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12.

Stiles'pov.

Quando ripresi i sensi mi guardai attorno. Ero in una stanza tutta bianca, molto probabilmente l'infermeria.
Avevo un dolore acuto alla testa e al naso, il labbro superiore mi pizzicava.
Provai a muovermi e un dolore lancinante alla schiena mi paralizzò facendomi perdere il respiro.
Ricaddi sul cuscino e sentii la porta aprirsi lentamente.

-Hey man...come stai?-

Mio padre comparve sulla soglia con in mano il cappello marroncino da sceriffo. Aveva un aspetto stanco.
Quanto ero stato svenuto?

-Hey, da quanto sono qui?-

Mi girai meglio che potei verso di lui cercando di non farmi troppo male.
Lo guardai in attesa di una risposta sperando con tutto me stesso non fosse una cosa seria.

-Sei in ospedale da due giorni Stiles. Sei stato sedato dai farmaci per 48 ore.-

Mi guardò restando immobile.
Non un cenno, non un movimento.
A volte sapeva essere veramente gelido e impassibile, faceva quasi paura. Sapevo già a cosa stava pensando così sospirai e,con il suo aiuto, mi apoggiai alla spalliera del lettino d'ospedale con la schiena.

-Papà....-

-Voglio il nome Stiles. ORA.-

mi guardò con uno sguardo truce che mi passò da parte a parte. Setti un po in silenzio mordicchiandomi il labbro inferiore, proprio mentre stavo prendendo fiato deciso a sputare fuori il nome la maniglia della porta si abbassò. Il respiro si mozzò e il cuore iniziò a battere più velocemente.

- D-derek...-

Dissi con un filo di voce vedendolo comparire sulla soglia. Vestiva con una maglietta bianca semplice sotto al solito giacchetto di pelle, jeans neri con qualche strappo gli coprivano le gambe e portava delle Vans bordeaux.

-Derek? È così che si chiama?-

Disse mio padre gelidamente facendo per alzarsi, probabilmente avrebbe chiamato a casa del ragazzo che portava quel nome per parlare ai genitori. Lo bloccai.

- N-no...Derek...lui è... -

Balbettai mozziconi di parole che non avevano uno straccio di senso e mio padre mi guardò pensando chissà cosa con un sopracciglio alzato.

-Sono i Derek.-

Una voce fredda e limpida arrivò da dietro le spalle di mio padre,il quale si girò e squadrò il ragazzo da testa a piedi.

-TU.-

-Sì signore, sono quello che ha ammanettato quache me fa senza motivo. Serve qualcosa?-

Disse tutto con calma innaturale. A volte riusciva ad essere talmente calmo in situazioni scomode che mi faceva venire il nervoso.
Fece l'ultima affermazione sporgendosi oltre mio padre per riuscire a guardarmi.

- E-ehm...no sono apposto...-

Dissi sussurrando per poi passare a torturare le mani fissandomele con attenzione.
Che cazzo di situazione imbarazzante.
Mio padre mi guardò con espressione poco convinta, chissà che complessi si stava facendo!
Decisi che quella situazione era stata già abbastanza imbarazzante così cercai un qualsiasi modo per liquidare mio padre.

- Hey papà mi andresti a prendere un giornale?-

Lui mi guardò poco convinto ma annuì e uscì dalla stanza linciando con lo sguardo il ragazzo bruno ancora fermo sulla soglia.
Quest'ultimo da parte sua gli rivolse uno sguardo gelido e fermo, dopodiché si voltò avvicinandosi al distributore d'acqua accanto alla finestra.
Fece tutto con estrema calma e in silenzio, un silenzio che mi stava facendo saltare i nervi.
Che cosa era venuto a fare se stava zitto? La sua presenza mi stava irritando.

-Intendi parlare?-

Sbottai dopo qualche secondo. Quel silenzio imbarazzante mi stava facendo perdere la pazienza, ma nonostante tutto lui continuò a stare in silenzio.
In compenso si girò verso di me piantando i suoi occhi verde smeraldo nei miei. Mi sentii morire. Avrei voluto alzarmi e chiuderglieli, quegli occhi mi facevano sentire così impotente ed esposto che non riuscii a sostenere il suo sguardo.
Abbassai gli occhi, appena lo feci sentii dei passi avvicinarsi e una mano alzarmi il mento con un gesto delicato. Il contatto mi fece rabbrividire e diventai rosso come un pomodoro non appena il mio sguardo incrociò nuovamente il suo.

- Guardami. -

Disse in tono freddo e pacato. Non riuscii a sostenere il suo sguardo: l'immagine del bacio con Lydia mi tornava insistentemente in mente tormentandomi e facendomi sentire colpevole.

Derek's pov.

Non riusciva a guardarmi e io sapevo il motivo.
L'aveva baciata. Cazzo lo aveva fatto sul serio. Una rabbia improvvisa mi fece contrarre la mascella e lui sembrò accorgersene in quanto mi guardò spaventato.
Gli facevo paura. Fantastico. Gli lasciai il viso e mi allontanai da lui, lo vidi sbiancare. Aveva capito che sapevo, annuii e lui si morse un labbro stringendo convulsamente le coperte.

- Vedo che non c'è più nulla da aggiungere. -

Il tono della mia voce era talmente freddo, vuoto e rauco che probabilmente Stiles rabbrividì. Bene.
Dopo quello che mi aveva fatto doveva avere paura di me, gli avrei reso la vita un inferno.
Buttai il bicchiere di plastica nel cestino accanto alla porta e aprii la porta per uscire.

- Aspetta.-

Sentii la sua voce dal tono allarmato alle mie spalle, mi fermai ma non mi voltai a guardarlo.

-Grazie...insomma di avermi portato qui-

Mi apparve un sorriso amaro sulle labbra, e io che avevo sperato provasse a fermarmi. Mi ricomposi e stritolai la maniglia che tenevo in mano serrando i denti.

-Tranquillo, non succederà più. -

Uscii chiudendomi la porta alle spalle. Quel gesto mi aveva ferito, ma ciò che mi aveva fatto male più di tutto era stato rendermi conto che a Stiles di me non importava assolutamente nulla.
Mi ero illuso che lui provasse qualcosa, perché ormai avevo accettato il fatto che provassi qualcosa per lui.
Incontrai lo sceriffo per il corridoio che mi rivolse delle parole a cui però non diedi peso ne importanza,uscii da quel posto passando attraverso le porte girevoli di vetro e mi avvicinai alla moto.
Misi il casco e salii in sella accendendo il motore. Partii sgommando a tutta velocità verso casa mia. Per quanto quella giornata mi avesse distrutto in quel momento dovevo pensare solo ad una cosa: Peter.
Da quando era tornato ero in continua allerta, non sapevo con precisione cosa avrebbe fatto ma il mio sesto senso mi diceva di non rilassarmi troppo che qualcosa sarebbe accaduto a breve.
Parcheggiai il veicolo una volata arrivato a casa e entrai salendo le scale, entrai nella mia stanza e mi avvicinai alla scrivania aprendo uno dei suoi due cassetti.
Estrassi dei fogli di giornale datati all'incirca tre anni prima,in prima pagina i volti di due persone sotto un titolo in grassetto che riportava queste parole "Coniugi e figlia muoiono arsi vivi nella loro casa".
Sospirai riguardando quei volti, sotto uno dei due vi era scritto il nome ancora leggibile: Frank Hale.
Mi appoggiai allo schienale della sedia in pelle della scrivania e rimasi in quella posizioni per un po di tempo a pensare, dopodiché mi alzai ed entrai in bagno per cambiarmi.
Misi una maglietta bianca intima sopra i boxer e mi infilai sotto le coperte, mi addormentai con ancora in testa la conversazione avuta con Stiles.



Ciao gente♡
Come al solito vi ringrazio e saluto, aspetto idee per altre ship ^^

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