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𝟖.

Dopo essermi cambiata in modo decente, salgo in macchina e parto verso la meta stabilita. La mia testa si riempie di dubbi e paranoie, lo stomaco si stringe e il respiro diventa più profondo.

Se fosse la mia opportunità che la vita mi riserva? Non posso pretendere e aspettarmi niente, spero solo che mi dia dei consigli in modo da perfezionarmi e dare nell'occhio a qualcun altro.

Ma non mi accontenterò di un semplice brand, sono anni e anni che lavoro su di me per cercare in ogni modo di essere perfetta sopra la passerella, quindi dovrà essere un brand riconosciuto.

Almeno su questa mia passione non riesco ad accontentarmi, non posso e non devo assolutamente, questa è la mia vita e decido io cosa farne.

Mi affretto a camminare nel marciapiede e finalmente posso entrare all'interno dell'edificio. Mi avvicino alla segretaria sorridendo cordialmente senza far trasparire nessuna emozione negativa.

Alba rilassati, devi andare fiera di quello che sei, se non crediamo a noi stessi per primi, non lo farà mai nessuno.

<<Buon pomeriggio, avrei un appuntamento con la signora Versace, sa dirmi dove posso andare?>>chiedo. 

<<Lei è?>> domanda abbassando gli occhiali da vista in modo sgarbato. 

<<Alba Russo.>> rispondo, il sorriso che avevo due secondi sparisce e si presenta uno alquanto finto. Perché regalare un sorriso sincero a una sgarbata?

Controlla l'agenda che ha avanti a sé e sospira, mi guarda da capo a piedi annoiata. Che maleducata!

<<Terzo piano, ultima porta a sinistra.>> mi informa masticando a bocca aperta un chewing-gum. Stringo i denti infastidita e soprattutto arrabbiata da un tale comportamento.

<<La ringrazio.>> affermo velocemente girandomi, mi cammino verso l'ascensore principale.

Digito il "tre" per il piano, dopo pochi secondi sono a destinazione. Busso alla porta che viene aperta automaticamente da un bodyguard. 

<<Grazie.>> sussurro e entro all'interno dello studio. Pareti ricoperti di quadri e riviste di Versace, bozze di vestiti e una vetrata illuminata dai raggi del sole. 

<<Due minuti di ritardo, voglio la precisione.>> sancisce.

La sua voce mi riporta alla realtà e la guardo intimidita dal suo comportamento imponente. 
<<Mi scusi, c'era traffico... Ho cercato di fare il più presto possibile.>> dico agitandomi.

<<Non mi interessano le cause del tuo ritardo, precisione prima di ogni cosa.>> mi guarda seduta nella sua poltrona in pelle, potrebbe sembrare un'imperatrice.

<<Siediti.>> mi ordina.
Mi siedo di fronte a lei e stringo le mani attorno alla mia coscia in ansia dal momento.

<<Sei qui per farti notare da me, giusto?>> mi chiede interessata.
<<Hm, sì.>> affermo confusa.

Scrive su un foglio sistemando la sua postura sulla sedia. 

<<Hai fatto shooting in passato?>> domanda.
<<Sì, ma per piccoli brand.>> le parole mi muoiono in bocca notando il suo sguardo gelido su di me.

<<Quindi non hai mai sfilato per brand famosi e eccellenti?>> mi domanda. 

<<Purtroppo no.>> rispondo.

Scrive di nuovo e posa la penna al lato del foglio con determinazione, si schiarisce la voce e prende un'agenda, presumo sia la sua personale. 

<<Ho fatto fare delle ricerche dalla mia segretaria, so molto su di te.>>afferma guardandomi. Deglutisco a disagio.

<<Ha i lineamenti del viso e il fisico perfetto per una modella, ma dovrei insegnarle tutto...>> mormora tra sé e sé. 

<<Sabato ti voglio qui, alle nove e quarantacinque, puntuale.>> mi informa. 

<<Certo... cosa faremo?>> chiedo piano.

<<Ti porto con me alla mia sfilata, vedrai la vera moda e la vera arte di Versace. Ti voglio impeccabile, trucco leggero e soprattutto vestiti con modestia.>> afferma mettendo il gomito sul tavolo, di conseguenza appoggia la testa sulla sua mano guardandomi.

<<Sì, certamente.>> annuisco velocemente.

<<Bene...>> guarda di nuovo il foglio <<...puoi andare.>> 
Mi alzo e porgo la mia mano sorridendo, il suo sguardo mi trasmette dubbio, ma accetta subito stringendola. 

<<La ringrazio.>> 
<<Non trarre conclusioni affrettate Alba é solo un'opportunità per te non certo per me, hai ancora tanta strada da fare.>>  dice tranquillamente, non gli importa molto di tutto quello che sto facendo, lei non sa niente.

Dopo aver salutato con fermezza e educazione la donna di fronte, esco in fretta dall'edificio cercando di evitare occhi indiscreti. Con la testa bassa e gli occhi coperti da occhiali da sole, sembro quasi irriconoscibile. Stringo la borsa a tracolla con una presa forte.

"Hai ancora tanta strada da fare."
Quelle parole fanno male, molto male. Sono anni che lavoro sulla mia postura e camminata, cercando ogni imperfezione e assicurandomi di correggerle. Il mio stato d'animo in questo momento è un misto di rabbia, tristezza e delusione. Sì, delusione di non essere all'altezza.

Ricaccio le lacrime che pizzicano al bordo della palpebra inferiore, un senso di insicurezza si espande sul petto, anni di fatica per sentirsi dire questo... Mi scontro con qualcosa o meglio qualcuno, riportandomi con i piedi per terra. Sobbalzo dalla botta improvvisa perdendo l'equilibrio e andando indietro con il busto, ma costui ha una presa salda e riesce a prendermi. 

<<Ancora tu?>> domando guardandolo accigliata. 

<<Ancora io.>> ribatte sorridendo. Tolgo gli occhiali e mi stacco dal suo corpo muscoloso, accarezzo la mia maglia sgualcita e sbuffo. 

<<Sai almeno dove mettere i piedi?>> squittisco. Possibile che lo incontri nel momento peggiore della giornata? Deve essere assolutamente un segno da Dio, perché mi vuoi tanto male mio signore? Perché?

<<Senti chi parla, colei che aveva la testa abbassata e sembrava in un altro mondo.>> ghigna avvicinando il viso al mio, osservo i suoi lineamenti e potrei paragonarlo a un angelo finché non apre quella fastidiosa bocca e mette in funzione quella odiosa lingua... 

<<Quindi mi stavi osservando?>> domando sfottendolo un sorriso furbo cresce sulle mie labbra. 

<<Una bella ragazza non si vede tutti i giorni, nemmeno una tale arroganza.>> dice amplificando il sorriso vedendo il mio spegnersi. 

<<Bene, la ragazza arrogante adesso può andarsene. Il mio tempo è prezioso e non lo spreco con tale egocentrismo e ignoranza.>> 
Rimetto gli occhiali e cerco dentro la mia borsa le chiavi della macchina. 

<<Dove devi andare così di fretta pasticcino?>> domanda sorridendo, aggrotto di più la fronte, come mi ha chiamata? Pasticcino? 

<<Come mi hai chiamata?>> incrocio le braccia al petto, tutta questa confidenza dove salta fuori? 

<<Pasticcino, per essere più precisi, pasticcino alla crema.>> dice tranquillamente guardandomi con attenzione.

Divento paonazza ricordando l'accaduto, la prima volta che ci siamo visti... Che vergogna. 

<<Una modella che si sporca con della crema...>> sorride malizioso. 

<<M-ma... pervertito!>> esclamo schiaffeggiandogli il braccio.
Scoppia a ridere, che maleducato! 

Per fortuna squilla il mio telefono, salvandomi dal momento fin troppo imbarazzante, rispondo subito. 

<<Ilaria che c'è?>> dico nervosa.

<<Dove sei?> mi domanda preoccupata. 

<<Sono in centro.>> affermo.

<<La prossima volta avverti, mi stavo preoccupando.>> dice con un tono arrabbiato.

<<Scusami, ma adesso devo staccare.>> dico mordendomi il labbro.

<< È con me!>> esclama il biondo.

<<Sta zitto.>> ringhio guardandolo male.

<<Francesco? Che ci fai con lui?>> domanda curiosa, potrei scommettere che ha il suo solito sorrisetto furbo in faccia. 

<<A dopo bionda.>> 

Non gli lascio il tempo nemmeno di ribattere che chiudo la chiamata, rivolgo il mio sguardo verso i suoi occhi verdi. 

<<Sappi che sto alimentando odio per te.>> sancisco puntandogli l'indice sul suo petto.

Ghigna e stringe tra i denti il suo labbro inferiore. Davvero arrogante è letteralmente uno stronzo.

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Capitolo 8 pubblicato!
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