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Capitolo 6

[Intimidazione]
Colton Evans

Non volevo andare a scuola, non dopo quello che era successo e non ci sarei andato se Christophe non mi avesse convinto e rassicurato con la sua voce calda e un po' rauca.

Il tragitto da casa a scuola lo facemmo con le mani e le dita intrecciate e con il sorriso sulle labbra e una grande, immensa gioia dovuta al nostro amore che ancora prevaleva su ogni cosa come dubbi e preoccupazioni.

Respirai a pieni polmoni prima di varcare la soglia dell'edificio perché già sapevo cosa mi aspettava e che dovevo rimanere quanto più possibile calmo anche se non sarebbe stato per nulla facile.

«Finocchi» «Froci» «Malati del cazzo» era tutto quello che avevamo sentito nei corridoi della scuola e di certo non mi aveva reso felice, chi lo sarebbe stato dopo quelle parole ripetute ancora e ancora per tutto il tempo?

Io, riuscivo comunque ad essere felice e la cosa mi sorprese molto, potevo dire che la mia felicità si era solo minimamente abbassata, ma era ancora ben presente come il sorriso da ebete sul mio volto.

Forse fu proprio in quell'istante che capii quanto l'amore potesse essere un sentimento forte e magico, capace di cambiarti radicalmente, stravolgere la tua vita e darti forza anche nei momenti che normalmente non saresti stato in grafo di affrontare, tutto merito del mio moro preferito.

Le lezioni trascorsero con me e Christophe seduti vicino di banco che non seguivano neppure mezza parola di quello che gli insegnati dicevano mentre ci tenevamo per mano sotto al banco e ci guardavamo in continuazione cercando di reprimere il forte impulso di baciarci.

Austin stranamente non aveva aperte bocca, sembrava quasi che non si trovasse neppure lì, come se il suo copro si trovasse a scuola ma la sua mente, quella nessuno poteva dire dove si trovava.

I suoi occhi sembravano tristi, esitanti e forse anche pieni di confusione, però non mi importava di lui, anzi, potevo forse dire che lo odiavo con ogni piccola parte del mio essere, non per qualcosa che aveva fatto a me, ma per tutto quello che aveva fatto a suo fratello.

Arrivata la pausa pranzo ci fiondammo fuori dall'aula di lezione e cercammo in tutti i modi di mangiare velocemente per evitare Louise, già sapevamo che ci avrebbe fatto tante domande da non lasciarci neanche il tempo di respirare, figurarsi quello per mangiare e starcene un po' per conto nostro come dei fidanzati normali.

Finimmo giusto in tempo per vedere la ragazza varcare la soglia della porta della mensa e cercarci con quel suo sguardo smeraldino perfettamente attento, ci trovò ma era troppo tardi, stavamo già correndo via e ci siamo rifugiati nei bagni dei maschi, non dubitavo che sarebbe entrata comunque ma la speranza è sempre l'ultima a morire...

«L'abbiamo seminata?» chiesi io riprendendo fiato e lui mi sorrise annuendo, quel sorriso ma lasciava sempre senza fiato, non importa quante volte lo vedessi.

Lui mi si avvicinò lentamente con quel suo sorriso dolce, mi cinse la vita con un braccio e mi avvicinò di più a se lasciando che i nostri nasi si sfiorassero «Ora ti ho tutto per me» bisbigliò sulle mie labbra facendomi battere il cuore ad una velocità tale che credetti di morire.

Annullai la distanza fra le nostre labbra facendo sì che si unissero combaciando alla perfezione, le nostre lingue si trovarono subito e senza convenevoli dedicandosi ad una danza fatta d'amore.

Ci separavamo solo per riprendere fiato bacio dopo bacio, il rumore delle nostre labbra unite e separate era l'unico rumore che aleggiava nel bagno mentre i nostri respiri si facevano pesanti e la nostra mente si annebbiava perdendo mano a mano la ragione.

Il nostro momento intimo e paradisiaco venne interrotto bruscamente dal suono della campanella della scuola facendoci sbuffare, lui mi accarezzò la guancia e mi disse che mi amava non so quante volte lì dentro rendendomi confuso.

«Scusa, é solo che dovevo dirlo abbastanza da resistere per la fine delle lezioni » ammise facendomi sentire quella sua bellissima risata, ma a dire la verità, per me tutto di lui era fantastico «Non che la cosa mi dispiaccia comunque » dissi baciandolo a stampo «Ti amo» sussurrai sulle sue labbra e poi svogliatamente tornammo a fare lezione.

Quel giorno credo che metà scuola abbia fatto visita al preside e non parlo certamente di una visita di cortesia...

Dato che praticamente tutti quelli con un intelletto pari a quello di un pesce rosso avevano preso l'iniziativa di insultarci come fossimo degli abomini per tutto il tempo, comprese le ore di lezione con i professori presenti, il loro comportamento non era stato molto gradito.

«Non so cosa aspettarmi ora » sbuffai mentre camminavamo lungo il corridoio che portava alla palestra per gli allenamenti di calcio «Non so, ho un'ulteriore conferma della loro idiozia o nulla perché sono tutti in punizione » rispose Christophe ridacchiando.

«Hay ragazzi, vi cercavo » «É successo qualcosa coach? » «Solo che oggi non faremo gli allenamenti, siete solo voi due e Austin, perciò il preside vi manda a casa a fare i fidanzatini » disse scherzoso congratulandosi con noi per la nostra relazione per poi andarsene lasciandoci di sasso.

Ci guardammo come se avessimo appena assistito a qualche inspiegabile mistero del modo e poi scoppiammo a ridere come degli idioti.

Tornammo a casa e io non parlai per tutto il tragitto, il pensiero di quello che avrei voluto che accadesse in quel momento in bagno mi metteva ansia, sapevo che prima o poi io e Christophe saremmo arrivati a quel punto della nostra relazione ma io non ero pronto.

Già, non ero pronto per compiere un passo così importante ma qualche ora prima non so che avrei dato per finire in uno dei box del bagno e saltare l'ora di lezione concedendomi quel tipo di piaceri, questo mi confondeva e in realtà mi spaventava anche un po'.

Speravo che Christophe non avesse notato la mia situazione o sarebbe stato terribile per me dover spiegare, credetti davvero che non si fosse reso conto di nulla  dato che era un tipo abbastanza silenzioso, ma non sono mai stato capace di nascondergli nulla, come se lui stato fosse capace di vedere ogni singolo, piccolo dettaglio di me.

Ma come ho già detto, lui è sempre stato capace di leggeri come se fossi un libro aperto e una volta chiusa la porta d'entrata venne verso di me stringendomi al suo petto muscoloso, caldo e rassicurante lasciandomi un paio di baci sulla sommità della testa.

«Qualcosa non va? » mi chiese preoccupato, amavo sentire quanto fossi importante per lui, quanto si preoccupasse di me, amavo follemente questo sentirmi amato «Nulla di particolare, solo sono un po' spaventato da quello che provo » dissi cercando di restare sul vago.

Lui mi invitò a sedermi sul divano a qualche passo per continuare quella conversazione più comodamente, probabilmente lo fece per farmi sentire a mio agio dato che a lui non è mai importato il modo in cui di parla «Perchè paura? » «Per me è tutto nuovo e non capisco queste mie emozioni contrastanti...» tentai ancora di non scendere troppo nei dettagli.

Ma dal suo sguardo spaventato e preoccupato capii che non avevo modo di evitare la parte imbarazzante della conversazione che avevo tentato in vano di evitare e sputai fuori tutto quanto, come mi sentivo e cosa pensavo.

«Sai prima, in bagno, io sarei voluto ardentemente andare oltre, ma a mente fredda non mi sento pronto per  un passo così importante nonostante i miei sentimenti per te e non mi capisco, questo mi spaventa Christophe» lui mi prese una mano fra le sue e mi sorrise dolcemente «Ti capisco Colton, anche io sarei voluto andare oltre preso dalla foga del momento, forse è perché ci amiamo, ma è proprio per questo che non siamo sicuri sui passi da percorrere»

Fece una piccola pausa baciandomi la guancia con dolcezza guardandomi sorridente «La nostra paura, parlo almeno per me, è di bruciare le tappe, andare troppo veloce e distruggere questa felicità che ho cercato da tanto tempo, perciò non preoccuparti, se saremo pronti un giorno lo faremo» io sorrisi, lui era sempre così dolce e comprensivo con me che non potevo non amarlo.

Lo baciai dolcemente, un bacio casto e puro diverso dal bisogno di assaporarlo che avevo provato qualche ora prima «Senza di te sarei perso, ti amo» bisbigliai sulle sue labbra vedendole piegarsi in un sorriso «Senza di te io non vivrei» quella frase mi fece battere forte il cuore e sentire immensamente felice.

«Che ne dici se guardiamo un film nella mia stanza?» proposi io lievemente in imbarazzo sorprendendolo ma facendolo felice, non era facile per me fare delle "proposte" ma sapevo che lui amava passare il tempo in questo modo e io amavo passare il tempo accoccolato a lui, stretto fra le sue braccia mentre mi accarezzava i capelli sussurrandomi di tanto in tanto che mi amava.

Ci fu una vera e propria lotta per decidere che film vedere, lui si batté per un titolo horror e io per una delle spettacolari missioni dell'agente 007, altrimenti conosciuto come James Bond.

Alla fine vinsi io, gli dissi che odiavo gli horror violenti a tema zombie che lui invece amava e gli dissi che se avesse evitato di farmi vedere film horror da lì in avanti io lo avrei lasciato dormire nella mia stanza, con me ogni giorno, facile dire che ha accettato a mani basse.

Christophe era steso sul letto e io affianco a lui con la testa appoggiata sul suo petto, potevo sentire il battito accellerato del suo cuore e il ritmo regolare del suo respiro, le sue lunghe dita scivolavano fra i miei capelli biondi donandomi una certa soddisfazione che non sapevo come spiegare.

Mi accarezzava i capelli gentile rilassandomi completamente, il suo tocco per me era paragonabile alla migliori delle droghe, mi faceva sentire estremante bene e ne sentivo la necessità, ma non era solo il suo tocco, era lui che era la mia droga.

A dire la verità non so come faccia sentire la droga, non ho mai provato, so solo quello che i giocatori della squadra di calcio dicono quando sono sotto effetto di stupefacenti, credo che l'amore sia meglio di qualche mera illusione temporanea che ti lascia peggio di come ti trova.

Ma io non potevo capire le vere motivazioni che ti spingono a drogarti, non ci sono mai riuscito perché non ho mai sentito un tale vuoto e una tale disperazione da buttarmi in quel mondo pericoloso, quando mi sono sentito nel modo peggiore della mia vita sono solo cambiato un po' e ho affrontato il dolore con altri metodi, comunque inefficaci, come la droga appunto.

Tornando a quel momento io non stavo minimamente prestando attenzione al film nonostante fosse il mio preferito e mi resi conto che non avrei mai seguito un film fra le braccia del mio amato e credo che neppure lui lo stesse seguendo.

Mi spostai da quella posizione che era il paradiso lasciando anche lui un po' stranito e mi misi a cavalcioni su di lui poi mi stesi sul suo corpo baciandogli il collo poi la guancia e poi le labbra, lui strinse le mie cosce come a sostenermi e sembrò piuttosto felice di ricambiare il mio bacio.

«Non era il tuo film preferito? » mi chiese sorridendo con gli occhi ghiaccio che sembravano risplendere «Lo é, ma preferisco te» dissi lasciandogli un piccolo segno rossastro sul collo facendolo ridere.

Mi prese le guance nelle sue enormi mani e mi avvicinò al suo volto baciandomi dolcemente mentre mi mordicchiava il labbro inferiore per poi lasciarmi un segno piuttosto evidente sul collo, proprio come avo fatto io con lui.

«Il mio principino fa l'audace?»  chiese ridacchiando inarcando un sopracciglio come a prendermi in giro e io non avevo nessuna intenzione di lasciare che la passasse liscia «Che c'è, ti dispiace» soffia sulla pelle del suo collo passandoci sopra la lingua ottenendo un leggero mugugnio «Oh, certo che non mi dispiace, principino» disse respirando a pieni polmoni.

Io lo baciai a stampo e mi posizionai nuovamente al suo fianco con la testa sui suoi pettorali, proprio come ci travavamo inizialmente «Allora lo terrò a mente » bisbigliai ghignando per lo scherzetto che gli avevo fatto.

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