Capitolo 9
[Amore]
Punto di vista di Colton Evans.
Non riuscivo a calmarmi, sapevo che era in ottime mani ma non riuscivo a sopportare la vista del suo corpo pallido e freddo disteso sul letto bianco collegato tramite dei piccoli tubi trasparenti a delle macchine.
Era terribile, anche se sapevo che non lo avrei perso, che stava bene e che rimanendo in ospedale sarebbe guarito ero spaventato, se non avessi più potuto ammirare quello sguardo ghiaccio non so come sarei potuto andare aventi.
Fino a quel momento ero stato insicuro su i miei sentimenti, spaventato da questo turbine indescrivibile di emozioni irrazionali, terrorizzato dalla probabilità di rimanere ferito e per questo non gli avevo mai aperto totalmente il mio cuore, per questo aveva sempre represso i miei sentimenti, anche se solo un po'.
Però in quel momento mi resi conto di quanto ero stato sciocco, di quanto egoista mi fossi dimostrato con lui, con la persona che mi era sempre stata accanto e mi aveva aiutato da quando era entrata a far parte della mia vita, anche nei momenti più orribili per lui.
Delle nuove lacrime mi attraversarono il viso, lacrime amare e dolorose a stento trattenute, un dolore straripante che non può essere fermato, il dolore di un innamorato.
Strinsi più forte la sua grande mano pallida realizzando quanto in realtà fosse calda solitamente e di quanto quel calore significasse tutto per me, mi diedi dell'idiota per come avevo agito fino a quel momento.
Avevo realizzato quanto fosse in realtà per me fondamentale la sua presenza e quanto fossero veramente profondi e veri quei confusi sentimenti che mi avevano guidato nella nostra relazione.
«Figliolo, ora dovresti andare a casa, domani hai scuola...» «Non mi interessa papà, voglio restare al suo fianco finché non uscirà da questo posto» sussurrai senza distogliere lo sguardo dalla figura immobile del mio ragazzo incosciente.
Ancora un paio di giorni, mi ripetevo nella testa, un paio di giorni e potrò stringerlo a me, mi urlavo cercando di conoslarmi e darmi forza per non cadere nuovamente nello sconforto.
Finché riuscii a non crollare restai sveglio, al suo fianco acerezzandogli il volto o il dorso della mano, poi però precipitai nel modo di Morfeo che come a torturarli mi fece rivivere qui ricordi ardenti delle nostre labbra che si mordevano, cercavano e bruciavano di passione e il desiderio che scaldava sempre di più il mio corpo.
I suoi baci erano il mio ossigeno, lui era il centro del mio universo, il suo tocco la mia droga, il suo sorriso il mio sole e i suoi bellissimi occhi il mio cielo, lui era tutto per me.
Mi svegliai accecato dal sole mattutino che filtrava attraverso le tende bianche, per quanto non volessi fui costretto a lasciare la stanza per concedermi un caffè mentre i medici lo controllavano e le infermiere cambiavano le sue medicazioni.
Una decina di minuti dopo tornai nella stanza e notai che Austin era già sveglio, i suoi occhi sembravano spenti e senza vita mentre osservava il fratello, era come vedere un morto vivente a cui è stato strappato via il suo cuore.
«Come ti senti?» chiesi sedendomi sul bordo del letto, sapevo che aveva bisogno di parlare e ne avevo anche io «É solo colpa mia, se solo non fossi mai nato o fossi morto con quel fottuto taglio lui non mr avrebbe passate così tante e sopratutto non starebbe così ora » disse mentre gli occhi gli si facevano lucidi, ero arrabbiato con lui, a dir poco lo odiavo ma capii quanto fossero reali i suoi sentimenti percependo l'amarezza nella sua vice rotta.
Lo abbracciai, lui ne aveva bisogno e anche io ne avevo, ero un animo perso pervaso da paura e dolore che aveva bisogno di essere consolato anche se pur lievemente.
«Non dire così, si arrabbierebbe e poi non possiamo costruire la nostra vista basandoci sui "se" e sui "ma" o saremmo pieni di rimpianti» sussurrai a bassa voce sentendo una marzo attenagliarmi il cuore, come potevo dispensare simili consigli quando anche io mi chiedevo "e se fossi andato con lui?".
Austin mi sorrise appena, un sorriso un po' tirato ma pieno di calore, nonostante fosse lui quello forse più distrutto dalla situazione stava cercando di consolare me e gliene fui davvero grato e sentivo che forse non meritava quella bontà.
Pensare all'eventualità che Christophe morisse aveva reso tutto attorno a me grigio e spento, era come se il tempo si fosse fermato in un frammento della mia esistenza senza vita, in uno spazio distaccato dalla realtà nel cuore il mio cuore lento smetteva di battere condannandomi a un interna tortura fatta di dolore.
Ma lui era vivo anche se non era in ottimo stato, non al momento almeno, e sapevo che si sarebbe svegliato, che sarebbe tornato in forze e che saremmo finalmente tornati al nostro piccolo appartamento condiviso dove gli avrei detto chiaramente quali erano i miei sentimenti.
Per quanto fosse difficile in una situazione simile farlo sapevo che era necessario pensare positivo, lo stesso Christophe mi aveva insegnato che pensare subito al peggio non porta a nulla e che bisogna affrontare le situazioni nonostante non ci siano sicurezze, come avrei fatto senza di lui?
Non era molto tempo che ci eravamo fidanzati, un mese o poco più, eppure quello che sentivo era forte, qualcosa che non avrei mai immaginato di provare neppure nei miei sogni più fantasiosi e belli.
E passai così il resto del tempo, accanto al mio moro aspettando impaziente il momento del suo risveglio e mi imporsi di non chiudere occhio, a costo di finire tutto il caffè dell'ospedale.
Avevo delle occhiaie terribile, un mal di testa allucinante e la vista appannata, stavo per crollare ma quando intraviste quel bellissimo azzurro una scarica di adrenalina mi attraversò facendomi dimenticare di tutto il resto.
Lo strinse fra le mie braccia con una forza che sinceramente non credevo di possedere sussurrando il suo nome incapace di dire altro o formulare una frase sensata, susaurravo il suo nome sperando che quello non fosse un sogno, un bellissimo sogno.
«Calamati Colton, sto bene» disse con voce grave e un po' rauca mentre mi allontanava lentamente da se guardandomi negli occhi «Ma se continui a stringermi così mi si riaprirà la ferita» aggiunse sorridendomi prima di osservarmi.
«Hai un aspetto orribile, sei stato sveglio tutto il tempo?» chiese con tono gentile ma anche un po' arrabbiato «Non potevo dormire » sussurrai appena prima di scoppiare a piangere silenziosamente, le lacrime venivano giù copiosamente sempre più veloci e mordevo il mio labbro inferiore reprimendo i singhiozzi.
Ero felice, tanto felice come non lo ero mai stato in vita mia e sapere che era sveglio e stava bene era la cosa migliore che potesse capitare nella mia vita, almeno da come la vedevo in quel momento.
Lui cinse la mia vita con le sue braccia un po' deboli, mi spinse verso di facendomi appoggiare lentamente il capo sul suo petto lasciandomi ascoltare il suo battito cardiaco mentre mi accarezzava dolcemente il capo come solo lui sapeva fare.
«Va tutto bene ora, sono qui e non ti libererai di me così facilmente » fece una piccola pausa facendo in modo che lo guardarsi prima di continuare il suo discorso «Devo essere un fidanzato terribile per averti fatto piangere, mi dispiace » disse con un piccolo ma sincero sorriso che mi fece battere forte il cuore.
Mi persi ad osservare quel cielo terso e brillante racchiuso nei suoi occhi mente scuotevo la testa, come poteva essere un fidanzato terribile, lui, pensai incredulo ma felicissimo.
«Sei il migliore del mondo» dissi sfiorando le sue labbra morbide e un po' fredde con le mie, quanto tempi avevo atteso quel contatto, poco in realtà ma mi era sembrata un'eternità e non riuscivo più a separarmene.
Le nostre bocche si scontravano veloci l'una contro l'altra mentre le nostre lingue erano impegnate in una feroce lotta per la predominanza e potevo chiaramente sentire il cuore salirmi in gola per la felicità e l'emozione «Ti amo, ti amo da morire Christophe » sussurrai sulle sue labbra poco prima che lui catturasse nuovamente le mie e lo sentii sorridere in quel bacio.
Quando ci staccammo ormai a corto d'ossigeno mi mostrò il suo sfavillante sorriso e mi disse che anche lui mi amava, prese le mie mani con le sue e le baciò come fa un principe con la sia principessa «Sei la persona più preziosa che ho, senza di te sarei perso» bisbigliò in modo da non svegliare il fratello rubandomi un altro bacio.
Eravamo ancora all'inizio della nostra relazione e c'erano tante cose che non conosceva sull'altro, una delle cose che davvero non sapevo era che ogni singola parola che usciva dalle sue labbra era in senso letterale e che non diceveva mai nulla per il puro piacere di farlo.
Tornado a quel magico momento, mi fece sdraiare affianco a lui e mi accarezzò i capelli cullandomi con la sua voce mascolina affinché dormissi un sonno decente dopo due giorni di paura e quche ora di sonno.
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