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Alive

Quella donna sulla cinquantina, bizzarra agli occhi di molti, armeggiò con le chiavi dell'archivio e ci mise un po' per trovare quella giusta.

La mano di Blake era salda a quella di Manuel, aveva paura e glielo si leggeva negli occhi.

Il ragazzo riccio le lanciò una veloce occhiata, sorridendo alla vista di quell'innocente ragazza avvolta in quelle bugie, soffocata da esse.

L'aveva osservata più volte, numerose furono le occasioni in cui l'aveva guardata dormire o ballare e quello che vedeva era sempre la stessa immagine: un'esile figura piena di dubbio, ma con gli occhi puri, non c'erano bugie lì dentro.

Sospirò, passandosi una mano nei capelli e stringendo ulteriolmente la mano alla bionda che nel suo maglioncino rosa avrebbe preferito sparire.

Per lei era sempre stato più semplice scappare, rifuggiarsi nelle ipotesi e non affrontare la realtà.

La verità era che non sapeva perchè stesse rischiando di morire interiormente, ma voleva solo ricominciare ed il modo più semplice per farlo, credeva, era chiudere il capitolo del passato.

Ma si sa, il passato é un paese ed i ricordi sono suoi abitanti. Quando tenti di andar via dal passato, i ricordi, da bravi abitanti, ti seguono affinché non ti dimentichi mai di quel vecchio paese.

I suoi occhi verdi e puri vagarano in quell'ufficio spoglio, il suo corpo era davvero piccolo fra quello di Alessandro e quello di Manuel. Persino la donna era più imponente della piccola Blake.

Ma era così che la vedevano tutti, la piccola Blake, la ragazzina da proteggere.
La vera domanda che spesso si poneva era 'Mi va bene?'.
Non faceva, però, mai in tempo a rispondersi che il tempo stesso glielo impediva.

La signora dalla carnagione scura e gli occhi trascurati aprì la porta, sbuffando tra sé, ed indicando i vari scaffali ad Alessandro.

Era riuscito ad entrare grazie all'aiuto di un suo caro amico carabiniere, non lo negava, aveva barato.

Ma come sostenevano in molti, ognuno gioca alle sue regole, e se il conto si velocizza, allora anche le regole si adattano.

Manuel guardó Blake, era insicura ed impaurita. In quel momento avrebbe tanto voluto Federico lì accanto a lei, ma non c'era.

Mentre l'uomo dai capelli castani proseguiva verso gli scaffali, Manuel si mise di fronte a Blake, prendendone il volto con le mani e poggiando una contro l'altra le loro fronti.

Non l'avrebbe sfiorata, sebbene sapesse del Broken, provava puro rispetto nei confronti della ragazza ed un affetto che nemmeno lui avrebbe saputo qualificare.

-Se non te la senti,- sussurrò, unendo le loro mani in modo saldo -Non sei obbligata.-

Blake tremava, i suoi occhi minacciavano di scoppiare in un pianto disperato e le sue guance erano rosse, segno che si stesse trattenendo.

-Ma tutti meritano la felicità, Blake.- a quelle parole la bionda capì che quello era il suo destino. Era stato scritto per lei e che avrebbe dovuto affrontarlo, prima o poi. Il passato non si dimentica se non si prova.

-Voglio entrare..- la sua voce era flebile, ma Manuel la udì e, sorridendo, la portò all'interno, sempre tenendole la mano.

Una figura entrò subito dietro di loro, in divisa. L'uomo aveva i capelli neri, portava gli occhiali ed aveva pressappoco l'età di Alessandro, anno più, anno meno.

Quando si accorsero della sua presenza, Alessandro sorrise subito, avvicinandosi per salutarlo educatamente.

-Antonio!- si scambiarono un veloce saluto, prima che l'attenzione passasse sui due ancora inermi -Lui é mio figlio Manuel, lei é Blake la figlia di ...-

-Edoardo, immagino.- la riconobbe. La vide, qualche volta, quando era molto piccola, prima che il destino le strappasse il padre -E Priscilla.- terminò.

Lei annuì, nascondendosi quasi dietro Manuel, per paura che anche quell'uomo la giudicasse per quello che aveva fatto, le dispiaceva.

-Non ero in carica qui, quando accadde quel brutto incidente,- cominciò, serrando le braccia al petto, dopo aver tolto il cappello con la mano sinistra -Ma immagino che per te e tua madre non sia stato facile.-

Lei scosse la testa, avrebbe voluto urlare a tutti che non c'era nessun 'lei e la madre', ma solo Blake e Priscilla, quasi non fossero dello stesso sangue.

-La madre dov'é?- Antonio guardò Alessandro e quest'ultimo esitò nella risposta. Già, dov'era? A liberarsi dei ricordi da sola, lasciando affogare la figlia nei propri.

Ma no, questo é quello che avreste detto tutti. Ma vi svelo un segreto, non tutto quello che all'apparenza si mostra gelido, dentro non ha un cuore che batte e soffre.

-Priscilla é a Londra per un po'- Alessandro si passó una mano dietro la nuca, mentre Antonio lo osservava curioso -Aveva bisogno di stare via per un po' e Blake vive con noi, nel frattempo.-

Il carabiniere non fece altre domande, piuttosto li scortò fino alla scrivania che gli avevano riservato dove un suo collega lo attendeva. -Tenente.- salutó quest'ultimo, mentre capelli neri si limitò ad un cenno.

-Questo é il fascicolo sull'inchiesta aperta dopo la morte di Edoardo Torri, come da lei richiesto.- spiegó il sott'ufficiale. A quanto Blake aveva capito, lui già era in carica in quel posto, quando il padre morì. -Resto qui o vi lascio soli?-

-Resta.- rispose tranquillamente Antonio, fermandolo con la mano. -Illustraci la situazione, punto per punto.-

Il suo cuore fece un salto nel vuoto, tutto attorno a lei sembrò diventar scuro e niente le sembrava più giusto che avere quelle risposte.

Quell uomo dai capelli bruni temeva che quelle azioni gli si ritorcessero contro, ma alla fine non aveva niente da perdere. Sapeva che se Antonio chiedeva qualcosa, era perché quel qualcosa risultava di vitale importanza.

-C'é poco da dire. Il ventitre Novembre l'auto dell'uomo si scontrò violentemente con un camion e fu proprio Torri a provocare l'incidente, per evitare l'impatto nel lato opposto con un'altra auto.- lo stavano ascoltando tutti attentamente. Blake si mordeva il labbro, lo stava torturando. Alessandro conosceva già parte della storia, ma a dirla tutta, nemmeno lui era a conoscenza del resto. Manuel, invece, teneva stretta Blake, quasi come fosse lui un pilastro -Quando si sono recati lì, risulta che ci fosse una bambina a bordo e che lei fosse sporta in avanti, quasi sul guidatore e che fosse priva di conoscenza. C'era inoltre una bambola sul ginocchio sinistro di Torri.-

-La bambina lo aveva distratto?- la voce di Blake risuonò apatica, la paura la stava divorando. L'uomo la guardò, come per chiederle di spiegarsi meglio -La bambina, fu lei a provocare l'incidente distraendo Torri?-

Si sentiva morire dentro, qualcosa non era più come prima. C'era una vaga speranza dentro di lei.

Gli altri la guardavano, stupefatti, in un certo senso, dalla forza che quella piccola creatura avesse trovato.

-Papà, perché hai litigato con la mamma?- chiese, innocentemente, osservando Edoardo pensieroso, che guidava.

Lui non le rispose, si limitò a sorriderle dallo specchietto retrovisore, infondendole coraggio. Fu l'ultima volta che vide quel sorriso.

Neppure mezz'ora prima, il padre e la madre si erano urlati contro. La mamma l'aveva accusato di essere un bugiardo e che nascondesse qualcosa. Lui le aveva risposto che lei era cambiata, che non era la Priscilla di cui si era innamorato. E lei, la piccola Blake, si era nascosta sotto il letto, tappandosi le orecchie e stringendo la sua bambolina nel suo completino rosa.

Fu quello il momento in cui la mamma gli rinfacciò il fatto di non averle permesso di abortire e di aver tenuto quel piccolo mostro.

Allora il padre l'aveva presa con sé, afferrò le chiavi dal muretto e si affrettò ad andare via da lì.

Era la prima volta che Blake vide il padre arrabbiato, non lo era mai.

La bambina lo aveva abbracciato, dicendogli di volergli bene e lui aveva detto che fosse la cosa più bella che gli era mai capitata.

Il suo ultimo ricordo si fermava a quando lei pettinava la bambola, il padre che parlava al telefono e poi... il vuoto.

-Non si sa.- spalancarono tutti gli occhi, sorpresi. Allora sì che si notò la falsità, in cuor loro erano tutti convinti che Blake fosse un'assassina, ma miei cari, si ha paura di quello che si pensa, non quello che non si sa. - L'inchiesta fu chiusa per ordine della moglie, essendo andata avanti anni. Risultava che Torri fosse stato a telefono, ma che avesse attaccato quasi un minuto prima dello scontro.-

La madre. Lei aveva chiuso l'inchiesta, senza avere l'effettiva conferma che quell'esile bambina avesse ucciso il padre.

-La donna ordinò la chiusura immediata, diritto che a quel tempo era concesso, e non si fecero più ricerche. Caso archiviato come disgrazia.-

In quel momento Blake si sentiva viva, in un certo senso, dopo anni. Aveva il dubbio che magari non fosse stata lei, era un 50 e 50, e l'anima sembrò tornare a pesare ventuno grammi.

-Chi era al telefono con Edoardo?- chiese Manuel, che fino ad allora non aveva proferito parola, era rimasto taciturno a riflettere.

-Il nome non lo ricordo- si scusò il sott'ufficiale, affrettandosi però ad aprire la cartella sulla morte di Edoardo Torri, non trovando però ciò che stava cercando -Evidentemente non é stato neppure archiviato, mi spiace.-

Blake sentì un groppo in gola, come se quell'informazione mancata avesse riportato la situazione al punto di inizio.

-D'accordo, grazie Sancini, torni pure in ufficio.- lo liquidò Antonio, guardando subito dopo Blake che era concentrata sul vuoto.

Tutto in quel momento le pareva così confuso, come se fosse tutto un puzzle che non combaciasse.

La morte, la chiusura dell'inchiesta, il suo vuoto di memoria.

Alessandro salutò educatamente Antonio, proprio come i due ragazzi e si mossero per uscire e tornare a casa.

Nel guardarli, Antonio capì che quella ragazza avesse bisogno di una luce e nel ricordo di quello che era stato uno dei suoi migliori amici, doveva farlo. Doveva trovare quel nome.

-Te ne sei andato troppo presto,- sussurrò tra sé, ordinando con lo sguardo la chiusura dell'archivio e ritornando ad osservare la ragazza la cui disperazione trapelava dagli occhi -Lei aveva bisogno della tua guida.-

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Martina's pov

-Perché credi che Antonio ti abbia aiutato?- domandai, incuriosita dalla faccenda, mentre Blake distolse lo sguardo dalle tende che era intenta, da quasi mezz'ora, ad osservare mentre raccontava.

-Non lo so,- parlò, guardandosi attorno -Forse per la vecchia amicizia con mio padre o forse per pietà- rise.

Quel giorno, stranamente, non faceva poi tanto freddo a Londra e persino le strade erano più popolate del solito.

-Facevo pietà a molti, sinceramente.- mordicchiò l'anello con il labirinto che portava al collo, avidamente stretto a sé -Ma forse perché si rese conto che non sorridevo da troppo, Martina.-

-Non ti mancava sorridere?- chiesi ingenuamente, lasciandola ridacchiare per l'assurda domanda.

-Certo che mi mancava, ma cosa avrei mai potuto fare? Non avevo il motivo di sorridere-

-C'é sempre un motivo per farlo, già il fatto che tu fossi viva lo era- la spiazzai e per la prima volta vidi una Blake meno sicura di sé, tanto simile a quella di cui parlava, ma che sembrava aver perso.

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La bionda si muoveva freneticamente per la stanza, ballando in un posto e subito poi in un altro, semplicemente perché non riusciva a trovare quello che cercava.

Federico la guardava, comodamente sdraiato su quello che era il letto di Blake e se la immaginava sua.

I suoi vestiti sembravano catturare la luce e si rese conto, in quell'attimo, che a differenza sua, Blake non portava una maschera.

-Si può sapere che cerchi?- chiese improvvisamente lui, a quella che ormai era la sua ragazza. Amava chiamarla così, sembrava che non fosse tutto per merito di un gioco pericoloso, ma per i suoi sentimenti.

Ma che poi, nemmeno lui sapeva quello che provava, era un uragano così appagante che lo rendeva ancora più estasiato. Era Blake.

Erano passati solo due giorni da quando Blake aveva scoperto quelle cose. Non aveva risposto alla madre, in quei due giorni, ed Aurora si ritrovò a mentire alla donna, solo per non procurare ulteriore ira nei confronti della figlia.

Non che a Blake importasse, in quel momento le importava davvero di poco e la madre non era nell'elenco, per la prima volta dopo diciassette anni.

-Una cosa.- si limitò a rispondere, mettendosi letteralmente piegata in due per cercare nell'armadio.

-Se non vuoi che ti scopi contro quelle dannate ante, non provocarmi.- disse lui, rude, ridendo alla fine, mentre Blake arrossiva, scuotendo la testa per la sua stupidità.

Risero assieme per un po', chi li avesse visti, avrebbe di certo detto che quei due si completavano. A modo loro, erano capaci di farlo.

-Sono due giorni che corri da un lato ad un altro, ti fermerai mai?- le domandò, ad un certo punto, mentre lei si rilassò sentendo la sua voce.

-É che non trovo il compito di arte! Credo di averlo perso!- si lamentò, lei, quasi piangendo come una bambina.

-Lo rifarai.-

-Io e Marco ci abbiamo messo un intero pomeriggio per farlo.- sbuffò, sedendosi sul letto e tenendo la testa fra le mani.

-Io e Marco?- quelle paroline non gli piacevano. Non ci doveva essere nessun 'lei e Marco'. In un attimo strinse i pugni e le nocche furono bianche. Schioccò la lingua al palato e non disse più nulla. Lui, Federico Guglielmi, era davvero geloso. Ma non lo avrebbe mai ammesso.

Blake si accorse, solo dopo un po', dello stato del suo ragazzo. Amava chiamarlo così, la faceva sentire un po' più sua.

Gli si avvicinò, stendendosi accanto a lui, senza toccarlo, solo guardandolo meravigliata dalla sua bellezza anche da imbronciato.

Quando allungò la mano per toccargli la guancia piena, per il semplice gusto di farlo ridere, lui si girò, ancora più incazzato -Vai a toccare le guance di Marco.-

-Davvero? Quanto puoi essere immaturo?- in altri casi, si sarebbe arrabbiata davvero tanto. Ma non lì, non conoscendo il carattere del ragazzo.

Lui le fece il verso ed un dito medio, tanto per farle arrivare il concetto di incazzatura momentanea.

Blake rise, prima di buttarsi addosso al ragazzo, poco delicatamente, proprio come quando erano piccoli.

-Qualcuno é incazzato.- imitò la voce di Federico, che continuò a sostenere il suo eloquente dito medio, prima che lei lo abbassasse.

Si guardarono negli occhi per un po'. Blake era seduta su di lui, esattamente sulla pancia. Federico respirava a fatica per il semplice fatto che quella ragazza gli mandasse in puttane un intero sistema nervoso e non sapeva mai come comportarsi.

-Ieri mia madre mi ha chiamato tre volte..- respirò lei. Non c'entrava proprio niente nel contesto, ma doveva liberarsi.

-Che ti ha detto?- le dita di Federico si intrecciarono coi quei meravigliosi capelli biondi, che a parer suo, profumavano di pesca.

-Non le ho risposto.- capelli corvini si accigliò e ribaltò, con naturalezza la situazione. Fu in un attimo tra le gambe di Blake, guardandola ancora negli occhi.

-Meriti delle risposte ed hai qualcuno che può dartele, Blake.- sospirò, osservandola nella sua inncocenza e sponeità. Nessuno le aveva mai detto cosa fare, era perfetta così come Dio l'aveva fatta.

-Non sono pronta..- si limitò a spiegare, prima che Federico annuisse, lasciandole un veloce bacio sul naso.

-Un pregio tua madre ce l'ha..- se ne uscì, mentre le mani di Blake tracciavano i contorni del suo viso -É capace di creare meraviglie.-

La bionda rise, dandogli uno schiaffo. -Sei il solito scontato.- gli fece la linguaggia e Federicò ricambiò.

-Approposito di madri, la tua dov'é?- domandò curiosa, giocando coi capelli del ragazzo.

-Penso stia fuori fino a stasera.- scrollò le spalle e viaggiò con le mani sul viso di Blake.

I loro cuori battevano assieme, era vero, lo facevano sempre, ma in quel momento sentivano qualcosa l'un per l'altro che nessuno avrebbe mai potuto provare.

-Secondo una certa affermazione,- soffiò Federico -A sedici anni avremmo dovuto stare contro un muro a fare sessso.-

Blake corse via da quella scena, quasi traumatizzata e cercò un volto familiare in quel casino.

Il bambino dagli occhi blu stava seduto sul muro di un'aiuola, canticchiava una strana canzone e stringeva in mano una violetta.

Quando Blake lo vide, gli si avvicinò e con voce allarmante lo riportò alla realtà. -Non sai cos'ho visto!-

Federico la guardò per un po' curioso, ma anche meravigliato da tanta bellezza, seppur fosse una bambina.

Era una festa in onore della figlia sedicenne di un amico di Edoardo ed Alessandro. Tutti sembravano divertirsi, specialmente i ragazzi, eccetto alcuni bambini, che trovavano difficile cercare qualcosa da fare.

-Io ho trovato una violetta..- la mostrò, prima di porgerla alla bambina che le faceva battere il cuore. -Che cosa hai visto?-

Lei l'afferrò, annusandola, per poi guardare di nuovo il bambino -Due ragazzi contro un muro. C'era di mezzo anche un serpente rosa, l'ho visto!-

Insomma, aveva sette anni, cosa mai ne poteva sapere?

Federico sgranò gli occhi e si morse l'interno guancia, per capire di che situazione si trattasse.

-Forse é un gioco che fanno loro, i bambini più grandi.- Blake annuì, sedendosi accanto a Federico.

Le loro mani si incrociarono, lo facevano spesso, ma quella volta particolarmente. Avevano bisogno l'uno dell'altra.

-Lo facciamo anche noi quando abbiamo sedici anni?- frase più scorretta in sintassi non poteva esistere, ma di certo quelle parole fecero battere il cuore al bambino.

-Saremo ancora amici a sedici anni?-

-Anche a ottanta.- sorrise lei.

-Ero piccola! Non ridere!- gli diede uno schiaffo e poi altri, quando la risata di Federico non pareva calmarsi.

-Eri la bambina più impicciona e carina del mondo.- le fece la linguaccia, prima che lei lo spingesse, falsamente offesa.

Quando vide che non aveva intenzione di voltarsi, si abbassò e le stampò un dolce bacio sul collo fino a salire verso il lato destro del volto -Serpentina,- ridacchiò anche lei -Girati.-

Non appena si voltò, le labbra del suo ragazzo si poggiarono sulle sue, in un bacio dolce.

Federico era tra le gambe di Blake, le sue mani poggiavano ao lati del corpo della sua ragazza e le loro intimità, seppur involontariamente, si toccavano.

Poco dopo, il bacio divenne più intenso e la bionda portò le mani in quei capelli neri, accarezzandoli.

I loro petti si toccavano, i loro corpi premevavo uno contro l'altro.

-Non sai cosa ti farei ora, Blake.- spinse la sua intimità, già in crescente erezione, contro quella di Blake.

Si sapeva, in quegli attimi, che vi erano ancoea tante cose da risolvere, bugie da svelare, giochi da interrompere.

Ma in quegli attimi, sembravano davvero essere veri.

Quell'amore che li univa, anche se loro non lo avevano ancora capito, era infinito e li avrebbe uniti per sempre.

Erano veri, vivi in quel momento.

-Blake hai trovato il... - la figura di Marco aprì la porta, ovviamente senza bussare, e la richiuse subito dopo, rossa dalla rabbia e dall'imbarazzo.

Non poteva nascondere il fastidio che quelle cose gli davano, anche se sapeva che da lì a poco Blake l'avrebbe odiato.

Subito dopo, un Federico irritato ed una Blake imbarazzata lo raggiunsero, scusandosi.

-No, la colpa é mia! Avrei dovuto bussare.- rise Marco, guardando in cagnesco l'amico, prima di passarsi una mano nei capelli.

Blake sorrise, tentando di dimenticare quell'imbarazzante situazione prima avvenuta.

-Perché sei qui, comunque?- il braccio di capelli corvini circondò la vita di Blake, tenendola stretta a sé.

-Volevo sapere se Blake avesse trovato il progetto di storia e... Lorenzo da una festa, venite?- lei avrebbe voluto dire di no, ma Federico la precedette.

-Io sì, tu?- l'idea di Federico assieme ad altre ragazze, come l'ultima festa a cui era stata, le dava il voltastomaco ed annuì.

-Bene uh... ci vediamo stasera?- annuirono e lui alzò i tacchi per andarsene, non prima che Blake lo abbracciasse. Il suo rapporto con Marco era sempre più forte, teneva a lui. -A dopo.- le lasciò un bacio sulla guancia ed un cenno a quello che era il suo migliore amico e andò via.

Federico gli fece il verso, anche se Blake non se accorse, prima di andare in camera sua, per trovare qualcosa da mettere.

Lei sospirò. Il comportamento di quel ragazzo la mandava in crisi, non sapeva mai cosa aspettarsi  se qualcosa di infantile o drammatico.

Respirò, prima di andare, anche lei, verso la sua camera, per cercare qualcosa da mettere.

Il cuore ancora le batteva per quello che era successo prima, un misto di emozioni che non sapeva identificare.

Era un qualcosa di incredibile e stupefacente che pompava nelle vene. Oltre la solita eccitazione, era qualcosa in più.

Ma era davvero pronta per tutte le conseguenze?

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