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Capitolo 11

Penso anche io di avere paura che la storia si ripeta anche se conosco bene Cole. So che non farebbe male ad una mosca, ma il pensiero che lui possa mentire e che Crystal non sia veramente caduta dalle scale mi perseguita mentre la fisso con un livido sul viso apparentemente causato da un colo contro un mobile. Quando apre gli occhi tiro un sospiro di sollievo nel vedere che sta effettivamente bene e mi avvicino a lei che mi saluta con un debole «Ciao.» Le stringo piano la mano e lei sorride leggermente provando a muoversi ma non ci riesce per il dolore. «Stai ferma, ti hanno operata» le dico. Cole resta appoggiato al muro con lo sguardo fisso sul pavimento. Lo hanno accusato di essere come Luke, come una persona che odia più di ogni altra cosa. Come colui che ha causato sofferenze a sua moglie perché ha fatto cose terribili. E lo stanno paragonando a Lucas Moore, e so quanto possa fare schifo. Gli stanno dicendo che è un mostro. «Crys.» Jane si avvicina, «Stai bene?» Annuisce e si tcocca il ventre. Nota la mancanza del pancione, «L-lei dov'è? Dov'è Rose?» domanda andando nel panico, «Sta bene, è nata sai? La hanno messa in inc-» Mi stringe il polso talmente forte che mi fa quasi male, «È troppo piccola!» protesta, «Sta bene Crystal, calmati» interviene Cole. Lei gli sorride, «L'hai vista?»Lui fa cenno di no con la testa sempre fissando il pavimento. Crystal mi guarda confusa e sospiro. Qualcuno dovrà farlo. «Cosa è successo Crys?» domando attirando tutti gli sguardi su di me. Aggrotta le sopracciglia, «Cole non ve l'ha detto?» Nessuno replica allora lei racconta. «Avevo voglia di gelato al cioccolato e Cole è andato a prenderlo. Mi ha detto di restare a letto ma io non avevo voglia, volevo vedere un film e la televisione in camera è troppo piccola. Allora sono andata in salotto ma mentre scendevo le scale sono caduta.» Cole non reagisce, «Che cosa sta succedendo?» domanda Crystal senza capire il motivo dei nostri umori. «Mi hanno accusato di essere come tuo fratello» risponde Cole sorridendo malinconico. Crystal arrossisce per la rabbia, «Cosa avete fatto?» urla attirando gli sguardi curiosi delle infermiere che passano in corridoio. «Cryst-» Mi ferma con un cenno della mano. «Jane pensi davvero che Cole sia mio fratello? Tu l'hai vissuto e sai che Cole non lo farebbe!» Jane, in sua difesa, risponde. «Anche tu non pensavi che Luke ne fosse capace e invece lo faceva.» Crystal sospira, capendola. «Cole non lo fa. Non mi ha mai toccata con un dito. E io non lo pensavo di Luke perché era mio fratello e tenevo a lui. Invece tu Mar sei sua amica e lo hai pensato lo stesso.» Abbasso la testa in imbarazzo. «Fuori di qui» ci ordina. «Crys...» provo a dire «Fuori!» grida. Senza farcelo ripetere ancora ci alziamo e andiamo via, lasciando che Cole si sieda vicino a Crystal e la prenda tra le sue braccia dove lei scoppia a piangere. «Fanculo è la mia migliore amica.» Eravamo a metà corridoio, ma Jane torna indietro. «Jane!» la richiama Alex. Apre la porta scorrevole e la richiude mentre Crystal la guarda male. Io sto alle sue spalle. «Sei la mia migliore amica. Si ho pensato che Cole fosse come Luke, come tutti noi, perché lo abbiamo vissuto e abbiamo paura che la storia si ripeta. Smettila perché hai pensato che Alex lo facesse a me. E non provare a dire perché l'ho già passato che potrebbe risuccedere. Perché potrebbe succedere anche a te, quindi silenzo. Siamo amiche da un sacco di tempo. Mi sei stata vicina in tribuinale e io durante la tua gravidanza. Tua figlia si chiama Rose Jane Marika. Ha i nostri nomi e io non ti permetto, anzi noi non ti permettiamo, di cacciarci fuori solo perché hai paura della realtà, hai paura di noi che ci preoccupiamo di una cosa di cui abbiamo paura e non sai rispettando le nostre paure.» Faccio un passo avanti mettendomi accanto a Jane. «Affronta il fatto che sarebbe potuto sucedere. Affronta il fatto che abbiamo pensato che tuo marito fosse come Luke per come sei ridotta. Abbiamo sbagliato? Ti devo ricordare di quando abbiamo detto a Jane che era triste e stava male perché Luke non la voleva sposare e lui due ore dopo l'ha stuprata? Vogliamo parlare di questo?» sbotto. Crystal si fa piccola piccola tra le braccia di Cole. «Mi dispiace» mormora. «Vorrei anche vedere il contrario» sospiro e mi butto sulla poltrona verde vomito nella stanza. Jane richiama Alex, Samantha se ne va in albergo. Restiamo immersi in un silenzio imbarazzante e vorrei essermene andata. Il rumore di un telefono interrompe la quiete e Alex risponde. «Ciao Scott.» Alzo di scatto lo sguardo, «No siamo a Los Angeles» dice «Come scusa? Senti prendo il primo volo, tu tieni d'occhio la situazione.» Jane si alza e lui riattacca. «Ci sono delle luci accese in casa nostra e delle ombre, gli ho detto di aspettarmi. Corro in aeroporto e dovrei essere lì tra quattro ore.» Jane fa per parlare, «Veniamo con te!» prova a dire,  «Restate con Crystal ok?» Crys si intromette, «Andate pure. Verrò a Miami appena potrò viaggiare ok?» La saluto velocemente con un bacio sulla fronte e poi scappiamo fuori dall'ospedale.

Scott ci aspetta in casa sua, «Ci sono ancora?» Annuisce alla domanda di Alex. Mi rivolge un cenno del capo e mi sento in colpa, «Bene andiamo a vedere» lo incita «Veniamo con voi» dico, ma Scott mi ferma con un gesto della mano. «Restate qui. Tom dorme e potrebbe essere pericoloso.» Lo guardo scettica, «Pensi che non sia in grado di difendermi? Vengo con voi.» Serra la mascella e si trattiene dal rispodermi. «Tu stai qui ok?» ordina Alex a Jane che però si mette vicino a me. «Pensi che mi spaventino delle persone in casa dopo quello che ho vissuto?» Cala un silenzio di tomba che conferma che Jane ha ragione. Usciamo tutti dalla porta che dà sulla spiaggia e ci fermiamo un secondo a guardare le luci. Viste così risultano quasi inquietanti. Alex tira fuori dalla tasca del giubbotto delle chiavi e, di soppiatto, ci avviciniamo alla casa. Quando apriamo la porta è Alex il primo ad entrare. La prima stanza che perlustriamo è il salotto, e l'immagine che ci troviamo davanti fa piangere Jane. Non la vedevo piangere così da tempo. «Sorpresa!» urlano in coro. «Buon compleanno J!» Miley corre ad abbracciarla. Guardo l'orologio e noto che sono le due del mattino, non ho fatto gli auguri alla mia migliore amica. Lei sente che c'è qualcosa che non va e mi abbraccia. «Pensavi alla nostra sicurezza, grazie di essere la mia migliore amica Mar.» La stringo forte e le faccio gli auguri. Allora abbraccia Ashley e subito dopo si ritrova tra le braccia di Xavier. Il modo in cui si guardano fa capire quanto siano felici di vedersi. Tacitamente si dicono quanto ad entrambi manchi Harry. Saluta Cristina che tra le braccia ha la piccola Jasmine che ormai è cresciuta tantissimo. «Lo sapevi?» chiede ad Alex che annuisce come Scott. «La sorpresa l'hanno fatta a te e e me a quanto pare.» Jane mi rivolge un sorriso e poi bacia Alex. La guardo. La guardo bene. Ed è felice, Cristo se è felice. Sta bene e non ha bisogno di me nella sua vita ora che ha Alex. Dovrei tornare a New York e riprendere la mia vita, perché devo andare avanti per la mia strada. Ho detto a Jane che sarei rimasta qui qualche giorno e non voglio che la mia permanenza si protragga per troppo tempo. Jane e Alex hanno la loro vita di cui io non faccio parte. È arrivato il momento di farmi da parte. Sono venuta qui per calmarmi. Ero preoccupata per la mia migliore amica visto tutto quello che ha passato, ma lei sta bene. Sta bene e ha delle persone che la amano pronte a sostenerla, me compresa. Va bene Marika. Va tutto bene. Come al solito sei sola ma sai che se mai avessi bisogno troveresti quacuno. «Bevi, starai meglio.» Scott mi porge un calice, «Tom?» domando bevendo un sorso. «Da un amico.» Si mette vicino a me e scruta la stanza. L'aria è così serena eppure io non lo sono. Guardo il pianoforte, dove Miley è appoggiata mentre parla con Jane, e mi viene voglia di andare lì e suonare. «A cosa pensi?» mi chiede. «Facciamo una passeggiata?» propongo. Posiamo i bicchieri e avvertiamo Alex. Poi usciamo. Respiro con calma la brezza marina e mi sento un po' meglio. «Torno a New York» annuncio mentre lui mi guarda scioccato. «Non per te. Per me stessa. Sono venuta qua per assicurarmi che Jane stesse bene e ha Alex. Hai visto quanto la ama? Io ho una vita a New York e-» Mi ferma «E noi due?» domanda, «Noi due cosa Scott? Non c'è niente tra me e te» provo a dire. «Non è vero e lo sai. C'è qualcosa tra noi ed è innegabile.» Scuoto la testa «Allora non provi niente oer me?» Il suo tono ferito mi fa capire che la mia risposta cambierà ogni singola cosa. «Non dico questo, ma non provo abastanza per incasinare la mia e la tua vita» spiego «Non funzionerebbe una relazione a distanza e non è quello che voglio.» Abbassa la testa. «Quindi perdiamo l'occasione di essere felici insieme?» Sospiro. «Scott tu hai una vita e io anche. Vuoi incasinarla per me? Bene fallo, ma se non dovesse funzionare non potrai incolparmi» lo avverto, «Non lo farò» promette «Facciamo una cosa. Io torno a New York e aspettiamo un paio di settimane per vedere come va, se capiamo che tutto potrebbe andare bene tra di noi allora parti e vieni da me ok?» Annuisce. «Sei sicuro di voler portare via Tom da Miami?» Si passa una mano tra i caelli, «In realtà no» confessa. Gli poso una mano sulla spalla perché lo capisco. Ha un bambino di sette anni a carico ed è normale che non voglia sradicarlo dalla sua vita quotidiana. «Possiamo provare la relazione a distanza» sospiro, «Sei sicura?» Annuisco. «Lo facciamo per Tom.» Continuiamo a passeggiare, visto che ci eravamo fermati, e lui mi dice di non essere mai stato a New York. Allora pianifichiamo quando verrà a trovarmi per quattro giorni. Li porterò alla statua della libertà e a vedere l'Empire State Building. Dice che Tom si divertirà tanto. Lo guardo e sono felice anche se penso che questi progetti che stiamo facendo ora, su una spiaggia di Miami, non si avvereranno, perché io sono troppo emotivamente instabile. È che ho paura, tantissima paura. Talmente tanta che vorrei solo correre via a dimenticarmi di tutto, ma è impossibile. «Torniamo dagli altri?» Risponde di si alla mia proposta. Una volta arrivati davanti a casa mi prende la mano. «Ti prometto che andrà tutto bene.» Appoggia la fronte contro la mia. «Ok?» Faccio si col capo. Allora mi bacia e per un po' ci credo. Che andrà tutto bene.

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