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Gli orfani bizzarri e i primi sospetti

Martha portò in giro CIel per il pian terreno, mostrandogli la caffetteria dove si svolgevano i pasti, la classe dove si svolgevano le lezioni, i bagni, la cucina e la lavanderia. Una volta al pino superiore, l'aria di tranquillità che si respirava fino a poco prima sparì. Nonostante il grande numero di finestre, la luce al primo piano era scarsa, a volte senza un'apparente motivo, altre per colpa delle tende. Lì Martha mostrò al nuovo arrivato l'infermeria, la libreria, la stanza del cucito, l'area giochi e i bagni, lasciando come ultima tappa il dormitorio. Aperta la porta, Ciel si ritrovò davanti una dozzina di bambini, più femmine che maschi. Ne riconobbe quattro, ovvero la biondina con gli occhiali, il bambino grassottello, la bimba con le trecce e l'altro ragazzo biondo con un berretto rattoppato. Erano per lo più divisi in piccoli gruppetti e subito smisero di civettare tra di loro, facendo cadere nella stanza un insolito silenzio. Su un letto c'erano tre ragazzine, di cui una sembrava la più grande. Probabilmente aveva più di quindici anni e con quei suoi capelli rossi e lo sguardo malizioso, sembrava star mettendo sotto esame il nuovo arrivato. Accanto a lei c'erano la biondina con gli occhiali di prima e un'altra ragazza dai capelli corti e neri, che a differenza di tutti i presenti non lasciava trasparire alcuna emozione. Su un altro letto c'erano la ragazza con le trecce e quella che sembrava la più piccola dei presenti, una bambina con un vestitino da notte bianco e dei capelli cortissimi biondi adornati da una molletta per capelli a forma di fiore. Sul terzo letto c'erano tutti i maschietti, tre per la precisione, e vi riconobbe i due visti in giardino e sulle scale. Il terzo era abbastanza piccolo di statura, dall'aria gracile e lo sguardo poco concentrato* che tutto guardava, tranne che gli altri bambini. Sul quarto letto c'era una ragazza sola, alta e dalla carnagione chiara. Per un attimo Ciel pensò addirittura che fosse bella, ma si scordò presto di lei perché una risata impertinente proveniente dal letto opposto fece calare lo sguardo di lei e attirò l'attenzione del Conte; era stata un'altra bambina a ridere, di corporatura più grossa del bambino cicciottello. Era bionda e aveva forse la pettinatura più elaborata di tutti lì dentro. Infine, sul letto infondo alla stanza c'erano due bambine, le uniche con un sorriso spensierato e felice sul volto. Una aveva un caschetto biondo e due occhi azzurri come il cielo, l'altra i capelli color grano e gli occhi color nocciola. Si stringevano per mano e entrambe dondolavano i piedi lungo il bordo del letto, con le punte ben lontane dal pavimento. Martha invitò Ciel ad entrare nella stanza «Bambini, questo è Ciel Bright. Da oggi in poi vivrà qui con noi, quindi trattatelo bene». La signora storse il naso alle risatine sommesse che vennero dopo. Sapeva bene che quei mocciosetti erano un passo davanti a lei, e che sapevano già dell'arrivo del nuovo bambino. Erano così strani quei bambini... le davano la pelle d'oca. La signora Martha indietreggiò e posò la mano sul pomello della porta e prima di chiuderla, disse «Ora vi lascio. Fate amicizia e se ha delle domande, rispondete con cortesia». Nei primi istanti, Ciel si sentì come un gladiatore in un'arena piena di leoni feroci, ma poi pensò al motivo per cui era lì da solo: erano solo bambini, e lui era più grande di loro per diversi aspetti. Quindi riprese la sua facciata innocente, pura e semplice e sventolò la mano «C-Ciao...». In quel preciso istante, tutti si alzarono dai letti per poterlo raggiungere al centro della stanza, salvo per un paio di loro. La ragazza dai capelli rossicci si fece avanti, mani ai fianchi e aria di chi si crede superiore a tutti. Odiosa.

*non è specificato nel gioco, ma gira voce che dati i suoi comportamenti sia molto probabilmente autistico.  

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~ La Principessa Ostinata ~

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«Quindi tu saresti quello nuovo? Mi avevano detto che sembravi deboluccio ma...» la ragazza alzò una mano e accarezzò la pallida guancia del Conte facendolo arrossire leggermente, ma non abbastanza perché quelle dita si allontanarono subito «Mi aspettavo fossi più carino di così hahaha! Io sono Diana, vedi di ricordartelo». Dopo di lei aprì bocca la ragazzina bionda con gli occhiali, che si fece avanti con uno sguardo interessato e un quaderno stretto al petto. La sua espressione era fin troppo saccente per Ciel.

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~ La Principessa dall'aria Saggia ~

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«Io sono Meg. Spero ti troverai bene qui... se hai bisogno di qualcosa, basta chiedere!» disse lei, con l'aria di chi crede si sapere tutto. Accanto a lei c'era la bambina silenziosa, che dopo aver incontrato lo sguardo di Ciel, lo rivolse altrove. Meg parlò per lei.

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~ La Principessa di Ghiaccio ~

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«Oh, non farci caso. Fa così con tutti. Lei è Eleanor. Non parla molto» la suddetta Eleanor sembrò quasi offendersi e fece un verso di disapprovazione, un "hmpf" se proprio vogliamo essere precisi, e tornò a sedersi sul letto dal quale era scesa. Dopo di loro, si presentarono la ragazza con le trecce e la bambina con il vestitino bianco.

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~ La Principessa Impetuosa ~

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~ La Principessa Piagnucolona ~

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«Io s-sono Susa-an» disse la più grande balbettando, per poi indicare la sua compagna «E-E lei è O-Olivia». Susan balbettava e c'era una punta di blesità nelle sue parole. Nonostante ciò e la sua apparente goffaggine sembrava molto sicura di sé. Olivia sbuffò, probabilmente indispettita per essere stata presentata dalla sua amichetta e non essere riuscita a parlare per prima. Diede un piccolo urlo sgraziato e corse ad accovacciarsi in un angolo a piangere. Susan rise, si mise tre dita in bocca e corse da lei. A spiegare la situazione furono i tre maschi, o meglio i due. Quello gracilino e distratto era rimasto sul letto e un istante dopo si era messo a giocare con il modello di un trenino sul pavimento.

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~ Il Principe Dispettoso ~

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Il bambino biondo e dall'aria tranquilla parlò «Olivia piange sempre quando non ha quello che vuole. A volte lo fa per attirare l'attenzione, e se ci sono grandi in giro per lei è ancora meglio. Comunque quello lì è Thomas. Non è cattivo, è solo un po' scemo» disse, sogghignando insieme al ragazzo cicciottello, senza lasciar intendere se stessero ridendo perché era una bugia, o perché stessero prendendo in giro il loro amico palesemente disinteressato ed immerso nel suo mondo. Successivamente, il biondo si presentò.

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~ Il Principe Disordinato ~

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«Io sono Nicholas, molto piacere» il bambino porse la mano a Ciel, consapevole che quel gesto lo avrebbe fatto apparire più adulto di quanto non fosse, e il Conte dopo un primo attimo di esitazione, gli strinse la mano con una postura e uno sguardo da vero gentleman facendolo sembrare garbato e signorile. Si sentì un sospiro sognante e in parte emozionato oltre quella piccola folla di bambini davanti a lui. Subito dopo, toccò al bambino dalle ossa grosse e i vestiti vergognosamente stretti.

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~Il Principe Goloso ~

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Questo bambino aveva difficoltà a star fermo su due piedi e ciondolava continuamente «Io mi chiamo Xavier, huhu, ciao». Sembrava a corto di parole, ma Ciel sforzò un sorriso anche per lui. A farsi spazio nella folla arrivò la bambina cicciottella e goffa, dalla quale tutti si allontanarono per lasciarla passare senza impedimenti.

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~ La Principessa dal Cuore Piccolo ~

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« I-Io sono Amanda hehehe! Hehe! Hehehe!» la suddetta Amanda, abituata a comportamenti e cortesie che rendeva spesso dei rituali morbosi, fece un inchino tremolante ma aggraziato, e tutti la guardarono ad occhi stretti. Non sembrava ben vista dagli altri bambini e nemmeno il Conte pareva tanto convinto. Quasi come a volersi far perdonare, Amanda prese per mano Ciel e lo trascinò dalla bella bambina rimasta seduta sul letto.

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~ La Principessa Paurosa ~

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La bambina dai tratti gentili sembrò sorpresa di essere stata tenuta in considerazione e faticò ad aprir bocca e alzare lo sguardo per presentarsi. La sua voce era flebile, sottile come un soffio di vento «Clara... piacere». Tremava, e non riusciva a tenere le mani lontane dal petto. Ciel sospettò che qualcosa non andasse in parecchi di questi bambini, ma lei sembrava quella meno... incline al male? Ultime, ma non meno importanti, furono le bambine che erano mano nella mano e che lo erano ancora anche quando raggiunsero il Conte per presentarsi. Entrambe fecero un inchino degno di due principesse. La biondina, sorridendo, disse il suo nome.

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~ La Principessa Solitaria ~

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«Io sono Wendy» annunciò, rivolgendo lo sguardo a quella che poteva apparire più di un'amica. «E io sono Jennifer» disse l'altra, sorridendo e guardando velocemente il nuovo bambino da capo a piede. Questa Jennifer indossava un grazioso grembiulino bianco sopra un abitino grigio, quasi tendente ad un azzurro spento se proprio si voleva accennare ad un colore più allegro. I suoi capelli erano più corti di quelli di Ciel e al collo, tra le lingue della camicetta, portava una spilla rossa come il sangue raffigurante tante piccole rose in rilievo. Diana si fece nuovamente avanti con la sua aria superiore, di chi si crede migliore solo perché è più grande degli altri «Hai un nome parecchio strano, sai? Da che parte vieni di Londra?». Ciel ricordava bene di non aver detto di venire da Londra, ma ricordava anche che quattro dei bambini erano rimasti ad origliare. Doveva mantenere la calma, doveva restare l'orfanello appena arrivato nell'istituto di campagna «La periferia... più o meno». Prima d'ora non si era mai chiesto il motivo del suo nome... gli era sempre sembrato un nome come un altro. Forse, per loro, abituati ad un piccolo paesino come Cardington, un nome come quello era un qualcosa di raro e strano. Poco importava. Anzi, questo significava che non sapevano nulla di un altro bambino con lo stesso nome. Diana non pareva affatto soddisfatta della risposta e da snob qual'era, scosto Ciel dal suo cammino con una leggera spinta sulla spalla e si avviò alla porta, seguita da Meg e Eleanor. Susan era ancora nell'angolo con Olivia a cercare di farla smettere di piangere, ma vedendo Diana e le altre andarsene, decisero di seguirle. Olivia smise immediatamente di piangere. I suoi occhi si erano già ripresi dal pianto e ora sorrideva dietro la goffaggine di Susan mentre varcavano la soglia della stanza. Thomas giocava ancora indisturbato sul pavimento e Amanda alternava lo sguardo su tutti i presenti in maniera inquietante. Nicholas fece schioccare la lingua e avvisò il Conte «Non badare alla femmine. Si credono tutte perfettine. Comunque se vuoi giocare con noi ci trovi in giardino. A dopo!» e se ne andò seguito da Xavier. Restavano Amanda, Jennifer, Wendy e Clara. «Quanti anni hai?» Jennifer lasciò la mano di Wendy per potersi sedere a terra, interessata a sapere di più sul nuovo arrivato. Wendy si sedette accanto alla compagna e anche Amanda si sistemò a terra, a pancia in giù con le mani sotto la testa e le gambine che dondolavano spensierate. Anche Clara sembrava interessata e rivolse lo sguardo al bambino senza muovere nessun altro muscolo. Ciel si vide un po' spaesato, ma ringraziò il fatto che fossero presenti pochi di loro. Mise la sua valigia a terra e, giusto per non sembrare estraneo alla situazione, si sedette anche lui sul pavimento in legno, a gambe incrociate «Tredici anni». Jennifer sussultò sbalordita «Tredici?! Sembri più piccolo! Io ho nove anni!». Wendy si sentì in dovere di aggiungere «Dopo Clara e Diana, dovresti essere quello più grande. Abbiamo tutti tra i dodici e i tre anni. Olivia è la più piccola di noi». Il piccolo Conte si stava già confondendo con tutti quei nomi... a stento ricordava quello del capo del posto, figuriamoci quelli di circa dieci bambini o poco più. «Che ti sei fatto all'occhio?» la vocina di Clara richiamò l'attenzione del Conte, che non esitò a risponderle data la gentilezza con cui l'aveva chiesto «Mi sono ferito nell'incendio che ha ucciso la mia famiglia... nulla di grave, ma preferisco non farlo vedere in giro». Probabilmente i pettegolezzi raggiungevano solo alcuni di loro. Era come se fossero suddivisi in una sorta di gerarchia. Jennifer balzò in piedi e raggiunse uno dei letti, tutti a castello «Questo letto qui è libero. Sopra ci dorme Eleanor, ma sono sicura che non ti darà fastidio e che tu non darai fastidio a lei. E... ah!» Jennifer corse verso un secondo letto e tirò fuori da sotto al cuscino quella che sembrava una foto. «Amanda, hai una matita o un pennarello qui con te?» domndò tornando accanto a Wendy. La bambina grassottella frugò tra le tasche del suo vestitino e fortunatamente trovò un pastello da dare a Jennifer, e gattonò frettolosamente verso di lei per consegnarglielo. Jennifer la ringraziò e si mise a scrivere sul pezzo di carta. Quando finì, lo consegnò al Conte. «Questa l'abbiamo scattata qualche giorno fa, quando sono arrivata in questo orfanotrofio. Spero ti torni utile per ricordarti tutti i nostri nomi!».

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Dunque era lei l'ultima arrivata. Ma sarebbe bastata davvero come prova? No... doveva esserne sicuro. E poi Sebastian era sicuramente già andato via e lui era appena arrivato. Gli toccava aspettare e lasciare che le cose facessero il suo corso. Ciel prese la foto e dopo avergli dato una veloce occhiata, le rispose con un sorriso «Grazie mille...» sembrava volesse continuare la frase, ed infatti voleva, solo che si era già scordato il nome e dovette guardare di nuovo la foto. Quando rilesse il nome, si rivolse di nuovo alla bambina, stavolta con più sicurezza e un sorriso ancora più incantevole del precedente «Grazie mille, Jennifer».

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Ciel non poteva sapere che ciò a cui stava andando incontro non sarebbe stata una situazione normale e facile da gestire. La sua testardaggine e voglia di giocare per vincere lo avrebbero presto portato a dover affrontare una serie di tragici, raccapriccianti, inspiegabili eventi. Povero, povero sfortunato ragazzo...

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