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3. Incontro




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Erika's p.o.v.

Sono le 11 del mattino del 10 settembre, ed il mio volo diretto per Seoul parte da Milano alle 17:00. Non vedo l'ora!

Viaggerò in Corea grazie alla fortuna sfacciata avuta tre mesi fa in quella slot machine del mio squallido bar... ancora non ci posso credere! Penso di non essere mai stata così eccitata in vita mia!

Mentre sto preparando la valigia, arrivano i miei due fratelli a disturbarmi, come al solito, iniziando a farmi mille domande e a disordinarmi apposta le cose appena sistemate in valigia.

Si chiamano Andrea e Rita, lui di 8 anni e lei di 5, quindi non si direbbero neanche poi così piccoli e indifesi, anzi... messi insieme diventano davvero dei diavoletti!

Però non so come farò a stare sei mesi senza di loro, perché in fondo sono i miei fratelli e voglio loro un gran bene.

«Eri! Eri! Quand'è che torni?» mi chiede Rita con quel suo dolcissimo faccino, tirandomi per la maglia.

«Tra sei mesi, sorellina. Ma stai tranquilla, faremo videochiamate su Skype tutti i giorni, così non sentirai più di tanto la mia mancanza» cerco di tranquillizzarla io con un sorriso.

«Eri... Non partire!» urlano in coro i miei due fratelli, sciogliendomi il cuore.

Accidenti! Adesso ci si mette anche Andrea!

Do un abbraccio e un bacio ad entrambi e chiedo se possono aiutarmi a fare i bagagli, per evitare di mettermi a pensare troppo.

Una volta finito e ricontrollato tutto, prendo la valigia e i documenti per il viaggio, e usciamo fuori casa tutti e cinque.

In realtà in aeroporto mi accompagnerà solo papà, quindi... È arrivato il momento dei saluti.

Andrea e Rita mi si appiccicano addosso, piangendo, così li abbraccio e dico loro: «Adesso, fratellini miei, la vostra Eri deve andare. Mi raccomando, fate i bravi, e prendetevi cura di mamma e papà, okay?».

«Sì, sorellona» mi rispondono loro in coro, con affetto. «Ti vogliamo tanto bene! ♡».

Mi asciugo le lacrime che stanno già cominciando a scendermi, e, dopo averli di nuovo abbracciati affettuosamente, li saluto.

«Anche io ve ne voglio tanto tanto! Ciao, Rita! Ciao, Andrea!»

Anche mamma sta aspettando il suo turno per salutarmi, quindi mi dirigo verso di lei a braccia aperte.

«Mi raccomando, Erika, cerca di comportarti in modo responsabile e stai attenta! Fai buon viaggio! Ti voglio bene!» mi dice mamma, e poi mi dà un bacio sulla fronte.

L'abbraccio forte, tranquillizzandola: «Sì, mamma, puoi fidarti di me. Ti voglio bene anch'io.»

Poi, sospirando, do loro le spalle e raggiungo papà dall'altra parte della strada, che mi aspetta già in auto per accompagnarmi in aeroporto.

«Allora, signorina Erika, pronta per partire?» mi chiede mio padre, con voce scherzosa.

«Sissignore» gli rispondo io, e con il suo aiuto carico i bagagli in macchina.

Poi salgo, allacciandomi la cintura.

Ci siamo.

Anche papà fa lo stesso, e mette in moto.

Do un'ultima occhiata a mamma e ai miei fratelli e li saluto con la mano da lontano, prima che scompaiano del tutto dalla mia vista.

Ah... Mi mancano già...

🌼🌼🌼

[Dopo qualche ora...]

Arriviamo al parcheggio dell'aeroporto alle 15. Sono arrivata giusto in tempo per il check in.

Una volta scesa, papà mi aiuta a scaricare le valigie dall'auto e poi mi abbraccia forte forte.

«Erika mia, divertiti tanto, in Corea. E studia anche, eh! Spero tanto che tu riesca a goderti questi sei mesi appieno, te li sei davvero meritata. E poi, ehm...» mi augura, ma poi si interrompe imbarazzato.

«Oh, avanti, papà!» rido io, dandogli una pacca sulla spalla. «Non siamo i tipi da discorsi strappalacrime, no? Ahahah!»

«Ehm... già, eheh» mi sorride lui imbarazzato, grattandosi la nuca. «Allora Erika, buon viaggio! Ciao!» mi saluta infine, con un cenno della mano.

«Ciao papà, tante buone cose anche a te!» gli urlo io, guardandolo fino a che non risale in macchina e rimette in moto, andandosene.

Mi volto di nuovo, e nel giro di dieci secondi mi rendo conto di ritrovarmi da sola in un aeroporto enorme.

La mia avventura sta per cominciare.

🌼🌼🌼

Dopo aver fatto il check-in dei bagagli ed essermi sottoposta a tutte le varie procedure di sicurezza, mi trovo a dover passare un'altra oretta da sola ad aspettare fino al momento dell'imbarco.

Ovviamente decido di sedermi con le cuffiette alle orecchie e di ascoltare il mio amato k-pop per entrare già nel mood Corea.

E che cosa c'è di meglio che ascoltare la propria musica preferita guardandosi intorno per vedere chi cammina a ritmo di musica?

È una cosa che faccio sempre sin da quando mi ricordo... è davvero troppo divertente vedere quelli che sono coordinati senza nemmeno saperlo.

Ehi, aspetta...

Ma quelli là sono due asiatici! Una giovane e tenera coppietta, per la precisione. Sono vestiti addirittura abbinati!

Devo subito fargli una foto.

Tiro fuori il mio cellulare e scatto, dopo aver opportunamente tolto il flash.

Oddio, che pucciosi!

Magari staranno tornando a Seoul dopo un viaggio qui in Italia.

Magari prenderanno il mio stesso volo e li conoscerò presto!

Aiuto, sto divagando.

È colpa della mia eccessiva emozione.

Smettila, Erika, smettila.

«Attenzione prego. L'imbarco per il volo GN4673 diretto a Seoul avrà luogo al gate numero 15 tra pochi minuti. Ripeto: l'imbarco per il volo GN4673 diretto a Seoul avrà luogo al gate numero 15 tra pochi minuti» sento improvvisamente annunciare da una voce metallica che risuona per tutto l'aeroporto.

Bene, è giunta l'ora.

Annuisco, mi alzo e mi metto a cercare il gate.

Quando lo trovo, noto che c'è già una fila chilometrica.

Pazienza, tanto ho già il posto prenotato, non c'è nessuna fretta!

Non mi resta che mettermi in fila ad aspettare.

Mi guardo un po' intorno e vedo che in coda ci sono quasi tutti asiatici, che evidentemente stanno tornando in Corea. Di italiani ne vedo veramente pochi, o almeno per ora.

In fila dietro di me noto subito una ragazza bionda, che avrà più o meno la mia età, con lo chignon ai capelli biondi ed una maglia fucsia.

Sta masticando rumorosamente una cicca, guardando il cellulare con aria scocciata.

Mamma mia, che faccia da snob!

Mentre inconsapevolmente la sto fissando immobile, la fila nel frattempo scorre, e la ragazza bionda, dopo avermi squadrato con aria da saputella, mi rimprovera piuttosto acidamente con un «Ehi, tu, ti vuoi muovere?!».

«S-sì, scusami» rispondo sottovoce, scorrendo in avanti.

Uffa... Perché non ho mai il coraggio di ribattere alla gente maleducata?

Vabbè, in fondo ero io in torto... però... che palle!

Dopo aver fatto controllare il biglietto, trovo fuori un bus-navetta ad aspettare che salgano tutti i passeggeri e che ci porterà direttamente sotto all'aereo, essendo l'aeroporto di Milano molto grande.

Alle 16:30 esatte sto già salendo sull'aereo!

Wow! Non ci credo!

Tra circa 11 ore sarò a Seoul!

Spero che il posto da me prenotato sia in fondo, vicino al finestrino.

Adoro guardare fuori, mi piace osservare le forme delle nuvole e il paesaggio dall'alto.

Così percorro il corridoio, guardandomi intorno in cerca del mio posto.

16 B... 16 B... Mm, vediamo...

Eccolo!

È all'incirca a metà aereo.

Mi avvicino e...

Oh, no.

Di nuovo lei. La ragazza snob che mastica la gomma.

E, per giunta, è seduta a quello che dovrebbe essere il mio posto!

Uff... Bisognerà che glielo dica.

Ma mi sembra che stia già dormendo, e poi ha le cuffiette alle orecchie, quindi di certo non mi sentirà.

L'unico modo per attirare la sua attenzione è toccarle leggermente una spalla.

Ma se poi si arrabbiasse?

Oh, chissene frega, anche se faccio una figura di merda, tanto poi non la vedrò mai più!

«Ehm, scusami» mi azzardo quindi a dire, poggiando lievemente una mano sulla sua spalla. Provo più volte, ma senza successo.

Niente da fare.

O dorme davvero e non mi sente, o sta facendo finta di niente.

Agito una mia mano davanti alla sua faccia, ma quella sembra non mostrare segni di vita.

Allora cerco di toglierle una cuffia per fare in modo che mi senta meglio.

«Scusa...?» ripeto.

Ma anche stavolta niente da fare.

Caspita, però, che volume alto che tiene nel suo iPod! La cuffia che le ho tolto tra un po' scoppia.

Ci credo che non mi sente!

Chissà che musica starà ascoltando...

Presa da un impeto di curiosità, mi porto una sua cuffia all'orecchio senza pensarci troppo.

Che mi prenda un colpo.

Non ci posso credere.

Ma questa qui sta ascoltando k-pop!

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