V- Too many questions
"William." un flebile sussuro gli giunse da dietro il suo orecchio.
"Psst, W-William." Si mise a punzecchiarlo, partendo dalle guancie che ricordava pasciute e rosee, ora scarne.
James era basito dal grande cambiamento che l'amico aveva fatto nei suoi cinque anni di assenza.
I capelli castani, ora arrufati e crespi, erano cresciuti un sacco, e aveva notato che l'amico usava tenere la frangia di lato intanto che le punte dei capelli sulla nuca stavano arriciate.
Constatò che era dimagrito molto, non era più il Willy dalle braccia sode e abbronzate. Un'ispida barbetta mal tagliata cresceva sulla sua mascella e intorno alle labbra, dandogli un aria matura. Ma le lunghe ciglia erano ancora lì, a far da cornici agli occhi grigi come un cielo uggiuso.
"Ti prego?" implorò sottovoce e aspettò che l'altro desse qualche segno di vita.
L'unica risposta che gli arrivó fu un secco grugnito.
"Oh anDIAMO SVEGLIATI!" Improvvisamente William si trovò scosso violentemente come un sacco di patate da delle famigliari pallide manone.
Aveva il presentimento di sapere a chi appartenevano ma non ne voleva sapere. Non nel mezzo della notte, non dopo che finalmente stava dormendo cinque ore dopo un mese.
"Non ora." mormorò con la voce impastata dal sonno stringendosi nelle spalle e si rannicchiò nuovamente nel suo nido di morbide coperte.
"WILLIAM JOHNATHAN TAYLOR, SAI CHE HO UNA FOTTUTA PAURA DEL BUIO!" esclamò esasperato James aggrapandosi alle spalle dell'orso in letargo.
"E io dei fantasmi, amico." rispose spiccio William tirandosi le coperte sopra la testa e cercando di scrollarselo di dosso.
Calò il silenzio.
James guardò l'orologio: erano le 3:00.
Lasciò la sua presa su di William e unì le mani sulla pancia, incrociò i piedi in quel suo strano e disumano modo e attese guardando il bianco soffitto.
Certo che la camera di James, dopo cinque anni, non era cambiata per niente. Soliti due dominanti colori, blu scuro e bianco, solita scrivania dove vi erano disegnate tutte le strane creature che William disegnava, "soliti calzini putridi sotto il letto" constatò leggermente digustato. E il solito letto pieno di coperte. C'era addirittura ancora quella di Winnie the Poo. Se la ricorda bene quella coperta, perchè durante la notte la bagnò con la sua pipì.
Era la prima volta che dormiva da un amico fuori casa, aveva cinque anni e una vescica debole. Il mattino seguente il piccolo e scontroso William pianse reclamando che era la sua coperta preferita e che dopo quell'affronto James non sarebbe stato mai più suo amico. C'è da dire che si sbagliò di grosso, passarono ancora undici anni prima che la predizione del William bambino si avverasse.
Nell'angolo notó la chitarra piena di stickers che era appartenuta prima al padre dell'amico e poi a lui.
Le mani di William si traformavano in ragni frenetici quando la suonavano. Era bravissimo, aveva un gran talento. Quando andavano in vacanza al mare era un ottimo pretesto per attirare le ragazze.
James era così perso placidamente nei suoi ricordi che non si accorse che il ragazzo accanto a lui si era alzato di colpo e lo stava fissando con i suoi grandi occhi grigi sgranati e la bocca aperta dallo stupore. William Alzó in un rapido gesto esasperato le braccia all'aria e poi le fece cadere di nuovo pesantemente sul letto, continuando a fissarlo con tanto d'occhi.
3:15.
"OH PORCA PUTTANA JAMES, SMETTILA, SMETTILA, SMETTILA È FOTTUTAMENTE INQUIETANTE!
COSA CASPITA CI FAI NEL MIO, E RIBADISCO MIO, LETTO? COSA TI FA PENSARE CHE PUOI PRESENTARTI A CASA MIA? COSA VUOI DALLA MIA VITA? PERCHÈ SEI TORNATO DAGLI INFERI O QUEL CAZZO CHE SONO? IO TI ODI-"
James mise una mano sulla bocca dell'amico delirante e sconvolto per far tacere quelle urla.
Sbuffò e sorrise scuotendo la testa.
"Come sei fastidioso. Troppe domande. E io non rispondo a uno che ha un pigiama così brutto."
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