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Capitolo 12

«Tornerai a trovarci vero?» Guardo la mia migliore amica e capisco che non ha intenzione di tornare a New York. «Certo, ma tra poco inizierò le lezioni e devo tornare a casa.» Mi abbraccia forte mostrando di non volermi lasciare «Scusami tanto Mar.» Mi allontano leggermente «E per cosa?» domando «Per averti fatta preoccupare facendoti venire a Miami e per non avere il coraggio di venire io a New York, ma il pensiero di passare dove sono stata con Luke o con Harry mi terrorizza.» La abbraccio di nuovo, «Va tutto bene. Ti chiamo appena entro in casa», vado a salutare Alex che ha preso un giorno libero per salutarmi. «Sei proprio sciura di voler andare?» Annuisco ridacchiando. «Fai attenzione ok?» Mi stringe forte e giurerei di aver visto gli occhi azzurri lucidi, ma faccio finta di niente. «Andrà bene Alex» lo rassicuro. Non c'è un motivo preciso per farlo, ma so che ne ha bisogno. Ne ha bisogno perché teme di deludere Jane e non lo farà. Perché la ama e basta questo. Saluto Miley, Ashley, Cristina e Xavier. Poi vado verso la casa accanto a quella di Alex. È Tom ad aprirmi con un sorriso stampato sul volto e la bocca leggermente sporca di cioccolato. «Che hai combinato?» domando portandolo in cucina per pulirlo con un tovagliolo. Abbandonata sulla penisola trovo una tavoletta di cioccolato al latte. Tom mi guarda con uno sguardo colpevole, «Non lo dici a Scott vero?» Sorrido. «Solo se posso mangiarne un pezzo.» Acconsente, così spezzo a metà quello che è rimasto del cioccolato e lo mangiamo. Butto via la carta proprio quando Scott ci raggiunge. «Caio, tutto ok?» Annuiamo. Faccio l'occhiolino a Tom che corre a vestirsi per andare a scuola. «Sei sicura di dover partire?» domanda avvicinandosi a me e prendendomi i fianchi. «Si, devo proprio andare.» Appoggia la testa sulla mia spalla sbuffando leggermente. Il mio telefono interrompe il bel momento. È una mail che mi dice che stasera per le sei consegneranno il pacco che ho ordinato. Bene, riuscirò ad essere a casa per quell'ora salvo imprevisti. «Accompagniamo Tom a scuola e poi andiamo in aeroporto» mi informa Scott bevendo il suo caffè. Rispondo che va bene e osservo Tom entrare nella stanza con una polo blu e dei pantaloni color cachi. Prende lo zaino appoggiato sul pavimento e ci va ad aspettare davanti alla porta. «Sei in tempo per restare.» Ridacchio e prendo la mia valigia. Poi saliamo in macchina e Tom inizia a parlare della sua maestra di matematica che urla di continuo perché è sorda. Fa qualche battuta che mi fa ridere. Quando lo lasciamo davanti a ascuola lo saluto normalmente, non sa che tornerò a New York, ma lui lo ha capito da solo. Allora mi fa scendere dalla macchina e mi mette le piccole braccia intorno alla vita stringendomi con tutte le sue forze. Gli accarezzo la testa, «Mi mancherai Mar.» Mi chino per arrivare alla sua altezza, «Ehi verrai a trovarmi a New York. So che non ci sei mai stato e ti farò vedere ogni cosa.» Annuisce felice. «Ora vai in classe e fai il bravo. Non fare arrabbiare Scott ok?» Mi abbraccia di nuovo buttandomi le braccia al collo. «Mi chiamerai tutte le sere?» Sorrido davvero felcie «Certo che lo farò Tom.» Allora lui se ne va soddisfatto continuando a salutarmi con la manina fin quando non entra dentro l'edificio. Entro in macchina e mi poso una mano sulla fronte sospirando. «Sai che resterei solo per tuo fratello?» Lancio un'occhiata a Scott che ridacchia. «Ha il fascino del bambino di sette anni.» Mette in moto e riparte «Aeroporto?» chiede. Non ci penso più di tanto. Ho una vita. «Aeroporto.»

Non pensavo che salutare Scott sarebbe stato imbarazzante, ma d'altronde io e lui ci conosciamo da così poco. «Bene allora mi chiami quando arrivi a casa?» Annuisco a disagio. «Ok non doveva essere così.» Mi prende e mi abbraccia forte. «Mi mancherai da morire Mar.» Lo stringo in vita, «Mi mancherai anche tu.» Sollevo la testa e mi metto in punta di piedi. Ci baciamo fin quando non ci manca il fiato. Mi guarda allontanarmi e inizialmente non volevo girarmi per paura di tornare indietro, ma alla fine non ho restito. Nel vederlo lì fermo a fissarmi andare via mi viene voglia di tornare indietro. Così lo faccio. Lascio la valigia rosa e corro tra le sue braccia. Lo bacio un'altra volta e poi me ne vado, stavolta davvero. Sull'aereo vorrei chiedere al pilota di tornare a Miami perché voglio tornare da Scott, eppure mi trattengo. Arrivo a casa e svuoto la valigia. Poi arrivano i fattorini che montano quello che ho ordinato e li ringrazio. Appena vanno via vado in salotto. Sono felice del mio acquisto, ne avevo davvero bisogno. Mi siedo davanti al pianoforte nero e inizio a suonare come se fosse l'unica cosa in grado di farmi stare bene.

Il mio telefono squila e, quando leggo il nome di Scott sul display, mi ricordo che dovevo chiamarlo. «Ciao» rispondo «Cristo Marika ti avevo detto di chiamare.» Arrossisco e mi siedo sul divano, «Mi dispiace, è che non sono abituata e mi sono dimenticata.» Lo sento sospirare «Tranquilla, l'importante è che tu stia bene.» Sorrido perché si preoccupa per me. «Mi passi Tom?» Ridacchia ma esegue. «Mar!» esulta «Ciao piccolo, com'è andata a scuola?» Allora si mette a raccontarmi tutta la sua giornata e io lo ascolto volentieri nonostante le proteste di Scott che sento in sottofondo. Mangio mentre Tom parla di Clary, la sua compagna di classe per cui si è preso una cotta. Parliamo per ore e Scott continua a lamentarsi. Poi Tom deve andare a dormire, «Finalmente soli» sospira esasperato Scott probabilmente buttandosi sul divano. Mi sdraio sul letto ridacchiando. «Mi manchi già Marika» mi confida. Chiudo gli occhi, «MI manchi anche tu, ma dobbaimo farcela.» Mi dà ragione. Restiamo in silenzio per qualche minuto. Io mi perdo tra i miei pensieri, dovrei chiamare Crys. «Devo chiamare Crystal» mormoro, «Oh si, certo. Ci sentiamo domani sera?» chiede speranzoso. «Certo.» Lo saluto e riattacco. Senza perdere tempo compongo il numero di Cole, «Ciao Marika» risponde distaccato e mi ricordo di cosa l'ho accusato. «Ciao Cole. Volevo chiederti scusa.» Lo sento sbuffare una risata, «Va tutto bene, ti preoccupavi per Crys e lo apprezzo.» Sorrido, sono contenta che le cose tra noi vadano bene. «Allora come sta Crystal?» domando. «Bene, ora dorme. Trasferiranno la bambina in un ospedale di New York appena verrà dimessa Crys e noi torneremo lì.» Sospiro di sollievo, «Sono tornata a New York e mi sento così sola!» mi lamento. «Mar» dice.

«Si?»
«Vieni a Los Angeles.»

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