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9 - Destino O Scelta.

Otto giorni prima.

Antonio.

-Signore, mi scusi posso entrare?-

-Vieni! - rispondo.

-Volevo informarla che quell'uomo stanotte è morto, ed è stato preso e buttato in mare. -

-E la moglie?-

-La moglie, è stata informata solo a tarda mattina, quando si è recata di sotto per trovarlo. -

-Come ha reagito?- Chiedo leggermente preoccupato, perché il pensiero che quella povera donna possa star male e soffrire, mi fa stringere il cuore, e non so neanche io il perché.

Infondo che cosa ho a che fare io con lei? Nulla..! A parte aver scambiato poche  parole quando l'ho incontrata ieri dentro nella sala medica. Eppure il mio cuore, ogni qualvolta che i miei occhi si posano su di lei e sul suo volto, lo sento sobbalzare nel petto, neanche fossi uno stupido ragazzetto di dodici anni alle prese con la sua prima cotta.

-La ragazza, non ha reagito per nulla bene, come è venuta a sapere della fine fatta dal marito si è sentita male, svenendo tra le braccia dei due uomini che l'avevano informata, dopo di che è stata subito soccorsa, ed è stata immediatamente presa in braccio, e portata al suo alloggio. -

Il pensiero di saperla triste e amareggiata mi destabilizza, il mio primo istinto in questo momento, sarebbe quello di raggiungerla per poterla stringere forte tra le mie braccia, mamma mia quanto lo desidero.

L'ho bramo dalla prima volta che l'ho intravista su quel  ponte. Ma so che per ora non posso farlo, devo portare pazienza.
So che per ora dovrò attendere, aspettando il momento giusto e più adatto per acquisire la sua fiducia.

E questo perché anche se non ho avuto modo di poter parlare a lungo con lei, so quello che devo sapere sul suo conto attraverso il suo sguardo. Perché dai suoi occhi, si avvince lo sguardo di una donna fiera, di quelle donne che amano il proprio uomo alla follia non cedendo a compromessi con nessun altro.

Quindi so che come prima cosa dovrò cercare di acquisire la sua stima. Non sarà per nulla facile, le donne come lei non accettano di essere delle amanti, ma io non posso fare altrimenti, per ora non ho altro da offrire, non perché non voglio, ma perché non posso. Ma farò di tutto, per poterla avere tra le mie braccia un giorno.

Cerco di darmi un certo contegno, non voglio far trapelare nulla dei miei sentimenti, nulla di ciò che provo per lei. Anche perché i miei uomini sono abituati alle mille donne che mi girano intorno, e sono abituati anche a tutti i miei capricci, che loro puntualmente devono soddisfare.

Ma sono consapevoli del fatto che tutto per me finisce lì, in quanto per me nessuna di loro è importante. Per me altro non sono che effimeri  giochini temporanei con cui amo divertirmi, finché  poi non mi stufo e vado via, e così avanti un'altra, il gioco ricomincia. Ma con lei è tutto diverso, lo sento.

-Quindi ora che dobbiamo fare? - mi chiede istruzioni il mio uomo.

-Per ora badate a lei da  lontano, non voglio che sospetti nulla. Ma non perdetela di vista, tenetela d'occhio, non voglio che le capiti niente, che nessuno le faccia del male, e soprattutto che non si ammali. Dato che è stata molto vicina a quel pezzente malato, potrebbe sviluppare anch'essa la malattia. Se ciò dovesse accadere, voglio che venga soccorsa al suo primo starnuto, o al primo colpo di tosse, in quel caso voglio essere informato tempestivamente, in modo da allertare il medico -  dico con il mio solito aplomb, con un tono di voce imperscrutabile, mentre lo scruto con uno sguardo serio, in modo che capisca che se dovesse capitarle qualcosa, qualcuno di loro dovrà risponderne  a me personalmente.

E i miei uomini sono ben consapevoli di come io di solito risolvo le questioni  con quelle persone che in  qualche modo mi deludono, non assolvendo hai miei impegni, come io desidero.

-Certo signore! - mi risponde a questo punto il mio uomo, quasi balbettando.

-E col bambino? Cosa ha intenzione di fare?-

-Al bambino penseremo a tempo debito - rispondo senza dare altre spiegazioni, nel mentre gli  faccio un gesto con la mano, perché per me la conversazione per ora è giunta al termine.

                     🦋🦋

Otto giorni dopo.

Antonio.

Toc toc.

-Avanti. -

-Signore volevo informarla che la donna, è entrata in travaglio. -

-Grazie, tenetemi aggiornato- rispondo.

Durante quegli otto giorni dalla morte del marito, mi sono recato tutti i giorni sul ponte per poterla almeno guardare da lontano. Per ora non voglio avvicinarla, perché non è  il momento giusto. E questo perché  voglio lasciare passare un po' di tempo  dall'avvenimento infausto del marito.

Ora sarebbe  inutile avvicinarla, in quanto lei è troppo assorta nel suo dolore. So che devo attendere fino a quando lei non sia un po' più predisposta ad interloquire con un'altra persona.

Se lo farei ora, so che farei solo un buco nell'acqua.

Ma saprò cogliere l'attimo adatto per avvicinarmi a lei, così da riuscire ad abbassare quella sua corazza per potermi insinuare piano piano, senza che nemmeno  lei se ne renda conto, attraverso il suo cuore.

E così per ora mi limito solo a sedere sul ponte situato sopra al suo, perdendomi  a fissarla per ore, mentre lei è altrettanto persa nei suoi pensieri, con quei suoi occhi ormai diventati spenti, fissi a guardare il mare. Avvolta in quella sua copertina, mentre il vento le fa svolazzare quei suoi meravigliosi capelli attorno al suo viso.

Vederla in quello stato mi strugge l'anima, quanto  vorrei poterla avvicinare per stringerla a me, mentre la mia bocca arde di passione. Quanto desidero poter appoggiare le mie labbra su quelle sue labbra così piene, leggermente socchiuse mentre è intenta a guardare l'orizzonte persa tra i suoi pensieri. Ma devo ancora portare pazienza, dote di cui so di non essere brillante.

Ma ora finalmente si sta avvicinando il momento tanto atteso, e la nascita del suo bambino contribuirà a questo. Però non credevo sarebbe successo qui sulla nave, ma alla fine se ci penso bene, è una cosa positiva che sia successo ora. Questo mi sarà d'aiuto per poterla avvicinare ancora prima del previsto. Perché si sa, una donna rimasta da sola al mondo con la responsabilità della vita di un bambino che ricade solo sulle spalle, è più debole, e può essere più facilmente raggirata.

Avevo tutto un mio piano ben prestabilito in testa.
Come prima cosa liberarsi del marito. Ma qui devo dire che sono stato aiutato dal destino che mi ha davvero dato una mano enorme, praticamente ha fatto tutto lui, non ho quasi dovuto sporcarmi le mani.

Si è ammalato di una malattia che difficilmente da scampo, ed io da parte mia mi sono solo  limitato a dare un piccolissimo contributo al fato, dando una piccola spinta. Dunque non sentendomi eccessivamente in colpa, in quanto so, che comunque nulla sarebbe cambiato, era solo questione di giorni, quelle medicine avrebbero solo allungato di qualche ora la sua agonia, ma quella sarebbe stata la sua fine, con o senza il mio intervento.

Come seconda cosa, voglio acquisire la sua fiducia. Sapevo che viaggiavano da soli, e che quindi ora lei è rimasta  sola al mondo. Pertanto il mio piano è quello d'insegnarle ad avere fiducia nella mia persona, voglio che possa trovare in me un amico disposto a sostenerla in tutto, un punto fermo per lei ed il suo bambino.

Raggiunto quello obiettivo, il successivo passo, sarà quello di dichiarare il mio amore, sperando che nel frattempo lei  non possa più fare a meno di me, tanto da accettare la proposta di essere la mia amante.

Ma alle volte, il destino ha altri piani per noi, già prestabiliti. E alle volte questi piani sono ancora meglio di quelli che abbiamo pianificato per noi stessi.

Perché circostanza volle, che proprio in quell'istante che Caterina stesse partorendo, vengo informato che anche Agata è entrata in travaglio.

Quando giungo alla sua cabina, vedo che il dottore con l'infermiera sono già dentro. Come Agata mi vede si agita, è molto spaventa. D'istinto mi viene di accarezzare i suoi capelli.

-Stai tranquilla  - le dico.
-Vedrai che andrà tutto bene.-

Lei mi guarda con uno sguardo  stupito ed esterrefatto per questo mio gesto. È la prima volta dopo tutti questi lunghi mesi  di matrimonio che le rivolgo un gesto d'amore.

Ma il mio mi rendo conto che non è stato un vero e proprio gesto d'affetto nei suoi confronti, ma un atto ispirato dal buon senso, per cercare di sostenere, dare forza e coraggio alla donna che a breve darà alla luce il mio erede.

-Dottore, sono fuori, per qualsiasi cosa mi tenga informato. - gli dico, mentre mi abbasso per dare ad Agata un bacio sulla fronte.

Lei mi fissa con due occhi talmente carichi di sentimento, che mi scuotono dal profondo, perché so di  non essere in grado di ricambiare questo suo sguardo. E benché io sia un uomo molto duro, non sono comunque un animale, e quindi mi sento un po' in colpa verso di lei, perché in questo momento ciò che conta di più per me, è che tutto vada per il meglio, in modo che non accada nulla di male a il mio bambino.

Così cerco di contraccambiare quel suo sguardo sorridendo mentre mi allontano.

Le ore per me passano e si susseguono ad un ritmo lento, mentre daltrocanto  sento da fuori la porta le urla strazianti  di Agata.

Il mio pensiero è sia dentro  questa stanza, preoccupato per il mio bambino. Sia di sotto nella stiva, preoccupato per Caterina, perché destino vuole che anche  lei stia  partorendo tutta sola proprio in questo momento, aiutata solo dalla levatrice ed altre due donne.

Penso tra me, che gioco Crudele.

Ad uno dei miei uomini ho affidato il compito di vegliare su di lei tramite ad una donna che abbiamo pagato profumatamente,  affinché ci potesse tenere informati su tutto ciò che accade lì sotto. E tutto questo perché avevo paura che potesse succederle qualcosa di brutto, soprattutto durante il parto. E così volevo essere pronto se fosse stato necessario, di intervenire tempestivamente con il dottore che l'avrebbe aiutata, inviato da me ma in forma anonima.

Ma il caso si sta prendendo beffa di me, perché ora con Agata che sta partorendo nel suo stesso momento, se Caterina dovesse avere qualche difficoltà, purtroppo dovrà cavarsela da sola, non  potrei far intervenire nessuno, neanche il medico, perché ora lui è impegnato nel far nascere il mio bambino.

Ma per fortuna poco dopo vengo imformato da uno dei miei uomini  che il parto di Caterina sta proseguendo al meglio, e che ha partorito un maschietto, proprio come avevo ipotizzato la prima volta che ho visto quel pezzente disgraziato posare le sue braccia attorno a lei aiutandola ad alzarsi.

Ed dopo aver notato il suo pancione, ho sentito le viscere muoversi dentro di me, in un moto strano di gelosia, provando odio verso quell'uomo, perché oltre ad avere una donna tanto bella, ho ipotizzato che avrebbe avuto anche la fortuna di avere un figlio maschio. E a quanto pare non ho sbagliato.

Ora però questo è il momento in cui io debba  rimanere concentrato solo su Agata.

Agata continua ad urlare. Ormai sono ore e ore che continua questa agonia, qualcosa non mi quadra, così decido di entrare di nuovo  per chiedere spiegazioni al dottore. Lo trovo intento a parlare preoccupato con la sua aiutante.

-Che succede? - chiedo, innervosito.
- C'è qualcosa che non va? -

Il dottore mi fa segno con la mano, invitandomi ad uscire dalla porta per potermi parlare.

-Che succede? - chiedo fulminandolo.

Capisco che l'uomo è impaurito, come se sia terrorizzato, ha paura di dire ciò che sta accadendo.

-Parla! Disgraziato. - gli urlo.

-Signore, purtroppo ci sono delle complicanze. -

-Che complicanze? - chiedo, già nero.

-Purtroppo il bambino è podalico non si è girato, è quindi non sono in grado di vedere se abbia il cordone ombelicale intorno al collo. Oltretutto la signora non si è aperta come avrebbe dovuto, ma ha già le spinte, quindi rischiamo la vita del bambino. Dovremo intervenire in un altro modo, ma qui non siamo attrezzati per questi tipi di interventi, potrebbe essere pericoloso sia per la mamma che per il nascituro. Ma qualcosa dobbiamo fare, altrimenti li perdiamo tutti e due. - mi dice, mentre aspetta spaventato una mia eventuale reazione.

Dopo un attimo di smarrimento, gli dico...
-Okay, intervenite - rispondo con un filo di voce.

Il dottore si avvia verso la porta, ma prima di entrare si gira per guardarmi.

-Non posso assicurare nulla, è una operazione molto complicata, forse saremo costretti a fare una scelta, in quel caso chi dovremo salvare, la mamma o il bambino? - mi chiede lasciandomi allibito.

"O mio Dio, una cosa del genere non me la sarei mai aspettata. Okay che Agata non è la donna della mia vita, e soprattutto non è la donna che è in grado di far battere il mio cuore, e mai ci riuscirà, neanche col tempo.  Nonostante io sappia che lei ci spera.

Lo so che non sarò mai in grado di ricambiare il suo affetto, ma nonostante tutto, pur non provando nulla per lei, comunque le sarei rimasto accanto per tutta la vita, in quanto suo marito. Abbiamo preso i voti, e una volta che do la mia parola, io non torno mai indietro.

E pur non amandola non desidero di certo il suo male o la sua morte, ma ora in questo momento, tra lei ed il mio bambino, "sperando che almeno sia un maschio", se devo scegliere, sceglierò il mio bambino."

-Dottore lei faccia di tutto per salvare sia la madre che il bambino, ma se dovesse essere necessaria una scelta. Non voglio che accada nulla al mio bimbo. -

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