Capitolo 5
~ La logorrea è la diarrea della lingua. ~
Roberto Gervaso
Joy era una ragazza molto bassa e formosa con due enormi occhi blu e i capelli dello stesso colore legati in due codini ai lati della testa. Sembrava appena uscita da un manga.
Ma la cosa che mi colpì di più di quella ragazza fu la sua loquacità. Era impressionante la quantità di parole che riusciva a pronunciare in pochi secondi.
"La nostra classe è poco numerosa, con voi due arriviamo a otto" stava spiegando allegramente Joy mentre ci guidava lungo i corridoi "Siete nuovi e immagino che in questo momento vi sembrerà tutto strano, ma capirete presto che la vostra vita in realtà non è cambiata molto e che la nostra scuola è noiosa come tutte le altre, anzi forse è peggio" ridacchiò "Oltre alle normali lezioni abbiamo: Origine e Storia dei poteri e Leggende del nostro mondo, insegnate dal professor Nik, Etica la insegna Lauren e autodifesa Aaron!"
"A cosa ci serve saper combattere?" la interruppi.
"Beh, innanzi tutto essere in grado di difendersi è sempre utile, ma in realtà è soprattutto un modo per imparare a tenere sotto controllo i nostri poteri anche in situazioni stressanti e ad alto impatto emotivo" spiegò fermandosi davanti a una porta.
"Questa è la stanza dove si terranno le lezioni teoriche, le altre porte lungo questo corridoio sono le aule delle altre classi e i laboratori di chimica, biologia e fisica!"
"Certo che questo posto è proprio all'avanguardia, dotato di ogni comfort" commentai lanciando un'occhiata all'interno dei laboratori che straripavano di strani marchingegni.
"E non hai ancora visto nulla!" disse Joy divertita, riprendendo a camminare.
Mi voltai a guardare Jake che non aveva ancora spiccicato parola. Strano, di solito era lui il più socievole.
Stava fissando la nuca azzurra di Joy, che ci precedeva lungo i corridoi, con un'espressione persa.
Gli pizzicai un braccio, ma mi ignorò.
Ma che gli prendeva?
Il giro turistico durò più di quanto mi aspettassi. Quell'edificio era enorme. Joy ci mostrò tutte le stanze.
Oltre alle aule scolastiche, l'edificio era munito di aule studio individuali, tre diverse palestre e numerose stanze dedicate alle attività ricreative, senza contare il giardino spaziale che circondava la villa. Durante il nostro infinito giro Joy non aveva smesso di parlare un attimo, spiegandoci pure perché quel sassolino si trovasse in quel determinato posto.
Intanto Jake aveva avviato una metamorfosi verso lo stato vegetativo: aveva perso la capacità di proferire parola ed ero abbastanza sicura che presto si sarebbe pure immobilizzato, piantando radici e trasformandosi in un albero nel bel mezzo del corridoio.
Alla fine quella strana ragazzetta, che sembrava una fatina fuggita dal libro delle favole che mi leggeva mia madre quando avevo tre anni, ci guidò verso la mensa, visto che ormai era giunta l'ora di cena.
La sala da pranzo era enorme e pulita, nulla a che vedere con quella del mio precedente luogo di prigionia.
"Si mangia bene?" indagai, cauta e speranzosa.
"Sì!" rispose entusiasta "Credetemi, non avrete nulla di cui lamentarvi!"
Mi sfuggì un sospiro di sollievo.
La stanza era già affollata e appena entrati ci investì un forte brusio.
Preso il nostro vassoio carico di arrosto e patate al forno, io avevo già l'acquolina in bocca e di lì a poco avrei cominciato a sbavare, ci destreggiammo, in uno slalom tra i tavoli, alla ricerca di tre posti liberi.
Quando ormai ero allo stremo delle forze e stavo per affondare i denti nel mio piatto, in piedi, al centro della mensa, Joy attirò la mia attenzione indicandomi un tavolo occupato solo da un ragazzo e ci avviammo in quella direzione.
Il ragazzo in questione si accorse della nostra marcia verso di lui e non sembrò troppo contento, il suo sguardo passò velocemente su Joy e si posò più attentamente su me e Jake.
Sembrava un animale selvatico che studiava i movimenti delle sue prossime prede prima di azzannarle alla gola. Non era una sensazione gradevole.
Arrivati al tavolo Joy si preoccupò di fare le dovute presentazioni.
"Ragazzi, questo e Aaron, il nostro insegnante di difesa personale" disse "Aaron loro sono Emily e Jake, nuovi studenti!"
Ci fu un attimo di silenzio durante il quale Aaron fece trasparire tutto il suo disinteresse.
Era un ragazzo muscoloso, molto muscoloso, i suoi bicipiti erano così gonfi e i pettorali così ben sviluppati, come anche il resto dei muscoli del suo corpo, da rendere la maglietta che indossava così aderente da ricordarmi una camicia di forza, oggetto che avevo avuto la sfortuna di conoscere bene. Il tutto era incorniciato da capelli castani, occhi grigi e lineamenti severi.
Non riuscii a trattenere una domanda.
"Insegnante?" chiesi "Non è troppo giovane?" doveva avere all'incirca la nostra età, non poteva essere tanto più vecchio.
"E tu non sei troppo magra per riuscire a tenerti in piedi?" chiese di rimando Aaron con la sua voce roca.
Ma che diamine, ero appena uscita da otto lunghissimi anni di malnutrizione e maltrattamenti, non mi era andata troppo male dai! Le ossa si vedevano un po' più del normale ma poteva anche andarmi peggio!
"Oltre che camminare sono anche in grado di prenderti a pugni in faccia!" lo rimbeccai alterata, in fondo la mia domanda era lecita, forse un po' troppo diretta, ma lecita!
La mia frecciatina lo fece sogghignare, mentre Joy si irrigidì.
"Vorrei proprio vedere se sei veramente in grado..." mi sfidò.
Ero sempre stata una ragazza impulsiva e competitiva, sin da bambina, e udite quelle parole ero pronta a balzare dall'altra parte del tavolo e avventarmi su di lui.
La mano di Jake che mi afferrava un braccio però bloccò immediatamente questo mio intento omicida.
Ma guarda, la bella addormentata si era forse svegliata dal suo lungo pisolino?
Lanciai un'occhiataccia al mio migliore, nonché unico, amico, infastidita dal fatto che mi avesse ignorata fino a quel momento.
"Non credo sia una buona idea" mi avvisò "Non lo avranno incaricato di insegnare difesa personale solo per il suo bel faccino" sussurrò in modo che potessi udirlo solo io. Probabilmente aveva ragione.
"In effetti non è merito del mio faccino" rispose Aaron, facendoci sobbalzare, sorpresi dal fatto che avesse sentito.
Joy tossicchiò a disagio, interrompendo la nostra lotta di sguardi e frecciatine.
"Allora" cominciò la ragazza, cercando di alleggerire l'atmosfera "quali sono i vostri poteri?" chiese sinceramente curiosa.
Fu Jake a parlare.
"Io genero onde d'urto, mentre Emily parla con i morti" rispose breve e conciso, proprio come uno scolaretto, con un sorriso ebete stampato in faccia.
"Questo spiega perché sembri già avere un piede nella fossa" commentò Aaron.
Maledetto bastardo!
Feci un respiro profondo per evitare di dar voce ai miei pensieri, che probabilmente erano dipinti chiaramente sul mio viso e non avevano bisogno di essere espressi.
Ma senti che maleducato commentò il fantasma di una bambina, che svolazzava sopra il nostro tavolo da quando ci eravamo seduti Ora te la do io una bella lezione! Brontolò.
La bambina si scagliò verso Aaron attraversandogli il torace all'altezza del cuore. Guardai scioccata la scena, con la bocca semi spalancata e gli occhi sgranati, non sapendo cosa questo avrebbe comportato.
Aaron l'antipatico si irrigidì, portò le mani al petto, fu attraversato da un brivido e sbiancò. La ragazzina sghignazzò e io cominciai a sudare freddo.
"Tutto bene?" gli chiese Joy.
Lui annuì confuso, mentre pian piano riprendeva colore.
"Voi invece che poteri avete?" chiesi velocemente, per cambiare discorso, nella speranza che quell'ombra non facesse nient'altro di strano e con il timore che Aaron stramazzasse a terra senza vita da un momento all'altro.
Quest'ultimo mi lanciò un'occhiata sospettosa ma non indagò.
"Io parlo con gli animali" rispose entusiasta Joy "mentre Aaron è una specie di super uomo, è più forte e veloce di un uomo normale e ha tutti i sensi più sviluppati" concluse.
Ecco spiegato come aveva sentito quel commento tra me e Jake.
"Io ho finito" disse Aaron, alzandosi dal tavolo con il vassoio vuoto "Ci vediamo domani a lezione" ci salutò allontanandosi con un sorrisetto sprezzante, che non prometteva nulla di buono.
"Dovete scusarlo" intervenne Joy, dopo essersi assicurata che l'oggetto della conversazione fosse a distanza di sicurezza "È così antipatico solo all'inizio, ha un po' di difficoltà nelle interazioni sociali, ma vi assicuro che se avrete la possibilità di conoscerlo meglio scoprirete che non è così insopportabile come sembra" sorrise bonaria. La sua descrizione mi ricordò quella che un tempo avevo fatto io del Signor Trent a Jake e, per un attimo, provai quasi simpatia per Mr. Arroganza. Quasi.
"Quindi sarà veramente lui uno dei nostri insegnanti?" chiese Jake in un mix di incredulità e divertimento.
"Oh sì! Aaron vive qui da quando è nato, ha sempre studiato qui ed è sempre stato il primo della classe, ora segue dei corsi avanzati e insegna, preparatevi a prenderle di santa ragione, è imbattibile!"
"Mi pare di capire che avremo la fortuna di conoscerlo bene!" ironizzai, per niente entusiasta, al contrario di Joy che sembrava non vedere l'ora di venir presa a pugni, o di vedere gli altri, non saprei dire...
"Invece degli altri professori, cosa ci sai dire?" continuò l'interrogatorio Jake, ignorandomi completamente, tenendo gli occhi fissi su quella strana quanto azzurra fatina dei boschi, come aveva fatto per tutta la giornata.
Aspetta, non sarà mica che...
"Il professor Nik" cominciò prontamente "non ha alcun potere, ma questo non gli impedisce di insegnare in maniera impeccabile le sue materie, è veramente bravo!" lo elogiò convinta.
"Quindi ci sono persone normali che sanno di noi?" chiese Jake.
"Sì, molte. Nella nostra scuola, a parte gli studenti, la maggior parte sono privi di poteri, anche tra i professori, solo Aaron, la professoressa di matematica, quell'arpia della signora Scott, che ha il potere di attaccare le lingue degli studenti al palato, ma lo usa solo con chi non studia la sua materia, poi c'è Lauren, che già conoscete, il suo potere le permette di percepire quando qualcuno mente, sappiate che è molto severa a lezione e se fate casino non esiterà un attimo a lanciarvi un gesso dritto nell'occhio."
Ma in che posto ero finita?
"Cosa sai sul preside Nightmare?" indagai cauta.
"Con lui è meglio non scherzare!" rispose seria "Il suo potere è terrificante, pare possa far vivere alle persone i loro peggiori incubi, prende il controllo della tua mente e ti fa vedere quello che vuole. Girano delle voci che sostengono che abbia portato alla pazzia più di qualcuno." Concluse in un bisbiglio.
Quella notizia non mi piacque per nulla e, se possibile, rese quell'uomo ancora più pericoloso ai miei occhi.
Neanche Jake apprezzò la novità e mi guardò preoccupato.
Joy ci descrisse minuziosamente anche gli altri professori, ma quando le domandammo dei nostri compagni di classe, non volle dirci nulla, sostenendo che avrebbe "rovinato la sorpresa".
Non ero sicura sarebbe stata una bella sorpresa, ma non insistei.
Finita la cena Joy ci salutò e scomparve veloce come un razzo, lasciando dietro di sé una scia azzurra.
Io e Jake invece ci avviammo placidamente verso la sua camera. Era quasi uguale alla mia, l'unica variazione erano i colori dell'arredamento, organizzato sui diversi toni del verde. Solo quando ci fummo chiusi la porta alle spalle mi azzardai a proferire parola.
"Prima impressione?" chiesi diretta come al solito buttandomi sul suo letto, non avevo avuto occasione di imparare cosa fossero i convenevoli o il tatto nella mia breve vita.
"Mi sembra una ragazza molto simpatica e alla mano" rispose sorridente.
Ebbi il forte impulso di tirargli una testata, nel tentativo di farlo tornare con i piedi per terra.
"Non della tua innamorata, ma di questo posto in generale!" sbuffai alzando gli occhi al cielo.
Jake arrossì vistosamente.
"Sì... certamente..." balbettò impacciato "È tutto così nuovo e strano, ma credo sia un bel posto. Ci troveremo bene, dobbiamo solo abituarci a questa nuova realtà!" disse sincero.
Non ero del tutto d'accordo. L'incidente accaduto in biblioteca mi aveva lasciato un retrogusto amaro in bocca. Qualcosa di quel posto non mi tornava. Ma, non volendo turbare l'entusiasmo del mio amico, non esposi i miei pensieri, consapevole del fatto che probabilmente presto si sarebbero rivelati solo come stupide paranoie.
"Lo penso anche io" mentii "Mi ci vorrà un bel po' di tempo prima di riuscire ad accettare completamente tutte queste novità così assurde!"
"Secondo te ci stava prendendo in giro quando ha detto che la professoressa di matematica ha il potere di attaccare le lingue al palato?" chiesi dopo qualche secondo di silenzio, preoccupata. In matematica facevo schifo!
In tutta risposta Jake scoppiò a ridere.
"Non lo so" riuscì ad articolare tra una risata e l'altra "Ma credo lo scopriremo presto"
Con uno sbuffo mi alzai dal letto e mi diressi a grandi passi verso la porta.
"È giunta l'ora che io torni nella mia stanza, ho bisogno di un lungo sonnellino rinvigorente" lo salutai "E Romeo, vedi di non andare a fare una serenata alla finestra della tua Giulietta già la prima sera" lo presi in giro. Ammirai per un attimo la sua faccia imbarazzata e potrei giurare di aver visto dei rivoli di fumo uscirgli dalle orecchie, poi mi chiusi la porta alle spalle ed imboccai il corridoio.
Arrivata in camera e indossato il pigiama, mi distesi sul letto, braccia incrociare e occhi al soffitto, pensierosa.
I dubbi su quel luogo mi assalivano, ma probabilmente erano solo lo specchio delle mie paure.
Temevo che tutte queste novità si sarebbero rivelate il prodotto di un lungo ed elaborato sogno, e che la mattina seguente mi sarei svegliata sul solito letto duro in quella piccola camera angusta.
Ma avevo ancora più paura che quella fosse la realtà e che Lauren e George si sarebbero accorti presto dell'inutilità del mio potere e mi cacciassero.
Avevo il terrore che Jake, preso dalla sua nuova fiamma, mi abbandonasse e si dimenticasse di me.
Fino a quel momento non avevo avuto modo di rendermi conto di quanto temessi di essere abbandonata.
Di nuovo.
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