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7. Scontro




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Erika's p.o.v.

Mi sembra di essere all'inferno: vedo fuoco e fiamme tutt'intorno a me, e sto bruciando.

Urlo disperatamente dal dolore, ma sono sola.

Nessuno mi sente. Nessuno viene a salvarmi.

Mi sto bruciando viva!

Ma poi... eccolo.

Lo vedo.

La mia ancora di salvezza.

Scende giù dall'alto una figura, volando aggraziata come un angelo, e mi porta su in cielo, liberandomi dalle fiamme.

Il mio angelo mi ha salvata.

Ah, che sollievo.

Ora sono finalmente uscita da quell'inferno.

Mi volto per vedere chi è il mio salvatore, quando capisco che è... Che mi prenda un accidente!

Wooyoung dei 2PM! È lui che mi ha salvato dall'inferno!

Adesso potrei anche morire felice.

Ma poi... apro improvvisamente gli occhi.

E ti pareva! Uffa, quando faccio dei sogni che hanno un lieto fine mi interrompo sempre sul più bello!

Ahi! Non riesco ad aprire l'occhio destro.

Provo col sinistro.

Sì, ci vedo, ma poco.

Ma... ma dove sono? Vedo tutto sfocato, non capisco.

La luce al neon accesa mi fa lacrimare l'occhio.

Giro la testa per guardare intorno a me, ma mi fa un male allucinante.

Sollevo la mano destra verso l'occhio e, avvicinandola, vedo che ho una flebo attaccata alla mano.

Oddio! Ma cosa... cosa mi è successo?

Piano piano, lentamente, arrivo con la mano a toccare la testa.

Sento qualcosa di ruvido: deve essere una bendatura.

Provo ad alzarmi in piedi ma... cacchio! Che doloooore! Penso di avere una caviglia slogata.

Flebo, bende, luce al neon... senza dubbio sono in un ospedale.

Non ci capisco più niente. Come ci sono finita qui?

Mi giro con tutto il corpo verso sinistra, gemendo dal male, e noto, di fianco a me, seduto su una sedia, un tizio con un cappuccio tirato sulla testa, degli occhiali da sole e una mascherina che gli copre praticamente dal naso in giù.

Se ne sta in una posizione piuttosto stravaccata, tenendo il mento appoggiato alla mano.

Mi sa che sta dormendo.

La mia incredulità per la situazione è aumentata.

Mi giro dalla parte destra con altrettanta fatica di prima, per vedere se sono sola.

Sì, non c'è niente e nessuno oltre a me e quel tipo.

A parte il mio letto e la sua sedia, si intende.

Non mi resta che chiedere informazioni a questo tizio su come sono arrivata qua.

Se è qui a "farmi la guardia", sicuramente sa qualcosa.

«Pppsst!» sibilo allora in sua direzione.

Nessuna risposta.

«Pssst! Ehi! Dico a te!» riprovo allora.

«Eh...? Ehm... Oh...» biascica. Poi sbadiglia e si stiracchia.

Si sta svegliando, evviva!

«Oh, oddio, sei sveglia!» dice in coreano, con un tono piuttosto sorpreso, dopo avermi guardato, e si mette finalmente a sedere composto.

«S-si può sapere chi sei? E perché sono qui?» chiedo, confusa, cominciando a parlare anche io in coreano.

È la mia prima vera conversazione con un madrelingua qui in Corea, e dovrei essere emozionata, ma mi sento più stranita che altro.

«Cough cough, ehm... Io sono quello che ti ha colpita prima senza vederti, per strada. Ti chiedo scusa. Non volevo assolutamente. Correvo, mi sono distratto un attimo e non ti ho vista. E dato che in quel momento per la via non passava nessuno, ne ho approfittato per portarti di peso fino all'ospedale, visto che distava 100 metri o poco più» mi spiega velocemente, gesticolando.

Sembra preoccupato, anche se non vedo la sua faccia.

«M-ma... perché non hai chiamato un'ambulanza?» gli domando.

Deve essere stata bella dura portarmi di peso fino a qui, tanto più che non sono nemmeno leggera come una piuma!

«Ecco, vedi... a dire la verità, non potevo, per svariati motivi. E, notando dal tuo viso che non eri coreana, ho immaginato che chiamare i tuoi parenti sarebbe stato inutile. Così, per rendere le cose più veloci, ti ho portato io fin qua dicendo ai dottori che eri caduta per terra sbattendo la testa e che era urgente una medicazione.»

«Ah, capisco...» rispondo, anche se continuo a essere parecchio confusa.

Aspetta! Ora ricordo!

Ero all'angolo di una via e mi ero incantata a contemplare un vestito da sposa, poi mi sono improvvisamente sentita cadere!

Però da quel momento non ricordo più nulla...

In realtà questo tizio mi ha fornito una spiegazione che sembra veritiera, e potrei prenderla per buona, ma il fatto che non lo possa vedere in faccia mi innervosisce. Vorrei almeno sapere quanti anni ha!

Prima di chiederglielo, tuttavia, provo a guardargli l'unico punto scoperto: le mani.

Non ha nessuna ruga, quindi deve avere all'incirca non più di 30 anni.

Ora voglio provare a verificare se le mie supposizioni sono esatte.

«Ehm, s-senti...» comincio allora, imbarazzata.

«Sì?» fa lui, scattando con un sussulto dalla sedia. Sembra davvero agitato, come se avesse paura di qualcosa.

«Ma perché ti agiti? Non ti posso fare nulla, guarda in che condizioni mi trovo...!» cerco quindi di buttarla sul ridere.

«Ehm... già, eheh» mi risponde lui, con un borbottio indistinto.

«Comunque, volevo chiederti... ma tu chi sei? Capisco che giri con la mascherina per questioni di igiene, ma potresti almeno dirmi come ti chiami e quanti anni hai?»

«Assolutamente no.» mi dice secco, scuotendo la testa e lasciandomi a dir poco delusa.

«Eh? Come sarebbe a dire? Tu mi vedi in faccia, io invece no. E poi sei tu che mi hai colpito per strada, per cui vorrei che per riconoscimento almeno ti mostrassi e mi dicessi qualcosa su di te!»

«No, ti ho già detto che non posso» mi ripete lui, imperturbabile.

«Ma allora perché sei rimasto affianco a me per tutto questo tempo? Che devi fare qui, se neanche mi vuoi parlare di te?» chiedo, irritata.

«Io sono obbligato a stare qui. Tu stai male. E quando qualcuno si fa male, vogliono un parente, o nel tuo caso una persona che era con te al momento dell'incidente, per farti l'assistenza».

Non ci posso credere... quindi è rimasto qui solo per questo?!

A questo punto, sbotto di rabbia. «Eh? Una persona che era con te al momento dell'incidente, hai detto? No, caro mio, tu hai causato questo dannato incidente! E se non fosse stato per colpa tua, ora non sarei qui! Ora potrei girare per Seoul, andare a fare shopping, andare a scuola, andare ai concerti degli idol k-pop! E invece non posso!»

«E stai un po' calma» mi rimprovera, facendomi un segno di zittirmi.

«Calma, io?! Ti pare che riesca a stare calma dopo che tu hai rovinato i miei piani?! Chissà quanto tempo ancora mi toccherà stare qua!» gli urlo.

«L'infermiera mi ha detto circa una settimana, più o meno» risponde freddo, menefreghista al massimo della mia brutta situazione.

«COOOOOOSA?!» esclamo, e a quel punto mi metto a piangere. «Ma io... io devo prendere online i biglietti del concerto dei 2PM! Le prevendite cominceranno tra 3 giorni e di sicuro sarà tutto sold out nel giro di qualche ora! Mi dici te come faccio adesso?! Oddio, oddio!»

Mi metto le mani nei capelli. Sono letteralmente disperata.

E incazzata col tizio qui presente.

Io non sono una tipa che fa cose del genere, ma in questo caso proprio devo farlo: devo scoprire chi è la causa della mia rovina settimanale.

Così, fingendo di stare male e di avere i conati di vomito, lo faccio avvicinare a me per chiedergli di aiutarmi, e con tutte le forze mi alzo seduta.

Ed è a quel punto che, dopo avergli dato un bel pugno assestato nelle parti basse per disorientarlo, gli levo mascherina e occhiali con uno strattone.

«EEEEEEEEEEEEHHHHHHHH?!?!?! TUUUUU?!?!?!» tiro poi un urlo spaccatimpani, non appena mi ritrovo davanti l'ultima persona che mi sarei aspettata di incontrare a questo mondo.

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