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Stars

N/A: Avevate capito chi era il nostro eroe?
Bocciate quelle che avevano pensato al nostro bad boy Federico 🐭🐭

"La felicità è solo un momento di pausa tra un dolore e l'altro."

~Giacomo Leopardi

Ero in piedi, inerme, con la paura che mi soffocava, letteralmente.

Sentivo il cuore nello stomaco, rotto dall'ansia, mentre i miei occhi erano inniettati di pura paura, che pulsava anche nelle vene.

Davide si scostò, provocando un suono monotono, calpestando il prato. Lasciò cadere il preservativo, quando notó dietro Marco, anche Chris.

-Davide mi hai sentito prima?! Vattene a fanculo!- Marco ringhiò ancora, aveva gli occhi pieni di rabbia, e Davide lo guardava con aria di sfida.

-Marco fatti i dannati fatti tuoi, la puttanella qui non si lamentava.- sputò acido, e sentii Marco calpestare il prato che ci separava, per poi sferrare un pugno sullo zigomo di Davide.

-Lasciala stare, o ti giuro Davide che stasera finisce male!- Marco mi tirò per il polso, io ero ancora ferma, incapace di muovermi, presa nel metabolizzare tutto.

-Vaffanculo!- fu l'unica cosa che sentimmo, prima che, dopo essersi ripulito il labbro, girasse l'angolo.

Mi appoggiai di istinto al torace di Marco, singhiozzando ancora, senza volerlo. Solo allora mi accorsi di star tremando, e di non riuscir a smettere.

-Cazzo Blake, tutto bene?- sentii il respiro di Marco tra i miei capelli e scossi la testa di istinto.

-Quel fottuto deficente! Vorrei sapere mia sorella con chi se la fa.- Chris calciò il vuoto, prima di avvicinarsi.

-Stai bene Blake? Ti ha... toccato?- Christian mi toccò il braccio, alzandomi il mento con una mano.

Sentii il contrasto tra le lacrime calde e salmastre che uscivano dai miei occhi, e il suo anello, che circondava il pollice.

-No... non del tutto...- riuscii, a stento, a singhiozzare. Sentivo ancora la paura pompare forte, senza darmi un attimo di tregua.

-Cazzo. Se non fossimo arrivati in tempo..- Marco si fermò, leggendo nei miei occhi la poca voglia che avevo di voler sentire il resto della frase.

-Merda scusa... sono una frana a consolare..- rise appena, contagiandomi, prima che riabbassassi lo sguardo, verso le mie convers.

Non notai neanche le lacrime che continuavano a scendere, indipendenti, sul mio viso, magari per marchiarmi ancora una volta di quella debolezza che mi apparteneva da tempo.

-Oh Blake,- Marco mi alzò il mento, scostandomi quache ciocca da davanti gli occhi -va tutto bene, okay? Ci sono io adesso.-

Mi abbracciò, e io non mi opposi, ma neanche ricambiai, non ne avevo la forza.

-Voglio andarmene, Marco..- sussurrai, e non fui sicura che mi avesse sentito fin quando non mi sorrise, annuendo.

-Ti accompagno io.- istruì, passandosi una mano nei capelli, e guardandomi di sottecchi.

-Vuoi andare prima in bagno o qualcosa di simile?- Chris si fece ancora una volta avanti, toccandosi nervosamente le mani.

-Sì, credo di sì.- berciai, tenendo stretto il tessuto della mia felpa, quasi come per strapparlo.

-Vieni, ti accompagno io. Bea é preoccupata per te..- ammise il bruno, sorridendomi, e prendendomi per il braccio.

-Come sapevate che beh... ero qui?- chiesi, abbastanza curiosa, portando la parte finale della manica della felpa agli occhi, per asciugarli.

-Giulio lo ha detto a Miriana, che era in camera con noi. E quando lo abbiamo sentito io e Marco siamo scesi subito giù.- spiegó, guardando il ragazzo di fianco a me, che sembrava pensieroso.

-Sapete perché lo ha fatto?- chiesi retorica. Io lo so. Pensai mentre salivamo gli scalini dell'ingresso.

-Sarà stato solo ubriaco, l'alcool non tutti lo sanno gestire.- propose Marco, facendomi ridere amara, non avevano capito nulla.

-Io credo invece che un certo tuo amico, di nome Lorenzo, abbia organizzato tutto.- sputai acida, facendo sgranare loro gli occhi, fermandosi sul posto.

-Blake, Lorenzo non lo farebbe mai. Sa che sei vergine.- Marco cercò di difenderlo, facendomi scuotere la testa.

-Non credetemi se non volete, ora ditemi dov'é il bagno. Così questa serata finirà prima.- calciai il vuoto, entrando nella casa, un po' meno affollata di come l'avevo lasciata.

Il fumo, ancora presente nella sala, bruciava sul mio volto assieme alle lacrime, e all'odore di vodka che era più presente di prima.

-Oh grazie a Dio! Blake!- Bea mi corse incontro, barcollando, inciampando appena, e abbracciandomi di scatto.

-Bea...- soffiai tra i suoi capelli rossi luminosi, che mi finirono quasi in bocca, ricambiando l'abbraccio.

-Quel bastardo ti ha toccato?! Ti ha fatto qualcosa? Dio, é stata colpa mia. Non dovevo lasciarti sola.- si passò una mano nei capelli, con le lacrime che le inondavano gli occhi verdi.

-Sto bene, per fortuna..- abbassai lo sguardo, lasciando che le ciocche bionde, mi ricadessero sul viso.

-Bea accompagnala in bagno, così poi la riporto a casa.- Marco la guardò, ordinandole con lo sguardo di fare ció che aveva detto, e lei subito si affrettó.

-Sì, subito. Vieni Blake..- mi prese per il polso, trascinandomi al piano di sopra, che era quasi totalmente vuoto.

-Dimmi esattamente come lo avete scoperto, e perché lo ha fatto Bea. Lo so che lo sapete.- dissi, fermandomi in mezzo al corridoio, davanti ad una porta semi aperta, facendola sospirare, prima che cominciasse a parlare.

FLASHBACK

Bea's pov

-Dai, prendete altra vodka, non fate tipo la biondina che era di sotto.- la ragazza bruna si posizionò meglio sul cavallo dei pantaloni di Federico, che fumava, non prestandole attenzione.

-Miriana, lascia stare Blake, qui abbiamo il suo angelo custode, vero Bea?- Lorenzo rise, portando il bicchiere di scotch alle labbra, assaporando il liquido con la lingua.

-Certo che adesso Davide le insegnerà cos'é non fare la puttanella puritana!- Miriana rise sghemba, finendo la bottiglia di vodka che aveva in mano.

-Cazzo significa?- saltai subito dalla sedia, per quanto l'alcool mi permettesse movimenti agili.

-Che Davide se la scopa, vero Lorenzo?- lei rideva ancora, sostemandosi meglio sul corpo di Federico.

-Se la scopa?! Che cazzo vuol dire?! Ma Blake é vergine!- Marco balzò dalla sedia, ringhiando contro Miriana, che continuava ad avere la bottiglia tra le labbra.

-Miriana dimmi che stai scherzando!- anche il mio tono fu acido, incazzato, speranzoso che stesse scherzando.

-No, Giulio ha organizzato tutto. Ora le starà facendo gemere il suo nome dietro la casa.- lei rise, da perfetta oca qual era, mentre Marco si precipitó imprecando fuori dalla stanza, scendendo rumorosamente anche le scale.

-Miriana e lo dici così, ma sei deficente?!- mi mossi per seguire Marco, prima che Chris mi fermasse.

-Vado io, resta qui.- si precipitò anche lui fuori dalla porta, lasciandola sbattere alle sue spalle.

In tutto questo Federico aveva gli occhi sbarrati, ma non aveva fatto un passo, e Lorenzo allo stesso modo.

-Spero che si renda conto di che persona di merda sei, Guglielmi.- dissi, prima di lasciare la stanza, andando a cercare Blake.

FINE FLASHBACK

Quando Bea ebbe finito di raccontare, mi spostai di fronte a lei, accorgendomi di star ancora piangendo, e tremando appena.

-Lorenzo ha organizzato tutto, io ne sono convinta.- scossi la testa, lasciando i capelli ondulare lungo le spalle.

-Io non so chi abbia organizzato tutto, ma ero preoccupata per te.- ammise, abbracciandomi ancora, facendomi sentire quell'affetto che mi mancava.

-Davvero Federico non ha fatto nulla..?- chiesi, abbastanza retorica, conoscendo già la risposta.

-Aveva gli occhi spalancati Blake, non so se fosse preoccupato o...- Bea cominció a parlare, ma il mio sguardo si posó dietro di lei, nello spiraglio lasciato aperto dalla porta.

Strizzai gli occhi, ancora imbevuti di lacrime, sperando fosse solo la mia immaginazione, invece era vero.

Una ragazza bruna era sul letto, a cavalcioni su un ragazzo dai capelli neri. Non un ragazzo qualunque. Uno con gli occhi color mare.

-Blake, va tutto bene?- la rossa cercò di incontrare i miei occhi, ma non glielo permisi. Il mio sguardo era incentrato su quella scena, tremai ancora di più, il cuore finì nello stomaco, completamente disintegrato.

Ed era in quei momenti, che mi sembrava che il mondo non fosse per me. Che l'amore, fosse solo un'illusione.

-Blake che succ..- Bea si fermò, quando si voltó, incontrando con i suoi occhi, quello che procurava lacrime nei miei.

-Stai bene?- deglutì rumorosamente, ma non prestai attenzione. Avevo la bocca secca e tutto dentro di me era in subbuglio.

Mente, mantra, orgoglio e cuore, lottavano, ognuno per avere la meglio a modo proprio.

Scappa, disse l'orgoglio.

Non ti vuole, ribatté il mantra.

Ti procura solo oblio, vuoto, rispose la mente.

Lo ami, si intromise il cuore.

-Non ci capisco nulla...- sussurrai piano, talmente piano, che la rossa non si accorse che avessi parlato.

-Voglio andarmene Bea.- dissi, con le labbra tremanti, cercando di distogliere lo sguardo.

-Blake...- cercò di approcciare un discorso, ma scossi la testa, affretandomi ad andare via.

Scesi le scale, provocando abbastanza rumore. Ormai il salone era quasi deserto, essendo domani lunedì.

-Blake!- sentì Bea chiamarmi, ma i miei piedi mi portarono all'ingresso, facendomi inciampare, e cadere, sotto gli occhi delle persone presenti.

Le lacrime ripresero ad uscire, non ce la facevo più, stavo esplodendo, il mio cuore era distrutto, e le lacrime non esitavano a fare lo stesso con il mio viso.

-Blake..- Bea mi aveva raggiunto, aiutandomi ad alzarmi, incapace di far anche quello da sola.

-Che succede?- Marco e Chris si avvicinarono, preoccupati, interrogandoci con lo sguardo.

-Voglio andare a casa Marco, puoi accompagnarmi?- chiesi, tentando di asciugarmi con le dita le lacrime, con poco successo.

-Andiamo,- mi prese per mano, conducendomi all'esterno.

-Blake chiamami se hai bisogno!- sentii appena la voce della rossa, e sorrisi, anche se amaramente, pensando a che grande amica avessi trovato.

-Io sono venuto a piedi, quindi se preferisci posso chiamare mio padre e...- lo bloccai, scuotendo la testa, ed avviandomi verso il cancello.

-Andiamo a piedi, non abito molto lontano..- mormorai, guardandomi attorno, e rendendomi conto di star ancora tremando.

-Lo so.- sorrise, seguendomi.

Lanciai un'ultima occhiata al giardino che era quasi tutto vuoto, c'erano diverse bottiglie di alcolici spaese qua e là, e l'aria era davvero fredda, che sembrava arrivar a congelare anche le ossa.

Marco notó il mio tremore, e mi passó la sua giacca, posandomela sulle spalle.

-Grazie..- borbottai, rendendomi conto di aver smesso di piangere.

-Cosa é successo di sopra?- indagó dopo un po', guardandomi con i suoi occhi che davano sicurezza.

-Niente...- mentii, affrettando appena il passo, e lui fece lo stesso, raggiungendomi.

-Blake, io non sono come loro, puoi fidarti di me.- mi sorrise, emanando forza, che a me mancava da tanto.

-Ho visto una ragazza che era a cavalcioni su... Federico... e lo baciava ... e ... - mi fermai, sentendo le lacrime tornare su, seguite dai singhiozzi.

Lui si accese una sigaretta, mormorando qualcosa, per poi aspirare il fumo e cacciarlo fuori, guardando il cielo.

-Blake una ragazza come te, non é per uno come lui. Per qualche bacio, non ti illudere.- le sue parole arrivarono forti, dure, cattive. Facendo sprofondare ancora di più il mio cuore, già in coma.

Alzai anche io gli occhi verso il cielo osservando le stelle, che decoravano quell'infinita massa blu, dando un senso al tutto.

-Blake, quello che voglio dire é che tu sei una ragazza da principe azzurro, da qualcuno che ti ami davvero, e no che giochi. Perché lui gioca, lui non prova nulla.- ammise, aspirando ancora una volta. E ancora le sue parole mi ferirono, anche se poi, in quel momento, pensai fosse la verità stessa a ferirmi.

-Sai Marco... io credo che non troverò mai il mio principe azzurro. E fa male, mi sento debole, come se tutti potessero uccidermi, ferirmi e come se io non potessi rialzarmi.- sospirai, asciugandomi le poche lacrime rimanenti.

-Blake, tu puoi tante cose, sei fantastica, davvero.- sorrise, guardandomi con uno sguardo stretto, ma allo stesso tempo rassicurante.

-Io credo di no,- calciai qualche brecciolina per strada, guardando la luce fioca dei lampioni -Federico ha capito che gli sto perfettamente in una mano, che puó manipolarmi, e ha sfruttato tutto questo..- dissi e lo sentii irrigidirsi, come se avessi detto chissà cosa, ma feci finta di nulla.

-Glielo hai permesso?- sembrava più un'affermazione che una domanda, ma vi risposi.

-Si, Marco, perché credo di provare qualcosa per lui... solo che forse, provo qualcosa che non verrà mai ricambiato.- ammisi, più a me stessa, che a lui, che sembró mormorare qualcosa.

-Siamo dei deficenti...- mi parve di sentir mormorare, ma prima che potessi chiedergli di cosa parlasse, lui continuó -Blake, non sprecarti, sei davvero una ragazza speciale.-

Buttó la sigaretta a terra, spegnendola con la scarpa, e portando le mani nelle tasche dei pantaloni.

Ormai eravamo arrivati davanti a casa mia, e le luci erano quasi tutte totalmente spente, segno che mi madre stesse dormendo.

-Marco, lui, come tutti voi, cerca stelle luminose, che brillano, che danno un senso a quell'immenso blu, che guarda un po', é quello dei suoi occhi. E io sono in silenzio, non valgo, non quanto lui cerca.- sussurrai, come un soffio, come vento, come se quelle parole le tenessi dentro da sempre.

Lui non mi rispose, mi diede un bacio sulla guancia, allontanandosi appena.

-Vai, che è tardi, a domani.- mi sorrise, ed io ricambiai, dandogli la buonanotte ed entrando.

Sentii di nuovo le lacrime uscire, ripensando a ció che Marco aveva detto di Federico, a ció che avevo ammesso, finalmente.

Corsi in bagno, salendo le scale, non preoccupando di poter svegliare mia madre, e mi chiusi nella piccola stanza, e guardandomi allo specchio.

Avevo gli occhi completamente rossi, e le labbra altrettanto. I capelli tutti arruffati e il mascara era totalmente colato lungo le guance, lasciando una scia nera, come mi sembrava l'anima dell'amore in quel momento.
Ero un disastro.
Per qualche bacio non ti illudere.
E no che giochi. Perché lui gioca.
Lui non prova nulla.

I quattro pensieri arrivarono contemporaneamente, facendomi piangere ancora di più. Mi appoggiai al lavello, sentendo le lacrime uscire, piene di delusione, tradimento, sentimenti distrutti.

Scossi la testa, aprendo l'acqua e sciacquandomi il viso, asciugandolo subito dopo.

Dopo pochi minuti, sospirai, spegnendo la luce del bagno, e andando verso la camera, prendendo il telefono tra le mani.

Era mezzanotte passata, il giorno dopo sarebbe stato un disastro.

Appena accesi la luce della camera, entrai, trascinando i piedi e buttando alla rinfusa tutti i vestiti e le scarpe, indossando, poi, il pigiama.

Piangevo ancora, e le lacrime non cessavano, anzi, ogni lacrima che si susseguiva, era più dura della precedente.

Mi sedetti sul letto, creando contrasto tra il pigiama rosa shock e le coperte grigio perla, e sentii la vibrazione del mio telefono, con una notifica da parte di Marco.

"Affacciati dal balcone della tua camera, Blake."

Mi accigliai, non capendo, ma feci come mi disse, aprendo la finestra ed uscendo, sentendo il vento attaraversarmi le ossa.

Mi affacciai, trovandolo lì sotto, pronto a dirmi qualcosa, e mi sporsi, cercando di capire cosa volesse.

-Anche stelle che ora tacciono, un giorno daranno un senso a quel cielo, Blake.- disse, lasciandomi il cuore in gola, per poi indietreggiare, e sparire nella notte.

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