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Trasformazione - 1

Hang Massive
Once Again
(indossa le cuffie e leggi)

Due anni prima ... (continua ...)

Ellie

È giorno. Mi sveglio confusa. Alexander non c'è. Devo andare in bagno. Cerco di alzarmi ma non ne ho la forza e cado sul pavimento. Striscio fino al bagno e riesco a sedermi.
Quando ho finito mi alzo barcollando per raggiungere il letto ma, di nuovo, le forze vengono meno e scivolo sul pavimento. Non c'è la farò mai a raggiungere il letto e così mi riaddormento, lì, per terra. Ho freddo.

*******

Quando mi sveglio deve essere mezzogiorno. Sono gelata, mi è tornata un po' di forza, non molta, ma sufficiente a raggiungere il letto. Giaccio ansimante, i polmoni mi bruciano, non riesco neppure a tenere gli occhi aperti.

Sento bussare alla porta della camera: è la padrona che vuole sapere se deve rifare la stanza. Le rispondo che non importa e che voglio ancora dormire. La mia voce deve sembrarle strana.

"Signorina, si sente bene?"

"No!" rispondo sincera.

Usando il passpartout la signora entra in camera. Mi guarda allibita.

"Signorina, ha un aspetto terribile, cosa è successo?"

Rispondo che non lo so, che non sto bene e che ho bisogno di qualcosa di caldo. La signora esce e torna dopo dieci minuti con una tazza di tè caldo e dei biscotti. Mi passa un braccio dietro la schiena e mi mette a sedere. Mi aiuta a bere un po' di tè, reggendo la tazza e mi imbocca per farmi mangiare due biscotti

"Che giorno è?" chiedo con un filo di voce.

"È sabato, signorina"

"Fino a quando è pagata la camera?"

"Fino a domani sera"

"Va bene. Cercherò di riposare e di rimettermi e domani me ne vado!"

"Vuole che chiami un medico?"

"No, non serve. Il giovane che era con me?"

"Se ne è andato stamattina presto verso le sette. Ha detto che la madre stava male e doveva raggiungerla in ospedale"

La signora esce. Dunque Alexander se ne è andato raccontando una bugia: a me aveva detto che era in città da solo!

*******

Ho dormito tutto il pomeriggio. Resto a letto sveglia. Le forze mi sono tornate un poco. Provo di alzarmi, la stanza gira vorticosamente. Chiudo gli occhi, raggiungo a tentoni il bagno e mi guardo allo specchio. L'immagine, allucinante, che vedo potrebbe essere di chiunque ma non la mia. Vedo un volto pallido, scavato, occhiaie profonde e nere, le labbra cianotiche, i capelli spettinati. Una strega. Ma a impressionarmi è il colore della pelle, un grigio-giallastro cadaverico. Comprendo lo stupore della padrona della locanda.

*******

Bussano alla porta, è ancora la signora. Mi ha portato un po' di latte caldo e una fetta di torta. Di nuovo mi aiuta a mandar giù qualcosa e mi rimette coricata, dubbiosa. Devo solo riposare.

*******

È domenica mattina. Ho dormito tutta la notte, un sonno tormentato da incubi paurosi. Sono sveglia già da un'ora e provo di alzarmi, ci riesco, anche se barcollo. Mi vesto a fatica, cerco di sollevare la valigia: fatica sprecata. Scendo le scale e incontro la padrona.

"Mi può chiamare un taxi? Prenderò il primo treno per la città!"

La padrona, sbalordita, protesta.

"Signorina, non c'è la farà mai! Senta, mio nipote, frequenta anche lui l'università, la accompagnerà volentieri allo studentato. Sarà qui tra un paio d'ore. La valigia gliela porto giù io!"

Mi siedo in salotto. Quella santa donna porta giù la mia valigia e la mia borsa poi scompare in cucina per tornare con altro tè e biscotti (ha capito che è l'unica cosa che riesco ad inghiottire).

Dopo un'ora arriva il nipote. Probabilmente crede di accompagnare in città una bella fanciulla, così, quando mi vede, rimane allibito. Ma è gentile, mi fa sedere, mi ferma con la cintura di sicurezza, mette il mio bagaglio nel baule.

*******

Remy (si chiama così il nipote) ferma l'auto davanti allo studentato. Mi aiuta a scendere e mi accompagna in camera. Scende, recupera la valigia, la borsa e me le porta in camera, impietosito.

"Mi raccomando, signorina, abbia cura di sé, si riprenda!" dice e se ne va.

*******

Sono stesa nel mio letto, cerco di dormire ma il sonno non arriva.
Marianne entra come un ciclone e mi guarda sbalordita.

"Che cazzo hai combinato, Ellie?"

"Non lo so!"

Mi prende le braccia alla ricerca di segni di punture. Non trova nulla.

"Dimmi, sinceramente, cosa ti ha fatto ingoiare Alexander?"

"Non lo so?" rantolo.

Mi gira la testa da una parte, abbassa il collo della camicia.

"E questo cos'è?"

Prende un piccolo specchio e mi mostra un livido blu circondato da un alone giallastro.

"Cosa ti ha fatto? Ti ha violentata? Picchiata?"

"Marianne, non lo so, non ricordo niente! Voglio solo dormire"

Marianne mi copre, si sveste rapidamente, si infila nel letto, vicino a me, e mi abbraccia. Mi coccola come si fa con un bimbo per calmarlo. È una buona amica e io, rassicurata, mi addormento.

*******

Sono chiusa in questa stanza ormai da una settimana. Le forze mi sono tornate. Marianne, vera samaritana, mi ha sistemato un po' l'aspetto, pettinandomi e rivestendomi. Le occhiaie sono quasi scomparse, il livido sul collo, no. La carnagione è ancora pallida e le labbra cianotiche.

*******

Marianne (un vero genio) mi ha fatto indossare una camicia bianca, il collo rialzato, una cravatta nera per tenerlo chiuso, pantaloni neri, pullover nero. In più mi ha applicato un rossetto nero e fatto indossare un paio gli occhiali scuri. Sembro una ragazza un po' stravagante ma normale nella sua strampaleria.

Per la strada la luce, accecante, mi tormenta perciò entrare in aula è un vero sollievo. Mi siedo lontano da tutti, non voglio nessuno vicino. Sento un ragazzo sussurrare:

"Abbiamo un'altra dark del cazzo ..."

*******

Sono passati quasi tre mesi. Ho riacquistato, quasi del tutto, la mia salute. Le occhiaie sono scomparse, la pelle sembra normale, pallida ma non troppo. Il segno sul collo è scomparso del tutto. Solo le labbra sono rimaste livide ma non si notano molto. Però qualcosa sta cambiando in me. Me ne accorgo ma, stranamente, non sono preoccupata.

La prima cosa che è cambiata è l'olfatto. Sento odori che prima mi sfuggivano. Sento il profumo di Marianne prima che entri nella nostra stanza. In aula potrei dirti quali ragazze hanno il ciclo. Dei ragazzi distinguo il loro odore di uomo, l'odore del loro sudore, l'odore del corpo non lavato: tutto questo da metri di distanza. Per la strada potrei camminare a occhi chiusi guidata solo dagli odori che percepisco fortissimi. Mi sto abituando a fatica.

La seconda cosa è l'udito. Sento il benché minimo rumore. Capto i miei compagni quando bisbigliano per non farsi scoprire dai professori. Ascolto le persone che parlano sottovoce al telefono.

Ho scoperto che la mia vista è cambiata quando mi sono accorta che avevo dimenticato gli occhiali in camera ma vedevo benissimo quello che il professore scriveva alla lavagna. Ma è di notte che la mia vista mi stupisce. Non vedo nel buio ma la sensibilità alla luce notturna mi permette di scorgere particolari che prima mi sfuggivano. Quello che prima percepivo come buio ora è un grigio nel quale risaltano cose e persone.

Ho notato che anche la mia forza è notevolmente aumentata, i muscoli sono diventati duri, elastici e potenti. Ho ripreso a andare in palestra e non faccio quasi più sforzo. Ieri il mio istruttore di autodifesa mi ha proposto un attacco. Appena è partito l'ho fermato e immobilizzato subito. Si è meravigliato e ha voluto ripetere l'attacco e l'ho atterrato ancora più facilmente. Ora mi guarda con rispetto, io evito di umiliarlo davanti ai suoi allievi e lascio che vinca sempre. Il suo sguardo grato mi ripaga della mia delicatezza.

Il mio modo di dormire è cambiato. Non dormo mai più di un'ora o due e di un sonno leggerissimo. Molte notti quando l'insonnia mi tormenta esco e vago tutta la notte. Cerco di rientrare prima che Marianne si svegli e si spaventi, non vedendomi. Le persone che incontro nei miei vagabondaggi sono brutte o pericolose. A volte qualcuno mi ferma con le più svariate intenzioni. Sarà il mio aspetto o il mio atteggiamento ma tutti mi lasciano perdere.

Il battito del mio cuore è rallentato. Il mio istruttore ha detto che è il cuore tipico di un atleta, anche se la cosa lo lascia molto perplesso. Tutto questo non mi dà affatto fastidio ma sono molto impressionata. Rallenterà ancora? Non lo so. Ho molta paura.

Da tre mesi non ho più il ciclo naturale. Il medico del servizio che segue gli studenti mi ha mandato alla clinica universitaria. Mi ha ricevuto una ginecologa, la dottoressa Jeanne Mereil. È una donna di mezza età, bonaria e rassicurante. Le ho spiegato il problema. È cominciata una raffica di domande.

"Hai fatto sesso ultimamente? Quando?"

"Tre mesi fa!"

"Avevi prese delle precauzioni?"

"No!"

La dottoressa Mereil scuote la testa.

"Era la prima volta che lo facevi?"

"Si!"

La dottoressa apre un cassetto e tira fuori una scatolina e un vasetto.

"Vai di là, fanne un po' qui dentro e bagna questo bastoncino. Poi torna qui"

Faccio come mi dice. Consegno il bastoncino. La dottoressa mi fa stendere sul lettino. Mi guarda le braccia.

"Non mi drogo!" esclamo stizzita.

Lei sorride comprensiva. Mi palpa con delicatezza l'addome e il ventre, poi guarda il bastoncino.

"No, non sei incinta!" inizia "però sei molto magra, troppo, deperita. L'eccessiva magrezza può alterare il ciclo. Hai avuto dei dispiaceri, lutti?"

"No, nulla!" mento.

"Come va con gli esami?"

"Ne ho tre questo mese e due il prossimo!"

"Può essere lo stress, il troppo affaticamento. Aspettiamo un altro mese. Se non succede nulla, ritorna che faremo altri esami!"

Ringrazio. Il ciclo non si è più presentato. Io non sono più tornata dalla dottoressa.

*******

Il mio carattere è diventato più aggressivo, sento la violenza fluire, a volte incontrollata, nelle vene. Sono diventata irritabile e controllo, a stento, le mie reazioni. Ieri notte Marianne è rientrata piangendo. Io ero a letto sveglia, mi sono alzata e l'ho abbracciata per calmarla.

"Marianne, cosa è successo?"

Marianne continuava a piangere disperata. Mi ha abbracciato singhiozzando. I suoi vestiti erano in disordine.

"Marianne, dimmi cosa è successo, ti prego!"

A pezzi e bocconi mi ha raccontato quello che è successo. Charles uno dei due giocatori di rugby che frequenta, l'ha invitata in camera sua. Hanno fatto l'amore, Marianne era felicissima. Poi Charles l'ha costretta faccia in giù, l'ha tenuta ferma e ha fatto entrare il suo amico Henry che l'ha violentata. Mentre lei piangeva per l'umiliazione, i due bevevano e ridevano. Visto che lei non si calmava l'hanno buttata fuori dalla loro camera e si sono addormentati.

*******

Adesso sono davanti al bar frequentato dai due buzzurri. Li chiamo ad alta voce. Escono assieme agli amici.

"Che cazzo vuoi, troia?" mi apostrofa Charles.

"Voglio vedere in faccia che due stronzi che siete!"

"Ma vai ... vattene dalla tua amica piagnona!"

"Sai cosa ti dico? Quando vi hanno partorito nel cesso, le vostre madri non hanno tirato lo sciacquone!"

Charles si avvicina aggressivo.

"Ringrazia che sei una donna e non te le dò!"

"Non me le dai perché sei un vigliacco e, magari, perché hai un cazzetto piccolo e devi essere con un altro per riuscire a violentare una ragazza che pesa la metà di te"

Charles si avventa su di me. Alza la mano per schiaffeggiarmi. Ma ha fatto male i conti. Mi abbasso, la sua mano passa sopra la mia testa, lo colpisco forte in pieno stomaco con la mano piegata a martello. Quando comincia a cadere mi sposto di lato e gli allungo un colpo, col palmo aperto, sull'orecchio e gli sfondo il timpano.

Charles cade a terra e urla dal dolore. Il suo amico Henry si slancia su di me. È fin troppo facile: alzo il ginocchio e glielo pianto nella pancia, mi sposto, gli afferrò la mano, gli giro il braccio di scatto e glielo slogo. Henry stramazza, spalanca la bocca ma non ne esce alcun suono.

Adesso sono veramente cattiva e soddisfatta. Mi guardo attorno per vedere se qualcuno vuole obiettare. Nessuno fiata, allora arretro qualche passo, mi volto e me ne vado. Una ragazza mi corre dietro. È magra, sottile, capelli lunghi sciolti, volto delicato, occhi grandi e malinconici. Non capisco cosa voglia. Mi giro di scatto e mi preparo ad affrontarla ma è esile e mi arresto, pronta a tutto. Lei si ferma, mi abbraccia, mi sussurra all'orecchio:

"Grazie, grazie, grazie infinite!"

Mi bacia sulla guancia, deve avere gli occhi pieni lacrime perché è un bacio bagnato. Se ne va correndo. Credo di aver regolato, senza volere, i conti anche per lei!

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