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CAPITOLO II.

Sbadiglio per quella che sarà la ventesima volta da quando mi sono svegliato... Dieci secondi fa.

Dovrei smetterla di andare a letto alle tre anche quando la mattina dopo ho scuola, o finirò per crollare addormentato a lezione.

Decido finalmente di alzarmi, ma solo perché altrimenti finiranno le brioche alla crema.

Prendo dall'armadio un paio di jeans neri, una maglietta bianca e un giubbotto di pelle nera.

Il mio sguardo si sofferma per un attimo sulla scatola marrone chiaro posizionata su una mensola in alto, ma scuoto la testa e chiudo le ante senza aprirla, come al solito.

Mi dirigo in bagno, giusto per lavarmi la faccia e sembrare un po' meno uno zombie, poi mi vesto.

Faccio un salto in cucina per prendere i miei libri, li infilo dentro la mia tracolla nera insieme al portafogli, alle chiavi ed al cellulare ed esco di casa.

Scendo dal palazzo, attraverso la strada e mi dirigo al bar.

Se la sera è un luogo d'incontro per giovani che vogliono divertirsi, la mattina si presenta come un posticino tranquillo per i più anziani che vogliono fare colazione prima di andare al lavoro... O gli studenti che non hanno voglia di andare al bar della scuola.

Quando entro noto che, come al solito, la zona che la sera è adibita al compito di posta da ballo adesso presenta gli stessi tavolini che occupano anche l'altro lato del locale.

- Buongiorno- saluto Daichi, avvicinandomi al bancone.

Questo ragazzo lavora almeno fino alle due di notte e si sveglia alle sei per riaprire... Ammiro veramente la sua forza di volontà.

Chiude poco dopo pranzo e riapre dopo cena, per cui si riposa principalmente il pomeriggio mentre Suga studia.

- Ciao Kuuro; sei in ritardo oggi eh? Ecco a te-.

Sorrido nel vedere che mi ha tenuto da parte una brioche alla crema.

- Sei il miglior barista del mondo- affermo, afferrandola con una mano per darle un morso.

- Com'è?- mi chiede il ragazzo.

- Fa schifo come al solito- affermo, strappandogli una risata.

- Sei tu che ti ostini a prenderla anche se non ti piace-.

- Già- mormoro, mentre lui si allontana per servire altri tavoli.

Poco dopo, da una porta dietro il bancone esce Suga.

Il loro appartamento è proprio sopra al bar, collegato al locale da quella porta, anche se solo in pochi lo sanno.

- Buongiorno- mormora il ragazzo, uscendo da dietro il bancone e sedendosi di fianco a me.

Subito, un ragazzo rasato gli appoggia davanti un caffè ed una brioche.

- Vuoi anche tu il caffè Kuuro?- mi chiede poi.

- Si, grazie Tanaka- rispondo, poi mi volto verso Suga.

- Non sei molto mattiniero eh?- commento.

Lui borbotta qualcosa di incomprensibile ed inizia a mangiare.

- Lo prendo per un no-.

- Suga ha bisogno del suo tempo per svegliarsi ed acquisire la sua allegria- Daichi compare alle spalle del ragazzo e gli circonda la vita con le braccia, sporgendosi per dargli un bacio sulla guancia.

L'altro fa un piccolo sorriso e si volta per baciare il suo ragazzo.

- Smettetela di farmi sentire single- si lamenta Tanaka, avvicinandosi per mettermi davanti il mio caffè.

- Hai litigato di nuovo con Ennoshita?- gli chiede Suga, con aria preoccupata.

- No, ma oggi non ha lezione e sta ancora dormendo- si lamenta lui.

- Se si riposa ora sarà in forze più tardi- gli faccio notare.

I suoi occhi sembrano illuminarsi.

- Hai ragione!- esclama.

- Tanaka, io porto i due universitari a scuola; dovrebbe passare Nishinoya con un carico, te ne puoi occupare tu?-.

- Ma certo!-.

- Possibilmente scaricatelo prima di mettervi a parlare, non ci tengo a salvarlo da un'altra multa-.

- Tu non capisci l'entusiasmo dei giovani-.

- Guarda che ho solo un anno più di te... Ma sono anche il tuo capo- il suo sguardo inizia a fare paura.

- Prima di compiere un omicidio puoi portarci a scuola?- gli chiedo, alzandomi.

- Tanaka, mi raccomando- Daichi gli lancia un ultimo avvertimento, poi segue me e Suga fuori dal locale.

- Ma Asahi non è molto più responsabile di Tanaka? Perché non affidi a lui la gestione mentre sei via?- gli chiedo, mentre salgo sui sedili posteriori della sua Honda CRV nera.

- Perché ho bisogno di lui in cucina. E poi...- si interrompe di colpo.

- E poi?-.

Sento Suga ridere.

- Asahi sarà anche responsabile, ma ha un punto debole alto un metro e cinquantanove a cui non riesce a dire di no. Per amore di quel povero furgone, abbiamo deciso che è meglio se Nishinoya lo svuota con Tanaka, prima di andare in cucina a trovare il suo ragazzo. Lì di sicuro non faranno niente di sconveniente-.

Scoppio a ridere.

- L'anno fatto nel furgone?!-.

- Mentre era parcheggiato davanti al mio bar- borbotta Daichi.

- Però sono stati silenziosi: se il piccoletto non l'avesse raccontato a Tanaka, noi non lo sapremmo- commenta Suga.

- Non che bisogni lodarli per questo...- borbotta l'altro, fermando la macchina.

- Grazie del passaggio- esco dall'auto; Suga dà un bacio al suo ragazzo prima di fare lo stesso.

- Oggi hai lezione solo al mattino giusto?- gli chiedo e lui annuisce.

- Vuoi che mi fermi a pranzare con te?-.

- No tranquillo, torna pure a casa. Ci vediamo dopo- ci salutiamo per dirigerci ognuno nella propria aula.

Dal secondo anno di Liceo, già sapevo che avrei voluto fare chimica; è una materia che mi è sempre interessata, e volevo approfittare dell'università per approfondirla.

Gli argomenti continuano ad essere interessanti ma... Non ho più la stessa motivazione di una volta.

Continuo a studiare per mantenermi occupato, e perché non potrò sempre lavorare part-time per Daichi, ma seguire le lezioni è veramente noioso.

Nessuno dei miei vecchi amici ha seguito questa strada, e già lo sapevo; ma la mia capacità di socializzare è colata a picco negli ultimi tempi, per cui mi ritrovo a seguire le lezioni praticamente da solo.

Rilascio un sospiro di sollievo quando sento suonare la campanella che indica la pausa pranzo; il lunedì è un giorno veramente infernale, ho solo quest'ora buca e per il resto lezione.

Così, appena suona mi fiondo fuori dall'aula; cammino verso la fine del corridoio, e dopo essermi accertato che non ci siano insegnanti nei paraggi apro la porta che conduce al tetto.

Una volta fuori, mi appoggio alla balaustra ed osservo tutti gli altri studenti uscire ed entrare dall'edificio.

Essere quassù ti fa sentire un po' come se fossi il padrone di tutta la scuola.

- Non dovremmo essere qui, è vietato-.
- Eddai, solo per questa volta! Dopotutto, questo è un giorno speciale no?-.

Tiro fuori il pacchetto di sigarette e l'accendino da una tasca; ne accendo una, ritiro il resto e me la porto alle labbra, facendo un lungo tiro.

- Kuuro, non dovresti fumare-.
- Da quando mi chiami Kuuro?-.
- Da quando fai qualcosa che non mi piace-.
- Non preoccuparti micetto, non prenderò il vizio; è solo per rilassarmi un po', le lezioni sono davvero pesanti. Dai, fatti dare un bacio-.
- No, puzzi di fumo!-.

- Sai che non si potrebbe stare sul tetto?-.

Mi volto di scatto e vedo una figura venire verso di me. È il ragazzo di ieri sera, quello a cui puntava la castana.

- E perché sei qui? Sono piuttosto sicuro che tu sia uno studente, come me- affermo.

- Bingo, terzo anno di medicina-.

- Terzo di chimica-.

- Un mio coetaneo eh? Figo- mi affianca.

Ieri sera non l'avevo notato, ma ha un piercing sul sopracciglio.

- Saresti davvero sexy con un piercing-.
- Non mi bucherò la faccia-.
- Neanche per fare un favore al tuo fantastico fidanzato?-.
- Tu vuoi solo soddisfare le tue fantasie sessuali-. Sorrido e mi abbasso, soffiandogli delicatamente sul collo.
- E a te questo dispiace?- sussurro. Lo vedo mordersi il labbro.
- Forse per il tuo compleanno ne metto uno finto- mormora.
- Evvai! Sei veramente il migliore micetto-.

- Posso una?- indica con un cenno del capo la sigaretta.

Annuisco e tiro fuori il pacchetto, porgendoglielo. Lui ne tira fuori una e se la mette tra le labbra, dopodiché si sporge verso di me e mi fissa.

Sbuffo e tiro fuori l'accendino.

- Sai che non è carino sfruttare qualcuno di cui neanche sai il nome?- gli faccio notare, mentre gli accendo la sigaretta, per poi ritirare l'accendino.

Un sorriso divertito si fa largo sul suo volto.

Porta due dita alla sigaretta, e dopo aver fatto un tiro se la toglie dalle labbra, tenendola tra le dita.

- Sono Bokuto Koutaro. E tu?-.

- Kuuro Tetsuro-.

- Ora che so il tuo nome, hai qualcosa da mangiare? Mi sono dimenticato di comprarlo stamattina-.

Lo fisso.

- Mi hai scambiato per tua madre?- gli chiedo.

- È morta- mi fissa in modo serio, e per un attimo non so cosa dire.

Poi lui scoppia a ridere.

- Scherzavo! E sorridi un po'!- esclama.

- Sei un idiota! E tu vorresti fare il medico?!- sbotto, irritato.

Scherzare su argomenti così delicati...

- Il pediatra in realtà-.

- Messi bene- borbotto.

Lui ride nuovamente, ma questa volta sorrido anch'io; non so perché, ma la sua risata è fin troppo contagiosa.

- Allora? Hai del cibo?- mi chiede.

- No; volevo mangiare finita questa- mi porto nuovamente la sigaretta alle labbra.

- Non dovresti trascurare i pasti, sono importanti- mi rimprovera lui.

- Adesso fai tu da madre?- borbotto.

- Solo da amico preoccupato!-.

- E da quando saremmo amici?- chiedo, confuso.

- Ti ho fatto rimorchiare ieri sera no?-.

- Rifiutare la ragazza che mi sono scopato non vuol dire che sia stato tu a farmi rimorchiare- ribatto.

- Ma se io non l'avessi rifiutata, tu non ci avresti potuto fare sesso- mi fa notare.

- Idiota tu che le hai detto di no, non era male- borbotto.

- Le mancava qualcosa per piacermi-.

- Cosa? Almeno all'apparenza, era una ragazza quasi perfetta. E in avventure come quella non conta molto il resto-.

- Le mancava il cazzo-.

Lo fisso per un attimo e mi viene da ridere.

- Quindi sei gay eh?-.

- Al 100%. Sei etero?-.

- Al 50%-.

- Mi dà fastidio che tu dica di essere bisessuale-.
- Preferisci che dica di essere gay?-.
- No: così avresti comunque troppi ragazzi intorno-. Aggrotto le sopracciglia, confuso.
- E cosa dovrei dire allora?- gli chiedo. Lui ci pensa un attimo, dopodiché inizia a gattonare sul letto e viene verso di me.
- Tu sei Kenmasessuale- decide, per poi abbassarsi ed iniziare a succhiarmi leggermente il collo.

- Ora perché hai una mano sul collo ed un sorriso triste?-.

Solo quando Bokuto me lo fa notare mi accorgo del mio gesto.

- Mi proteggo nel caso tu voglia provarci con me- affermo.

Lui scoppia a ridere.

- Sei un figo della Madonna, lo ammetto, ma non sono alla ricerca di una relazione; mi basta quella dei miei amici-.

Aggrotto un sopracciglio.

- Avete una relazione a tre?- chiedo, confuso.

- Certo che no! Se toccassi Yamaguchi, quello con i capelli verdi, Tsukki mi ucciderebbe... Idem se facessi l'opposto. E poi non sono il mio tipo- afferma.

- Ma loro ce l'hanno il cazzo- gli faccio notare.

- Sono un ragazzo molto esigente- ridacchia lui.

- Noto- borbotto.

- Tu da quando non lo fai con un ragazzo?- mi chiede poi.

- Sette mesi- mormoro.

- Wow, è tanto! Ti bastano davvero le ragazze?-.

Faccio un altro tiro.

- Anch'io sono un tipo esigente- affermo.

Rimaniamo un attimo in silenzio, giusto il tempo per finire le sigarette.

- Forza, andiamo a mangiare!- esclama.

- Non hai proprio intenzione di lasciarmi in pace vero?- sbuffo.

- Certo che no! Mi sei simpatico-.

- Nemmeno mi conosci- gli faccio notare.

- Però, ho l'impressione contraria- mormora.

Lo osservo: allora anche lui ha avuto quel presentimento.

Sospiro e mi stacco dalla balaustra.

- E va bene: allora mostrami che sei un vero amico e offrimi il pranzo- gli metto una mano attorno alle spalle ed inizio a camminare verso la porta.

- Hey, questo è sfruttamento Bro!- protesta lui.

- Hai iniziato a chiamarmi Bro dopo una chiacchierata di dieci minuti, direi che meriti di essere sfruttato- ribatto.

- E va bene, ma solo per questa volta; la prossima tocca a te- afferma.

- Ti offro un drink stasera: sono amico del barista-.

Daichi probabilmente mi ucciderà ma... Dovrebbe essere felice che mi stia trovando un nuovo amico no?

- Tu sei una miniera d'oro!- il suo braccio imita il mio, portandosi sulle mie spalle - diventeremo sicuramente ottimi amici, me lo sento-.

- Sei anche un sensitivo ora...?-.

- No, ma mi dicono che scelgo bene le persone di cui circondarmi-.

- Hai molti amici?-.

- Senza contare le due amiche dei miei amici... Tu sei il quarto-.

- Meglio pochi ma buoni- mormoro.

- Meglio pochi ma boni- mi corregge.

- Idiota- ridacchio.

Scendiamo dalle scale e ci dirigiamo verso la mensa della scuola.

È la prima volta che mangio con qualcuno da quasi un anno, Suga escluso, anche perché la maggior parte delle volte non abbiamo gli stessi orari.

Però questo ragazzo è solare e allegro, nonostante ci sia qualcosa di strano e familiare nei suoi occhi.

Forse può essere l'amico che fa per me.

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