𝟏𝟓.
Entro dentro l'edificio con un passo veloce, grazie all'ascensore mi trovo al quarto piano dopo pochi secondi. Stanza 201.
Eccola! Busso alla porta aspettando che il signorino mi apra.
<<Eccoti.>> mi guarda da capo a piedi.
Ho un vestito nero, attillato e arriva al ginocchio, ha uno spacco alla gamba destra, tacchi a spillo neri e borsa del medesimo colore.
Sorrido e mi avvicino alla sua figura, gli lascio un bacio sulla guancia e entro all'interno dell'appartamento.
<<Buonasera signor arrogante.>> lo guardo con un sorrisetto furbo.
<<Pasticcino non iniziare.>> sancisce mi stringe un fianco e mi porta verso di sé.
<<Un bacio sulla guancia? Tutto qui?>> domanda avvicinando pericolosamente il viso al mio.
<<Non ti allargare biondo.>> affermo stringendo le mani sul suo petto facendo pressione per allontanarmi.
<<Ti farò desiderare un mio bacio, da farti pregare.>> sussurra facendo oscillare il suo sguardo da i miei occhi alle mie labbra.
<<Adesso non sono io quella che fissa le labbra all'altro.>> sorrido furba, mi allontano e osservo meglio l'appartamento.
Un'ampia cucina collegata al salotto con un open space, il terrazzo con un tavolino e sedie in ferro battuto. Al lato della Tv a schermo piatto, si trova un piccolo corridoio con quattro stanze. Presumo che ci sia il bagno, la camera da letto e forse uno studio. Ma adesso non mi interessa molto, mi concentro sull'arredamento, colori neutri e scuri, tutto molto moderno e di alta qualità. Mi sembra molto strano che un ragazzo come lui, ricco e conosciuto, abbia solo questo appartamento.
Ci deve essere un motivo più che valido, ma da brava ragazza non indagherò e starò sulle mie.
<<Ti piace?>> mi domanda vedendomi intenta a studiare il suo appartamento che lui.
<<Sì, ci sono molti colori neutri.>> sorrido.
<<Rigorosamente scuri.>> sancisce ammiccando un sorrisino. Ci guardiamo per qualche istante, a disagio della situazione un po' imbarazzante, abbasso il viso verso la mia borsa. Capendo altro, si avvicina e accarezza la mia guancia sinistra con il dorso della mano.
<<Puoi appoggiarla sul divano.>> dice con un tono tranquillo, come volesse pacare lo strano stato del mio corpo, però il contatto fisico non aiuta.
Le mani iniziano a sudare dall'ansia, deglutisco con un respiro più velocizzato del solito e istintivamente lecco le labbra per la poca salivazione.
Si blocca completamente con lo sguardo rivolto verso di me, ha visto il gesto, forse non dovevo farlo. La mano che si trova sul mio viso porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e l'altra libera, automaticamente, va al mio fianco stringendolo.
<<Se mi vuoi far uscire pazzo, ci stai riuscendo.>> sussurra facendo sfiorare i nostri nasi, socchiudo le labbra e chiudo gli occhi. Li riapro lentamente, il cuore batte più veloce. I suoi dicono solo una cosa, desiderio. Porto le mie mani sul suo petto, stringendo la maglietta portandolo più vicino.
<<Cosa aspetti?>> sussurro, come una supplica. Voglio sentire le sue morbide labbra schiantarsi contro le mie...
<<Dimmi che mi desideri e non mi fermerò.>> sussurra. Prendo un respiro profondo e mi allontano, non posso affrettare le cose, se andasse tutto male?
<<Meglio aspettare.>> sussurro piano. Il suo sguardo muta da desideroso a deluso. Un senso di colpa si propaga sul petto. Dovevo buttarmi...
Si schiarisce la voce e fa un passo indietro.
<<Mangiamo?>> mi domanda.
<<Sì.>> rispondo poco sicura.
Ci rechiamo in cucina, un profumo invitante entra dentro le mie narici.
La cena prosegue tranquilla, nessun momento di imbarazzo, solo chiacchiere e risate tra noi. Sembra tutto così armonico e ideale, fino ad adesso sospettavo di un flirt tra me e lui, ma non così alto. Vedremo...
•
Un nuovo sabato inizia, scendo le scale sbadigliando stanca.
Il lavoro con Donatella mi sta stremando, ma sto imparando nuove cose e soprattutto sto capendo di più lei. Ho capito cosa vuole da una modella, tre cose fondamenti: precisione, determinazione e audace. Saper riconoscere gli errori, correggerli e non rifarli.
Nessuno è perfetto, ma possiamo avvicinarci alla definizione "perfezione", ogni volta che sbagliamo e capiamo dove lo abbiamo fatto, il nostro cervello automaticamente si ricorderà la soluzione.
Ad esempio, a scuola il professore ci presenta un foglio con una espressione matematica, la prima la facciamo bene, la seconda dimentichiamo un passaggio, quando avremmo capito di aver scordato un pezzo fondamentale per trovare il risultato giusto, il nostro cervello lo ricorderà in modo da non cascare nel tranello di nuovo.
Mi sdraio sul divano immersa nei miei pensieri, ma qualcosa mi sfugge. Perché Ilaria non è in casa? Sono le otto. Ancora con gli occhi assonnati salgo le scale per verificare se si trova nella sua stanza. Letto vuoto.
Non ha prove di danza stamattina, forse non è rientrata? Ieri sera ero da Francesco e sono tornata a casa verso mezzanotte, stranamente era interessante e il tempo è passato più del previsto, ma non ho minimamente controllato se fosse in camera o meno.
Provo a chiamarla ma non risponde, che cazzo sta facendo? Mi vesto velocemente e dopo poco mi trovo in macchina, la prima cosa che faccio istintivamente chiamo il biondo in preda al panico.
<<Ehi, pasticcino.>> risponde.
<<Sto venendo da te.>> dico con un tono abbastanza, o forse, troppo preoccupato.
<<Cos'è successo?>>
<<Non trovo Ilaria a casa, ho paura che gli sia successo qualcosa.>>
E se gli avessero fatto del male? Che migliore amica del cazzo, sono una scema, adesso mi rimangerò le mie stesse mani per la vergogna.
<<Dove sei adesso?>>
<<Sono in macchina, sto entrando adesso nel parcheggio sotterraneo.>> affermo.
<<Stai lì, scendo io.>>
Stacca la chiamata e nello stesso istante fermo la macchina. Apro la portiera prendendo aria per mancanza.
<<Pasticcino, calmati.>> sussurra avvicinandosi, mi prende in braccio e ci avviamo all'interno dell'edificio.
Mi asciugo le lacrime ancora sotto ansia. Arriviamo davanti al suo appartamento e mi guarda pensieroso.
<<Forse so dove si trova...>> sussurra girando la sua postura verso la sinistra, lo seguo confusa. Si ferma davanti a una porta e suona il campanello.
<<Cosa stai facendo?>> sussurro.
Sento un borbottare, finalmente qualcuno apre la porta. Un Michael a dorso nudo con solo dei pantaloni insieme a Ilaria, vestita di una semplice maglietta che gli arriva sopra il ginocchio.
La mia preoccupazione si trasforma in rabbia, quindi in tutto questo tempo era da Michael chissà a fare che cosa.
<<Brutta stronza! Eri qui a scopartelo mentre mi stavo facendo una testa enorme perché non eri a casa!>> urlo puntandogli il dito, sobbalza e si accoccola dietro il moro.
<<Scusami.>> sussurra.
<<Delle tue scuse->> mi interrompe Michael
<< Alba scusaci se non abbiamo avvertito, ma credo che tu capisca che eravamo impegnati in altro, quindi ci dispiace ma non iniziare a fare delle ramanzine, sono solo le otto e quindici della mattina.>> dice sistemandosi i capelli disordinati.
Sospiro sconfitta e guardo entrambi.
<<Non scordarti la pillola, poi parlerò con Chloe.>> sorrido maligna.
<<No, Chloe no!>> scuote la testa la bionda.
<<Alba, no!>> ripete Michael.
Giro i tacchi e inizio a borbottare con il biondo di lato che ride.
<<Giuro che se lo dici a Chloe ti strappo la gonna di Fendi!>> urla con un tono divertito, forse per sdrammatizzare il momento.
<<E io, strappo tutte le mutandine di Victoria's Secret che stai comprando!>> mi giro.
<<No, quelle sono fondamentali per me.>> afferma il ragazzo della bionda.
Scuoto la testa irritata, schiaffeggio il braccio a Francesco dato che non smette di ridere. Potrei tornarmene a letto subito.
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Ecco a voi un nuovo capitolo☀️
Spero sia di vostro gradimento, lasciate una stellina e commentate!
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