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Capitolo 15

Jane fa bene a non tornare a New York. Ogni cosa la riporterebbe a Luke, la capisco. Infatti non sono arrabbiata perché non vuole tornare ma perché me l'ha tenuto nascosto. Mi ha guardata negli occhi dicendomi che ad ottobre sarebbe tornata per iniziare le lezioni alla Columbia quando in realtà si era già iscritta alla Florida International University per studiare psicologia. Senza dirci nulla. Il silenzio più totale. Le parole fanno male, spesso più delle azioni, ma il silenzio è decisamente peggio. Il silenzio ti lascia in attesa di qualcosa che potrebbe non succedere. E tu, stupido essere umano, resti lì ad aspettare inutilmente, perché sappi che non sempre quei silenzi vengono colmati. Quando due persone si amano, l'amore non è solo tra due persone ma anche tra amiche, quei silenzi si colmano. Jane ha scelto di stare zitta ad aspettare il momento giusto per dircelo, che non sarebbe arrivato perché non esiste un momento adatto a parlare. Vuoi dire la cosa giusta o quella sbagliata? Non saprai mai le conseguenze delle tue parole sulle persone, ma saprai quelle dei silenzi. Ad esempio, io so che qualcuno tradisce una mia amica. Sto zitta e lei va avanti in questa relazione che la farà soffrire. Parlo, potrei perdere un'amicizia perché la mia amica potrebbe pensare che io abbia mentito oppure potrei risolvere le cose. Io penso che sia meglio parlare, le conseguenze possono anche essere belle. A quanto pare Jane non la pensa così, e l'ha dimostrato non dicendo di Luke, ma non la biasimo. Quella era una situazione fin troppo difficile. Ma questa volta non la capisco. Siamo le sue migliori amiche; il sostegno in amicizia è importante e noi le saremmo state vicine. Lo abbiamo già fatto. Ma lei ha scelto di buttarci fuori dalla sua vita. Va bene così. «Odio Los Angeles. Mi piace New York, la neve e i palazzi giganteschi. Mi piace l'università e vorrei avere uno studio in uno di quei grattacieli che amo tanto. Mi piace il nostro attico, so che c'è stato Luke e Harry viveva poco distante e non vorresti che Rose crescesse nello schifo che abbiamo vissuto, ma possiamo migliorare tutto. Rendiamo tutto perfetto Cole» prova a convincerlo Crys. Io, ancora sulla sedia, ascolto attentamente la conversazione fingendo di essere persa nei miei pensieri. «Non vorrei dirtelo ma sei un'egoista. È l'occasione della mia vita e dovrei sprecarla per crescere la nostra bambina dove c'è stata una tragedia e io non credo di farcela Crystal» sospira lasciandola esterefatta. Mostro anche io il mio stupore. «Mi stai chiedendo di scegliere tra te o continuare a vivere la mia vita?» Lui annuisce in risposta. «Le mie amiche sono a New York!» protesta lei, «Jane no. Marika dovrebbe andarsene. New York non fa più per noi ragazze.» Lo guardo negli occhi e lo capisco. Vado da Cole e lo abbraccio perché so che cosa vuole. Vuole lasciarsi alle spalle Luke anche se sa che una parte di lui resterà sempre dentro ognuno di noi. «Finirò l'università e andrò via da New York» annuncio mentre Crystal continua a protestare. Allora mi siedo sul letto vicino a lei. «Scordiamoci di tutto. Meritiamo di dimenticare.» Mi guarda con gli occhi ricolmi di lacrime. «È mio fratello.» Mi abbraccia piangendo a dirotto. «Che ne dici di andare a trovarlo?» propongo. Cole fa un passo avanti ma lo fermo con un gesto della mano. «Si, per favore vieni con me.» Dico che va bene. Sono già andata da Luke una volta e non vorrei farlo di nuovo, ma Crystal merita di poterlo vedere. Perché sarà un mostro, ma l'ha salvata da suo padre. Si è fatto picchiare pur di tenerla al sicuro ed è l'unica cosa per cui gli sono grata. «Finirò gli studi a New York e tra sei mesi verremo a Los Angeles.» Cole annuisce e viene a stringerci entrambe.



Lucas Moore è stato arrestato per omicidio e violenza domestica e condannato all'ergastolo nel carcere di massima sicurezza di nome Metropolitan Correctional Center, a New York. Il processo si è svolto in una sola udienza e ha sconvolto tutti noi. Pensavamo che Logan Moore avrebbe provato a corrompere il giudice; e in realtà lo ha fatto, solo che il giudice non ha accettato. Ha preferito la giustizia e avrei voluto abbracciarlo per ciò che ha fatto. Molti avrebbero accettato dando uno sconto della pena a Luke che sarebbe tornato nelle nostre vite troppo presto e non sarebbe dovuto succedere. Sinceramente non so come sarebbe andata, ma probabilmente ora non sarei qui. Tutto questo è sbagliato da pensare perché pensare alle conseguenze delle cose passate è doloroso. Se Luke non fosse stato arrestato o avesse avuto uno sconto della pena ora Jane non sarebbe felice. Vivrebbe nel terrore che Luke torni nella sua vita e lo fa anche adesso. Adesso che non è possibile che lui torni. Luke ha impiantato la paura nella mente di Jane e anche nel suo cuore. Non riusciva a dormire la notte perchè lui le era vicino. Pensava che ci fosse anche quando era in carcere. Aveva paura di mettere troppo sale nella cena rischiando di ricevere uno schiaffo. Ha visto i suoi sogni frantumarsi davanti a sé. Sognava New York da tempo e l'ha vista come non è veramente. L'ha vista come la città che guardava dalla finestra mentre Luke la ignorava, mentre si metteva una pomata sui lividi, mentre si disinfettava i tagli, mentre piangeva perché lui le aveva dato della poco di buono per aver indossato il vestito troppo corto. Ha vissuto con il terrore di tornare a casa ed essere toccata contro la sua volontà, ha dovuto essere trattata come una schiava. Ha dovuto vivere nel silenzio mantenendo un segreto più grande di lei; di certo non ha avuto problemi a non dirci che non tornerà a New York. Io voglio bene a Jane, così come Crystal, ma il fatto che lei non ce l'abbia detto mi fa arrabbiare perché io avrei capito. Avrei capito il suo voler dimenticare la città dove ha sofferto, dove ha amato troppo per poter stare bene. Quindi no, ora non capisco perché lei non abbia detto niente. «Ciao J!» esclamiamo io e Crystal in coro mentre la faccia della nostra amica sorride sullo schermo del pc di Cole. «Come va?» chiede Crys. «Tutto bene e voi? La bambina?» Le lascio parlare per qualche istante della piccola Rose. «Sai Jane ho deciso di trasferirmi» annuncio, «Il mio appartamento non mi piace più e ho trovato un annuncio. C'è un appartamento in vendita nel vostro palazzo, ma non so quale... Però quando torno a New York vado a vederlo e ti dirò se sarò davanti al tuo, di sotto o sopra! Saremo inquiline, non sei felice?» L'espressione terrificata di Jane mi fa capire che Cole aveva ragione e che lei sa che l'appartamento di cui parlo è proprio il suo. Ora spero solo che dica la verità. «Davvero? Non lo sapevo, chissà chi è andato via» risponde nervosamente. «Si spero che abbia la stessa vista del vostro, sai mi piace troppo la finestra in salotto.» Annuisce interessata. «Ora devo proprio andare, ci sentiamo... Ciao ragazze!» Non ci dà nemmeno il tempo di replicare che chiude la chiamata. E mi viene da piangere perché mi fa sentire completamente esclusa dalla vita della mia migliore amica. Perché lei non si fida di me e di Crystal, non quanto di Miley e Ashley. E sono gelosa di loro due che hanno saputo da subito di Luke anche quando si conoscevano appena e a noi invece non ha detto assolutamente niente. Vorrei proprio sapere se sanno che Jane non ha intenzione di tornare a New York. Chiamo Ashley «Ciao Marika, tutto bene?» Le rispondo di sì e le chiedo se è ancora a Miami. «No siamo tornate giusto qualche ora fa.» Allora le faccio la fatidica domanda. «Sai quando Jane tornerà a New York?» Esita un attimo, «Non lo so» replica con la voce che trema. E io capisco che a lei Jane ha detto la verità. «Va bene, grazie lo stesso. Vediamoci per un caffè ok?» Mi dice che va bene e poi riattacca. Io e Crystal ci guardiamo e lei capisce. Capisce che era stata esclusa dalla faccenda Luke perché era troppo coinvolta, ma non da questa. Siamo deluse, ce lo si legge in faccia, lo abbiamo scritto a caratteri cubitali sulla fronte. Ci stringiamo l'una all'altra perché siamo tornate a qualche mese fa, quando Jane non era nelle nostre vite per un malinteso, quando eravamo solo io e Crystal contro il mondo.

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