Capitolo 1
Sbuffo. Gli ultimi mesi sono stati talmente caotici che non riesco più a farmi entrare in testa ciò che la professoressa Flynn ha spiegato ad anatomia. Non so se essere felice di aver quasi finito l'università. Chiudo il libro e mi alzo. Odio questo appartamento. Odio New York. Afferro il telefono e provo a comporre il numero di Jane; prima non mi ha risposto. Non lo fa nemmeno adesso. Sarà con Alex, ma sono comunque preoccupata per lei dopo ciò che ha subito. So che Luke ora è in un carcere di massima sicurezza e ci resterà per il resto dei suoi giorni, ma la paura che lui torni è davvero tanta. Mi metto davanti al frigo in cerca di qualcosa da mangiare per cena. La voglia di accendere i fornelli è davvero poca visto il caldo che fa. Guardo la temperatura sul termometro appeso al muro. 32 gradi. Non riuscirò a sopravvivere altri tre mesi fino alla fine dell'estate. Preparo un'insalata velocemente e vado a mangiarla sul terrazzo che affaccia su una delle tante strade affollate di New York. Sento il telefono squillare dalla cucina. Poso in fretta le posate e mi alzo di scatto. Il nome della mia migliore amica è sul display. Sospiro e rispondo. «Jane.» Sorrido «Ciao Mar. Scusa se non ti ho risposto, siamo andati in spiaggia e sono appena uscita dalla doccia» spiega «Stai tranquilla. Come state?» chiedo «Tutto bene. Alex è un po' preoccupato per me come al solito, ma è ok.» È normale che lo sia, come me. Jane continua a fare incubi su Luke e non riesce a dimenticare nulla della loro relazione malata, come biasimarla. «E tra te e Alex?» domando decisamente curiosa. «Ci stiamo andando piano anche se è difficile. Però ieri sera mentre eravamo a letto mi ha accarezzato il fianco e mi sono scostata. Pensavo fosse Luke. Non riesco a togliermelo dalla testa.» Mi passo le mani sul viso. «Senti che ne dici se vengo un po' lì? Qui si muore di caldo e mi manchi. Devo vederti per essere sicura che tu stia bene.» Ed è vero. Ho bisogno di abbracciarla per assicurarmi che Luke non l'ha uccisa. Lui ha ucciso Harry. Non lo conoscevo, ma ho parlato con suo fratello Xavier e credo che fosse davvero una persona fantastica. Sono andata sulla sua tomba e l'ho ringraziato per tutto quello che ha fatto per Jane. È morto per lei. La amava così tanto. «Penso che sia perfetto» risponde la mia amica «Prenoto il primo volo che trovo e ti dico quando arrivo» dice che va bene e poi ci salutiamo. Finisco di mangiare e vado nella mia grande camera da letto a vestirmi. Scendo e fermo un taxi in fretta. Gli dico l'indirizzo e pago appena mi lascia davanti al palazzo. Il portiere mi riconosce e mi saluta. Salgo in ascensore e arrivo direttamente nell'appartamento enorme. Crystal è sul divano che parla con Cole mentre accarezza il pancione. A fine estate dovrebbe nascere la bellissima bambina e sono felice che avrà il mio nome. La mia amica ha il viso imperlato di sudore. Capisco che per lei fa decisamente troppo caldo a New York nonostante abbia sempre freddo, probabilmente ha le mani congelate. «Ciao Crys» la saluto accarezzandole la spalla. Saluto anche Cole e mi siedo vicino alla mia migliore amica. «Come stai?» Fa spallucce «Accaldata.» Sorride. Le prendo la mano e sento che è fredda e mi viene da ridere. Lancio un'occhiata a Cole che è molto preoccupato per sua moglie. «Cole tu non sei di Los Angeles?» Annuisce «Perché non andate lì per un po'? C'è il mare e Crys starebbe meglio.» Senza pensarci un secondo lui risponde che è un'idea fantastica. «Prenoto subito.» Le lascia un bacio tra i capelli e corre su per le scale. «Bell'idea» si congratula Crystal. «Vado a Miami da Jane e Alex. Ho bisogno di vederla.» Mi guarda comprensiva.
«Passeremo a trovarla. Spero che ci sarà quando Rose nascerà.»
«Non se lo perderebbe per nulla al mondo.»
Le afferro la mano e chiacchieriamo un po' prima che torni Cole. «Partiamo giovedì» annuncia. Crystal va nel panico. Due giorni alla partenza «Devo preparare le valige.» Fa per alzarsi ma non ci riesce per via del pancione. «Ci penso io, stai tranquilla» la rassicuro. La aiuto ad alzarsi e andiamo in camera sua e di Cole. La faccio sedere sul letto e passiamo le successive due ore a riempire il suo trolley azzurro. «Amore sai dov'è la mia t-shirt verde?» Entra Cole «L'hai messa a lavare ieri.» Annuisce e prende una maglietta e un paio di jeans dall'armadio. Pochi minuti dopo torna e ci dice che esce un po' con i suoi amici. È la prima volta che lo fa dal processo. Non lascia mai Crystal sola per via di suo padre e della gravidanza. Da quando Logan ha scoperto che in realtà Samantha e Crystal sostenevano Jane e non Luke è andato su tutte le furie e ha cacciato Samantha di casa. A lei non importava, ha firmato le carte del divorzio e ha trovato un appartamento a New York con un posto in ospedale. Visto che anche Logan molestava Samantha Cole teme che potrebbe fare del male a Crystal visto che quando era piccola ci ha provato svariate volte senza riuscirci per via di Luke. L'unico motivo per cui apprezzo il fratello di Crys è che ha subito tanto per salvarla. Abbiamo saputo che non lo aveva solo picchiato ma anche stuprato. Jane è scoppiata in lacrime perché diceva che il Luke di cui si era innamorata non meritava questo. Non penso che abbia ragione; ma quando si sono conosciuti lui era il ragazzo perfetto, mai quanto Alex, ma lo era. Io ho sempre preferito Alex King. Non ho mai provato nulla per lui, ma ho sempre creduto che fosse il ragazzo migliore che una donna possa desiderare. Lo sta dimostrando stando con Jane nonostante tutto. Lei mi ha raccontato che non ha mai provato a toccarla in quel modo. Sa che non è ancora il momento visto quello che ha passato e visto i suoi ricordi delle mani che Luke le metteva sul corpo. Mi ha raccontato molto di Luke e non ci dormo la notte per quanto io sia preoccupata per lei e perché non me ne sono mai accorta. Mi ha parlato anche di Harry ed è per questo che sono andata a trovarlo. Jane merita tutto l'amore che ha ricevuto.
Due ore dopo Cole torna e mi dice di andare a casa. Saluto Crystal, che si è addormentata quindici minuti fa, con un bacio sulla fronte e me ne vado. Appena arrivo nel mio appartamento prendo il computer e prenoto il volo per Miami.
Parto venerdì. Dillo ad Alex.
Scrivo questo messaggio alla mia migliore amica prima di mettere il pigiama e buttarmi sul letto, ma non riesco a dormire per il caldo. Passo ore a rigirarmi tra le lenzuola in cerca di un po' di fresco che non trovo. Vado sul terrazzo e mi godo l'aria. Non vedo l'ora che venga il tecnico del condizionatore domani; si è rotto ieri e sto passando le pene dell'Inferno con le temperature così alte.
Passo la nottata così, a fissare New York che sta ospitando la mia vita. Non so nemmeno se voglio restare qui oppure andare via. Non mi manca la Danimarca, anzi, ho deciso di mia spontanea volontà di andarmene perché mi mancava l'America, ma forse New York non è stata la scelta più giusta. Forse sono gli edifici così alti, o forse è semplicemente che so cosa ha passato la mia migliore amica in questa stupida città. Una ci ha trovato l'amore, l'altra lo ha perso. Crystal ha trovato Cole a New York e lo ama più di quanto credesse possibile. La vedo quando si guarda il pancione pensando a cosa sarà la bambina che nascerà. La figlia sua e di Cole. Jane ha perso tutti qui. Amava Luke e ha perso il suo amore, poi ha perso quello di Harry. Forse è per quello che me ne voglio andare. Per ora mi farò andare bene qualche giorno a Miami per staccare da questa città così tremenda dal mio punto di vista. Quando sorge il sole mi preparo una tazza piena di caffè che bevo in salotto mentre ripeto ad alta voce quello che ho da studiare. Poi mi vesto e attendo l'arrivo del tecnico. Quando finisce e va via la casa si sta rinfrescando e capisco che stanotte potrò dormire tranquillamente. Vado a fare la spesa e poi torno all'appartamento in meno di un'ora. La solitudine è decisamente strana. Potrei andare a trovare Crystal oppure chiamare una delle mie compagne di corso per un caffè o qualcosa di simile, eppure non lo faccio. Mi siedo sul divano con "Il grande Gatsby" tra le mani. Lo avrò letto centinaia di volte, ma è tanto che non lo apro. Quando lo faccio un foglio ripiegato mi cade sulle gambe lasciate scoperte dai pantaloncini di jeans. Lo apro e trovo lo spartito di una canzone che non guardo nemmeno. Lo appallottolo e lo lancio dall'altra parte della stanza sapendo che guardando di che cosa si tratta starò solo male. Lo fisso insistentemente e mi alzo. Lo afferro e lo appoggio sul pavimento indecisa se guardarne il contenuto o meno. È da tanto tempo che non leggo uno spartito. Mi manca la musica ma ho deciso di concentrarmi sullo studio e lasciar perdere. Mi obbligo ad aprire il foglio e leggo le note che si susseguono. Un sacco di ricordi mi tornano in mente. Mi ricordo quando l'ho suonata per la prima volta senza errori. Quando l'ho imparata da sola per poi studiarla di nuovo a Copenaghen. Quando l'ho fatta sentire ai miei genitori e loro si sono messi ad applaudire, ero tornata a casa per le vacanze di Natale dopo l'arrivo a New York. Quando sono state le mie amiche ad ascoltarmi e mi hanno detto di aver avuto la pelle d'oca. Ricordo anche l'ultima volta che l'ho fatto. Quando ho abbandonato tutto davanti a quel pianoforte dell'appartamento in Danimarca. Tutto mi riconduceva a Cara. È stata proprio lei a consigliarmi questo brano che lei amava. Mi aveva detto che sua madre era una pianista e che gliela suonava quasi sempre. Avevo deciso di farle una sorpresa e suonarla al suo compleanno quando abbiamo passato la serata noi quattro a casa mia. Mi ero seduta al piano nella mia stanza e le avevo detto «Tanti auguri Cara.» Poi avevo iniziato a suonare. Alla fine era in lacrime. Nessuna di noi sapeva della sua famiglia. Pensavamo che sua madre fosse morta in un incidente d'auto quando aveva nove anni, ma non era vero. Mi ricordo che mi aveva abbracciata così forte da farmi mancare l'aria. Le avevo migliorato il compleanno. Così aveva detto. Lei mi aveva migliorato la vita.
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