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Capitolo IV: Il Carnevale




Ormai era l'alba.

Elettra si fermò poco prima di casa sua e scese da cavallo dal momento che non voleva dare troppo nell'occhio.

Girò l'angolo e quando fu in vista della sua dimora si arrestò: c'era un piccolo drappello di Guardie della Notte davanti all'entrata.

La cosa che la fece preoccupare ancora di più, però, fu la carrozza con lo stemma della famiglia de Medici parcheggiata davanti al suo cancello. Non prometteva niente di buono.

Decise di farsi forza e si incamminò in quella direzione.

Riconobbe Bertino tra gli uomini di guardia.

"Elettra, finalmente! Eravamo tutti preoccupati per voi!", le disse abbracciandola. Tra tutte le guardie di Dragonetti, Bertino era uno dei pochi con cui non aveva mai avuto contrasti.

"Sono nei guai, vero?", gli chiese.

"No, non penso. Però siete sparita così all'improvviso... vostro zio era parecchio preoccupato, come tutti in fondo, e Giuliano non ha fatto altro che camminare avanti e indietro per tutta la notte", le disse mentre la scortava nel salotto.

Bussò alla porta e dopo un secco "Avanti" del Magnifico, che faceva trasparire tutta la sua ansia, fece cenno ad Elettra di entrare.

La giovane prese un profondo respiro ed aprì la porta.

Al vederla Becchi si alzò di scatto dalla poltrona su cui era seduto dalla sera precedente e corse ad abbracciare la nipote.

Elettra poteva contare sulla punta delle dita le volte in cui le aveva dimostrato tutto quell'affetto davanti ad altre persone. Significava che era davvero preoccupato.

"Alla buon'ora", le disse Lorenzo avvicinandosi.

  Giuliano invece le stava a debita distanza e appariva l'unico adirato in quella stanza.
"Signora, finalmente siete qui!"

Maria irruppe nella stanza dalle cucine urlando e dimenticandosi dell'etichetta. Portava ancora il grembiule da cuoca sporco di farina. Quella ragazza le avrebbe fatto venire un infarto, prima o poi.

"Avete bisogno di qualcosa? Vi preparo qualcosa da mangiare o bere? O preferite farvi un bagno caldo?"

La stava sommergendo di domande e la sua ansia traspariva ad ogni parola.

"L'ultima cosa che avete detto. Grazie, Maria", le rispose la ragazza.

"Dove sei stata tutto questo tempo?", le chiese Becchi una volta che la serva fu uscita.

Ed ecco la domanda fatidica.

Elettra non poteva di certo dirgli che era andata con Leonardo ad incontrare un infedele con non tutte le rotelle al posto giusto.

E che quest'ultimo le aveva parlato della setta eretica a cui apparteneva.

E che inoltre aveva scoperto che anche sua madre e sua sorella erano delle eretiche, delle adoratrici uno strano dio pagano.

E che quel Turco le aveva affidato il compito di continuare per quella strada.

No, non poteva farlo.

"Avevo bisogno di schiarirmi le idee, non mi sono accorta del tempo che passava", gli disse semplicemente. Sapeva benissimo che come bugia non stava in piedi.

Becchi si limitò a sospirare.

"Lo dicevo io che frequentare quel Da Vinci non avrebbe portato a niente di buono! Stai diventando come lui!", le urlò Giuliano.

"Giuliano, basta. L'importante è che Elettra stia bene e che sia qui.", ribatté Lorenzo. "Però la prossima volta che decidi di prenderti una pausa avvisa qualcuno di noi. E preferibilmente evita di andartene nel bel mezzo di qualche lavoro". Il Magnifico non era per niente arrabbiato, anzi, sembrava divertito da quella strana situazione. Le sorrise e lei lo trovò molto confortante.

Annuì. Aveva recepito il messaggio.

Becchi nel frattempo si era perso nei suoi pensieri. Sapeva bene che quello che la nipote gli aveva detto non era vero ma non gli importava. Anche se lei magari non se ne rendeva conto, lui era informato su tutto quello che quella ragazza faceva, uscite all'osteria comprese. Eppure non riusciva mai ad arrabbiarsi con lei. Appena vedeva quei grandi occhioni azzurri specchiarsi nei suoi, si dimenticava di tutto il resto. Aveva rischiato di perderla troppe volte, per avere il coraggio di prendersela con lei. Anche se per l'aspetto sembrava la fotocopia della madre da giovane, il comportamento e quel suo particolare modo di porsi di fronte agli altri erano identici al padre. Entrambi passionali ed irriverenti, sempre con l'idea pronta. A differenza di Lucrezia ed Aramis, che avevano ereditato da  Anna il modo di ragionare, ponderando sempre bene le proprie scelte. Filippo ed Elettra tendevano ad essere impulsivi, ragionando più con il cuore che con la testa. E proprio in quello stava la loro genialità.

"Sarà meglio che vada, o l'acqua del bagno si raffredda", disse alla fine la ragazza, congedandosi dal piccolo gruppo.



***


Nonostante la rassicurante sensazione che l'acqua calda le dava al contatto con la sua pelle, Elettra non stava per niente bene. Ripensava alle parole che il Turco le aveva detto e a quello che aveva scoperto su sua madre. Tutti quei pensieri le stavano causando parecchio fastidio. Conosceva bene quei sintomi: la gola che si restringe, il respiro corto e affannato e lo stomaco rivoltato. Credeva di essere ormai riuscita a controllare gli attacchi di panico che avevano cominciato a perseguitarla dopo la tragedia che aveva colpito la sua famiglia, ma a quanto pare non era così. L'altra volta li aveva sconfitti grazie alla pittura, alla bottega del Verrocchio e a quell'artista un po' folle che l'aveva presa subito in simpatia.

Chiuse gli occhi, cercando di svuotare la mente e di rilassarsi un po'.

  "'Avevo bisogno di schiarirmi le idee, non mi sono accorta del tempo che passava' Che razza di scusa è questa?!", urlò Giuliano facendo irruzione nella stanza.

La ragazza lo guardò spaventata. Non lo aveva mai visto così fuori dagli stracci.

"Ora dimmi dove sei stata realmente", continuò.

Non poteva dire neanche a lui, il suo migliore amico, la verità. Si sentiva in colpa. Gli occhi le divennero lucidi e una lacrima solitaria le rigò il volto.

"Ho incontrato un amico di mia madre che mi ha raccontato alcune cose su di lei che io fino a questo momento ignoravo". Era la versione che più assomigliava alla verità che poteva dirgli.

L'altro sembrò capire.

"Tua madre era una strega, non vale la pena versare queste lacrime per lei", gli disse dolcemente avvicinandosi ancora un po' alla vasca da bagno.

Elettra gli fece un sorriso tirato. Nonostante quella donna non avesse mai mostrato interesse per lei, era pur sempre sua madre.

Giuliano decise di fare ancora qualche passo in avanti.

Elettra si ricordò solo in quel momento di essere in una vasca da bagno completamente nuda. Arrossì un po' e fece per immergersi più di quanto già non fosse, coprendosi alla meglio con la schiuma.

Il de Medici si mise a ridere di fronte alla reazione della ragazza.

"E così non ti importa niente di posare nuda per una statua da mettere in bella vista a palazzo, ma di colpo arrossisci e tenti di coprirti se ad osservarti è il tuo migliore amico?", le disse scherzosamente.

"Passami l'asciugamano, per favore", sembrava che Giuliano ce l'avesse fatta a tirarle su un po' il morale.

"Vai a prendertelo da sola il tuo asciugamano"

"Non voglio bagnare in giro, passamelo"

Il de Medici si mise a ridere un'altra volta.

A quel punto, la ragazza, sconsolata, si alzò velocemente e fece per andare in direzione della poltrona, dove si trovava il telo, ma Giuliano le si parò davanti e lei finì per sbattere contro il suo petto. I loro visi erano pericolosamente vicini. Lui fece per accorciare quella distanza ma Elettra voltò il viso dall'altra parte.

"Giuliano ne abbiamo già parlato. Ci tengo troppo a te per rovinare tutto così"

A quel rifiuto, decise di fare qualche passo indietro. Ridendo per essere stato così stupido.

"Sai qual è il tuo problema?", gli disse lei scherzosamente.

Al silenzio dell'amico decise di proseguire. "Quando vedi un bel visino non capisci più niente".
"Non sono solo gli occhi"

"Non volevo essere così volgare ma tu mi hai costretto! Allora diciamo pure che quando vedi un bel visino, con un bel paio di tette e un bel culo tu vai in confusione"

"Te lo concedo"

Si misero entrambi a ridere, questa volta.

Poi sentirono dei passi.

"Questo è mio zio. Penserà male vedendoti qui. Nasconditi!"

"E dove?", le chiese l'altro confuso.

"Inventati qualcosa!"

Becchi si mise a bussare alla porta. "Elettra tutto bene? Posso sapere con chi sei?"

"Con nessuno", gli disse lei aprendo la porta quel tanto che bastava per mostrare la faccia allo zio, "Stavo facendo il bagno".

"Eppure ho sentito delle voci", le disse poco convinto.

Elettra si fece da parte, consentendogli di entrare; nel frattempo si sistemò l'asciugamano come meglio poteva.

Becchi si guardò intorno con molta attenzione. Sembrava parecchio confuso: era certo ci fosse qualcun altro nella stanza, eppure non era così.

"La vecchiaia che avanza mi gioca brutti scherzi, scusa se ho pensato male di te"

"Non importa", gli disse lei accompagnandolo alla porta.

"Io e Lorenzo dobbiamo andare adesso, ma per qualsiasi problema c'è Giuliano da qualche parte per la casa"

"Ci vediamo al carnevale", lo salutò Elettra.

Appena lo zio ebbe girato l'angolo fece segno a Giuliano di uscire dal suo armadio: era così grande che una persona poteva tranquillamente starci dentro mischiata ai vestiti.

Lo intimò comunque al silenzio finché non sentì più i passi sulla scalinata di marmo.

Appena il rumore cessò, si scatenarono entrambi in una fragorosa risata. Per un attimo erano tornati ad essere i bambini pestiferi che terrorizzavano i servi di palazzo de Medici con i loro scherzi.






Quella sera...



Finalmente tutto era pronto per la festa. Elettra guardò fiera quello che aveva organizzato. Le lanterne colorate che sembrava fluttuassero nel vuoto illuminavano a giorno la piazza del Duomo, i decori floreali erano perfetti, la musica era allegra e i saltimbanchi erano molto in gamba. Cominciavano anche ad arrivare le prime persone mascherate.

Lei, dal canto suo, indossava una lunga veste color carne, senza corsetto, impreziosita qua e là da ricami e perline di vetro che rendevano l'abito più luminoso; attillato fino alle ginocchia, si allargava leggermente fino ad arrivare a terra. Metteva parecchio in evidenza le sue forme e ricordava vagamente la Grecia classica. "Una dea", aveva commentato Maria quando l'aveva indossato. Aveva inoltre un profondo scollo sul decolté. Essendo senza maniche e considerate le temperature di fine marzo, per evitare di avere freddo, Elettra si era fatta confezionare anche un mantello dello stesso colore, ma coperto interamente da perline di vetro colorato dalle più svariate forme; esse erano disposte in modo da creare un decoro astratto, con linee che si intersecavano qua e là.

Quando la processione fu in vista del Duomo, la musica cessò ed Elettra andò a disporsi sui gradini della chiesa dietro ai membri della famiglia Medici e di fianco a Gentile Becchi.

In prima fila, davanti al corteo vi erano i componenti della famiglia Pazzi, con Francesco che teneva stretta in mano la fiaccola che avrebbe azionato la colombina progetta da Leonardo. Alla giovane, quell'uomo faceva sempre ridere: le ricordava tanto un topo con quella faccia che si ritrovava!

"La famiglia Pazzi vi affida, Lorenzo de Medici, questo nuovo fuoco, scaturito dalle schegge della pietra del Santo Sepolcro.", proferì il vecchio Jacopo.

"Come nostro diritto, concesso al nostro antenato per le sue imprese nella prima crociata", disse Francesco. Il suo odio per i Medici traspariva ad ogni parola.

Di mala voglia porse la torcia al Magnifico, che la alzò mostrandola alla folla in delirio.

Poi il portone della chiesa si aprì e Lorenzo scomparve al suo interno, per accendere la colombina.

Elettra era parecchio nervosa e Leonardo, che riusciva a scorgere in mezzo alla marea di gente che aveva invaso la piazza, era messo peggio di lei. L'ultima volta che avevano parlato dell'argomento le aveva confidato che non era certo che ce l'avrebbe fatta a farla volare. Per il bene dell'amico sperava tanto di sì.

Ci fu un lungo momento di silenzio.

"Benvenuti, tutti voi nella casa di Dio", disse il Magnifico uscendo.

Ormai mancava poco. La tensione era molta ed Elettra, quasi senza accorgersene, prese la mano di Giuliano, stringendola forse fin troppo forte.

Dopo attimi interminabili la colombina schizzò fuori dalla chiesa e si mise a fare delle spettacolari acrobazie nell'aria. Tutti i presenti erano sorpresi ed attenti ad ogni suo movimento.
Alla fine essa andò ad adagiarsi su una struttura piena di fuochi d'artificio, innescando la miccia di quest'ultimi.

Elettra guardò Leonardo che ricambiò il suo sguardo. Era fiera di lui.

La festa poi proseguì magnificamente. I fuochi erano fantastici e l'intrattenimento, a detta di molti, fu anche meglio.

La ragazza non riusciva neanche a fare due passi consecutivi, che qualcuno la fermava per complimentarsi dell'ottimo lavoro.

Ballò più che altro con Giuliano che, stranamente, sembrava avere occhi solo per lei e non per le donnette allegre in abiti succinti che gli facevano l'occhiolino ogni qual volta le guardava. Riuscì anche a convincere suo zio ad offrirle un ballo.

Le sarebbe piaciuto fermarsi un attimo ed andare a congratularsi con Leonardo per la colombina, ma l'amico sembrava essersi volatilizzato. Provò a chiedere informazioni a Zoroastro, che nel frattempo ballava con le donnette allegre in abiti succinti, ma, essendo parecchio ubriaco, riuscì a dirle ben poco, prima di offrirle un goccio di vino della bottiglia, l'ennesima, che teneva in mano. Anche Nico non le fu d'aiuto, troppo preso a controllare che Zoroastro non combinasse guai.

Un'altra cosa strana, in quella festa, fu l'assenza, da un certo punto in poi, anche di Lucrezia Donati che di solito faceva sempre bella mostra di sé.

Elettra aveva un brutto presentimento al riguardo... ma preferì ignorarlo. Era ad una festa e doveva divertirsi!

Il resto per il momento non contava.



***


Angolo dell'autrice

Eccomi di nuovo qui!

C'è una cosa che non vi ho detto di me: io ho una piccola, piccolissima, passione per la moda e capita spesso - SEMPRE - che per la descrizione degli "abiti di scena", chiamiamoli così, mi ispiri a modelli visti in giro.

Inoltre, dato che la serie tv Da Vinci's Demons più che una serie storica è un fantasy, i vestiti di scena molte volte sono ben lontani dall'essere i tipici abiti rinascimentali. Da qui il mio ragionamento: perché io dovrei "vestire" Elettra in abiti del periodo se non lo fanno nemmeno i costumisti nella serie tv?

Non aspettatevi abiti dalle gonne ampie e i corsetti stretti.





Per "l'outfit" del carnevale mi sono ispirata ad un abito di uno dei miei stilisti preferiti, Zuhair Murad. E' un abito di qualche anno fa, precisamente della collezione primavera 2014. Ovviamente quest'abito non è da prendere completamente alla lettera, diciamo che è quello che si avvicina di più all'idea che avevo in mente.

Potrebbe darsi che l'immagine si veda un po' sgranata: colpa mia che non sono riuscita a trovarne una migliore in rete e ho dovuto fare uno screenshot direttamente su Instagram. Mi prendo tutte le mie responsabilità.

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