10 - Nuovi Orrizzonti.
Antonio.
Distrutto spicologicamente, aspetto seduto fuori da questa porta pregando con la paura nel cuore, perché sono consapevole che a breve il dottore potrebbe giungere con una dichiarazione o una sentenza di morte, o per Agata o per il mio bambino, anche se io spero con tutto me stesso in un miracolo.
Mentre sono assorto nei miei pensieri seduto su di una sedia con i gomiti appoggiati sulle mie ginocchia e la testa che mi ciondola di qua e di là, ad un certo punto sobbalzo dallo spavento, in quanto il silenzio assurdo della stanza che fino a un momento fa mi circondava, viene squarciato dal pianto forte e cristallino di un bimbo che con tutta la sua irruenza strilla a più non posso, felice e gioioso per essere giunto al mondo.
Mi alzo di botto col fiato in gola ed il cuore che mi pompa a mille dentro al petto. Mi precipito sotto la porta, avvinghio la maniglia, ma qualcosa mi blocca la mano, è una sorta di paura che mi attanaglia l'animo. Sì è la paura di venire a sapere ciò che è realmente accaduto in quella stanza.
Il mio bimbo è vivo, non c'è alcun dubbio, lo sentito urlare, e spero che stia anche bene fisicamente. Ma Agata, come sta? C'è l'avrà fatta a superare questo momento? Avrò ottenuto il miracolo che tanto attendevo?
Dopo pochi secondi, sento la maniglia abbassarsi dentro la mia mano, ma non sono io che la sto muovendo, no.. è qualcun'altro che dall'interno sta cercando di uscire. Mollo subito la presa come se quell'oggetto mi stesse ustionando. Faccio un paio di passi all'indietro per potermi allontanare da quella porta il prima possibile.
Dopo un paio di secondi l'uscio si apre, ed attraverso di esso intravedo il dottore che con passo lento e un viso dispiaciuto, carico di dolore negli occhi, viene verso di me.
Arretro ancora di qualche centimetro, è come se volessi scappare, perché la tensione è l'angoscia si è come impadronita della mia mente, ho paura per il mio bambino. Ma appena poco dopo, i miei occhi notano la figura dell'infermiera che segue il medico a pochi passi da lui, con un fagottino tra le braccia, è questo alleggerisce per un breve istante quel timore che mi sta stritolando lo stomaco.
Mi avvicino tenendo sempre gli occhi fissi sul viso del medico, che appena si trova a due passi da me, mi dice con un tono mesto..
- Mi dispiace ma sua moglie purtroppo non c'è la fatta.-
Barcollo interdetto e nel mentre mi passo una mano tra i capelli, intanto la mente mi si annebbia, e così non capendo più praticamente quasi più nulla a causa di una confusione assurda, abbasso gli occhi, guardo il fagotto tra le mani della operatrice sanitaria, e con un filo di voce, gli chiedo..
-Ed il mio bambino come sta?-
-La bambina sta bene! -mi risponde l'infermiera guardandomi a questo punto più sollevata.
-Okay! - rispondo a malapena, senza rivolgere un ben che minimo sguardo verso la bambina ed il suo viso.
O paura di guardarla, ho il terrore che quel piccolo esserino possa incenerirmi, e così senza dire altro prendo e me ne vado.
Francamente non ho voglia di sentire altro in questo momento. Raggiungo la mia cabina e mi chiudo dentro, allibito e sconcertato da una marea di pensieri che mi stanno sconvolgendo più di quanto io potessi mai aver pensato o creduto.
Nulla, nulla sta andando nel verso giusto. Tutto ciò che ho programmato fino a questo momento è venuto a mancare. Partendo dal mio matrimonio con una donna che non amavo, per compiacere mio nonno. Fino ad intraprendere questo viaggio diretto verso il nuovo mondo, con una moglie legittima accanto, la giusta donna destinata a darmi l'erede maschio che tutti attendono con ansia sia in Italia che in America.
Ed ora la disgrazia della sua dipartita così inaspettata mi ha completamente destabilizzato, non più di tanto a livello di cuore o di sentimento, ma sconvolgendomi a livello mentale. In quanto in sole poche ore, sono stati scombussolati tutti i miei piani. I miei e quelli di mio nonno, compreso il dono dell'arrivo di un figlio maschio, che attendevo e che lui con ansia si aspettava come lieta novella, che a questo punto non arriverà.
In quanto mi ritrovo tra le mani invece una figlia femmina. E cosa ci devo fare io con una bambina? Oltretutto senza una donna accanto a cui affidarla. E così sempre più sconsolato e stravolto, sento che il vuoto ed il buio si sta impossessato del mio essere per la prima volta nella mia vita, lasciandomi interdetto.
Ad un certo punto, sento bussare alla porta.
-Signore posso entrare? - mi chiede uno dei miei uomini.
Così di malavoglia mi alzo per andare ad aprire.
-Che c'è? - chiedo leggermente innervosito, irritato perché so di avere perso il controllo sulla mia persona, e ciò mi rende particolarmente inquieto. Questo è quello che mi dà più fastidio, e cioè essermi trovato spiazzato, senza più sapere bene come gestire questa situazione, e soprattutto di non avere già da subito un piano B, ben prestabilito nella mia mente.
-Signore la bambina ha bisogno di una mamma da latte.- mi dice il mio uomo.
"Una mamma da latte," mi ripeto tra me. Che poi altro non è che una donna, che avendo appena partorito, si mette a disposizione nell'allatare oltre al suo bambino, bimbi più sfortunati. Magari figli di donne a cui non è arrivata per qualsiasi motivo la montata, oppure come nel mio caso, madri venute a mancare prematuramente durante un parto.
Rimango per un'attimo imbambolato ad ascoltare il mio uomo, mentre lo fisso come fossi un ebete, e questo non è certo da me. Di solito nulla mi scompone, posso anche barcollare per un breve istante, ma mi bastano davvero solo pochi minuti per ritrovare la giusta strada, inventandone magari una nuova di sana pianta, trovando subito una via d'uscita a qualsiasi problema mi si ponga davanti, eppure ora mi trovo come in un vicolo buio, perso e da solo. Tutto ciò mi destabilizza perché in questo momento non riesco ad intravedere nessuna via d'uscita.
Ma poi questa frase pronunciata dal mio uomo, abbiamo bisogno di una mamma da latte, mi riporta immediatamente con i piedi per terra, aprendo un mondo davanti ai miei occhi che non avevo per nulla contemplato almeno fino ad ora.
E che ora mi apre ad una eventualità che so che posso sfruttare nel migliore dei modi.
-Signore, se vuole posso chiedere a quella donna, Caterina, se può allattare anche sua figlia, se vuole vado subito a chiedere?- mi domanda.
Lo guardo per un momento fissandololo con occhi spalancati, mentre finalmente un nuovo quadro, un nuovo piano si apre all'orizzonte, indicandomi un percorso ben prestabilito.
E così torno immediatamente padrone di me e di tutto ciò che mi circonda.
-Hai avuto un ottima idea - gli dico con tono risoluto.
-Ma andrò io personalmente a parlare con lei.-
-Okay! - mi risponde il mio uomo, non molto convinto. In quanto è rimasto spiazzato da questo mio intervento personale nella faccenda. Perché di solito delego sempre agli altri qualsiasi lavoro.
Caterina.
-Caterina dove vai? Sei impazzita? - mi chiede Nasli, vedendomi alzare da quella branda con Kral in braccio.
-Sto bene! Non ti preoccupare, voglio solo prendere un po' d'aria fresca - le dico cercando di tranquillizzarla.
Lo so che ho partorito solo da un paio di ore, ma ho bisogno di respirare aria pura, sono stanca di riempire i miei polmoni di quest'aria stantia.
-Okay! - mi risponde Nasli senza insistere.
-Ma aspetta un momento.-
Così attendo, e poco dopo la vedo arrivare verso di me, con un foulard gigante tutto colorato.
-Che ci devi fare con questo? - le chiedo sorpresa.
-Non preoccuparti, ora ti faccio vedere. - mi risponde mentre mi sorride.
-Questa è la maniera in cui teniamo noi i bambini al mio paese. Ti permette di avere le braccia libere, mentre il bimbo rimane stretto al petto della madre, sentendosi al sicuro, coccolato dal rumore dei battiti cardiaci della donna con cui a passato i primi suoi mesi di vita, e tutto ciò gli dona pace e serenità. - dice, mentre mi guarda negli occhi, e mi sorride dolcemente.
-Grazie! - le rispondo mentre la lascio fare, ed intanto guardo quei suoi movimenti spontanei, quei suoi gesti sicuri ed automatici, mentre ci avvolge tutti e due dentro a questo suo grande foulard, in un modo davvero fantastico.
Ed è vero.! Il mio bimbo si ritrova con il suo visino appoggiato sul mio petto, sereno, mentre è avvolto stretto al mio corpo attraverso questo telo fatto da dei bellissimi colori sgargianti.
-Grazie! - le dico con le lacrime agli occhi.
Nasli per me, ormai è tutto. È ciò che di più caro possa esserci per me in questo momento, posso definirla una sorella.
Lei contraccambia il mio grazie in italiano, e poi pronuncia una parola che non conprendo.
- Seni Seviyorum, Kiz Kardese -
-Che hai detto?- Le chiedo sorpresa.
-Un giorno te lo dirò! - mi risponde con un sorrisetto divertito. Nel mentre si avvicina e bacia Kral sulla fronte.
Ed in quel momento capisco che anche per lei è la stessa cosa. Ormai noi due non siamo più due estranee che sono diventate semplicemente amiche, no siamo ormai parte di una famiglia.
Sappiamo di poter contare sull'amore che ognuna di noi due ha per l'altra.
**
E così il viaggio di Caterina verso il nuovo mondo continua senza più avere al fianco l'amore della sua vita. Ma ora in questo momento, sa di non essere sola, due nuove figure che ama, ora le sono accanto. Sua sorella, e suo figlio. La sua nuova famiglia. **
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