott torna. «Posso aprire i regali?» chiede emozionato Tom, «Dopo cena. Vai a fare i compiti.» Il bambino sbuffa, «Ma è il mio compleanno!» protesta «Ma domani vai a scuola.» Senza dire un'altra parola va in camera sua e noi prepariamo la cena e un dolce al cioccolato. Nonostante tutto non riesco a smettere di pensare a Mason e a quanto io mi senta in colpa. Tengo a lui e non voglio che soffra, soprattutto a causa mia, ma lo sto facendo star male. Lui non sta con nessuno perché vuole me e io lo tratto così, mi sento uno schifo.
Cerco ugualmente di cenare in allegria senza che i miei pensieri cadano su Mason Lewis e, a fine cena, devo pensarlo per forza visto che Tom sta aprendo la scatola in cui ho messo la palla. «Mason Lewis mi ha autografato una palla!» esulta ancora incredulo, «Grazie Mar, sei fantastica.» Lascia la palla nella scatola e corre tra le mie braccia. Sorrido davvero felice che il regalo gli sia piaciuto. Quando lui si mette ad aprire il regalo di Scott mi prendo un secondo per guardare la palla. Buon compleanno Tom, spero che Marika ti porti a trovarmi un giorno. Mason Lewis. Ridacchio scuotendo la testa, Mason è così. Dice che è meglio non sentirci sapendo che ci saremmo rivisti per Tom. «Mi ci porti vero?» domanda speranzoso Tom; guardo Scott come per chiedergli il permesso e annuisce. «Certamente, chiederò a Mason.» Tom mi abbraccia ancora una volta e poi va sul pavimento in salotto a giocare con la pista che Scott gli ha comprato. «Conosci Mason Lewis?» Annuisco. «Devo venire con voi?» Scuoto la testa, non porterò Scott da Mason, non mi va che lo veda. Portarlo lì sarebbe cattiveria allo stato puro verso Mason. Prendo il cellulare dalla tasca della gonna e apro il contatto di Mase.
Tom è davvero felice, mi ha chiesto se posso portarlo da te...
Come se stesse aspettando un mio messaggio, risponde all'istante.
Mi fa piacere, venite pure domani.
Lancio un'occhiata a Scott che sta tagliando una fetta di torta per mangiarla, penso che a lui andrà bene. Rispondo a Mason che è perfetto e riferisco a Tom che si mette a saltellare per la casa urlando che domani conoscerà il suo idolo.
Grazie Mase.
Vorrei scrivergli che è fantastico perché lo penso, ma sarebbe imbarazzante.
Prego Mar, so che lo pensi anche se ti vergogni, è la cosa che mi piace più di te, quindi te lo dico io: sei fantastica.
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