CAPITOLO XIII.
- Bro, muoviti a portare qui quel piatto!- urlo.
- Arrivo!- Bokuto esce dalla cucina, tenendo in mano un piatto di pasta al pomodoro.
Sospiro e mi volto verso il bambino seduto sul seggiolone.
Mi fissa con occhi seri, quasi a dire "pensi veramente che questa volta funzionerà?".
Faccio un respiro profondo mentre Bokuto mi appoggia davanti il piatto.
- Fai tu?- mi chiede.
- Ci provo- mormoro, prendendo un po' di pasta con la forchetta.
- Allora piccolo Kenma, che ne dici di mangiare qualcosa?-.
Il bambino scuote la testa con fermezza.
Be', come sempre d'altronde... Riuscire a farlo mangiare è sempre un'impresa.
Ci avevano avvisato, quando lo abbiamo adottato, che non sarebbe stato semplice.
Eppure, questo bambino mi ha ricordato troppo il mio micetto, e appena l'ho visto non sono più riuscito a staccargli gli occhi di dosso.
Bokuto non ha esitato un secondo ad accettare la mia richiesta di adottare lui, e ora è quasi un anno che viviamo tutti e tre assieme.
E ancora non abbiamo trovato un metodo per fare mangiare Kenma.
- Hey pediatra, nessun suggerimento?- chiedo, voltandomi verso Bokuto.
- Proviamo a raccontagli una storia- propone, sedendosi dall'altro lato del seggiolone.
- Sai come si sono conosciuti i tuoi papà Ken?- chiede, puntando lo sguardo sul bambino, che si gira verso di lui.
Bokuto mi sfila la forchetta dalla mano, sfiorandomela leggermente.
Sento una sensazione di disagio farsi largo dentro di me, ma la rimando indietro e mi concentro sul cercare di capire se le storie potrebbero essere una carta vincente contro nostro figlio.
- Eravamo giovani, ed entrambi avevamo perso una persona molto importante. I tuoi papà si sono aiutati a vicenda a superare quei momenti dolorosi, e dato che erano molto uniti hanno deciso di andare a vivere insieme ed adottare te-.
Il bambino sembra rapito dalle parole del padre, che ne approfitta per avvicinare la forchetta alla sua bocca.
Non appena però il piccolo di rende conto dell'inganno, serra la bocca e con una manina allontana la forchetta.
- Ci ho provato- sospira Bokuto, voltandosi verso di me.
- Hai detto tu che è simile a Kenma. Come facevi a farlo mangiare?- mi chiede.
- La risposta idiota è "con metodi non utilizzabili con un bambino". Quella seria...-.
Mi guardo intorno, alla ricerca del mio cellulare; lo trovo posizionato poco più in là sulla tavola e mi allungo per prenderlo.
Sblocco lo schermo, che rappresenta una foto di me con in braccio Kenma e Bokuto che mi abbraccia mentre mi dà un bacio sulla guancia.
Scaccio nuovamente la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato in tutto questo: ora devo pensare solo a Kenma. Come sempre d'altronde.
Vado su YouTube e selezioni un video dove è stato registrato qualcuno che gioca a "Super Mario", dopodiché lo metto davanti al bambino.
Volevo evitare di fargli prendere l'abitudine di guardare il cellulare mentre mangia, ma è l'ultimo asso che ho nella manica.
Dopodiché, ho finito le idee.
Vedo il bambino aprire leggermente la bocca, rapito dalle immagini che ha davanti.
Con una delicatezza incedibile, Bokuto avvicina la forchetta alla boccuccia di Kenma, che impegnato com'è a guardare le immagini si lascia imboccare.
Vedo gli occhi di Bokuto illuminarsi e non posso fare a meno di sorridere: finalmente, ce l'abbiamo fatta.
Non riusciamo a fare mangiare tutta la pasta a Kenma, ma manda giù quel tanto che basta.
E come sempre, dopo aver mangiato i suoi occhietti iniziano a chiudersi.
Dato che si sta sforzando di tenerli aperti per continuare a seguire le immagini che scorrono sul cellulare, glielo sfilo delicatamente da davanti agli occhi.
Lui è troppo stanco per protestare e si addormenta praticamente subito.
Cercando di non svegliarlo, cosa comunque molto difficile dato che ha il sonno parecchio pesante, lo tiro fuori dal seggiolino, prendendolo in braccio e dirigendomi verso la sua cameretta.
Lo metto a letto, rimboccandogli le coperte; subito lui si raggomitola su sé stesso, voltandosi su un fianco.
Gli accarezzo delicatamente i capelli e sorrido: è veramente un bambino bellissimo.
Rimarrei a guardarlo tutto il giorno, ma decido di approfittarne per sistemare la sua cameretta.
Kenma usa sempre gli stessi giochi, e ogni volta riesce a mettere in giro un casino assurdo.
Proprio come il mio micetto.
Sistemo i giochi nel suo armadio e metto a posto i suoi vestiti.
Mentre metto in ordine, noto alcune foto sulla sua scrivania: rappresentano principalmente me e Bokuto insieme a lui.
Provo nuovamente quella sensazione che ci sia qualcosa di completamente sbagliato in questa situazione.
Osservo Kenma dormire beatamente; è veramente un bambino bellissimo.
Ed è fin troppo simile a lui. E questo mi fa soffrire.
So che non dovrebbe, che sono due persone diverse.
Ma non riesco a non rivedere in mio figlio quello che vedevo nel mio micetto.
Hanno lo stesso modo di rapportarsi, anzi di non rapportarsi, con gli altri; lo stesso vizio di raggomitolarsi quando dormono, di cercare sempre un metodo per fare meno fatica possibile; come lui odia uscire, le cose troppo rumorose e parlare troppo.
E ha quegli occhi, quegli stessi occhi dorati che mi fissano come a dire "so che sei qui e mi proteggerai".
E io dovrei farlo, avrei dovuto proteggere il mio micetto. Ma non ne sono stato in grado.
E temo che non riusciró a fare lo stesso neanche con Kenma. Perché crescendo si allontanerà sempre di più da me, e finirà per andare in un luogo dove non potrò stare al suo fianco.
E anche perché una parte di me non sopporta il fatto che questo bambino assomigli così tanto al mio micetto.
Bokuto ogni tanto scherza sul fatto che Kenma si sia reincarnato in questo bambino.
Ma se fosse così sarebbe ingiusto; ho promesso al mio micetto che l'avrei amato per sempre, ed è ovvio che amo mio figlio, ma sono due cose completamente diverse.
È completamente diverso.
Lui, per quanto gli somigli, per quanto possa volergli bene... Non è il mio micetto.
Sento gli occhi iniziare a pizzicare. Prima di mettermi a piangere, esco dalla stanza, dirigendomi verso camera mia.
Mi siedo alla mia scrivania, prendendomi la testa tra le mani.
Dovrei esserci abituato dopo tutti questi anni. Allora perché fa ancora così male?
Alzo lo sguardo. Attaccate alla parete, ci sono varie mie foto con Bokuto, e qualcuna anche con il piccolo Kenma.
Perché? Perché mi sembra tutto così sbagliato?
A quest'etá, avrei dovuto avere una casa con il mio micetto; anzi, probabilmente saremmo già stati spostati.
Non penso che avremmo avuto un figlio, avevo già Kenma di cui prendermi cura; ma sicuramente sarebbe stato felice di fare da zio ai figli di Hinata e Kageyama.
Come genitore avrebbe temuto di non essere all'altezza, ma sarebbe stato il classico zio sempre dalla tua parte, che ti aiuta a trovare scorciatoie per superare le regole dei tuoi genitori e ti ospita in casa quando non hai voglia di uscire.
Sarebbe stato uno zio magnifico.
Invece, non ne avrà mai l'occasione; mentre io...
Scuoto con forza la testa: io ero riuscendo ad andare avanti, è normale, lui è morto da anni.
Allora perché mi sembra tutto così sbagliato? Perché ho l'impressione di non aver fatto una scelta giusta, da quando lui se n'è andato?
Sento un paio di braccia forti abbracciarmi da dietro, allontanando per un attimo quei pensieri.
Mi sporgo all'indietro, appoggiando la testa sulla spalla di Bokuto.
- Di nuovo quei pensieri?- sussurra. Annuisco.
- Non se ne vogliono andare- mormoro.
Lui inizia ad accarezzarmi i capelli.
- Non sei felice con noi?-.
- Sai che non è questo. Sono felice ma... Mi manca ancora terribilmente- ammetto.
- Lo so. Ma penso che lui vorrebbe che tu ti godessi la tua felicità no?- mi dá un bacio sulla guancia e mi irrigidisco leggermente.
- Bro, che stai facendo?-.
- Cosa intendi?- sposta le labbra sul mio collo.
- Era la nostra regola: non ci saremmo mai baciati- gli ricordo.
- Bro, è stata abolita un po' di tempo fa- ridacchia.
Mi volto per guardarlo negli occhi. Sono dorati, come quelli di Kenma; eppure, sono completamente diverse dai suoi.
Le emozioni che mi trasmetteva lui non sono minimamente paragonabili a quelle che provo adesso.
- E quando?- gli chiedo, confuso. Possibile che in questi anni abbia accettato una cosa simile?
- Ehm... Quando abbiamo deciso di sposarci?- solleva la mano sinistra, e vedo la fede al suo anulare.
Sbarro gli occhi e guardò in basso, notando quello stesso anello anche al mio dito.
- Impossibile...- sussurro.
- Bro stai bene? Oggi sei particolarmente strano- mi chiede, preoccupato.
- Quando... È...-. non posso credere di averlo fatto davvero.
- Cosa?-.
- Io amo Kenma, è il mio unico amore. Come... Perché noi?-.
Lui serra le labbra: sembra ferito.
- Ti avevo chiesto di non dirlo più- mormora, facendo un paio di passi indietro e chinando la testa.
- Che cosa?- mi alzo.
- So bene che Kenma era il tuo grande amore. Ma quando mi sono dichiarato a te... Mi hai detto che mi amavi abbastanza per poter stare con me... Ti ho chiesto di non dire più che amavi solo lui... Non voglio pensare che sia stata tutta una bugia...- vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime e vengo invaso dal senso di colpa.
Mi avvicino a lui e lo abbraccio.
- Scusami bro, non lo dirò più- sussurro mentre lui ricambia l'abbraccio.
In fondo, non è colpa di Bokuto. E io gli voglio in gran bene. Solo che...
- Se sei così incerto, perché non chiedi a Yaku? Dopotutto era il tuo testimone- sussurra, staccandomi e facendo un sorriso.
Cavolo, questo ragazzo è fin troppo altruista.
- Aspettami qui, va bene?- gli chiedo.
Lui annuisce e si sporge in avanti per darmi un altro bacio sulla guancia.
Lo lascio fare, e appena si stacca quasi corro fuori dalla stanza.
Per fortuna il mio cellulare è ancora in sala da pranzo; lo afferro e mi affretto a chiamare Yaku.
- Hey Kuuro! Come va? Sei riuscito a fare mangiare Kenma?- mi chiede.
- Si... È bastato mettergli davanti qualcosa da vedere- rispondo.
- Proprio come lui...- ridacchia, ed un sorriso dolce mi compare sul volto.
- Esatto... A proposito Yaku, vorrei chiederti qualcosa riguardo al... Matrimonio- quasi sussurro.
Lo sento sospirare.
- Sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato...-.
- Quale giorno?-.
- Quello in cui ti saresti pentito. Ma Kuuro, Kenma è morto da anni; non puoi biasimarti per esserti innamorato di un altro-.
Serro le labbra.
- Yaku, sai bene che l'unico che amo è Kenma-.
Per un attimo, lui non risponde.
- Kuuro, dovresti smetterla; in questo modo fai male sia a te che a Bokuto. Se non vuoi più stare con lui diglielo chiaramente, ma non puoi continuare a farti trascinare dal passato-.
- Non è il passato. È Kenma. Mi conosci, sai che non potrò più amare nessuno come lui-.
- Questo non significa che tu non possa più amare. Hai mai pensato che forse hai solo paura di innamorarti di nuovo?-.
Non rispondo. Ho sempre pensato che non mi sarei più innamorato, dopotutto Kenma era il mio grande amore.
Ma è morto. Non posso riportarlo da me.
Sento un pianto provenire dall'altra stanza.
- Si è svegliato il bambino, ti richiamo dopo- metto giù la chiamata e mi affetto ad andare verso la stanza del piccolo.
- Tesoro che succede? Hai avuto un incubo?- apro la porta e rimango pietrificato.
Seduto sul letto, c'è Kenma. Non mio figlio, ma il mio Kenma. Che sta piangendo.
- Non mi chiami più micetto?- mi chiede.
La sua voce è neutrale, nonostante le lacrime che gli scendono dagli occhi.
- Micetto...- sussurro, facendo un passo verso di lui.
- Come hai potuto? Mi hai tradito Kuuro-. Mi immobilizzo nel sentire le sue parole.
- Tu... Dovresti essere morto- sussurro.
- E questo ti autorizza ad amare qualcun altro?-.
Serro i pugni.
- Non posso rimanere solo per sempre-.
- Ti sembra una buona scusa per tradirmi?-.
- Ti sbagli! Io non lo amo e tu... Tu non sei il mio micetto- faccio un passo indietro e sbatto contro qualcosa.
Mi volto, trovandomi di fronte Bokuto.
- Bro va tutto bene?- mi chiede.
- Kenma è...- mi rivolto verso il lettino, ma ci trovo solamente mio figlio che dorme tranquillo.
Mi porto una mano sulla fronte, sentendo la testa farmi male.
- Dovresti riposare un po'-.
Mi volto verso Bokuto, che mi sorride teneramente.
- Visto? Stai con lui adesso-.
Mi giro di scatto, trovando nuovamente il mio micetto seduto sul letto.
- Tu non sei reale- sussurro.
- Perché, quello lo è?- indica me e Bokuto.
Prima che possa rispondere, il ragazzo mi fa girare verso di lui.
- Hey, va tutto bene: ci sono io con te- si china, con l'intenzione di baciarmi.
Vorrei spostarmi: è tutto sbagliato.
Ma non riesco a muovermi.
- Hai visto? Alla fine, mi hai lasciato- adesso il tono di Kenma è primo di sofferenza.
No, io non potrei mai lasciarlo. Nonostante tutto, io lo amo ancora.
- Non hai più bisogno di me. Mi hai dimenticato-.
Come potrei mai dimenticare l'unico ragazzo che abbia mai amato?
- Addio Kuuro-.
No. Non andartene.
Raggruppo tutta la mia forza e spingo via Bokuto, che sembra rimanerne parecchio sorpreso.
Mi volto: Kenma è in piedi sul cornicione della finestra.
- Micetto fermati!-. Si volta verso di me e sorride.
- L'hai detti tu che non sono reale, o sbaglio?- fa un passo.
Mi fiondo in avanti, allungando la mano nel tentativo di raggiungerlo; lui continua a rimanere immobile di fronte a me, con il sorriso sulle labbra.
Sto per afferrarlo quando inciampo, ma invece di incontrare il pavimento inizio a cadere in un buco nero.
Mi tiro su di scatto e mi guardo intorno: sono in camera mia, con Bokuto che dorme al mio fianco.
Mi guardo la mano sinistra, e non noto alcun anello.
Cerco di fare dei respiri profondi: un sogno. Si è trattato solamente di un sogno.
Avrei dovuto capirlo subito: dopotutto io...
- Bro? È tutto a posto?- la voce impastata di Bokuto mi fa girare verso di lui.
Mi guarda con gli occhi semichiusi e l'aria addormentata.
Kenma quando si svegliava era sempre così tenero...
Lui non è più qui ormai. Ma questo non significa che non sia più con me.
Voglio bene a Bokuto, davvero tanto: sento con lui un legame speciale e sono certo che non me ne separeró mai.
Ma non potrò mai stare con lui o amarlo.
Il mio cuore appartiene solo e soltanto a Kenma, anche se lui non c'è più nessun altro potrà mai averlo.
Mi spunta un piccolo sorriso: in fondo, l'ho sempre saputo. Nessuno sarà mai lontanamente speciale come Kenma.
Questo non mi impedisce di volere bene ad altre persone. Ma so che non riuscirò mai ad amare nessun altro. E non voglio neanche farlo.
Kenma è e rimarrà sempre l'unico per me.
- Si: adesso è tutto a posto-.
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