Capitolo 23~
- Ne sei certa?
- Assolutamente. Non lo faccio da tanto, e penso che questo sia il momento giusto.
- Va bene. Però è un peccato, sono così belli.
- Cresceranno di nuovo - disse Elvia. - E saranno ancora più belli di prima.
Nija afferrò la chioma dell'Allevatrice e, con un movimento secco dell'altra mano, la tagliò. Elvia si tastò la nuca e una smorfia le comparve sul volto. Si sentiva scoperta, indifesa, senza i capelli a coprirle interamente il collo, e la sensazione che stava provando era indescrivibile. Non ne aveva sentito davvero la mancanza, finché Nija non glieli aveva tagliati.
- Ma usare un coltello no, vero? - l'ironia serpeggiava tra le parole di Elvia.
Nija sorrise. - Troppe noie. Meglio un po' di magia del vento.
- Avresti potuto decapitarmi, lo sai?
- Avrei potuto, certo... ma non l'ho fatto. È questo che conta, no? Per di più, chi sporcherebbe il proprio territorio con il sangue di un ospite? Porterebbe solo tragedie e disgrazia.
Elvia si legò nuovamente la fascia al viso, coprendo gli occhi. In quel momento, erano del tutto inutili. Sarebbero guariti, sì, ma ci sarebbe voluto del tempo.
Sorrise. - L'informazione è un'arma potente... non me lo avevi detto tu? Vorrà dire che terrò conto di ogni cosa che uscirà dalla tua bocca, e la farò mia per qualsiasi cosa il Destino abbia in serbo per me.
Nija sollevò il mento e strinse con più forza la chioma rossa che aveva tra le mani, inerme ma viva grazie al vento che soffiava. - Vedo che hai imparato la lezione, ragazzina. Però non prendere per oro tutto quello che dirò, o che diranno gli altri, perché potrei benissimo mentirti.
- Lo so - ribatté, secca, Elvia. - Ecco perché starò sempre attenta.
Nija la osservò. Indossava un lungo abito azzurro che i Lexys della foresta le avevano confezionato come ringraziamento, infuso della loro magia del calore e della guarigione. Doveva anche a loro quella cura quasi miracolosa e quasi fuori portata anche per una creatura come lei. Non indossava nessun monile particolare, a parte due ciondoli: da uno pendeva una gemma rossa; dall'altra un oggettino di vetro tutto scheggiato. Non aveva nemmeno provato a toglierli per quanto strettamente la ragazza se li stringeva nella mano quando era incosciente.
Quella bambina era davvero fortunata per essere sopravvissuta e, in particolar modo, per avere su di sé gli occhi di Myral. Chissà cosa diamine aveva per la testa quella pazza per mandarla verso di lei.
Un altro dei suoi strambi piani? Non so davvero se sia stata una fortuna, per te, ragazza, sopravvivere a questo episodio. Ciò che ti aspetta sarà ancora più duro e difficile e doloroso da affrontare.
- Che tipo di pietra è quella rossa che porti al collo? - domandò la Signora.
Elvia portò la mano destra a stringerla. - È un berillo, ed è molto prezioso per me.
Nija spalancò gli occhi. Quella pietra era estremamente rara da trovare, figuriamoci da possedere.
- Come l'hai avuta?
La ragazza strinse ancor di più la presa e prese un respiro profondo. - Non me la ricordo molto, la persona che mi ha dato questo ciondolo. Però penso di averla vista, o ricordata, quando sono entrata nella tua foresta. Perché me lo chiedi?
Devo parlare con i due piccoli Asfer, decise.
- Curiosità - rispose invece, dopo una lunga pausa. - Semplice curiosità. Hai già scoperto in cosa ti caratterizzi come Allevatrice?
Erano sedute da un paio di ore sullo stesso prato in cui Elvia si era inchinata, presentandosi, a Nija solo una settimana prima.
Una settimana da quando aveva perso Xerxes.
Solo quattro giorni da quando aveva conosciuto Ian.
Tre giorni da quando lei ed Arianwen erano fuggite più morte che vive dalla residenza di Malcom de Sar.
Prima di rispondere, sospirò. - Non ne sono sicura. Anzi, non lo so proprio. Tu ne hai qualche idea?
Nija scosse il capo. - Questo è qualcosa che riguarda te soltanto. Devi essere tu a scoprirlo, non altri. Prova a pensare alla tua esperienza come Allevatrice, e a quella prima di esserlo. Collega ciò che non sapevi prima a quello che sai ora. Unisci ciò che hai nascosto a tutti e tenuto per te.
Gli occhi di Nija brillavano, curiosi di sapere come la ragazza avrebbe proceduto. Arianwen le aveva raccontato tutto quello che era successo in quella maledetta residenza, di come Elvia avesse scoperto lati nuovi e vecchi del suo essere e di come li aveva sfruttati.
Lati alquanto curiosi, aggiungerei. Forse è per questo che Myral ha deciso di metterla sotto la sua ala. Be', è arrivato il tempo di fare una bella chiacchierata anche con lei.
- Collegare ed unire... dici che funzionerà? - chiese la ragazza, la mano che ora giocherellava distrattamente con il ciondolo di berillo rosso.
In quel momento avrebbe voluto solo osservare il cielo e poterne scorgere tutte le sfumature, sdraiata tranquillamente su quel prato.
Intendo dire che avete ancora qualche anno per prepararvi come si deve a salvare il mondo!
Le parole di Hena continuavano a riecheggiare nella mente di Elvia con insistenza, ricordandole ciò che doveva fare. Ma perché usare il voi, quando aveva parlato solo con lei?
Le visioni che ci sono state mostrate non sono state scelte per caso.
Quindi doveva cercare la spada e quella giovane Allevatrice con il serpente, e impedire il compiersi della leggenda? Come poteva fare tutto ciò?
Continuò a giocherellare con il berillo, fino a quando un'intuizione - o una parvenza di essa - fece capolinea.
Riusciva a percepire l'aura e le emozioni immagazzinate all'interno degli oggetti.
Era qualcosa che non aveva mai confessato a nessuno, neanche alla stessa Damiana. Era un suo segreto che, dopo aver conosciuto la sua benefattrice, aveva nascosto per paura di essere abbandonata ancora. Era quello che la caratterizzava come Allevatrice?
Aveva sperimentato da poco anche un legame speciale, che l'aveva connessa ad Arianwen nel momento più buio degli ultimi giorni. E aveva provato delle emozioni altrettanto travolgenti quando aveva potuto riabbracciare Krir e Akemi.
- Penso di avere un'idea generale - disse, dopo qualche minuto di riflessione.
Nija prese ad intrecciarle i capelli ormai corti, appoggiando gli altri su quel prato rigoglioso di vita. - Bene. E posso sapere qual è?
- L'altro giorno mi avevi chiesto se era la prima volta che mi collegavo in modo così intimo con una creatura vivente. Be', è vero: Arianwen è stata la prima; subito dopo ho provato quasi le stesse sensazioni quando ho potuto riabbracciare Krir e Akemi. È normale poter creare simili connessioni?
Le mani di Nija si muovevano lentamente nello spostare le ciocche. - No, non è normale. Però tutto dipende da che tipo di legami si vengono a creare, e come esse si instaurano. Io ne sono in grado, così come tutte le Signore e Regine delle Foreste magiche poiché ci serve per poter avere un buon rapporto con i nostri sudditi. Altri, però, tendono a usare questo dono non per bene, ma per male. Sono sicura che, nel tuo breve soggiorno a Seynar, tu abbia sentito parlare di attacchi da parte di gruppi di Asfer, non è forse così?
- Sì - rispose Elvia.
- Devi sapere che esiste sempre un gruppo in qualsiasi fazione, o razza che sia, più irruento degli altri, ed è inutile negare che qualcuno attacca, in un momento di ira e di impulso particolare, qualche villaggio ogni tanto. Ma questi attacchi che portano solo alla morte e alla distruzione sono troppo strani e frequenti. Ci sono varie possibilità per spiegare questi avvenimenti.
Elvia strinse con forza il ciondolo, di nuovo, nel suo pugno.
- La prima ipotesi è che sentono l'orologio continuare inesorabile verso il compimento dei mille anni dalla Grande Guerra, e hanno paura di essere sterminati: per questo invadono i villaggi, anche se è davvero improbabile.
- La seconda? - domandò, impaziente, l'Allevatrice. - Qual è la seconda?
Il tono di Nija si fece serio e sprezzante, pieno di odio. - Sono controllati da un esterno. Un mago, un altro Asfer o, ancor peggio, da un'Allevatrice come te, ma più propensa ai controlli mentali - sibilò Nija.
La rivelazione di Nija aveva preso contropiede Elvia che era rimasta senza parole. Era per questo che qualcuno aveva messo in palio dei soldi per catturarla? Era per questo che avevano attaccato la sua casa?
Poi, Elvia si ricordò della bambina e di ciò che Hena le aveva mostrato. Significava che ogni Allevatrice era cacciata ed in fuga? E qualcuna di loro era stata catturata e costretta ad incantare gli Asfer?
- Dimmi che non lo fanno di spontanea volontà - sussurrò Elvia, iniziando a tremare visibilmente a causa dell'orrore. - Dimmi che non scelgono loro di controllare degli Asfer con i poteri che ci sono stati dati per difenderli. Dimmelo.
Nija non rispose, ma quel silenzio fu ancor più doloroso e terribile da ricevere di quando la Signora le aveva rivelato cosa stava davvero dietro alla morte di Damiana.
La ragazza batté forte il pugno sul prato, mormorando parole di cattivo augurio su quelle sciagurate. Non si rendevano conto di ciò che avevano fatto? Dello squilibrio e del male che stavano creando? Cosa diamine le spingeva a fare tutto ciò? Cosa?
Se Elvia osava anche solo pensare di far del male a una creatura come Krir e Akemi solo per mero desiderio, sentiva un dolore al petto che la opprimeva e soffocava terribilmente.
Lei giocherà un ruolo importante. Ma da che parte si schiererà... be', questo dipende solo da te e da come ti comporterai.
Elvia sollevò il capo con uno scatto fulmineo.
La ragazzina con il serpente, si ricordò. E se finisce nelle mani sbagliate? È piccola... e se è tutto nuovo per lei? E se la catturano e la ingannano?
Ultimamente, vecchi e sbiaditi ricordi facevano capolino nella mente di Elvia. Ricordi che, però, erano più brutti che belli, e legati a sguardi di odio e di repulsione. Solo quelli che ruotavano attorno alla figura della giovane donna che le aveva regalato il berillo erano felici; o così le sembravano.
In quel momento, fece due cose: prese un respiro profondo e giurò di trovarla, nonostante tutto quello che si sarebbe posto sulla sua strada.
- Ho la sensazione - iniziò Nija. - che tu abbia molte cose di cui parlarmi, non è vero?
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