visita dallo psicologo
muta. decido di non parlare e così faccio. rimango zitta per tutto il tempo intanto che il dottore mi fà moltissime domande.
"celèste... io voglio aiutarti e non posso farlo se tu non me lo lasci fare".
rimango ancora zitta: non voglio proprio parlare.
cosa ci faccio qui da uno psicologo?
e perché i miei mi credono pazza solo perché ho raccontato loro che una scuola chiamata accademia delle fiabe è magica!!!
non sono pazza,ho visto con i miei occhi quindi è la verità.
vorrei ritornarci e non stare qui. è ingiusto... io so di appartenere a quel mondo perché se ci sono entrata facilmente vuol dire che sono speciale anche io.
"celèste così non andiamo bene. puoi parlare allo psicologo,per piacere?"
"signora,lasci che facci le cose a modo mio per piacere. può uscire un attimo?"
"ehm... certo".
vedo mia madre che esce ed inizio un pò preoccuparmi. guardo intensamente il dottore negli occhi per capire che intenzioni ha.
"che c'è? vuole stuprarmi per caso?"
"no,certo che no. cosa gli è lo fa pensare?"
"non so... un intuizione. comunque come mi aiuterà?"
"certo sono qui per questo".
"bene... cosa devo fare?"
"per il momento dovrà capire da sola e distinguere realtà e fantasia so che puoi farcela".
"c... cosa?"
"puoi farcela. va a chiamare i tuoi".
chiamai i miei genitori e il dottore gli spiegò tutto così appena usciti,andammo di nuovo in quella accademia.
"mamma... Papà..."
"celèste conducici tu"
entrammo in quell'accademia e mentre ai miei occhi tutto tornò normale distinguevo i kwami, i vampiri,gli alice ecc, per i miei non era così. subito ai loro occhi si parò una normale scuola con un giardino all'interno. anche il nome era cambiato ora sull'insegna c'era: scuola per talenti".
i miei genitori rimasero a fissarmi un pò arrabbiati e delusi da me.
"piccola mia,come puoi vedere è una scuola normale".
"sarà... sarà solo il tuo liceo".
"non... non è così"
celèste, si mise a piangere provocandosi uno schiaffo da parte dei genitori.
"ora basta celèste,sei in punizione!"
"m... ma... non è giusto"
"sì che lo è"
"sarai in punizione finché non imparerai a distinguere fantasia e realtà".
mentre i genitori portavano con una stretta molto forte celèste in casa,delle sue lacrime sfoggiarono il suo viso.
ovviamente lei cercò di nasconderlo alla vista dei suoi ma era impossibile.
"oh... non fare così"
"celèste,non lo capisci che lo facciamo per il tuo bene?"
"no,non lo capisco per niente e non lo voglio capire!"
celèste, si liberò dalla presa dei suoi e corse piangendo verso casa sua.
"accademia delle fiabe... non... non potrò più ritornarci".
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