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CAPITOLO X.

- Bro, non ce la facciamo-.

- Ed io ti dico di sì! Prova ad aprirle un po' di più-.

- Così mi slogo l'anca!-.

- Però se ti girassi leggermente...-.

- Bro, ti ripeto che la doppia penetrazione anale è fisicamente impossibile-.

- Ma io ho sognato che ci riuscivamo!- esclama.

Appoggio le mani sul letto e mi spingo all'indietro, togliendomi da quella specie di incastro di gambe che stavamo creando.

- Hai anche sognato che un gufo ti diceva i numeri della lotteria ed hai perso- gli ricordo, mentre anche lui torna seduto.

- E io ti dico che possiamo riuscirci, dobbiamo solo diventare più elastici- afferma lui, convinto.

- E io ti dico che neanche se fossimo ginnaste in grado di piegarsi su noi stesse tanto da poterci mordere la schiena ci riusciremmo- affermo, appoggiando una mano sulla sua erezione; a furia di provare a incastrarci si è leggermente afflosciata, ma è ancora eccitato.

- Ed io ti dico che con un po' di allenamento ci riusciremo- ribatte, imitando il mio gesto.

Iniziamo lentamente a massaggiarci a vicenda, fissandoci negli occhi con aria di sfida.

D'un tratto, vedo la sua sicurezza iniziare a vacillare; nel tempo ho imparato che amiamo entrambi il sesso allo stesso modo, ma io so controllarmi meglio, ed in questi casi vinco sempre.

Infatti, sento la sua stretta iniziare ad allentarsi; mi fiondo su di lui, e con la mano libera lo spingo per farlo sdraiare.

Mi tengo sollevato sulle mani e sulle ginocchia e continuo a masturbarlo, fissandolo negli occhi.

- Adesso vediamo chi vincerà- sussurro.

Lui appoggia una mano sulla mia, come per ribellarsi; aumento il ritmo e lui rilascia un gemito, inarcando leggermente la schiena e lasciando cadere la mano, ormai arresosi al fatto che in questo round comanderò io.

Ma proprio mentre sto pensando al modo migliore per fargliela pagare per le acrobazie di prima, sento il campanello suonare.

- Ma santissima divinità proprio adesso?- sbuffo, alzandomi.

- Non possiamo finire prima?- si lamenta lui, mentre io prendo i miei vestiti e li indosso velocemente.

- Rischiamo che continuino a suonare. Tranquillo, rimani lì; non sarà niente di importante- affermo, chiudendo la porta ed uscendo dalla stanza.

- Chi è?- apro la porta e spalanco la bocca.

- Ehm, ciao Kuuro- mormora, con lo sguardo basso.

- Hinata. Ciao-.

Rimango un attimo immobile, non sapendo bene cosa fare: lui sta continuando a torturarsi le mani ed evita di guardarmi.

Sento la porta della mia stanza aprirsi e poco dopo Bokuto mi affianca.

- Ok, tu sei l'amico di Kenma no? Voi due dovete parlare. Su, andate in cucina- si porta alle spalle di Hinata e lo spinge verso la cucina.

- Ma che...!- lui sembra sorpreso.

- Bro, che fai?- li seguo.

- Io vado al bar. Voi parlate, fate la pace e poi mi raggiungete; vi proibisco di uscire prima di esservi chiariti- afferma.

- Bro, dovresti metterti una maglietta prima di uscire- gli faccio notare; per fortuna ha indossato i pantaloni prima di raggiungerci.

Lui spalanca la bocca.

- Hai ragione!- corre fuori dalla stanza e torna un attimo dopo con la maglietta addosso.

- Bene, vado ad ubriacarmi; a dopo ragazzi!- sparisce dalla nostra vista e lo sento uscire dall'appartamento, mentre una risata leggera lascia le labbra di Hinata, che dopo lo stupore iniziale ha assunto un'aria divertita.

Mi dirigo verso il frigorifero e ne tiro fuori del succo d'arancia.

- Abbiamo il succo d'arancia? Shoyo ne va pazzo- mi urla Kenma dal soggiorno.
- Tranquillo, sapendo che sarebbe venuto l'ho comprato apposta per lui- mi blocco per un attimo davanti al frigorifero mentre una lampadina si accende nella mia testa.
- Micetto!- urlo, fiondandomi in soggiorno.
- Che succede?-. Mi inginocchio davanti a lui.
- Ho svelato il mistero-.
- Quale mistero?- mi chiede, confuso.
- E se Hinata fosse così arancione perché beve succo d'arancia?-. Lui mi fissa per un attimo, dopodiché mi ritrovo sommerso da oggetti che mi sta lanciando contro e sono troppo vicino per schivare.
- Sei un idiota!- esclama, ma so che si sta trattenendo dal ridere. Sorrido e mi lancio su di lui, buttandolo a terra ed iniziando a fargli il solletico. Lui cerca di trattenersi, ma alla fine scoppia a ridere; una risata cristallina, in cui mi perdo completamente, tanto da dimenticarmi quello che stavo facendo.
Lui ne approfitta per appoggiarmi le mani sulle guance e tirarmi verso di lui, alzandosi leggermente per fare unire le nostre labbra in un bacio dolce. Ricambio una serie di piccoli baci, dopodiché mi sposto sul suo collo, iniziando a torturarlo leggermente.
- Tetsu, hanno suonato- geme lui.
- Aspetteranno- sussurro, continuando a dargli piccoli baci e morsi.
- Tetsu- stavolta il suo tono è leggermente più alto. Sbuffo e mi tiro su.
- Sappi che non appena se ne andranno, farò in modo che tu non cammini per una settimana- affermo, dirigendomi verso l'entrata e schivando l'ennesimo cuscino.

- Grazie- mormora Hinata, quando gli metto davanti un bicchiere di succo.

Ne verso uno anche a me e mi appoggio al bancone alle mie spalle, continuando a guardare il ragazzo, che tiene invece lo sguardo basso.

- Non era il mio ragazzo; siamo solo amici, e facciamo sesso- specifico, sia per rompere il ghiaccio, sia perchè non voglio che pensi qualcosa di sbagliato.

- Lo so-.

- Te l'hanno detto Daichi o Suga?-. Lui scuote la testa.

- Il suo corpo era a posto; Kenma lo riempivi sempre di piccoli segni- mormora.

- Tu come lo sai?- sapevo che parlavano di tutto, ma Kenma ha sempre provato imbarazzo per certe cose.

- Me l'ha confessato quando gli ho detto che Kageyama mi aveva fatto il primo succhiotto- sorride al ricordo.

- A proposito, dove lo hai lasciato?- gli chiedo.

- È al bar: mi ha accompagnato ma... Volevo parlarti da solo- mi spiega.

Annuisco, non sapendo bene cosa dire, e cala nuovamente il silenzio.

- Mi dispiace-.

- Di cosa?-.

- Fai bene ad avercela con me per la sua morte-. Per la prima volta da mesi alza lo sguardo su di me, e noto che è parecchio stupito.

- Ma non è assolutamente così!- esclama.

- Non c'è bisogno che neghi, davvero, lo capisco. Ti avevo promesso che l'avrei protetto, ma non ne sono stato in grado-.

- Kuuro, non ho mai pensato che la morte di Kenma fosse colpa tua: anche se eri tu a prendertene cura più di tutti gli altri non significa che tutto quello che gli succedeva fosse colpa tua- mi blocca.

Aggrotto le sopracciglia.

- Però, da quel giorno, non mi hai più guardato negli occhi e non hai più fatto quel sorriso che sia Kenma che il tuo grande amore Kageyama amano tanto-.

Lui fa un piccolo sorriso, probabilmente nel sentire nominare il suo ragazzo.

- Non ti guardavo perché Kenma mi manca da morire, Kuuro. Tu mi ricordi lui perché quando eravamo insieme finiva sempre per parlare di te, e perché be' ti ho conosciuto tramite lui. Kenma ti amava più di quanto ammettesse in giro, eri l'unica ragione che lo portava ad uscire dalla stanza. Quando ti guardo non riesco a non pensare a lui e sto male, ma mi sembra irrispettoso perché so che anche tu lo amavi e soffri per la sua perdita-.

Lo fisso per un attimo, incredulo.

- Quindi non ce l'hai con me?-. Lui scuote la testa.

- Mi dispiace se l'hai ceduto tutto questo tempo; ogni tanto volevo provare a parlarti, ma quando sono venuto da te subito dopo la sua morte non mi sembravi tu e alla fine Kageyama mi ha portato via per evitare di farmi stare peggio- continua.

Mi avvicino a lui, mi chino e lo abbraccio; lui rimane di stucco.

- ...Kuuro?-.

- Scusami, in quel periodo non riconoscevo praticamente nessuno, neanche Yaku. Non avrei mai pensato che fosse ingiusto che tu soffrissi, non ero l'unico a voler bene a Kenma; anzi, per un certo periodo avrei desiderato incontrarti per avere qualcuno che condividesse il mio dolore. Anche se in modi diversi, eravamo quelli che tenevano di più a lui- sussurro.

Poco dopo, sento le sue mani stringermi e le sue lacrime bagnarmi la maglietta.

- Mi dispiace; sei sempre stato un ottimo amico per lui, eppure ti ho tenuto a distanza da subito e ho pensato solo al mio dolore- sussurro; lui scuote la testa.

- Sono stato io che non ho avuto la forza di provare ad aiutarti; Kageyama ha continuato a dirmi di aspettare il momento giusto, ma quando ti ho visto qualche settimana fa al cimitero ho capito che non potevo più aspettare- singhiozza.

- Hai fatto bene a venire- affermo; lui annuisce e scioglie il nostro abbraccio.

- Puoi raccontarmi esattamente cos'è successo?- mormora.

Annuisco e mi siedo di fianco a lui; faccio un respiro profondo prima di iniziare a parlare.

- Come sai, eravamo andati a provare quel campo di paintball; all'inizio eravamo molto emozionati, e non abbiamo notato che c'era qualcosa di strano. Indossavamo dei visori e delle pettorine protettive molto pesanti; sapevamo che c'era un'altra squadra, che partiva dall'altro lato del campo, e che dovevamo scontrarci con loro. Credo che Kenma si fosse accorto che le armi... Erano vere. Ma quando ha provato a dirmelo, dall'altra parte ha iniziato ad arrivare una raffica di proiettili. Io volevo fargli da copertura per permettergli di avvicinarsi, ed ho aperto a mia volta il fuoco; ho impiegato troppo tempo a notare che quelle non erano palline di vernice, ed un attimo dopo Kenma era di fronte a me, sanguinante-.

Chiudo gli occhi per cercare di calmare il battito del mio cuore, ma davanti ad essi mi compare l'immagine di Kenma che cade a terra senza forze.

- Kuuro, va tutto bene; cos'è successo dopo?- mi incita Hinata.

- Mentre lui... Moriva... Dei fumogeni hanno inondato il posto, e il corpo di Kenma mi è stato strappato dalle mani. Poco dopo è scoppiato un incendio e non è stato possibile recuperarlo-.

In realtà, quando l'ho saputo non mi è importato molto: il corpo di Kenma ormai era un guscio vuoto; anche lui avrebbe preferito che sparisse subito, invece di decomporsi lentamente.

- Di quello che è successo dopo so poco, perché non ero molto lucido quando la polizia mi ha interrogato e poi mi ha spiegato la situazione: pare che il proprietario volesse sperimentare dei nuovi proiettili e giubbotti appositi e avesse usato i ragazzi come cavie. Non so bene cosa sia successo dopo, pare che sia stato arrestato ma ancora non c'è una condanna definitiva- mormoro.

Sento il suo pugno scontrarsi con il tavolo ed apro gli occhi, sorpreso.

- Se quel bastardo dovesse uscire, lo prenderò a pugni con le mie mani- sibila.

- Tranquillo, saremo un gruppo molto vasto fuori dal tribunale- affermo, e lui fa un piccolo sorriso.

- Sai qualcosa sull'altra coppia?-.

- A quanto pare la faccenda è stata insabbiata ed io non ho mai chiesto niente- mormoro.

- Capisco-.

Torna il silenzio, ma questa volta non è imbarazzante, bensì carico di comprensione reciproca.

- Bene, andiamo a festeggiare?- Hinata si alza.

- Festeggiare cosa?- chiedo, confuso.

- Ma come cosa? Il fatto che ci siamo ritrovati! D'ora in poi dobbiamo cercare di vederci di più. E voglio conoscere anche il tuo nuovo amico; mi sembra simpatico- afferma.

- È un vero idiota, sicuramente andrete d'accordo- rido.

- Motivo in più per andare subito al bar! E poi Kageyama si starà chiedendo dove siamo finiti- afferma, uscendo dalla cucina.

- Kenma aveva ragione: sei veramente un amico fantastico- dichiara.

Lui si volta e finalmente lo vedo: il suo sorriso è tornato.

In un certo senso, mi sento come se una parte di Kenma fosse tornata di fianco a me.

- E tu eri il ragazzo perfetto per lui; l'ho sempre pensato-.

- Come Kageyama per te?-. Lui arrossisce e si volta.

- Andiamo!- esclama nuovamente, con un tono di voce leggermente più alto di prima.

Lo seguo fuori di casa, e dopo aver chiuso la porta ci dividiamo entrambi al bar.

Appena entriamo, vedo Hinata sparire tra le braccia di Kageyama.

- Perché ha gli occhi rossi? Che gli hai fatto?- mi ringhia.

- Amore calmati, ci siamo solo sfogati un po'- Hinata gli dá un bacio sulla guancia e lui sembra calmarsi.

- Poco protettivo eh?- ridacchio.

- Scusami, non sopporto vederlo piangere. È bello rivederti- afferma poi.

- Anche per me-.

- Hey Kuuro- Daichi mi viene incontro e mi piazza in mano un vassoio.

- Al lavoro: Suga ti ha coperto l'altra sera, quindi questo weekend niente riposo- afferma, lanciandomi uno sguardo alla "tu sai perché lo sto facendo".

- Agli ordini capo! Prima di iniziare, sai dov'è il gufastro?- gli chiedo.

- Bokuto? È arrivato poco dopo Kageyama: mi sembrava piuttosto nervoso, ha preso i suoi amici e se n'è andato- mi spiega.

Aggrotto le sopracciglia: nervoso? Bokuto?

L'ho visto gioioso, su di giri, emozionato, eccitato, stanco, disperato per lo studio, una volta l'ho visto anche fare una capriola sul tavolo della cucina e ancora non so il perché.

Ma nervoso non è decisamente un aggettivo adatto a lui; nonostante il suo umore sia imprevedibile, non è una caratteristica che gli si addice.

Decido per cui di mandargli un messaggio per chiedergli se sta bene.

- È stato meglio così per quel biondino- sento borbottare da Kageyama.

- Biondino?- mormora Hinata, confuso.

- Tsukki?- chiedo.

- Se lo chiami così si arrabbia a quanto pare... Mi sta antipatico, con quello sguardo saccente e l'aria da superiore- borbotta Kageyama.

- Non ci sono io e fai quasi scoppiare risse?- ridacchia Hinata, dandogli un bacio sulla guancia.

- Voi due venite al bancone con me: voglio sapere tutto su una litigata tra te e Tsukki- affermo, ridendo.

Vado a sistemarmi dietro al bancone, così intanto posso iniziare a servire qualche cliente, e loro si accomodano su uno sgabello davanti a me... Ovviamente Hinata in braccio a Kageyama, che lo sta tenendo come se la breve lontananza che hanno vissuto mentre lui era con me li avesse completamente distrutti.

- Ci prepari qualcosa? Scegli tu cosa- mi chiede Hinata.

- Agli ordini- mi volto e scruto tra gli alcolici davanti a me per cercare il più adatto per la coppia.

- Mi scusi, potrei avere del ghiaccio?- sento chiedere da qualcuno.

- Certo- rispondo, voltandomi per vedere il cliente.

Spalanco la bocca e lui fa lo stesso: non lo vedo da tanto tempo, e dato che ha un occhio gonfio non lo riconosco completamente, ma sia la sua reazione che quella di Hinata e Kageyama, che lo guardano shockati, mi fa capire che è proprio chi penso che sia.

- Tu sei...- mormora.

- Suguro Dahisō. Che ci fai qui?- ringhio.

Lui deglutisce rumorosamente.

- Sono venuto a trovare degli amici, ma sulla strada del ritorno ho avuto un piccolo scontro con una vecchia conoscenza- mormora.

Piccolo scontro? Gli sta più che bene: se lui non fosse venuto da noi quel giorno, allora... Allora...

- Kuuro, lui è innocente, ricordatelo: non sapeva cosa il suo capo avesse in mente- Daichi mi affianca e mi mette una mano sulla spalla.

- Lo so- sibilo; ma non riesco comunque a stare calmo.

- Tuttavia, ragazzo- il capo si gira verso l'altro, con uno di quei suoi sorrisi pieni di finta gentilezza che fanno gelare il sangue nelle vene a chiunque - penso che tu capirai se ora ti chiedo di andartene e non tornare più al mio locale-.

L'altro ci fissa per un attimo; nel suo sguardo non c'è più l'aria di superiorità di quel giorno, ma piuttosto molta stanchezza e paura.

Dopo un attimo, annuisce e si alza, per poi uscire dal locale.

- Calmati un attimo Kuuro- mi dice Daichi, prima di tornare al lavoro.

Mi appoggio al bancone, cercando di riprendere il controllo.

- Odio i serpenti- sento borbottare da Hinata.

- Serpenti?- chiedo, confuso.

- Non l'avete notato? Sembra un serpente! Uno di quelli che soffiano ma in realtà non sono velenosi; non avrei paura a prendere uno di quelli ed iniziare ad accartocciarlo e...- i strani gesti di Hinata mi suscitano una risata improvvisa, così come al suo ragazzo.

- Che ho detto di divertente?- il piccoletto ci guarda, confuso.

- Niente Amore- Kageyama gli dá un bacio sulla guancia.

- Eddai, io voglio saperlo!- protesta l'altro.

- Si, andrai decisamente d'accordo con Bokuto- affermo.

- È stato un peccato non riuscire a incontrarlo... Organizziamo una giornata al mare tutti insieme!- propone.

- Perché no? Ci starebbe per rilassarci- affermo.

- Allora è deciso, inizio subito ad organizzare!-.

- Amore... Tu fai schifo ad organizzarti...-.

- Non è vero!-.

Osservo i due bisticciare e sorrido: loro, sicuramente, saranno una di quelle coppie che, come Daichi e Suga, non si separeranno mai.

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