L'amore è anima
Uno scalpiccio di passettini squarciò il silenzio che regnava nella camera buia.
Un click e la luce della piccola abatjour saturò l'ambiente.
Un piccolo uragano biondo a passo di carica si lanciò sul grande letto matrimoniale nel quale Giovanni giaceva mezzo addormentato.
«Nonno nonno!» urlò la bambina accarezzando il volto dell'uomo che, abbozzando un sorriso tirato, aprì piano gli occhi.
«Acciughina» sussurrò con non poca fatica.
«Non sono un pesce nonno, sono una bambina» disse la piccola mettendo su il broncio.
L'uomo ridacchiò ma un forte colpo di tosse lo scosse e una fitta di dolore al centro del petto quasi gli mozzò il respiro. Chiuse nuovamente gli occhi e inspirò profondamente prima di sorridere dolcemente, ancora una volta, in direzione della nipotina.
«Nonno, mi racconti una favola?»
«Alice, il nonno è stanco» la redarguì suo padre entrato nella stanza quando aveva sentito il respiro di Giovanni spezzarsi.
«E dai» piagnucolò la bambina «solo una»
L'uomo provò a dissuaderla ma Giovanni sistematosi al centro del letto lo rassicurò. Avvicinò al suo petto malandato la bambina e prese ad accarezzarle i riccioli biondi.
Giovanni aveva occhi solo per Alice, quella bambina era diventata la sua ragione di vita. Erano complici, legati ed il suo rammarico più grande era la paura di doverla lasciare fin troppo presto.
Era vecchio, malato e temeva di doverla lasciare andare, di non poterne seguire le orme, di non poterla vedere crescere, giocare, realizzarsi ed essere felice. Aveva paura che lei, in un modo o nell'altro, potesse avercela con lui per averla abbandonata.
A quel pensiero una lacrima scese a bagnargli la guancia, provò ad asciugarla ma quel movimento destò l'attenzione della bambina.
«Nonno» lo chiamò Alice accarezzandogli la guancia «piangi?»
Lui negò col capo e si sistemò meglio seduto in modo da trovare la forza di parlare senza compromettere la sua respirazione.
«Allora questa storia?» disse.
«Si!» trillò la voce allegra della bambina «Cenerentola?»
«No amore» disse l'uomo sorridendo.
«Biancaneve?»
«Nemmeno»
«La storia di mamma e papà?» chiese emozionata.
«No Alice, stasera ti racconterò una storia nuova»
Gli occhi della bambina brillarono di ammirazione per quel nonno che le raccontava ogni volta una favola nuova, che le riempiva di gioia le giornate, che lei amava con tutto il cuore.
Giovanni prese ancora un ultimo respiro, poi cominciò a raccontare.
«C'era una volta, in un tempo lontano lontano, una Regina che, a causa di una guerra inutile e sbagliata, aveva perduto il suo Re.
Ogni volta che qualcuno le chiedeva se soffrisse per la scomparsa del Re lei negava, sorrideva dolcemente e, come fosse una poesia imparata a memoria, ripeteva:
"L'amore non lo si può toccare,
lo si può solo sentire.
L'amore non si vede con gli occhi,
ma solo col cuore.
L'amore non scompare, non si consuma,
esso resiste.
L'amore è anima
e l'anima non muore"»
La bambina corrucciò le sopracciglia e fissò curiosa gli occhi stanchi del nonno.
Lui sorrise e riprese a raccontare.
«A quanti non capissero questa sua spiegazione lei raccontava che il suo Re non era scomparso davvero. Il suo Re le stava accanto ogni giorno solo, aveva smesso di farsi vedere.
Il suo Re le regalava ogni mattina un'alba e, qualsiasi cosa accadesse nella giornata, qualcosa di infinitamente bello o qualcosa di brutto e triste, ogni sera le riservava un tramonto.
Ogni primavera il suo Re le regalava rigogliose rose che fiorivano nei loro giardini ed ogni inverno le donava la neve che coi suoi delicati fiocchi copriva tutto il regno rendendolo candido e silenzioso.
Il suo Re le regalava ogni splendido sole ed ogni tanto le faceva uno scherzetto facendo piovere ma subito si faceva perdonare con uno splendido arcobaleno che subito rallegrava il cuore della Regina.
Ma il suo regalo più grande il Re lo concedeva di notte quando, mentre la Regina cadeva nel mondo dei sogni lui la raggiungeva per stringerla a sé e per scacciare i brutti sogni raccontandole le fiabe»
«Come fai tu!» sussurrò la bambina estasiata.
«Come faccio io» annuì l'uomo scompigliandole i capelli.
La bambina sorrise compiaciuta e tornò ad ascoltare silenziosamente il suo eroe.
«Quindi ricorda Alice, quando non mi vedrai più, quando non mi sentirai parlare, non vorrà dire che me ne sarò andato, mi sarò solo nascosto da qualche parte.
Tu non potrai trovarmi ma io non smetterò di guardarti e di vederti crescere.
Non smetterò di accarezzarti né di proteggerti dai mostri cattivi che inevitabilmente verranno a trovarti nei sogni.
Tu non sentirti mai sola, io sarò sempre al tuo fianco.
Sarò in ogni coperta che ti scalderà di notte, sarò in ogni buffa canzone ma soprattutto sarò in ogni favola che leggerai.
Tu non aver paura, quando avrai bisogno di me cercami nel tuo sorriso, nei tuoi occhi, nel tuo cuore.
Io ti amo piccola mia e, come diceva la nostra Regina, l'amore è anima e l'anima non può morire. Mai»
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