CAPITOLO XIV.
- Non mi hai mai detto come sei finito in questa situazione- affermo, mentre lui inizia a giocherellare con i miei capelli.
- Semplice: eravamo al bar, mi sono ubriacato e mi hai portato a casa tua. Poi...-.
- No idiota- sbuffo - intendo a letto con uno che non ti interessa. Io ti ho raccontato come mai, ora tocca a te-. Lui sospira.
- E va bene; ma solo perché sei il mio Bro. E compagno di letto- ridacchia e faccio lo stesso.
Poi d'un tratto diventa serio.
- Anche il mio ragazzo... È morto- sussurra.
Sento qualcosa stringermi il cuore: avevo ragione. Ho riconosciuto subito il suo dolore, dal primo momento che l'ho visto; anche se non pensavo fosse così tanto simile al mio.
- Com'è successo?- mormoro.
- Questo tu però non me l'hai detto- ridacchia lui.
- Ti avevo appena conosciuto! Te lo dirò dopo che tu mi avrai detto del tuo, promesso- affermo.
- Allora ecco a te. Si chiamava Keiji Akashi; ci siamo conosciuti al Liceo. Lui mi sembrava sempre serio, taciturno, apatico... Mi sono innamorato subito. All'inizio non mi degnava di uno sguardo; diceva che ero troppo esaltato, e avrei dovuto concentrarmi di più sulla scuola. Poi un giorno ho scoperto la sua passione segreta, e in cambio del favore di non dirlo a nessuno ha accettato di uscire con me- gonfia il petto, orgoglioso.
- Praticamente l'hai ricattato- commento.
- Lui ne era ben felice! Gli è bastato poco per conoscermi alla perfezione ed innamorarsi della mia magnificenza- afferma. Rido: parla così per vantarsi, ma so che è anche l'unico modo in cui può raccontarmi di lui senza farsi prendere dal dolore; lo capisco bene. Per cui lo assecondo.
- Che genere di hobby era?- gli chiedo.
- Paintball-. Aggrotto le sopracciglia. Paintball...?
- Si sfogava andando a sparare. In realtà l'ho incontrato al laser game, poi ci è stato proposto di entrare in una competizione di paintball e abbiamo accettato- il suo tono inizia a diventare più basso, mentre i battiti del mio cuore accellerano. Non è possibile...
- L'ho convinto io ad accettare- sussurra.
- Non lo sapevamo, ma ci avevano dato delle armi vere. Io come al solito avvistati i nemici ho iniziato a sparare all'impazzata; lui si è accorto di quello che stava succedendo. Ma prima che potesse dirmelo è stato colpito- la voce gli trema.
E io ora la riconosco: riconosco quell'urlo, quel giuramento di vendetta, lo stesso che avrei voluto lanciare io, ma ero troppo shockato per farlo.
- Non ho mai saputo chi fosse stato. La polizia è arrivata poco dopo, ma ancora adesso non mi hanno voluto rivelare i nomi degli altri due giocatori... Degli stronzi che hanno ucciso il mio Keiji...- ora, la sua voce è piena di rabbia.
Sento la testa iniziare a pulsare e mi tiro su.
- Bro, stai bene? Non hai una bella cera. Il mio racconto ti ha ricordato la sua storia?- mi chiede. Fatico a respirare.
- Scusami, non volevo-.
- Non volevi?- sento la rabbia crescere dentro di me: è stato lui. Lui ha ucciso Kenma. Gli ha sparato. Gli ha tolto la vita. L'ha portato via da me.
- Sai Bro, sono felice di averti incontrato-.
Stringo il lenzuolo: no, non è colpa sua. Non ne aveva idea, proprio come non lo sapevamo noi.
- Quando ho perso Akashi, ho pensato che non avrei più trovato qualcuno a cui tenere davvero. Però poi ti ho conosciuto; tu sei un vero amico per me. Riesci a capirmi, anche se non come faceva lui, non al modo di un'anima gemella. Ma al modo di un migliore amico: non ti ringrazierò mai abbastanza di esistere!-.
- Kuotaro...-.
- Mi chiami per nome? Da quando tutta questa formalità? Non è mica necessaria solo perché ti ho fatto commuovere- ridacchia.
- Koutaro. Sono stato io ad uccidere Akashi-.
Dopo la mia affermazione, nella stanza cala il silenzio; non oso guardare il mio amico, non voglio vedere la rabbia e l'odio nel suo sguardo.
- Non è vero-. La risposta di Bokuto mi lascia stupito; per un attimo, penso che abbia compreso che si è trattato di un errore, che io non volevo uccidere Akashi, così come lui non voleva uccidere Kenma.
Ma quando mi volto a guardarlo, capisco che non è così. Il ragazzo sta sorridendo, ma è diverso dal solito: non è un sorriso felice, anzi, i suoi occhi sono pieni di una strana follia mista ad un dolore immenso.
- Bro... Io...-.
- Non l'hai ucciso tu. Perché se così fosse, significherebbe che ora dovrei ucciderti- il tono solare con cui sta parlando mi fa gelare il sangue nelle vene.
Non sta scherzando: amava Akashi, lo ama ancora, così come io amo ancora il mio piccolo Kenma. E comprendo il desiderio di distruzione che prova.
- Non importa- distolgo lo sguardo, puntandolo sul materasso di fronte a me - tu mi hai già ucciso quel giorno- sussurro.
- Cosa intendi dire?- il suo tono è ancora tranquillo, ma ha corrugato le sopracciglia, segno che non ha capito la mia affermazione.
- Tu hai ucciso Kenma-. Torna per un attimo il silenzio.
Poi, con la coda dell'occhio, lo vedo arretrare.
- No, no, no...- continua ad andare all'indietro, fino a cadere dal letto.
Mi alzo di scatto e vado verso di lui, che si è rannicchiato contro il muro, la testa tra le mani, e continua a sussurrare dei piccoli "no" mentre il suo corpo è scosso da tremiti.
- Bro...- allungo le mani verso di lui, con l'intenzione di abbracciarlo.
- Non mi toccare! Sei un assassino!- urla, spostandomi il braccio. Poi spalanca gli occhi e si guarda le mani.
- Io sono un assassino...- sussurra.
Scoppia a piangere; mi avvicino nuovamente a lui, e questa volta riesco ad abbracciarlo.
Non so cosa dire, o cosa fare; non ho mai dato la colpa alla persona che aveva sparato, pensavo che neanche gli altri giocatori sapessero di avere in mano armi vere... E infatti è così.
Per questo non mi sono premurato di sapere chi fossero; inoltre, non pensavo che sparando avessi... Ucciso uno di loro.
Ricordo quell'urlo, quel giorno; e per un attimo, avevo pensato di essere stato io a lanciarlo per il dolore.
E quando ho capito che non era stato così, ho pensato fossero stati gli uomini che, scoperti dalle autorità, stavano cercando di scappare.
Ora mi rendo conto che avrei dovuto riconoscere prima la voce di Bokuto, straziata dal dolore.
Osservo il ragazzo che, tra le mie braccia, continua a sussurrare "mi dispiace" e "sono stato io".
Capisco come si sente. Fa male, fa dannatamente male: ora che stavo riuscendo a rialzarmi definitivamente, scoprire che una delle persone che più mi ha aiutato è anche quella che...
- Bro, tu non sei un assassino- gli prendo la testa tra le mani, costringendolo a guardarmi.
- Tu non volevi, giusto? Non volevi... Uccidere Kenma- la voce mi si incrina leggermente, ma devo cercare di essere forte. Per entrambi.
- No, non volevo; devi credermi Kuuro, io non volevo- sta per scoppiare nuovamente a piangere.
- Lo so. Lo so, ok? Non è colpa tua. Non è colpa nostra. Ascoltami: non è colpa tua. Capito?-.
Lui annuisce leggermente.
- Vieni, beviamo qualcosa- mi alzo e gli porgo la mano; lui mi fissa per un attimo, poi la afferra e si alza.
Senza dire niente, andiamo in cucina; lui si siede mentre io decido di mettere su un po' di latte.
- Non riesci a dormire?-.
- Sono agitato, ma non so perché- mormora lui.
- Ti preparo un po' di latte caldo- affermo, alzandomi dal letto.
- Va bene che mi chiami micetto, ma non ti sembra esagerato?- mi chiede, facendomi ridere.
- Preferisci che sia io ad allattarti?-. Come previsto, mi lancia addosso un cuscino, che schivo ridendo. Gli faccio la linguaccia ed esco dalla camera.
- Vuoi qualcosa dentro?- gli chiedo.
- Aghasi mi metteva sempre del miele- mormora.
Annuisco, prendo del miele dalla credenza e gliene metto un po' nel latte, prima di porgergli la bevanda.
Il mio invece lo prendo senza niente: mi piace di più il gusto amaro.
- Come fai a bere roba così amara?- Kenma fa una faccia schifata.
- Ti avevo detto che non ti sarebbe piaciuta- ridacchio, togliendogli la tazza di tè dalle mani.
- Lo sai: tu sei l'unica cosa dolce di cui ho bisogno nella mia vita-.
- Quindi il famoso Gashi di cui ogni tanto borbottavi è lui eh?- commento, sedendomi di fronte a lui.
Il ragazzo fa un piccolo sorriso.
- Mi ha sempre sgridato perché non pronunciavo bene il suo nome. Non è che non lo sapessi, ma mi piaceva urlare "Agashi" a tutto volume, e sono certo che a lui facesse piacere- mormora.
- Era a lui che ti riferivi ogni volta che parlavi di tua mamma vero?- ha lo stesso sguardo di quando la nominava.
Lui annuisce.
- I miei genitori non sono mai stati molto presenti; al contrario, Akashi si è sempre preso cura di me in ogni modo possibile. Da quando lui non c'è più, ho provato a tenere vivo il suo ricordo nella mia vita-.
- Per questo ti sei messo a pulire casa mia?- gli chiedo.
- Lui non avrebbe mai approvato che stessi in un tale porcile- ridacchia.
- Era un ragazzo fantastico. All'apparenza sembrava non gli importasse di niente, invece era in grado di capirmi meglio di chiunque altro; nessuno ha mai compreso i miei sbalzi d'umore o il metodo per gestirmi meglio di lui. Anche quando giocavamo avevamo un'intesa spettacolare- continua.
Più lo guardo, più ne sono certo: i suoi sentimenti sono uguali ai miei.
- Lo ami tutt'ora; sai che non riuscirai mai a provare sentimenti simili per qualcun altro, perché lui era l'unico della tua vita. Soffri ancora per la sua perdita, ma cerchi di andare avanti perché lui non vorrebbe vederti crollare; quando pensi a lui sei triste, ma ti viene anche da sorridere, perché lo ami davvero. Non è così?- alzo lo sguardo su di lui, che mi sta osservando in silenzio.
- La prima volta che ti ho guardato negli occhi, ho visto un dolore simile al mio, ma non pensavo così tanto- mormoro.
- Ho avuto la stessa impressione; per questo sono venuto da te Bro. Sentivo che mi avresti capito-.
- Ci siamo proprio trovati eh?- ridacchiamo entrambi, anche se in modo diverso dalle altre volte.
- Sono stato io a sparare per primo- dice all'improvviso.
- Se non ci aveste visti voi vi avremmo visti noi: il risultato sarebbe stato lo stesso- affermo.
- Si ma... Mi dispiace io...-.
- Kenma si è letteralmente lanciato davanti a me per salvarmi, ma io ho sparato ancora per qualche secondo prima di rendermene conto; se me ne fossi accorto subito, forse il tuo Akashi sarebbe ancora vivo- sussurro.
Ancora fatico a crederci: ho messo fine ad una vita; una vita giovane, collegata a quella del ragazzo di fronte a me come lui ha posto fine a quella del mio Kenma.
Nessuno di noi due ha la piena colpa di ciò, eppure...
- Un amico mi ha appena detto che stanno demolendo quel posto per farne una palestra- racconto.
- Ah, ecco costa stava cercando di dirmi-.
- Chi?-.
- Qualche sera fa, mentre tu parlavi con Hinata, ho incontrato il ragazzo che ha proposto a me ed Akashi di andare a giocare in quel posto. Stava per dirmi qualcosa ma... Non ho resistito e gli ho tirato un pugno. So che è stato un gesto insensato, lui non ha colpe, ma non sono riuscito a trattenermi- confessa.
- Ah, ecco cos'era successo al serpente-.
- Serpente?-.
- È il soprannome che gli ha dato Hinata dopo che lo abbiamo visto al bar quella sera; aveva un nell'occhio nero-.
Scoppiamo entrambi a ridere, poi torna il silenzio.
- Secondo te... Cosa dovremmo fare ora?- chiedo.
- Cosa intendi?-.
- Che è una situazione... Strana. Capirei se tu non volessi...-.
- Bro, mi sembrava avessimo concordato che non è colpa nostra. Né mia, né tua- si alza e viene verso di me.
- Noi due rimarremo Bro per sempre; sono certo che Keiji e Kenma, lassù, abbiano fatto amicizia come noi- afferma.
- Se è come me l'hai descritto, sicuramente si: Kenma sarà felice di avere qualcuno che non gli rompe le scatole- ridacchio, alzandomi a mia volta.
Ci abbracciamo; lo sento stringermi forte, come per cercare un sostegno. Ma non so se sarò in grado di darglielo, perché sto facendo la stessa cosa.
- A volte potrei... Non riuscire a guardarti. Ma è solo perché il dolore per la sua perdita non mi lascerà mai: io ti vorrò sempre bene Bro- sussurra.
- Vale anche per me-.
Sento il campanello suonare.
- Arrivo- mormoro; lui annuisce e vado ad aprire la porta.
- Hey- è solo Yaku a salutarmi, ma dietro di lui ci sono anche Lev, Hinata, Kageyama, Daichi, Suga, Tsukki e Yamaguchi.
- Abbiamo interrotto una sessione di allenamento intensivo?- ridacchia Hinata, strappandomi un piccolo sorriso.
- Decisamente no: entrate pure- li invito.
- Abbiamo saputo che Bokuto non è stato bene e siamo venuti a controllare se fosse tutto a posto- mi spiega Daichi.
- Ammettilo che avevi bisogno di riprenderti- ridacchio.
- Idiota- lo sento borbottare, mentre Suga ride.
- Andate in soggiorno, noi arriviamo- gli dico, per poi andare in cucina.
Bokuto è appoggiato al tavolo, con lo sguardo basso.
- Vuoi dirglielo vero?- lo sento sussurrare.
- Penso che almeno Hinata dovrebbe saperlo: era il suo migliore amico- mormoro, e lui annuisce.
Alza la testa e fa un sorriso.
- Forza allora: andiamo a dare la grande notizia!- esclama, uscendo dalla cucina.
Faccio un piccolo sorriso e lo seguo.
- Ragazzi, abbiamo una cosa da dirvi- aggiorno, spostandomi davanti ai nostri amici, che intanto si sono sistemati sul divano.
Dato che c'è poco spazio Yaku, Hinata, Suga e Yamaguchi sono seduti in braccio ai loro rispettivi fidanzati.
- Se vi siete messi insieme me ne vado- afferma Tsukki, ricevendo una gomitata da Yamaguchi.
- Niente di simile, ma saremo Bro per la vita!- afferma Bokuto, facendomi comparire un piccolo sorriso.
Mi schiarisco la voce.
- Vorrei che ascoltaste tutto senza intervenire. Perché è una notizia che riguarda la morte di Kenma e... Di Akashi- inizio a raccontare.
Vedo molte emozioni passare sui volti dei miei amici: sorpresa, principalmente, un po' di rabbia nel risentire la storia della loro morte, dolore, e ancora molta sorpresa.
Quando finisco di parlare, per un attimo nessuno fiata.
Dopodiché, vedi Hinata alzarsi; sul suo volto c'è un'espressione indecifrabile.
Kageyama lo trattiene per un polso, ma lui si libera con uno strattone e continua la sua camminata verso Bokuto.
- Mi dispiace piccoletto, so che era il tuo migliore amico; hai tutte le ragioni del mondo per...-.
Sorprendendo tutti, Hinata abbraccia Bokuto.
- Dovete smetterla di pensare tutti che io ce l'abbia con voi- borbotta lui, staccandosi dall'abbraccio.
- Mi dispiace molto per la tua perdita, Bokuto-san-.
- Ma... C'è... Voi...-.
- Bro, te l'ho già detto: non è colpa nostra. Abbiamo amici intelligenti, lo sanno- gli faccio un sorriso e lui annuisce.
Anche gli altri si alzano e vanno verso di lui; Yamaguchi invece viene verso di me, seguito da Tsukishima.
- Non c'è bisogno che diciate niente- affermo, capendo dai loro volti che non sanno bene cosa fare.
- Sapete a Kenma sareste piaciuti- affermo, e loro fanno un piccolo sorriso.
- TSUKKI HA SORRISO! PRESTO, QUALCUNO PRENDA LA MACCHINA FOTOGRAFICA!- urla Bokuto, suscitando l'ilarità generale.
Il biondo vorrebbe ribattere, ma alla fine decide di non dire niente.
- Non ci saranno problemi tra voi ora vero?- chiede Yaku.
- Spero di no: Bokuto-san mi è troppo simpatico!- esclama Hinata.
Sorrido e gli metto un braccio attorno alle spalle, mentre lui fa lo stesso con me.
- Ma certo che no!- esclamo.
- Noi saremo Bro per la vita!- aggiunge Bokuto.
- Ormai state diventando una cosa sola- borbotta Tsukki.
- Bro, potremmo provare la fusione!- esclama Bokuto.
- Hai ragione! Facciamolo!-.
- È bello vedere che non cambiate mai- ridacchia Suga.
- Mai e poi mai- affermiamo in coro, per poi sorridere.
Certo, fa male; perdere qualcuno fa sempre male.
Però, non voglio lasciarmi abbattere da questo, non avrebbe senso.
Forse impiegherò un po' ad accettarlo, probabilmente mi sveglierò in preda agli incubi ancora più spesso; però so di non essere solo.
E non lascerò solo nessun altro; non importa quello che è successo, Bokuto ormai è il mio Bro, una persona importante della mia vita e non lascerò che crolli mai più.
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