Capitolo 8
[Paura]
Punto di vista Austin Sherwood
Mi ero già pentito, ma vedere chiaramente quello che gli era rimasto del passato e sentire tutto quello che aveva patito mi aveva fatto morire dentro.
Ero stato una persona orribile, invece di stargli accanto come un bravo fratello dovrebbe fare ho aiutato mio padre a fargli del male, l'ho insultato e mi sono fatto aiutare dagli altri per convincerlo a sparire senza rendermi conto del mostro che ero.
Scrissi una lettera pensando e ripensando a quello che avrei dovuto scrivere e la misi nell'armadietto di mio fratello, poi aspetti nelle vicinanze il momento in cui l'avrebbe letta.
Lo vidi sorridere mentre scorreva lungo il foglio un po' stropicciato ma poco dopo quel sorriso sparì dal suo volto e con lui ogni piccolo barlume di speranza che si era accesso in me, lo vedi parlare com Colton e poi andarsene e mi sentii male, ma la voce del mio ex migliore amico mi chiamò.
Ero sorpreso, dopo tutto quello che era successo non mi aspettavo di certo che proprio lui volesse parlarmi a meno che non fosse per infierire e infilare il coltello nella piaga, ma forse non era meglio se non pensavo ai coltelli in quel momento.
«Christophe vuole solo che gli dici faccia a faccia quello che provi, non lo ammetterà fino ad allora » «Cosa? » «Che ti ha già perdonato...» «Grazie, Colton » «Chiariamo una cosa, io non lo faccio per te ma per lui e fai una mossa falsa e ti faccio provare un po' d'inferno, chiaro, comunque é in bagno » io annuii e mi diressi correndo in bagno.
Lo chiamai e lui mi guardo serio con le braccia davanti al petto, sinceramente non sapevo cosa dire e tutto il discorso che mi ero preparato lungo il breve tragitto ero improvvisamente sparito nel nulla.
«Volevo scusarmi per tutto quello che ti ho fatto, te l'ho scritto nella lettera perché non avevo come sento di non avere ora il coraggio di affrontati perché so quello che ho fatto e so quanto è stato orribile da parte mia » respirai lentamente nonostante il dolore all'addome e andai avanti.
«Io non avrei dovuto farlo ma la verità è che sono sempre stato geloso ed invidioso della tua sicurezza sulla tua identità, su chi sei e su ciò che vuoi, sei sempre stato così forte e nessuno è mai stato di buttarti giù, emozionalmente parlando, ma io sono sempre stato insicuro così come lo sono ora e lo sono molto » mi appoggiai al muro respirando molto lentamente.
«Non volevo affrontati faccia a faccia e non perché avevo paura che tu mi pichiassi, quello me lo sarei meritato, ma perché avevo paura come l'ho ora di non essere perdonato ma non posso continuare a scappare e a nascondermi sempre come ho fatto fino ad ora perché è giunto il momento per me di essere il fratello che sarei sempre dovuto essere, quello che ti sta accanto e ti aiuta, sempre se me lo permetterai, non voglio sbagliare di nuovo, io...» non riuscii a finire la frase che mi sentii morire, sudavo freddo e sapevo il motivo.
«Io...» tentai di finire ma mio fratello mi interruppe alzandomi la maglietta «Criato Austin è stato lui vero?» chiese a denti stretti portandomi in infermeria e la donna allertò un'ambulanza mentre mi sentivo sempre più stanco e debole e lui mi rimase vicino.
«Lo ha fatto questa mattina perché gli ho detto che non lo avrei aiutato più a farti del male e che doveva finirla, ha afferrato un coltello falla cucina e mi ha ferito di striscio, non so se non ha finito perché sono arrivati i membri della squadra di calcio o cosa, ma so solo che non ha finito» «Ok, ora respira piano e non provare a chiudere gli occhi, capito?!» io feci cenno con il capo di si e gli strinsi forte la mano.
«Sul serio, mi dispiace... » dissi faticosamente ansimando e lui scosse la testa «Ti sembra il momento, direi che è meglio che ne parliamo quando ti ricuciono» rise ma la conoscevo quella risata, la faceva quando stava male, la risata che faceva per non piangere.
«Non fare quella faccia, mi fa sentire peggio » «Scusa se sono preoccupato per mio fratello che è per metà con piede nella fossa» «Effettivamente... » cercai di sdrammatizzare facendomi dare dell'idiota da Christophe, con mia sorpresa non mi lasciò un attimo, neppure in ambulanza.
Mi misero otto punti di sutura sua ferita che ringraziando il celo non era molto profonda, ma dato che comunque avevo perso una ingente quantità di sangue mi avevano collegato ad una sacca di sangue.
«Dio, mi hai fatto prendere un infarto Austin» esclamò sedendosi accanto al mio letto sospirando sollevato e io sorrisi «Mi dispiace, comique sul serio, io voglio essere un fratello di cui andare fiero, non uno da dimenticare...» «Va bene, ti avevo già perdonato ma avevo bisogno di sapere che eri serio e lo sei, allora dimostramelo, restarmi a canto nonostante tutto quello che potrebbe siccedere» mi chiese con lo sguardo che tremava appena, ci stava sperando quanto me.
«Lo farò, te lo prometto » dissi facendomi abbracciare «Grazie, fratello mio » disse stringendomi facendo attenzione a non riaprirmi la ferita e a non farmi male e finalmente ero felice dopo tanto tempo.
Ma quel momento perfetto di riconciliazione venne interrotto da un brusco bussare alla porta, afferai saldamente il campanello d'emergenza per chiamare gli infermieri e lo misi sotto le coperte mentre tremavo.
Poco dopo nostro padre entrò con lo sguardo allucinato «Oh, ma che scena pietosa, ma tranquilli non vi lascerò rovinare la mia vita ancora una volta» disse sfilando da una delle tasche dei suoi pantaloni un coltello tascabile, uno di quelli richiudibili da campeggio mentre io premevo ancora e ancora il pulsante avvertendo i medici o gli infermieri.
Mio fratello cercò di disarmarlo dato che aveva provato ad ucciderlo con una pugalata e ci riuscì, ma nella colluttazione mio padre era riuscito ad affondare la lama nel suo stomaco e lo vidi steso a terra che perdeva tantissimo sangue, fortunatamente gli infermieri arrivarono subito e mio fratello fu ricoverato d'urgenza.
Presi il telefono con le mani che tremavano tantissimo e composi il numero di Colton, ero nel panico più totale, non volevo perdere mio fratello, gli volevo un bene dell'anima.
Lui rispose subito anche se non era contento della mia chianata, come biasimarlo, ma non me ne curai in quel momento, non era importante se mio fratello stava rischiando di non farcela.
«Chrias è..., ospedale... e mio padre....» farfugliai senza sapere cosa dire con il fiato corto e le lacrime agli occhi «Ti prego, vieni» cercai di dire «Si tratta di Chris?» chiese e io risposi di si non riuscendo a spiegare bene la situazione, ero troppo scosso.
Arrivò qualche minuto dopo avendo infranto probabilmente ogni limite di velocità esistente per averci messo un tempo così breve ma a chi importava in quel momento?
Lentamente e con grande difficoltà riuscii a fargli capire quello che era successo e lui inaspettatamente mi abbracciò, mi consolò e mi disse che non era colpa mia ma l'unica cosa che potevo fare per lui in quel momento era denunciare quel mostro che era nostro padre mentre pregavo che l'operazione andasse bene.
La polizia venne comunque allertata e mio padre venne arrestato con la mia deposizione e mentre aspettavamo notizie di Chris parlammo e ci conoscemmo meglio, ci conoscemmo davvero come non avevano mai fatto e c'erano molte cose do lui che ignorava come cerano molte cose di me che lui ignorava.
Mio fratello venne fatto stare nella mia stessa camera e l'infermiere ci spiegò che quello psicopatico gli aveva arrecato gravi lacerazioni e che in totale avevano dovuto mettergli quaranta punti fra stomaco e pelle e che avremmo dovuto aspettare un paio di giorni prima che si svegliasse.
A quanto pare lo avevano messo in coma farmacologico, ce lo avrebbero tenuto per un paio di giorni in modo che potesse recuperare bene e senza avvertire troppo dolore, ma io stavo forse peggio di prima, sentivo che quello che era successo era solamente colpa mia...
Il biondo era disperato e questo si vedeva chiaramente, come lo avevo notato precedentemente mentre parlavano cercando di non pensare alle brutte informazioni che avrebbero potuto darci i medici alla fine dell'operazione a cui avevano sottoposto mio fratello.
Pensai se fosse necessario dire qualcosa ma non feci nulla, rimasi in silenzio mentre Colton si sedeva accanto al suo letto e gli stringeva la mano, era facile intuire che non stava affatto bene perciò decisi di lasciargli un po' di spazio per sfogarsi.
Anche se fu piuttosto faticoso e doloroso mi alzai lentamente e lasciai la stanza senza fare troppo rumore, feci qualche passo esitante e mi sedetti su una delle scomode sedie fuori dalle stanze.
«Signor Sherwood, che ci fa fuori dalla sua stanza, non dovrebbe fare sforzi...» disse un giovane uomo dai capelli biondi e gli occhi color smeraldo, assomigliava molto al mio amico «Lo so, ma credo che lasciarli soli fosse la cosa migliore» dissi abbassando lo sguardo.
L'uomo si affacciò assieme a me, entrambi curiosi di come le cose stessero andando e ciò che vidi mi sorprese, Colton stringeva la mano di Christophe fra le sue saldamente, aveva la fronte appoggiata contro la sua mano mentre piangeva silenziosamente dandoci le spalle.
«Sembra molto ferito» «Penso lo sia dato sono fidanzati» «Oh, anche mio figlio è fidanzato con un ragazzo... » io lo guardai dubbioso, credo che la somiglianza fra quel dottore e Colton non fosse solo una coincidenza «Scusi, ma lei è il dottor Evans?» «Si, perché?» chiese confuso.
Io lo guardai e poi guardai la porta, probabilmente non aveva riconosciuto suo figlio dato che era di spalle e non credo che avesse avito occasione di incontrare molto spesso mio fratello quindi era comprensibile che non avesse capito.
«Bhe, quello che sta piangendo è suo figlio signor Evans, Colton è venuto subito qui quando a saputo che nostro padre aveva colpito Christophe e che era andato sotto ai ferri...» vidi l'uomo sbiancare e sedersi al mio fianco «Come può aver fatto una cosa del genere ai suoi figli e poi Chris è un così bravo ragazzo...» disse a bassa voce.
«Quell'uomo è morto tanto tempo fa, credo sia ciò che lo ha fatto impazzire...» «In che senso? » «Ovviamente non cerco di giustificare il suo comportamento perché non è giustificabile, ma penso che la morte di nostra madre lo ha distrutto completamente, é da quel giorno che è cambiato e che ha iniziato a fare del male a mio fratello per il suo orientamento sessuale»
«Capisco, è per questo che quella sera, lui...» scosse la testa come a volerla liberare dai suoi pensieri e mi sorrise flebilmente «Non preoccuparti, tuo fratello starà bene, me ne occuperò personalmente » detto questo entrò nella stanza.
Disse qualcosa al figlio che lo abbracciò sfogando tutte le sue lacrime e poi tornò a sedersi accanto a mio fratello accarezzandogli il dorso della mano come a fargli sentire la sua presenza e credo che quello abbia autato più di ogni altra cosa.
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