Capitolo 24~
- Perché mi state aiutando?
- Per la milionesima volta, Xer caro, è per curiosità.
- Ma non potete rischiare la vita per curiosità.
- Certo che possiamo. È la nostra, dopotutto.
Xerxes era fisso su quel letto da poco più di due settimane, passate tra una febbre alta e dolori lancinanti su tutto il corpo. Un sacco di domande avevano assillato la sua mente, ma solo una si era sempre ripresentata con costanza.
- Non mi conoscete nemmeno. Come fate a darmi tanta fiducia?
Erika smise di limare le punte delle sue frecce ed alzò lo sguardo, per fissarlo in quello di Xerxes. - Non siamo così stupidi da fidarci di un ragazzino - non gli diede il tempo di rispondere che indicò col mento la piuma che pendeva dal collo del giovane. - Ma ci fidiamo del Manfeel che ti ha dato quella piuma. E di quella ragazzina di cui mormoravi il nome durante il delirio della febbre.
Xerxes ebbe la sensazione di avvampare al riferimento di Elvia, e si affrettò a voltare lo sguardo altrove, imbarazzato. Che avesse davvero tradito se stesso in quel modo?
La mezzelfa, un sorriso beffardo sulle labbra, riprese il suo lavoro.
- Un Asfer non dona mai una parte di sé ad un essere umano che non ritenga degno di tale concessione. Mai e poi mai - disse. - Siamo curiosi di scoprire perché un ragazzino come te, così debole ed ingenuo, sia talmente ben voluto.
- Non ascoltarla - la voce di Lorenzo arrivava dai buchi del tetto malmesso. - Erika vuole sapere soprattutto chi è questa Elvia che nominavi continuamente.
- Una ragazza che ho conosciuto - borbottò Xerxes, imbarazzato, frettolosamente. - Nessuno di importante.
La risata di Lorenzo scosse quelle quattro mura che stavano in piedi per miracolo. - Io credo che un po' della tua storia ce la meritiamo, no? Pensalo come a una sorta di pagamento.
Xerxes storse la bocca. - Chi mai si farebbe pagare con una storia?
- Tanta gente - sussurrò l'uomo, gli occhi che brillavano nonostante il ragazzo non potesse vederlo. - Davvero tanta gente, ma basta cercare la persona giusta per la storia giusta.
- Inizia - lo esortò Erika, mentre continuava a prendersi cura delle sue frecce, in apparenza indifferente a quello che il ragazzo sarebbe stato costretto a raccontare.
Xerxes, il volto leggermente in fiamme, strinse le lenzuola e sospirò, rassegnato. - Però voglio sapere qualcosa anche dei miei adorati e fantastici salvatori, che ne pensate?
- Forse - replicarono i due in coro.
Xerxes sospirò di nuovo. - Sono nato in un piccolo villaggio sconosciuto tra i monti. Un bel posto, ricco di cibo in abbondanza e di un vento che ci difendeva dal gelo in inverno e dalla calura in estate. Poi, all'improvviso e senza dare a me e a mia sorella un barlume di spiegazione, i miei hanno deciso di trasferirsi in città, a Mystrangel. Per qualche tempo ci è andata anche bene; poi stranieri di altri Regni hanno iniziato ad affollare le strade della città per quelle che sembravano delle riunioni segrete. Io...
Xerxes si interruppe, mordendosi l'interno della guancia per non rivelare troppo. Erika e Lorenzo se ne accorsero da quella pausa improvvisa e dalla voce divenuta rotta del ragazzo, ma preferirono non dire nulla, lasciandolo in balia dei ricordi. Sapevano bene entrambi cosa stava provando e, se volevano che il giovane si fidasse in qualche modo di loro per lasciarsi seguire e dimostrare che non erano pericolosi per lui in nessun modo, avrebbero dovuto immergersi di nuovo anche loro in quel turbinio di ricordi e dolore.
- Qualche tempo dopo, mia sorella Annalisa morì a causa di uno di loro. Mia madre se ne andò il mattino seguente, non tollerando la perdita della sua bambina. Non so nemmeno se è ancora viva o meno. Mio padre cercò di tirare avanti, per me, ma già da qualche tempo soffriva di una malattia per cui non ci potevamo permettere i medicinali, figuriamoci in quel momento di disgrazia. Penso fosse uno dei motivi per cui ci eravamo stabiliti a Mystrangel. Quando morì, non avevo i soldi per lasciare la città, per tornare nel mio piccolo villaggio in mezzo ai monti. Perché siamo venuti qua?, mi chiedevo. Perché non siamo rimasti là? Stetti male per qualche settimana. Non avevo granché con cui sfamarmi e, se non fosse stato per la pietà che provocavo nelle persone, sarei morto di fame in poco tempo.
- Sembra di sentire la disgrazia di molte famiglie, dentro e fuori questo Regno. Pensavo avessi una storia più interessante da raccontarci - sbuffò Lorenzo.
Erika lo ignorò e Xerxes sorrise, triste. - Be', per quanto banale e noiosa può sembrarti come storia, è la realtà. Non tutti hanno una storia tragica e grandiosa alle spalle, e non sono nemmeno così coraggioso. Se fossi stato il protagonista di un libro, sarei stato coraggioso e abile, avrei salvato mia sorella, avrei impedito a mia madre di andarsene e a mio padre di morire - il ragazzo scrollò le spalle. - Ma ero un bambino, non un eroe. E oggi sono un ragazzino, non un uomo o un giustiziere. Sono una persona comune, forse inferiore alla media.
Una risata stanca sfuggì alle labbra di Xerxes ed Erika lo osservò scuotere il capo, lo sguardo vacuo perso nei ricordi diventato improvvisamente più luminoso.
- Poi però conobbi una ragazzina poco più grande di me che mi fece capire che anche qualcuno come noi, dei poveri ragazzini senza nessuno spicciolo, avevamo lo stesso diritto di vivere e di avere un futuro. Mi disse che lei non intendeva mollare così, senza provare ad avere ciò che le spettava di diritto - Xerxes socchiuse gli occhi, cercando di ricordarsi l'immagine della bambina e le sue parole. - Non ricordo bene cosa mi disse, ma ne ho un'ottima impressione. Gli occhi, però, me li ricordo bene. Erano di un marroncino molto chiaro, cupi, ma brillavano con così tanta determinazione che mi sentii davvero uno schifo. Che scemo che sono, farsi rimproverare da una ragazzina di strada, avevo pensato mentre arrossivo per l'imbarazzo. Sembra strano ricordarsi di una cosa del genere, così insignificante, ma per me è stato un momento molto importante. Poi l'ho vista sparire in qualche vicolo buio, i capelli rossicci...
Xerxes si ammutolì all'improvviso. Le immagini di una ragazzina dai rossi ricci tutti sudici si sovrappose a quella di Elvia, all'Allevatrice che gli aveva dato una seconda possibilità.
Tutti i mercenari a Mystrangel, un numero inusuale anche per quella città portuale, e il consiglio dei Membri che si teneva proprio là; la caccia alle Allevatrici iniziata da anni ormai, più o meno da quando Xerxes aveva incontrato quella ragazzina per la prima volta e non l'aveva più vista. I discorsi che aveva sentito quel giorno, prima che sua sorella venisse uccisa al posto suo...
Sembrava a dir poco troppo assurdo quello che il ragazzo aveva realizzato. Ma cos'altro poteva essere, altrimenti? E lui? Lui cosa doveva fare conoscendo tutti quei dettagli?
Lorenzo infilò la testa in uno dei buchi del tetto per capire a cosa fosse dovuto tutto quel silenzio, scambiando un'occhiata veloce con Erika, preoccupata anche lei per il comportamento del ragazzo.
- Xerxes - tentò di richiamarlo Lorenzo, il tono della voce serio come solo poche volte Erika lo aveva sentito.
Non ricevendo risposta immediata, Lorenzo scomparve dalla vista di Erika. Dal tetto provenivano scricchiolii a dir poco agghiaccianti, segno che l'uomo aveva deciso di scendere per controllare meglio la situazione. Quando ricomparve all'interno della stanza, Xerxes tremava visibilmente e borbottava parole senza nessuna connessione logica, gli occhi che fissavano il vuoto.
Lorenzo si avvicinò al giovane velocemente grazie alle sue lunghe falcate e lo sovrastò con la sua altezza per qualche secondo senza far niente.
Erika, come altre volte in passato, non comprese il modo d'agire del suo compagno d'armi e rimase semplicemente ad osservarlo senza preoccuparsi troppo. Per quanto disastrosa fosse la situazione, Lorenzo ne tirava sempre una nuova per sbrogliare la situazione, e quella non era un'eccezione. La mezzelfa si ritrovò a ghignare mentre attendeva una qualsiasi azione del suo compagno. Cosa diamine si sarebbe inventato quella volta?
Lorenzo alzò il braccio e lo calò sul collo di Xerxes, propagando per le piccole mura un tremendo schiocco che fece chiudere di scatto gli occhi anche alla mezzelfa.
Doveva aver fatto davvero male, si ritrovò a pensare Erika, per poi sorridere a quella soluzione bruta del compagno.
E come a conferma dei suoi pensieri, Xerxes urlò di dolore, portandosi le mani alla nuca e alzando lo sguardo, sorpreso e risentito, su Lorenzo.
- Cosa diamine ti è preso! Che male...
Lorenzo incrociò le braccia al petto. - Questo dovresti dircelo tu. Stavi parlando di una bambina quando ti sei fermato di botto, hai iniziato a tremare e a borbottare roba senza il minimo senso. Ora dimmi: ci dici tutta la verità o mi rifiuto di darti una mano. Sono stato abbastanza chiaro, ragazzo?
Un nuovo ghigno nacque sul volto di Erika davanti a quella scena. Spesso si dimenticava del fatto che Lorenzo era stato, tempo fa, generale e capo delle guardie di una famiglia decisamente molto importante. E antica, probabilmente quanto il Regno stesso.
Xerxes tentò di ribattere, ma la voce questa volta non collaborò e le parole gli mancarono. Cosa doveva fare ora che aveva tra le mani quelle informazioni? Doveva rivelarle ai due? Fidarsi?
Guardò negli occhi Lorenzo e si stupì di quanto limpidi e sicuri fossero, come se niente e nessuno gli facesse paura. E con quanta fiducia - ma Erika non aveva detto che non si fidavano di lui poco prima? - lo fissavano.
Lanciò un'occhiata alla mezzelfa e lei gli rispose ghignando, ostentando una sicurezza incredibile.
Ma cos'hanno da essere così sicuri? Si sentono per caso invincibili?
- Allora? - lo rimbeccò l'uomo. - Parli o farà notte?
In quel momento, Xerxes fu percorso da un brivido di terrore; non si era mai accorto quanto Lorenzo potesse essere terrorizzante, soprattutto se lo sovrastava in quel modo. Gli sembrava un gigante, o uno dei tanti marescialli e generali che aveva incontrato nella sua vita. Severi, inflessibili e ligi alle regole e agli ordini.
Decise che non era il caso di farlo arrabbiare ulteriormente e sospirò. Quante altre volte aveva ripetuto quell'azione ultimamente?
- Vi avevo accennato a tutti quegli uomini in città, no? Erano per lo più dei mercenari o degli esiliati pieni di odio e di risentimento verso il nostro Regno. Solitamente, un simile movimento avrebbe incuriosito la famiglia regnante - aggiunse in fretta, notando il cipoglio di dissenso che aveva letto sul volto di Lorenzo. - Ma sembrava come se non si fossero accorti di nulla. Tutto quel ripiegamento di forze mi sembrava incredibile, al tempo. Ero curioso, volevo saperne di più su quegli uomini dall'aspetto così forte e temerario che... be', in breve finii in qualche modo a sentire qualcosa che non avrei dovuto sentire.
- Cosa hai sentito? - lo incalzò Erika. Ormai aveva smesso del tutto di limare le sue frecce per prestare completa attenzione al giovane ferito e costretto a letto.
Xerxes lanciò un'occhiata alla donna, in cui Erika colse la paura. Cosa aveva mai potuto sentire un ragazzino?
Il giovane deglutì, a vuoto. - Stavano pianificando di... - prese un respiro profondo, per poi buttare tutto fuori. - ... di assassinare la famiglia reale.
Erika volse lo sguardo verso Lorenzo, cercando di intuirne le emozioni e i sentimenti che lo stavano attraversando, senza pietà. A quel punto si sarebbe aspettato che urlasse con rabbia, che se la prendesse con Xerxes, reputandolo un bugiardo; ma Lorenzo sorprese ancora una volta la mezzelfa.
L'uomo posò una mano sulla spalla del ragazzo, come a consolarlo. - Riposa. Ne parleremo di nuovo al tuo risveglio.
Xerxes però scosse il capo con decisione. - Dovete sapere tutto. Ve lo devo.
Lorenzo rimase qualche secondo il silenzio, poi annuì al ragazzo. Chi era, lui, per impedirgli di parlare?
Tolse la mano dalla spalla del giovane e strinse i pugni, affondando le unghie nella carne. Quel gesto, così piccolo, non sfuggì però all'occhio attento di Erika.
Xerxes prese un altro respiro profondo. - Mi ero dimenticato di quello che avevo sentito quella sera, di quello che aveva causato la morte di mia sorella, forse perché, involontariamente, volevo che non fosse stato a causa mia. Prima non vi ho detto tutta la verità. Lei morì perché la scambiarono per me. È come se fosse morta per mano mia - una lacrima sfuggì al giovane. - Ora però ricordo. Ricordo che parlarono e di voler prendere il potere e che per farlo avevano bisogno delle Allevatrici. Hanno bisogno di loro, ma non ne conosco il motivo. Sentii solo questo quella notte. E sapete la cosa buffa? - l'uomo e la donna scossero il capo, mentre brevi lacrime scorrevano sul volto del giovane, che sorrideva triste. - Mi ero ripromesso che avrei vendicato mia sorella, che non avrei mai fatto il gioco di quegli uomini. E invece è proprio quello che ho fatto. Stavo anche dando la caccia ad una Allevatrice poco prima che Ben mi facesse a pezzi. La vendetta ormai non ha più senso, era solo una scintilla scoppiata in quel momento. Spero solo che la ragazza stia bene e che sia al sicuro, adesso.
Xerxes stette zitto, e Lorenzo capì che aveva finito di raccontare. Lo colpì in un punto preciso e il ragazzo cadde addormentato, lentamente, il tempo di stendersi.
L'uomo osservò per qualche attimo il giovane ragazzo, per poi voltarsi verso la porta. Erika scorse nei suoi occhi una fiamma che facilmente non si sarebbe spenta. Mai e poi mai.
- Torna presto - disse soltanto, prima che Lorenzo uscisse da quella catapecchia per riflettere e sfogare la sua rabbia sempre più crescente.
Era pur sempre stato l'amante della principessina che l'aveva cacciato e disonorato, che l'aveva sollevato dal suo compito e cacciato da quella che era la sua casa. Ma l'amava comunque, e ciò non fece che sorridere tristemente la giovane mezzelfa dalla strana accozzaglia di colori.
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Ed eccomi qui dopo l'ennesimo ritardo per pigrizia! Cercherò di darmi una mossa, anche perché tra una settimana "L'Allevatrice" compie un anno! Se sono arrivata a questo punto, è anche merito di voi lettori: GRAZIE.
So che il capitolo è alquanto noioso, ma è necessario per la storia. Oppure preferivate un salto del tempo di uno o due anni? Oppure il fatto che Xerxes non fosse vivo ufficialmente? Perché sì, voi sapevate e mi avete fatta un po' dannare >_>
Ellyma~
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