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Capitolo 5

[Coming out]
Punto di vista di Colton Evans

Quasi non potevo crederci quando sentii quella sua rauca e sensuale ammettere che ricambiava i miei sentimenti, mi sentivo tanto felice che sarei potuto morire, ma mi limitai a buttarmi fra le sue braccia cercando di non scoppiare a piangere.

Ma fu inutile, quel petto caldo e rassicurante fece venire fuori tutto quello che mi aveva tormentato e distrutto per anni misto alla grandissima gioia di cui il mio petto era gonfio.

Ancora incredulo lo guardai un po' dubbioso «Cosa siamo noi, Christophe?» «Siamo ufficialmente fidanzati e sono felice, tu lo sei?» «Si, certo che lo sono» lui mi sorrise, il sorriso più bello del mondo «Allora siamo fidanzati e felici » disse con dolcezza intrecciando le sue dita con le mie facendomi rabbrividire, positivamente.

«Mi dispiace...» sussurrai abbassando lo sguardo sul terreno, per colpa mia anche la sua situazione a scuola sarebbe peggiorata e non volevo «Per cosa?» mi chiese con sguardo interrogativo inarcando il sopracciglio «Per colpa di quello che ho detto nessuno di noi due potrà vivere tranquillamente il nostro ultimo anno qui...» «Ma di cosa parli, Colton stai rendendo tutto questo il tempo migliore della mia vita.»

Quando mi disse quelle parole riportati i miei occhi nei suoi ghiaccio sicuri e bellissimi, capii che quelle parole erano vere e che non lo aveva detto tanto per dire come so faceva spesso quando si è fidanzati e poi mo baciò, un dolce bacio che mi fece sfiorare il cielo con le dita.

La sensazione delle sue labbra sulle mie mi mandava in panne, non riuscivo più a ragionare lucidamente pensavo solo che volevo assaporarle il più possibile, il cuore cominciava a battere veloce e lo stomaco faceva i capricci come quando si va sulle montagne russe contornando i sentimenti che mi esplodevano nell'anima.

Ero felice, per la prima volta ero davvero felice ed ero me stesso e tutto questo lo dovevo a lui, il mio salvatore dai capelli color pece.

Tornammo al nostro appartamento mano nella mano sorridendo come due idioti senza poterne fare a meno, nessuno di noi due si preoccupò degli sguardi della gente perché eravamo troppo persi nel nostro nuovo amore germogliante.

Nonostante mi fossi aperto più di quanto non avessi mai fatto non ero ancora in pace con me stesso, non avevo ancora superato tutti i pensieri e le preoccupazioni che mi avevano tormentato fino a quel momento ma volevo farlo per sapendo che rischiavo.

Il pensiero di dover confessare ai miei genitori e a mia sorella minore il mio orientamento sessuale mi mise tanta ansia addosso da impedirmi di godermi quella meritata felicità che tanto avevo atteso e che tanto avevo sperato di trovate e provare nella mia vita.

«Che succede Colton?» mi chiese il mio ragazzo preoccupato, avrei voluto dire che non c'era niente per cui valesse la pena preoccuparsi ma quello sguardo cristallino e profondo mi impedì di mentire, sospirai sapendo che era una battaglia persa in partenza e per ciò mi arresi.

«Sono molto in ansia, devo dirlo alla mia famiglia e non so come potrebbero reagire, sono molto legato a loro e ne soffrirei se mi odiassero...» dissi rendendomi perfettamente conto che parlare in questo modo, di queste cose con lui era stato indelicato ma non potevo nasconderglielo, per il bene della nostra relazione.

Divenne molto serio, mi prese entrambe le mani fra le sue grandi e gentile guardandomi negli occhi come a darmi sicurezza «Data la mia esperienza non posso promettenti che andrà tutto bene perché non posso saperlo anche se mi piacerebbe poterti dire che andrà tutto nel verso giusto, ma non lo so» strinse di poco la presa sulle mie mani e abbozzò un sorriso.

«Però posso promettenti che comunque vada io starò al tuo fianco, ti proteggerò e aiuterò sempre e non ti lascerò solo quindi ti prego di non allontanarmi e dimmi tutto ciò che ti turba o ti ferisce perché farò tutto ciò che posso per proteggere il tuo bellissimo sorriso» mi appoggiò una mano sulla guancia accarezzandola «Quindi ti prego, non fare quella faccia triste e abbattuta » sussurrò baciandomi come se sapesse perfettamente quello di cui avevo bisogno.

Con lui era così, non importava quanto potessi essere spaventato, insicuro, ansioso oppure ferito, un suo sguardo, un suo sorriso e qualche sua parola mi avrebbero dato il coraggio persino di battermi contro il mondo intero ed era perché lo amavo, lo amavo da impazzire.

Gli dissi che tra un'ora da quel momento sarebbero arrivati i miei genitori per una cena e avevo intenzione di dirlo a tutti una volta finito il pasto, gli chiesi di aiutarmi con i preparativi e di restarmi a canto durante il mio discorso tanto temuto da parte mia.

Alle diciannove in punto la tavola era apparecchiata ed imbandita con le poche portate che avremmo mangiato quella sera, io e Christophe eravamo vestiti un po' meglio del solito ma comunque non in modo formale e puntuali come un orologio svizzero suonarono il campanello.

Aprii io la porta d'ingresso e mia madre, come ogni volta, mi riempì il volto di baci e mi strinse forte a se come se fossi un bambino, lo faceva tutte le volte che mi vedeva da quando avevo smesso di vivere con loro.

Inizialmente presentai il mio ragazzo come un amico e semplice coinquilino e sembrava quasi che mia madre cercasse di far fare a mia sorella colpo si di lui e diciamocelo la cosa non mi andò molto a genio.

Una volta finito il dolce preparato da Christophe e sparecchiata la tavola invitai i miei familiari a sedersi sul divano in soggiorno in modo che potessi cominciare a parlare tranquillamente con il mio ragazzo a canto che mo stringeva la mano dietro alla mia schiena.

Stavo per iniziare a parlare ma mia sorella minore, Tania, come sempre volle stare al centro dell'attenzione e come se ciò non bastasse iniziò a provarci spudoratamente con il mio moro ma mia madre notando il mio sguardo serio la zitti dandomi l'opportunità di parlare.

La donna mi guardava preoccupata e si portò una mano davanti alla bocca «Tesoro, non avrai mica messo incinta una ragazza vero?» chiese scandalizzata «Non è così, vero?» chiese mio padre facendo scappare una piccola risatina a Christophe, se solo avessero saputo forse avrebbero riso anche loro.

«No mamma, non c'è pericolo...» «Che intendi?» chiese inarcando un sopracciglio «C'è una cosa molto importante che devo dirvi e ho deciso di farlo questa sera, non saprei dire perché proprio ora ma sento il bisogno di farlo, vedete io sono gay» sussurrai l'ultima parte della frase tutto d'un fiato con le mani che tremavano strette saldamente da quelle calde e rassicuranti del mio ragazzo.

Inaspettatamente fu Tania la prima a parlare chiedendomi se lui fosse il mio ragazzo un po' delusa, mio padre mi guardò duramente «Da quanto state assieme?» chiese con tono un po' aspro «Poco più di un'ora signor Evans» rispose educatamente Christophe a posto mio notando il mio panico.

«Da quanto sei così?» chiese invece mia madre con tono dispregiativo facendomi venire una gran voglia di scoppiare a piangere e scappare via, ma decisi di provare a resistere «Me ne sono reso conto in terza media » dissi con la voce sempre più flebile e le gambe che tremavano.

Mio padre livido di rabbia si alzò con la mano tesa e si avvicinò a me «Ce lo dici così, dopo anni che lo sai, cosa abbiamo sbagliato, abbiamo cercato di darti il meglio, ti abbiamo dato troppo?!» urlò facendo per picchiarmi ma Christophe mi fece riparare dietro la sua possente schiena.

Mi appoggiai alla sua schiena stringendone forte il tessuto della maglia singhiozzando ferito mentre ascoltavo mia madre piangere e vedevo mia sorella che le si avvicinava come per confortarla, come se io fossi un errore.

«Dovresti vergognarti per averci deluso così! » urlò mio padre facendomi sobbalzare facendo aumentare le lacrime che sgorgavano dai miei occhi rendendomi la vista sfocata ma venne interrotto dalla voce calda e questa volta cupa di Christophe.

«In cosa vi avrebbe deluso, ha i voti migliori, è co capitano della squadra di calcio, si impegna in tutto quello che fa, non si comporta in modo lascivo o vergognoso ma è una persona per bene!» esclamò lui «Tu che ne sai?!» «Siete voi che non sapete un bel niente!» questa volta alzò il tono do voce risultando anche un po' minaccioso «Essere gay è difficile, hai paura di essere sbagliato, hai paura degli insulti e di non essere accettato e voi non state accettando il figlio che avete sempre amato e che vi ha sempre amato, state mettendo in discussione il vostro amore per lui solo perché non gli piacciono le ragazze!»

Fece una breve pausa e mio padre fece un passo in dietro abbassando lo sguardo come se sapesse che quello che stava dicendo era giusto «Non dovreste ripudiare vostro figlio perché è diverso da come vi aspettavate, voi non sapete che vuol dire perdere la propria famiglia per questo e vi auguro che non lo facciate mai!» questa volta la sua voce tremò.

Mia madre un po' affannata si alzò in piedi e mise una spalla sulla mano del marito «Scusami Colton se sono scoppiata a piangere ma sono rimasta male del fatto che tu non me lo abbia detto prima ma come ha detto Christophe deve essere stato molto difficile e poi sentire quelle cose da tuo padre mi ha scosso...» mi spostati da dietro la schiena del mio ragazzo e mi lasciai abbracciare da mia madre.

«Io ti voglio e ti vorrò sempre bene, a prescindere dal fatto che ti piacciano i ragazzi o le ragazze » «Anche io ti voglio bene fratellone, anche se mi sarebbe piaciuto diventare zia» disse mia sorella facendomi ridere e calmare un po'.

Mio padre mi abbracciò più stretto di tutti gli altri e mi chiese scusa centinaia di volte «Non dovevo dire quelle cose ma sai come sono fatto, quando non so come comportarmi finisco per dire cose che non penso e questa volta ho esagerato, il tuo ragazzo ha ragione» disse lasciandomi respirare finalmente.

Mi guardai attorno e non lo vidi, uscii fuori seguito dai miei genitori e me ne infischiai del fatto che che fossi con una camicetta e ci fossero meno tre gradi e corsi veloce più che potevo fino a raggiunge un parco, poco prima c'erano delle panchine e lo vidi seduto lì con lo sguardo perso.

Mi abbassai e gli accarezzai la testa, lui mi tirò verso di se e appoggiò il capo sul mio petto stringendo la mia camicia piangendo silenziosamente senza accorgersi della presenza dei miei genitori e si mia sorella attorno a lui.

«Hey, che succede?» chiesi preoccupato ma con tono dolce accarezzandogli i capelli corvini «Mi ha fatto male vedere una famiglia unita che vuole bene a loro figlio gay quando mio padre e mio fratello...» sussurró tra un singhiozzo e l'altro «Mi fa stare così male anche se sono felice per te...» disse infine stringendosi si più a me.

Non mi aspettavo di vederlo mai piangere e sentire la sua voce rotta dal pianto e dal dolore mi fece male, anche io volevo proteggere il suo sorriso e aiutarlo a superare il suo dolore perché era una persona stupenda e non meritava tutto quello.

Ma prima che potessi dire qualsiasi cosa mia madre e mio padre si guardarono e sorrisero «Non dire così, ora Christophe fai parte della nostra famiglia quindi prenditi cura di nostro figlio» lui alzò il volto rigato dal pianto e fece un cenno con la testa.

Quando smise totalmente di piangere ringraziò i miei genitori e rientrammo in casa al caldo e mia sorella ne approfittò per sdrammatizzare «Ma non è possibile, tutti i ragazzi carini o sono stronzi o comunque poco raccomandabili o sono gay» a sentire il suo tono infantile scoppiammo tutti a ridere.

Poco dopo andarono via rimandando le loro domande ad un altro giorno e io mi fiondai fra le braccia calde di Christophe «Hey, ma sei ghiacciato» esclamò preoccupato «Che ci posso fate se il mio ragazzo ha la brillante idea di sedersi su una panchina distante da casa con meno tre gradi?» chiesi ironico facendolo ridacchiare.

«Come faccio a farmi perdonare?» chiese vicino al mio orecchio facendomi rabbrividire piacevolmente «Voglio dormire con te che mi fai da stufa, non so come fai ad essere così caldo» lui rise e mi prese in braccio a mo' di sposa «Come desidera principino»

Io protestai un po' per essere stato trattato come una ragazza ma sotto sotto mi piaceva quando mi chiamava principino e quando mi riempiva di attenzioni e quella notte lo fece.

Mi fece dormire stretto fra le sue braccia lasciandomi ascoltare il suono del suo cuore che batteva veloce mentre mi accarezzava la schiena e di tanto in tanto mi baciava la testa, così caddi spensierato fra le braccia di Morfeo dormendo, dopo molto tempo, un sonno lungo ed indisturbato dominato dal mio amore per lui.

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