Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

34. BENEDICAM DEOS QUI TRIBUIT MIHI INTELLECTUM

Si ritrovò a seguire il suo profilo nell'ombra.

Vargas aveva detto il vero: i guaritori di Laurëgil sapevano il fatto loro. Le cure, il riposo, gli agi di quella nuova sistemazione avevano cancellato ogni segno di malattia e sofferenza in lei.

Almeno in superficie.

Silanna dormiva tranquilla, il suo volto era sereno, ma Edhel non poteva fare a meno di vegliarla, con l'ansia costante di non avere ancora fatto abbastanza. 

Non poteva lamentarsi dell'accoglienza ricevuta: era stato trattato davvero come un principe fin dal suo arrivo. Certo, suo nonno, che nella testa del ragazzo continuava a essere solo il re, aveva atteso una settimana prima di decidersi a incontrarlo. Da quel momento, però, aveva iniziato a trascorrere sempre più tempo in sua compagnia e mostrava di apprezzare le loro chiacchierate. 

Edhel si era abituato in fretta anche al cerimoniale di corte. A volte gli sembrava di averlo sempre conosciuto, come se fosse stato parte della sua educazione. Allo stesso modo, si stava assuefacendo a un'emozione che, in un primo momento, lo aveva sorpreso: la sensazione di essere guardato con ammirazione e non con sospetto, l'impressione di essere circondato da persone che lo ritenevano speciale e non diverso.

Tutto, insomma, sembrava suggerire che poteva concedersi un po' di pace, ma il suo spirito sapeva di non poter più provare nessuna forma di benessere. Da quando Vargas gli aveva mostrato la verità, Edhel non faceva altro che tornare a quel discorso, a quella notte, alle fatali intuizioni e rivelazioni che aveva avuto. Aveva compreso quale fosse la scelta da fare, e quella decisione non lo faceva più dormire, assieme alla costante preoccupazione per Aidan. Una notte lo aveva sentito così vicino da credere  perfino di potergli parlare. Quel contatto, tuttavia, gli aveva lasciato un retrogusto amaro nel cuore, e dopo non aveva percepito più nulla.

Cercò di scacciare il dolore di quell'assenza che lo torturava. Tornò a fissare Silanna, le ciocche morbide dei suoi capelli corvini, la linea morbida del suo corpo. Una volta ancora, si commosse al pensiero di quanto fosse bella e perfetta nella sua fragilità. Considerò a lungo l'idea di svegliarla. Sentiva l'urgenza di perdersi nel suo calore, di ritrovare la sua comprensione, di sperimentare l'armonia ideale e salvifica che gli trasmetteva il suo abbraccio. Come ogni notte, però, si trattenne dal farlo. Il solo pensiero di toccarla lo spaventava.

A Silanna non poteva confessarlo. Era sicuro che lei non avrebbe capito. Lo avrebbe frainteso, e lui non voleva ferirla a causa di una incomprensione. Non credeva di conoscere le parole giuste per spiegarle che, appena aveva realizzato ciò che Galanár le aveva fatto, aveva iniziato ad avere paura. Paura di non sapere come starle accanto.

Sulle prime, aveva cercato in tutti i modi di allontanare quei pensieri. Le difficoltà della strada all'inizio e le novità della corte dopo, gli avevano reso facile quel gioco di indugio e procrastinazione. Non poteva sfuggire, però, alla convinzione che si era fatta strada nel suo cuore, fino a diventare lucida e definitiva: che fosse disposto ad ammetterlo o meno, qualcosa li aveva legati. Qualcosa che andava al di là degli abbracci frenetici e dei baci sospirati, persino al di là della passione e dell'amore. Qualcosa che aveva a che fare direttamente con la vita e con la morte. Qualcosa che gli diventava ogni giorno più caro.

A Laurëgil, Silanna aveva ripreso a vivere e a credere che esistesse un futuro possibile per loro, mentre Edhel non aveva mai avuto tanto chiaro in mente quale fosse il destino che li stava chiamando. L'aver capito di amarla davvero nello stesso momento in cui si era reso conto che poteva perderla, lo rendeva felice da una parte, estremamente disperato dall'altra.

Perché era stato davvero bravo, con la sua sfrontata ed esibita sicurezza, a convincere tutti, ma a se stesso non poteva mentire: in quella partita aveva rischiato troppo e giocato male.

Aveva voluto puntare contro due giocatori davvero esperti, due giocatori che prendevano la competizione fin troppo sul serio e che, alla fine, lo avrebbero chiamato a onorare la sua posta. Negli ingranaggi di una simile macchinazione, era inevitabile che in molti sarebbero stati sacrificati. Aidan, Silanna, Adwen: tutti non poteva salvarli. Se alla fine di quella sfida si fosse rivelato davvero abile, nella migliore delle ipotesi sarebbe riuscito a salvarne uno, e uno soltanto. L'idea di essere chiamato a operare una simile scelta, gli spezzava il cuore.

A volte, quando Silanna cercava il suo abbraccio, intuiva che avrebbe voluto essere rassicurata, che avrebbe voluto udire dalle sue labbra che tutto sarebbe andato bene, ma puntualmente non riusciva ad accontentarla. Come poteva lenire le ferite inflitte da Galanar? Raccontandole una bugia? No. Gli sarebbe sembrato di violarla una seconda volta e in modo ancor più turpe.

Seguì ancora il suo profilo nell'ombra. Il pensiero di lei e di quel loro tempo perfetto, fatto di ritagli rubati e di sciocca felicità, lo tentava senza dargli tregua. Se tutto fosse andato a finire male, cosa sarebbe rimasto di quella assurda passione, delle violente emozioni, della follia?

Si avvicinò e lasciò aderire il petto alla schiena di lei, poi la circondò con le braccia e intrecciò le dita alle sue. Appoggiò la fronte alla sua spalla e rimase immobile, affondato in quell'abbraccio, chiedendosi se esistesse un incantesimo capace di congelare il tempo. Voleva restare per sempre in quell'attimo di infinita emozione, in quell'abbandono dolce e amaro. Chiuse gli occhi e pianse.

Silanna aprì gli occhi. Per un istante ebbe un sussulto di paura che svanì appena riconobbe la stretta di Edhel e il calore del suo corpo addosso. Avvertì il fremito delle sue labbra e le lacrime che le bagnavano la pelle. D'istinto si girò tra le sue braccia, gli cercò il viso e glielo circondò con le mani.

Lui si ritrovò quegli occhi dorati vicinissimi ai propri, i loro profili si sfiorarono nella penombra. Il trasporto vibrante dei loro corpi era così dolce e fragile che Edhel sentì il cuore esplodere dall'emozione.

"Puoi perdonarmi?"

Quella domanda, carica di ansia e di trepidazione, gli sgorgò dalle labbra come se fosse in assoluto la più giusta, la più sacra delle richieste. Silanna si immobilizzò di fronte a quell'accento, incapace di scegliere una risposta che fosse interamente sincera e comprensiva dei suoi sentimenti. Dischiuse le labbra, ma infine rinunciò.

"Sono stato uno stupido e me ne pento", mormorò Edhel. "Avevi ragione a dire che sono solo un ragazzo, perché mi sono comportato come tale nel momento in cui avrei dovuto agire da uomo. E non ho nessuna scusa. Nessuna. Io... ho solo  avuto tanta paura".

Si interruppe, mentre lei tratteneva il fiato di fronte al suo discorso. Ancora agitato dalla sua stessa confessione, cercò nell'inquietudine che le leggeva negli occhi la forza necessaria per continuare.

"Paura che la mia vita cambiasse, che potesse prendere una direzione diversa da quella che avevo sognato. Paura di dover affrontare qualcosa che non conoscevo. Ma non è comunque una giustificazione, lo so. Perché è proprio quello che hai fatto tu per me. E tu non hai avuto paura".

Le lacrime tornarono a rigare il suo viso nel silenzio che era seguito. Silanna le guardò con meraviglia e le asciugò con la punta della dita. Edhel socchiuse gli occhi, girò appena il viso per baciarle. Sembrava grato di poter fare quel gesto e, allo stesso tempo, sollevato al pensiero di essere riuscito a pronunciare quelle parole.

"Edhel... certo che ti perdono".

Il suo nome, sussurrato nella notte, fece tornare il suo sguardo su di lei. Era così meravigliosa e dolente, mentre lo accarezzava, da riuscire a portarlo lontano da tutto.

Lei mi ha fatto dimenticare l'infinito.

Quelle parole gli risuonavano nella memoria prepotenti, come la più grande verità che avesse mai potuto pronunciare il suo cuore. Come gli accadeva di fronte al pensiero dell'infinito, desiderò sentirsi meritevole di sfiorarla.

"Posso baciarti?", le domandò piano.

Era una richiesta bizzarra, a ben pensarci. Nemmeno la prima volta, quando forse sarebbe stato corretto farlo, glielo avevo chiesto. Si era preso quel bacio e basta, senza troppi indugi. La prima volta, però, era stato diverso. Lui era diverso.

Rimase in attesa di una risposta che non arrivò. Silanna aveva interrotto la sua carezza ed Edhel si pentì subito di averle fatto quella richiesta. Come gli era venuto in mente? Come poteva pensare che lei volesse essere toccata? Si era comportato, ancora una volta, come il ragazzino presuntuoso ed egoista che era sempre stato, a dispetto dei ragionamenti che aveva fatto fino a un momento prima.

Le sorrise, scostò la mano fredda di lei dal viso, poi si sistemò meglio su un fianco e la strinse tra le braccia. Sarebbe andato bene anche così, purché l'avesse sentita vicina, accanto al suo cuore. Gli bastava credere di essere in grado di proteggerla, anche se era stata molto più brava lei a proteggere lui. Gli bastava sentire che si scioglieva nel suo abbraccio, che aderiva al suo corpo con fiducia e con abbandono. Quella era una magia che apparteneva solo a loro. Nessuno al mondo gliel'avrebbe mai potuta strappare.

Mentre indugiava nel piacere di sentirla viva, di percepire il battito del suo cuore contro il petto, di annegare nel profumo dei suoi capelli, Edhel avvertì un sussurro delicato che gli sfiorava l'orecchio.

"Vuoi ancora baciarmi?"

Lui si staccò subito dal laccio che li stringeva e la guardò sorpreso. Felice e sorpreso dalle sue parole, al punto che non si curò nemmeno di nascondere la commozione che gli faceva brillare gli occhi.

"Sì, sì, mille volte sì!"

Le labbra, gliele disegnò prima con le dita, poi si avvicinò piano, come se non l'avesse mai baciata. Lasciò aderire la bocca alla sua, seguì docile i suoi movimenti e si abbeverò a quell'emozione senza fretta. Gli sembrò il bacio più bello che si fossero mai dati, così perfetto che nemmeno il verso del più abile poeta avrebbe saputo restituirne l'armonia.

Mentre assaporava quel momento con tutta la dolcezza di cui era capace, Edhel cominciò a intrecciare le dita ai suoi capelli. Dopo qualche istante di esitazione, sentì che anche le mani di Silanna erano affondate tra i suoi. 

L'emozione lo travolse e lo trascinò via da ogni residuo pensiero. Erano distanti da tutto, si muovevano in uno spazio che non apparteneva più alla realtà e nemmeno alla dimensione sacra dei Daimon. Era qualcosa di celeste che poteva appartenere solo agli Dei. Edhel, almeno, non riusciva a trovarvi una diversa spiegazione.

Seguì il desiderio che gli si era acceso dentro, lasciò scorrere la mano sulla stoffa leggera che la velava e riscoprì la familiarità di un gesto che aveva già compiuto decine di volte. Quando incontrò la sua pelle, però, avvertì un fremito sconosciuto in lei. Si fermò, si scostò dal suo viso per guardarla. Gli occhi di Silanna si erano fatti tristi, velati da un oscuro timore. Edhel rimase interdetto. Non aveva idea di cosa fare o dire in quel frangente. Ogni opzione gli sembrava sbagliata, ogni richiesta inopportuna.

Lei sospirò e socchiuse le palpebre, come rassegnata di fronte a qualche pensiero che lui non riusciva a comprendere.

"Se non vuoi più toccarmi", mormorò Silanna, con una nota di dolore capace di spezzare il cuore a entrambi, "posso capirlo".

Edhel sbatté le ciglia, sorpreso: finalmente realizzò quali fossero i pensieri di lei, e in quale errore fosse caduta. Forse era colpa sua, che non era mai stato bravo a far comprendere i propri sentimenti. Forse avrebbe dovuto parlarle prima e spiegarle cosa provava. Si sentì invadere dalla confusione e, nel breve spazio di pochi attimi, da una sensazione a quella opposta. Avrebbe voluto fare o dire mille cose diverse in un solo momento e non sapeva più quale scegliere per prima. Le prese il viso tra le mani, con slancio, e lasciò che il cuore scegliesse da sé.

"Per gli Dei, che stai dicendo? Non esiste nulla al mondo di più bello, più puro, più perfetto di te... nulla che io desideri di più!"

Sigillò quell'esclamazione con un bacio che le tolse il fiato. Avvertì la presenza di una lacrima sulla sua guancia e la asciugò con le labbra. Non era amara. Indovinò che fosse una lacrima di gioia e sorrise, poi sentì che anche lei faceva lo stesso.

La baciò ancora e ancora, mentre le loro dita si rincorrevano e si intrecciavano. Si sfiorarono nel silenzio della notte con la dolcezza che entrambi avevano sempre desiderato. Si esplorarono piano come se avessero dovuto ricominciare da capo uno studio che avevano già perfezionato.

Pelle contro pelle, si amarono come se quella notte dovesse essere l'ultimo fiato del loro ultimo amore e, quando ebbero consumato tutta la passione, rimasero nudi e distesi ad accarezzarsi. Respiravano piano nella notte, a godersi in silenzio quella gioia appagante che avevano riprodotto insieme.

"Ci meritiamo di essere felici", sussurrò d'un tratto Silanna, con un accento carico di emozione.

Edhel non aprì nemmeno gli occhi, si girò solo per baciarle i capelli.

"Tu meriti tutto", rispose. "E so già che lo avrai".

Il patto che aveva stipulato con se stesso aveva già cominciato a rispettarlo: nessuno meritava più di Silanna di poter continuare a credere all'amore, e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere perché quel sentimento in lei non fosse mai spezzato. Anche se fosse stata l'unica impresa che sarebbe riuscito a compiere. Anche se fosse stata l'ultima.

L'avvolse tra le sue braccia, consolato da quel pensiero e da quel calore, e si addormentò.

Nel sonno, fece lo stesso sogno che lo aveva turbato settimane prima: rivide Vargas, la corona e il coro degli Elfi, lo strano spirito che gli parlava e la bestia metà leone e metà falco.

Quella volta, però, Edhel non provò nessuna paura. Sorrideva, mentre le immagini invadevano il suo sonno. La sua mente, semicosciente di fronte a quelle visioni, si sentiva al sicuro, rincuorata dalla decisione che aveva preso.

Benedetti gli dei, che mi hanno dato consiglio.

NOTA DELL'AUTORE

Il titolo è una variazione del Salmo 16, di Davide:

Benedicam Dominum, qui tribuit mihi intellectum.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro