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7 Il ladro di cadaveri

Itachi, Shasei e Kodokuna erano sui piedi di una voragine circolare dal raggio di dieci metri, strutturato a  imbuto, posizionato nel cuore di una foresta.
Era nera e non s'intravedeva la fine da quanto era profonda.
"Non mi direte che ci dovremmo buttare!", esclamò Shasei, leggermente preoccupata e spaventata.
"Invece sì", gli disse Itachi.
"Voi siete tutti matti!".
"Vuoi vivere o morire?", chiese   Kodokuna.
Shasei sospirò, arrendendosi.
Itachi si gettò, imitato dalla donna.
La ragazza tirò fuori da sotto la maglietta un ciondolo fatto a cerchio con al centro un triangolo rivolto al basso.
Glielo aveva regalato Hidan anni prima, quando gli insegnava la fede di Yashin, quando faceva ancora parte dell'organizzazione Alba.
Aiutami..., pensò impaurita.
Prese un grosso respiro, si fece coraggio, chiuse gli occhi e si gettò nella voragine.
Urlò per tutto il tempo che precipitò, fino a giungere alla fine; finì in una sala circolare con in un canto una grande galleria circolare, lunga e oscura.
"Ci hai messo troppo", commentò Kodokuna.
"Avevo paura okay?", rispose in modo sfacciato.
"Smettetela", s'intromise Itachi.
Le due zittirono in quell'istante.
"Andiamo", disse la donna, spaccando quel silenzio.
Senza dire oltre, il trio varcò la soglia  della galleria. Non essendo illuminata con delle torce, Itachi attivò un fuocherello sul palmo della mano destra per illuminare il percorso.
"Da chi stiamo andando?", chiese Shasei a Kodokuna.
"Da un ladro di cadaveri. È un ricercato e fa questo lavoro da anni".
"Ma come può fare questo lavoro?", chiese scettica.
"Ruba cadaveri, ma non profana le tombe. Tutti i corpi li trova nel bosco o se li fa procurare. Guadagna molto".
"Dovremmo anche pagarlo?".
"Mi deve un favore".
La galleria terminò con una gigantesca e altissima sala rettangolare illuminata con delle torce.
I due lati più lunghi, quelli laterali, erano occupati da centinaia di migliaia di porticine quadrate, chiuse con un lucchetto.
Celle mortuarie.
In fondo alla sala c'era una scrivania di legno con una poltrona che guardava la porta d'entrata, occupata da una figura, china a scrivere su un quaderno. Kodokuna si schiarì la voce, attirando l'attenzione della figura.
"Kodokuna?", chiese.
La donna annuì.
La figura si alzò e corse diretto a lei, finendo poi per abbracciarla.
Solo lì Itachi e Shasei poterono vedere bene la figura; era un uomo pelato, con in viso una folta barba nerastra accompagnata da due baffoni corvini. Il viso era illuminato da due gemme smeraldine e le mani erano magre con le dita sottili e affusolate.
"Vi presento mio fratello, *Dorobo Jimbutsu".
"Non mi avevi parlato di un fratello", disse Itachi, quasi offeso.
"Sei geloso di me, Itachi Uchiha?", chiese Dorobo.
La voce era acuta, ma gracchiante e fastidiosa allo stesso tempo.
"Di cosa avete bisogno?".
"Di un cadavere", disse Kodokuna.
"Allora siete nel posto giusto. Di che tipo?".
"Uno che sia compatibile con lei", disse Itachi, scostandosi di lato, mostrando Shasei.
Dorobo osservò con sospetto la ragazza.
"Devo esaminarla".
La ragazza sussulto'.
"Perché?", chiese Itachi, dubbioso.
"Devo verificare il suo aspetto fisico e le capacità magiche per trovare un cadavere compatibile".
"Te lo dico io com'è fisicamente".
"Abbiamo due tipi di occhi diversi.
Ho bisogno di vederla sotto i miei".
Kodokuna squadro' il fratello con occhio critico.
"Questo non se ne parla. Non mi avevi parlato di un esame".
"Non te lo avevo detto perché pensavo che conoscessi i miei modi di fare".
"Ti devo ricordare che sei stato un pedofilo?".
"Un cosa?!", urlò esterrefatta Shasei.
"Sentite, se i miei modi non vanno molto a genio con i vostri allora sparite".
Kodokuna sospirò, arrendendosi.
Si scostò di lato, lasciando il passaggio libero a Dorobo. L'uomo fece per passare quando Itachi lo bloccò stringendogli il braccio sinistro, puntandogli addosso uno sguardo penetrante e minaccioso.
"Se quando torna scopro che le hai fatto qualcosa, ti farò pentire di essere nato", lo minacciò.
Dorobo non parve spaventato dalla minaccia di Itachi, anzi, rispose a quella intimidazione con un sorriso complice, misto a un ghigno.
Il ninja mollò il braccio, lasciando che l'uomo si avvicinasse a Shasei.
"Hai paura di me?", chiese lui.
"Terribilmente".
"Non devi averne. Seguimi".

Kodokuna e Itachi rimasero nella sala principale mentre Shasei venne accompagnata in un laboratorio da Dorobo.
Si spogliò, rimanendo in biancheria intima e rimase in piedi mentre l'uomo la esaminava con occhio critico.
Shasei si accorse di essere peggiorata; le linee sottocutanee avevano occupato quasi tutto il corpo e si stavano diramando verso il collo.
La maledizione stava procedendo velocemente.
La ragazza si sentiva osservata e ciò le dava una strana sensazione di disagio; Itachi era l'unico maschio che l'avesse mai vista semi nuda nella sua vita e, sapendo di essere visitata da un ex pedofilo la fece stare male.
Il peggio arrivò quando cominciò a toccarla lungo i fianchi e le braccia, per non parlare delle gambe.
Il suo tocco però era delicato e preciso e afferrava i suoi muscoli con decisione; probabilmente era stato un medico, o comunque aveva esperienze legate alla medicina.
"Mostrami le tue capacità magiche".
"Posso cambiarmi prima?".
"No. Devo vedere se il tuo corpo muta mentre utilizzi una tecnica".
Shasei alzò gli occhi al cielo.
In quel momento stava temendo che il suo corpo semi nudo eccitasse quell'uomo.
Lo accontentò, mostrando per prima le tecniche di base, per poi mostrare quelle più complesse e per finire il Byiakugan attivo.
Dorobo la osservava senza fiatare, con uno sguardo che faceva preoccupare sempre di più la ragazza.
"Abbiamo finito", disse ad un certo punto l'uomo.
Shasei prese un sospiro di sollievo.
Prese le sue cose e cominciò a vestirsi, per poi uscire accompagnata da Dorobo.
Appena rientrarono nella sala principale, videro Kodokuna e Itachi rialzarsi dal pavimento, visto che si erano appoggiati a una delle pareti.
"Allora?", chiese Itachi.
"Dopo un accurato esame, ho capito il cadavere più compatibile a lei".
L'uomo andò dritto verso una cella mortuaria alla sua sinistra e prese dalla tasca un enorme mazzo di chiavi di ottone. Ne prese una, la infilò nella serratura del lucchetto e lo sfilò via, aprendo così la cella mortuaria.
Una volta aperta, tirò a sé una brandina su cui era appoggiato un cadavere, coperto da un lenzuolo bianco. L'uomo lo sfilò via, mostrando per intero il corpo.
Era una ragazza sui sedici anni con lunghi capelli castani e gli occhi chiusi. Dorobo glieli aprì, mostrando il suo Rinnegan ormai spento, privo di sguardo; il corpo era magro e slanciato, ma alle caviglie e ai polsi presentava dei segni rossastri.
"Era stata rapita?", chiese Shasei, indicandoli.
"Non so molto di lei. L'unica certezza che ho è la causa della morte, ovvero l'avvelenamento".
"Dove l'hai trovata?", chiese Kodokuna.
"Nel bosco. È stata avvelenata da un fungo mortalmente velenoso. Di più non so".
"Va bene. La prendiamo", disse Itachi.
In quel momento Dorobo prese il cadavere di peso e lo appoggiò sulla scrivania. Poi prese un sacco nero delle sue dimensioni e cominciò a "imbustarla".
Durante il procedimento, Shasei non riusciva ancora a credere che quello sarà il corpo in cui abiterà per il resto della vita; si era integrata bene col cadavere di Aruna Kentsu e sapere che si ritroverà in un altro corpo la fece ratristare.
Una lacrima le attraversò la guancia.

*Dorobo*:ladro in giapponese.

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