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CAPITOLO XXXI.

- A Bokuto!- urliamo tutti insieme, alzando i calici.

- A me!- esclama lui, buttando giù il contenuto del suo bicchiere tutto d'un sorso.

- E alla nuova libertà di Kenma!- aggiunge Hinata, facendo arrossire il ragazzo.

Osservo il biondo sorridere; ieri, Kiyoshi è stato dichiarato colpevole di spaccio d'armi, di omicidio e di tentato omicidio, ottenendo così l'ergastolo.

I genitori di Kenma sono tornati a casa con me; Bokuto si è fermato con i genitori di Akashi per andare a fare visita alla tomba del ragazzo, e poi Tsukki è tornato a prenderlo.

Così stasera abbiamo deciso di festeggiare.

- Pensavi di tornare in università ora?- gli chiede Yaku; Kenma annuisce.

- Mi piacerebbe riprendere gli studi di programmazione. Tetsu mi ha fatto avere alcuni miei libri e mi sto appassionando alla materia- risponde.

- Come farai con la socialità?- chiede Lev, guadagnandosi una gomitata dal suo ragazzo.

- Se qualcuno toccherà il mio micetto, lo faremo processare; ormai siamo diventati bravi, vero Bro?- affermo, mettendo un braccio attorno alle spalle del mio ragazzo.

- Puoi dirlo forte!- esclama Bokuto, alzando verso di me il suo secondo bicchiere.

- Vedi di non vomitare tu stasera- ride Daichi.

- Massí, bisogna divertirsi!- esclama Suga.

- Come loro?- Ennoshita indica Tanaka, Nishinoya e Yamamoto che stanno cantando a squarciagola in un angolo.

Fortuna che Daichi ha chiuso il locale per l'occasione, o Asahi starebbe morendo dall'imbarazzo; anche se da quando Nishinoya gli ha detto di sì sembra essere diventato più rilassato anche dal comportamento esuberante del suo ragazzo.

Tsukki si è riappacificato con Yamaguchi, per cui direi che sta andando tutto bene.

- Alla fine per fortuna non è successo niente- mormora Kageyama.

- Già: non era une bella situazione, ma ne siamo usciti- confermo.

- Com'è andata con i genitori di Kenma?- mi chiede Yaku.

- Bè, erano sorpresi e molto felici ovviamente, anche se scoprire che il proprio figlio non si ricorda di te non è la migliore delle sensazioni- faccio attenzione che Kenma non mi stia ascoltando, ma per fortuna è con Hinata e Lev.

- Pensavo che avrebbero preteso di riportarlo a casa- commenta lui.

- L'ho temuto anch'io; e pensavo anche che si sarebbero arrabbiati per non averlo saputo subito. Ma la gioia è stata maggiore, e hanno capito che stare con me fa stare meglio Kenma. Ieri a quanto pare hanno parlato anche con il suo psicologo- spiego.

- Be', meglio così: sono certo che gli farai recuperare la memoria in fretta. Tra l'altro ora non ha più restrizioni, quindi sarà più facile-.

- Esatto: anche tornare in università potrà aiutarlo. E magari durante le prossime vacanze lo porto da qualche parte-.

- Mi sembra un'ottima idea- conferma lui.

- Nobuyuki non è venuto stasera? Mi sarebbe piaciuto rivederlo- mi chiede poi.

- Gliel'ho proposto, ma aveva degli impegni- rispondo.

- È un peccato- mormora.

Intanto, i nostri tre fidanzati tornano da noi; Lev e Hinata prendono Yaku e Kegayama e li trascinano a ballare.

- Ho visto Bokuto andare verso l'uscita- mi dice Kenma.

Mi guardo intorno, ed in effetti non lo vedo; incontro lo sguardo di Tsukki, che scrolla le spalle, come a dire che non sa dove sia.

- Vai fuori da lui-.

- Non mi va di lasciarti qui da solo, micetto- gli dico, anche se sono preoccupato per Bokuto.

- Tranquillo, io vado a parlare con Yamamoto: sta per trovarsi a fare il quinto incomodo- indica il ragazzo a poca distanza da noi.

Vicino a lui Nishinoya è saltato in braccio ad Asahi e stanno pomiciando contro il muro, mentre Tanaka fissa Ennoshita come se si fosse appena ricordato di quanto sia sexy.

Il suo ragazzo sta parlando con Suga e Daichi, ignaro del fatto che probabilmente tra poco verrà assalito dal rasato.

E così Yamamoto, che un attimo fa stava ballando con i suoi due amici, è rimasto un po' in disparte.

- Sei magnifico micetto- affermo, chiamandomi per dargli un bacio.

- Non temere, torno subito- gli sussurro.

Lui annuisce, dandomi il via libera per uscire dal locale.

Mi basta svoltare l'angolo per trovare Bokuto che, appoggiato contro la parete, sta fumando una sigaretta, lo sguardo rivolto al cielo.

- Ne vuoi una?- mi chiede, senza guardarmi.

- No grazie- da quando è tornato Kenma, non mi è più venuta la tentazione del fumo.

- Lui fumava?- mi appoggio di fianco a lui.

- No, ma non mi faceva storie. Ho iniziato perché non andavo d'accordo con i miei, quindi in realtà quando ero con lui non lo facevo; fumavo quando stavamo lontani per un po'- racconta.

Rimaniamo un attimo in silenzio.

- Perché sei uscito?-.

- Sei il mio Bro, non ti lascio solo-.

- Dovresti stare con Kenma-.

- Con Kenma ci sto sempre; e poi lui mi ha detto di venire da te-.

- Davvero?- si volta verso di me.

- Certo: gli stai simpatico, anche se non lo ammetterà mai. E sa che ti voglio bene- affermo.

- Come siamo sentimentali- fa un piccolo sorriso, poi torna a guardare il cielo.

- Grazie per quello che hai fatto- gli dico.

- Ho ottenuto una piccola vendetta ed ho aiutato il mio Bro; non devi ringraziarmi, l'ho fatto più che volentieri- afferma, spegnendo quello che rimane della sigaretta in un apposito bidone di fianco a lui.

- Ti va di parlare di come stai?- gli chiedo, voltandomi verso di lui.

- Non sono bravo ad esprimermi a parole; anche per questo litigavo spesso con i miei, loro mi chiedevano le cose ed io non sapevo mai come rispondere. Alla fine si irritavano sempre. Keiji invece mi capiva senza che dicessi niente; probabilmente lui saprebbe spiegarti come sto meglio di me- fa una risatina nervosa.

- Penso di capire come ti senti; anche se ho ritrovato Kenma, non ho dimenticato quei sentimenti e quei pensieri. Per cui se vuoi sfogarti dicendo cose a caso, capirò comunque- affermo.

- Cose a caso tipo?-.

- Tu dici sempre cose a caso, quindi puoi fare come al solito- commento, e lui rilascia una lieve risata.

- È solo che mi manca. Non riesco ad abituarmi al fatto che non ci sia. Ogni tanto, quando vedo qualcosa che non capisco o mi incuriosisce, mi giro per chiederglielo; poi mi ricordo che lui non è qui, e non tornerà mai più. Da quando l'ho perso, mi sembra di non sapere più nulla: i nomi delle canzoni, come sono fatte le costellazioni, le giuste proporzioni per cucinare, le strade, i metodi di studio, il mio limite d'alcool, quando è meglio parlare o stare zitto, come abbinare i vestiti... Il mondo è diventato un gigantesco punto interrogativo e non ho nessun modo per trovare una risposta.

- Per provare la psicologia inversa, Tsukki una volta ha provato a dirmi "come riuscivi a vivere prima di lui, puoi vivere anche dopo". Gli ho chiesto se lui sarebbe riuscito a vivere senza Yamaguchi; mi ha risposto che la sua non sarebbe vita senza di lui. Vivere senza Aghashi non è impossibile, ma non è quello che voglio: ho bisogno di trovarlo quando mi volto, di sentire la sua voce paziente mentre mi spiega le cose più elementari, di vedere il suo lieve sorriso che aveva sempre quando eravamo insieme, di accarezzargli i capelli... Vorrei parlare di nuovo con lui; anche quando non capivo cosa dicesse, a me bastava parlarci, perché mi sentivo come se riuscissi a comprendere tutto. Da un mio sguardo lui capiva di cos'avevo bisogno, come farmi stare meglio, come convincermi quando non avevo voglia di fare niente...

- Lui era la mia risposta a tutto. Non sapevo come vestirmi? Chiedevo ad Agashi. Non capivo un argomento? Me lo spiegava Aghashi. Faticavo a studiare? Mi aiutava Aghashi. E ora mi sembra di non capire più niente- si volta di scatto verso di me e mi abbraccia, iniziando a singhiozzare.

- Alla fine non era così a caso come discorso- sussurro, e lui fa una piccola risata.

Rimaniamo così qualche minuto, poi lui si stacca.

- Ti riporto dal tuo amore- afferma.

- Sicuro?-.

- Mi sono sfogato: ora sto meglio- sorride, e capisco che non sta mentendo.

Pensa ancora tutte quelle cose, ma vuole andare avanti comunque.

- Allora torniamo dentro, o ci perderemo i nostri amici ubriachi- ci dirigiamo verso l'entrata.

- Oh, ecco tornati anche gli ultimi due!- esclama Tanaka, vedendoci entrare.

- Hey Hey Hey! Vi eravamo mancati eh? Daichi, un bicchiere per me!- esclama Bokuto, correndo verso il bancone.

Io invece torno da Kenma.

- Come sta?- mi chiede.

- Meglio. È un ragazzo forte- affermo, sedendomi sul divanetto di fianco a lui.

Lui mi circonda la vita con le braccia ed appoggia la testa sulla mia spalla.

- Anche tu- mormora, guardandomi con un'espressione che dice "dopo mi racconti cosa c'è che non va".

Lo tiro verso di me, sentendomi improvvisamente piú sollevato: stare tra le sue braccia mi fa sentire sereno.

Appoggio la testa sulla sua spalla, beandomi del suo profumo: come ho fatto a stare così tanto senza di lui?

- Balliamo?- gli chiedo.

- Ne stai approfittando?-.

- Si. Balliamo?- mi tiro su e lo guardo con un sorriso.

- E va bene- sospira lui.

- Evvai!- lo prendo per mano e lo faccio alzare, portandolo poi verso la pista, dove ci sono tutti gli altri.

- Wow, Kenma che balla!- esclama Hinata, avvicinandosi con Kageyema.

- Io torno seduto- afferma il biondo.

- Non ci provare, ormai dei qui- gli faccio fare una piroetta su sé stesso; lui mi guarda male, ma poi inizia a muoversi a tempo.

- Non pensavo di vedere ancora sta scena dopo il matrimonio- ride Suga.

- Allora mister Sawamura, come ti senti?- gli chiedo.

- Ho un dubbio!- Bokuto si lancia tra noi due e fissa Suga.

- Ora che sei diventato Koushi Sawamura... Possiamo ancora chiamarti Suga?- chiede, con aria pensierosa.

- Cavolo, hai ragione Bro! Questa si che è una domanda intelligente- affermo, guardando Suga: anche lui sembra averci appena pensato.

- Facciamo che i miei amici possono continuare a chiamarmi così- afferma.

- Evviva, siamo privilegiati!- esclama Bokuto, per poi saltellare verso Tsukki.

- Si, sta decisamente meglio- borbotta Kenma.

- Grazie micetto- gli dò un altro bacio sulla testa.

- Mi sembra più felice della prima volta che l'ho visto- commenta Suga.

- Cosa intendi?- gli chiedo.

- Che prima faceva l'allegro ma... Era come se volesse stare un po' in disparte. Anche quando scherzava con gli altri, ogni tanto si guardava intorno, come a cercare una via di fuga... Mentale, più che fisica. Ora invece non gli succede più. Penso sia merito della tua amicizia- afferma.

Osservo Bokuto venire malamente cacciato via da Tsukki e dirigersi verso Hinata.

- È un ragazzo fantastico- affermo, e lui annuisce.

La festa dura ancora un paio d'ore, dopodiché Daichi inizia a cacciarci malamente fuori.

- Ci vediamo domani Bro!- batto il cinque a Bokuto.

- A domani!- sale in macchina con Tsukki e si allontana, mentre io e Kenma rientriamo in casa nostra.

Indossiamo i nostri pigiami improvvisati e ci infiliamo sotto le coperte.

Tiro Kenma verso di me e premo le mie labbra sulle sue, iniziando a dargli dei piccoli baci dolci, mentre gli accarezzo il fianco da sotto la maglietta.

- Non pensare di farmi dimenticare che dobbiamo parlare- mugugna dopo qualche minuto.

- Stavo solo preparando le labbra- ribatto, facendo un piccolo sorriso.

- Idiota...- borbotta lui, dandomi una pacca leggera.

Sorrido e lo stringo nuovamente a me, rimanendo in silenzio per qualche secondo.

- Ho ucciso io il ragazzo di Bokuto- sussurro.

Kenma non risponde; non potendo dirgli come ha rischiato la vita, ho dovuto escludere momentaneamente anche questa informazione.

- C'entra con il modo in cui pensavi fossi morto?- mi chiede. Annuisco.

- Raccontamelo-.

- Sei sicuro?-.

- Continuate tutti a dirmi che ora sono libero, ma non ho mai saputo perché ero in pericolo. Adesso che non corro più rischi, vorrei capire cos'è successo- mi spiega.

Annuisco e faccio un respiro profondo, poi inizio a raccontare: la nostra passione per il laser game, l'incontro con Daishō, le armi vere. Come si sia sacrificato per salvarmi.

- Fin quando non ho incontrato Bokuto, non sapevo neanche di aver colpito qualcuno con quei proiettili. So che non è stato intenzionale e che non potevo saperlo, ma ogni tanto, quando guardo Bokuto, quando riconosco il suo dolore, non riesco a fare a meno di pensare che se avessi mirato peggio, se avessi sparato un po' più in là, se ti avessi ascoltato prima... Forse lui ora non starebbe soffrendo così-.

Vedo Kenma portarsi una mano al petto, nel punto che gli fa male di solito.

- Si, ti ha colpito lí- mormoro.

- Pensavo che sapendolo mi sarei ricordato qualcosa invece... Scusami- sussurra.

- Non devi scusarti micetto, non è certo colpa tua- mormoro.

- Dovrò dare un pugno a Bokuto per avermi sparato- borbotta, strappandomi un sorriso.

Dopodiché alza lo sguardo su di me.

- Ci sono cose che non si possono prevedere. Magari, se avessi mirato un po' più in là avresti ucciso Bokuto invece di Akashi; se mi avessi ascoltato prima, forse saremmo morti entrambi. Non ha senso pensare a delle realtà che non esistono- sussurra.

- Detto da un gamer- sorrido, guadagnandomi una sua occhiataccia.

- Te lo dico proprio perché ci sono abituato. Quando perdo contro un boss torno indietro e provo altre tattiche: ma alla fine, quasi sempre la prima che avevo provato ad attuare si rivela la più efficace. Con questo non sto dicendo che questo scenario che stiamo vivendo sia il migliore, ma provando altre tattiche magari avresti solo peggiorato le cose. È successo quello che è successo, non possiamo farci niente: però abbiamo il potere di cambiare come reagire d'ora in poi-.

- Come dovrei reagire secondo te?- gli chiedo - so bene di non capire Bokuto come faceva Akashi, a volte ho l'impressione che non riuscirò mai ad aiutarlo-.

- Tu non sei Akashi. E lui non sta cercando qualcuno che prenda il suo posto, come non lo cercavi tu: cerca qualcuno che lo aiuti ad andare avanti. E questo lo stai facendo, te lo ha detto anche Suga. Bokuto è felice di averti, ne sono certo: a lui va bene così. Se sapesse che hai questi pensieri, non credi che se ne rattristerebbe?- mi fa notare.

- Tu da quando sei così saggio?-.

- Lo sono sempre stato- ribatte.

Lo stringo di più e rimango un attimo a pensarci.

Probabilmente ha ragione: Bokuto ha bisogno di un Bro, è ciò che vuole da me e ciò che gli darò.

- Grazie micetto-.

- Non ho fatto niente- mormora.

- Si invece: grazie a te ora sto meglio. Hai sempre avuto il potere di calmarmi con poco micetto, non so come fai- commento.

- Mi limito a dirti come stanno le cose. Se tu che sei magnifico- sussurra.

- Quante lusinghe stasera-.

- Tu mi sei stato accanto nonostante tutto, è il minimo che possa fare-.

- Nonostante tutto?-.

Lui abbassa lo sguardo.

- Non ricordavo niente, all'inizio ti ho trattato male, non ti mostro mai affetto e non contribuisco alla casa. Eppure tu non ti sei mai lamentato- mormora.

- Io ti amo micetto, mi sono innamorato di te anche sapendo che non sai cucinare e che la tua affettività è pari a quella di un procione selvatico. Puoi perdere la memoria quante volte vuoi, ma finché ti sentirai felice con me ed io ti amerò, continuerò a tenermi con me. Non voglio che tu faccia qualcosa in cambio, mi basta sapere che ci sei- affermo.

Lui mi fissa negli occhi, ed il mio cuore perdo un battito: conosco quello sguardo.

Apro gli occhi, sentendomi osservato, e volto la testa, incontrando gli occhi di Kenma.
- Buongiorno; stai meglio?- gli chiedo, voltandomi sul fianco per osservarlo meglio.
- Sei ancora qui- sussurra. Aggrotto la fronte.
- Dove sarei dovuto andare? Avevo qualche impegno?-. Lui scuote la testa.
- Pensavo saresti tornato a casa-.
- Hai vomitato tutta la sera, ed i tuoi non ci sono: mica ti lascio da solo- affermo.
- Non ti faccio schifo?-.
- Vomitare è umano Kenma, e non è la prima volta che ti vedo in quello stato- gli faccio notare. Lui sospira e si porta le mani sugli occhi.
- Come fai?- sussurra.
- È perché ti amo micetto- dico in tono dolce, facendo un piccolo sorriso. Lui sposta le mani dagli occhi, e noto che ha uno sguardo diverso da solito, che non gli avevo mai visto: c'è una nuova luce, che non saprei bene come descrivere, ma che mi fa sentire bene.
- Ti amo anch'io- afferma, in tono sicuro. 
- Scusami per non avertelo detto prima, non so perché ma io...- lo tiro verso di me e lo bacio. Il mio cuore sta battendo all'impazzata dalla gioia e non riesco a smettere di sorridere. Non dimenticherò mai questo momento.

- Ti amo- afferma.

- Non te l'ho mai detto perché avevo paura, sapevo che mi amavi ma sentivo di non starti dando quello che davvero meritavi. Però quando sono con te quel pensiero sparisce, tu mi fai sentire come se non avessi bisogno di fare nient'altro che starti vicino per essere felice e renderti felice. Non voglio più aspettare, avere l'ansia di non sapere quando dirtelo o cose simili. Per cui... Ti amo, Tetsu-.

Eccoli: quegli occhi, quelle sensazioni. Tutto come la prima volta.

Allungo le braccia e lo stringo a me, per poi baciarlo con dolcezza.

- Ho bisogno solo di te: non mi serve nient'altro- sussurro.

Lui mi bacia di nuovo.

- Ti amo-.

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