Capitolo Undici
"C'è una radura verde, il vento che soffia sui fiori come una brezza malinconica e lenta. Il sole che tramonta nel cielo lo dipinge di colori intensi e purpurei. Io corro incessantemente e nella mia allegria. Sono solo una bambina, le mie gambe sono poco agili ma la mia spensieratezza mi dà la carica per sfuggire alle braccia di quell'uomo che mi rincorre felice, quasi quanto me".
"Ti prenderò princesa"
"No, non ce la farai"
"Non puoi sfuggire alle mie braccia"
"Non ci riuscirai"
"Sì, non puoi andare via dal tuo prìncipe".
"Continuo a ridacchiare forte quando la radura si fa più pendente, difficile per me ma io devo vincere. Loro mi hanno insegnato così. Mi hanno detto che devo essere più tenace di quanto possano sembrarlo le salite. Mi arrampico gettando le mani nel terreno umido".
"Non m'importa di sporcarmi il vestito color lillà. Non m'importa dei capelli lunghi oppure dell'odore acre che avrò. Non deve prendermi, deve vedermi fiera di lui. Capace di grandi cose anche se sono ancora piccola".
"Riesco a fare i primi passi anche se il respiro si fa corto e non riesco a sollevarmi facilmente. Ci provo ancora ma inciampo e la cinghia di una scarpa s'incastra su un rametto facendomi cadere all'indietro lungo la discesa, senza freno".
"Qualcosa mi tira su e mi tiene in uno stretto calore. Apro gli occhi stretti, singhiozzando per la paura ed è lì che il mio prìncipe mi cinge a sé. Il mio papà mi prende tra le sue braccia e con forza mi coccola, sfiorando le mie gote con le dita per togliere il terriccio".
"Mia princesa che paura, no. Non ti farai mai del mare, io ti aiuterò"
"Papà non ce l'ho fatta... io volevo riuscirci".
"No, princesa mia non piangere. Tu riuscirai in ogni cosa ma quando la strada diventa ripida e tu ti senti sola non devi temere di chiedere la mano di qualcuno a te vicino".
"Che cosa vuoi dire Papà?"
Mi bacia la fronte scostandomi una ciocca di capelli.
"Che io sarò sempre con te".
"Un rumore assordante mi trascina via da questo ricordo. Lo è infatti, di molti anni fa ma uno dei più belli, dei più dolci che possiedo. Il rumore si fa più forte e mi costringe ad aprire gli occhi e a schiudere la bocca per respirare con forza come se mi fosse mancato per tanto tempo l'ossigeno e ora ne abbia più bisogno del solito".
"Quel fracasso mi rimbomba nelle tempie con troppo impeto, smorzando il mio respiro e le mie energie. Mi sembra di essere indebolita da ogni cosa. Se non fosse per gli occhi, potrei dire davvero di non riuscire a muovere niente. Le dita sono ancora addormentate e il corpo è preso da una stanchezza inusuale".
"Mi volto verso quel rumore lentamente perché non posso fare altrimenti. Mi accorgo che quello è il cinguettio di un uccellino proprio fuori dalla finestra. Mi dà fastidio ma è invitabile. La testa mi scoppia e probabilmente anche del mio stesso respiro avrei avversione".
"Mi rendo conto solo ora di essere nella villa di Alexander. Non mi ricordo di come ci sono finita, forse ieri ho bevuto un po' troppo? Oppure non mi sono sentita bene? Mica qualche brutta notizia? L'ansia prende il sopravvento su di me e all'improvviso mi sento angosciata. Un dolore mi percuote interamente di delusione, sofferenza e proprio verso me stessa. Perché mi sento così male? Che cosa posso aver fatto che la mia mente non riesce a ricordare?".
"Un rimbombo mi trapassa il cervello. Cerco di muovermi per riuscire ad alzarmi, anche se non sento di potercela fare ma appena tiro un polso alzo il viso e mi accorgo di avere delle cinghie attaccate a entrambe le mani che a loro volta sono attaccate al letto, inumidite e che stringono forti".
"Che cosa significa tutto questo? Mi acciglio e la rabbia mi pervade. Tiro la testa indietro cercando di strappare via le mani ma non ci riesco. La presa m'indebolisce ed io finisco di nuovo distesa sul letto, a occhi chiusi sperando che questa tortura finisca".
<<Katherine>>. La sua voce si diffonde, costringendomi ad aprire le palpebre di scatto.
<<Alexander>>. Mugolo muovendo i polsi.
"La sua espressione è inesplicabile..."
"Labbra serrate e rosse, sguardo gelido più dei freddi inverni. Gli zigomi marcati alla perfezione e la serietà che prende tutta la speranza, la mia che questo sia un sogno, e la getta via facendomi capire che davvero c'è qualcosa che non va".
"Si siede poi, accanto al mio letto su una sedia. Si porta le mani agli occhi e poi, alla bocca girando lo sguardo verso di me. Il mio respiro si fa pesante e sono sicura che il modo in cui mi sento, sia esattamente ciò che appare a lui. Niente di me è cosciente di quello che sia accaduto o che sto vivendo adesso. Voglio che lui mi dica ogni cosa, che mi spieghi, nonostante l'ansia mi stia consumando".
<<Alexander ti prego... che cosa sta succedendo?>>. La mia voce è rotta.
<<Katherine, sei sveglia finalmente>>. Fa un sospiro che muore di nuovo nella sua espressione.
"Si alza avvicinandosi e tirando via le cinghie per lasciarmi libera. Mi sistema seduta e poggiando la mia schiena contro i cuscini. Lo osservo in tutte le azioni che fa, nel silenzio che è piombato su di noi. Mi prende i polsi, osservandoli attentamente e asciugandoli con un fazzoletto. Mi rendo conto di non riuscire a sentire il freddo del suo tocco, delle sue mani gelide ma probabilmente è il mio stato di affaticamento a provarmi in questo modo".
"Poggia il fazzoletto sul comodino alla mia sinistra, senza lasciarmi una mano che stringe delicatamente alla sua, prima di sedersi accanto a me. Mi osserva di nuovo e scostando i miei capelli dietro ad un orecchio. Io contraccambio lo sguardo ma con timore".
"Ho davvero paura di questa circostanza, di queste strane cose e soprattutto del suo non parlarmi. Mi sembra quasi che stia nascondendo la verità che c'è dietro alle sue azioni. Aquelle parole che non vogliono uscire dalla sua bocca o per non turbarmi o perché a lui fanno già troppo male".
"E conoscendolo, sicuramente sarà per il suo stesso dolore..."
<<Vuoi, anzi puoi parlarmi? Mi sto sentendo male, davvero. Non ho mai provato così tanta paura in vita mia>>. Gli confesso con rammarico.
<<È normale adesso, imparerai a dosare le emozioni>>. Mi risponde con tono serio e senza giri di parole.
<<Dosare le emozioni?>>. Alzo un sopracciglio, sorpresa.
"Non riesco proprio a capire che cosa voglia intendere, che cosa significano queste parole. Mi concentro e cerco di ricordare cos'è accaduto ieri, che cosa possa aver inciso su questa risposta e ciò che nasconde. Appena lo faccio, il buio invade la mia testa ma con un dolore travolgente che mi smorza il respiro. Mi porto entrambe le mani ai capelli urlando dal dolore. Le sue mi prendono mentre parla cercando di tranquillizzarmi. Ci riesco, pian piano facendomi forza e riflettendo solo sulla sua voce che delicatamente mi riporta alla pace".
<<Ehi, va tutto bene... Katherine, va tutto bene>>. Mi ripete, portando il mio viso sul suo petto.
<<Alexander...>>. Singhiozzo ormai in lacrime.
<<Alexander che cosa mi sta succedendo?>>. Urlo, ormai all'estremo della sopportazione.
<<Qualcuno ha voluto che cambiassi...>>. Mormora, continuando a stringermi a sé.
"Rimango immobile a occhi spalancati. Cambiare? Qualcuno mi ha voluto cambiare? Mi scosto pesantemente, riuscendo di nuovo ad avere completa visuale della sua espressione. Il mio sguardo trema come il resto del mio corpo che sta per ascoltare la verità".
<<Ho ricevuto un messaggio dal tuo cellulare con scritto che niente sarebbe stato più lo stesso, la tua vita avrebbe pagato per ogni cosa da me commessa. Arthur è riuscito a rintracciare subito il GPS del tuo cellulare e mi sono precipitato al Royal Mail, nelle gallerie. Dove ti ho trovata esanime, ricoperta di terreno e con la camicia stracciata. Ho avuto paura, non te lo nascondo per niente. Non sapevo che cosa ti fosse accaduto e ho pensato che non ci fosse speranza di riaverti. Quando mi sono avvicinato mi sono accorto della realtà... di quello che era successo realmente>>. Mi spiega con tono freddo ma gli occhi raccontano ogni cosa con più emozione.
"Di dolore e frustrazione".
<<E cosa mi è accaduto?>>. Domando impaziente con le lacrime che scendono ancora sul mio viso.
<<Eri morta>>. Mi risponde guardandomi con i suoi occhi vitrei.
"Non c'è menzogna, non è un sogno e nemmeno un brutto incubo. Solo la pura verità, nuda e cruda davanti a me. Io sono morta, sono caduta nel baratro. Ho detto addio alla vita e ho porso la mano alla mia anima ma essa mi ha solo accarezzata e qualcosa, invece, è cominciato a rinascere dentro di me".
"La mia nuova vita".
<<Ed io... sono>>. Balbetto portandomi una mano alla bocca e continuando a singhiozzare.
<<Sei diventata una vampira>>. Mi dice mentre l'ultima parola gli muore in bocca.
<<Oh mio Dio, oh mio Dio>>. Mi guardo intorno spaesata, riesco a fare uno scatto breve per mettermi in piedi.
"Lui mi aiuta accorrendo verso di me. Sono ricoperta da un maglione lungo con sotto dei collant pesanti. Corro allo specchio osservandomi. La mia pelle è bianca come la porcellana, il mio viso delicato ma gli occhi più intensi, di un colore molto più brillante. Mi sfioro accorgendomi di non percepire calore dal mio corpo. Sono gelida, come un cadavere. Istintivamente mi porto una mano in petto cercando di ascoltare il mio cuore, l'unica vera prova che dimostri ciò che mi è accaduto".
<<Non lo sentirai, non ci riuscirai>>. Mi distoglie dai pensieri Alexander, mi volto verso di lui.
<<Adesso non batterà più>>. Mormora poi, si passa una mano in viso e poi, le mette in tasca.
<<Mi hanno trasformata? È impossibile... non è così. Non può, cioè... non>>. Mi dispero, toccando nervosamente i capelli.
<<Non senti la fame? Non adesso ma arriverà, può accadere anche da un momento all'altro. Sei cambiata Katherine. Per questo i suoni ti sembrano molto più vicini quasi come se stessero nella tua testa, il tuo corpo è freddo, i tuoi occhi più splendenti e ogni emozione enfatizzata>>. Si avvicina parlandomi con sicurezza.
<<Questo è ciò che sta accadendo>>. Continua lui.
<<Non posso crederci...>>. Mormoro abbassando lo sguardo.
<<Chi è stato?>>. Gli domando spaventata.
<<Non lo so, non ancora almeno>>. Confessa.
<<Come, non lo sai? E il messaggio? Non puoi pensare chi possa averlo scritto? Era proprio rivolto a te, per vendicarsi di te>>. Parlo accentuando troppo il tono.
"Sospira, stringendo le labbra e marcando gli zigomi. Passeggia per la stanza nervosamente e mi rendo conto di averlo messo in difficoltà. Di aver abusato della sua pazienza e che questo lo mette a disagio. Anche adesso, dove la mia vita sta cambiando totalmente, trovo un buon motivo per giustificare le sue azioni. Il suo solito modo di comportarsi con me e mi dimentico, ancora una volta, di ciò che sto passando io. Di come tutto questo abbia potuto avere origine".
<<Io... voglio che tu mi risponda Alexander... non riesco a ricordare. Ogni volta che ci penso un dolore forte mi riempie la testa e non riesco comunque a ricordare, quando... come>>. Spiego, con rabbia.
<<Perché chi ti ha trasformata, ti ha anche soggiogata per dimenticare. Questo è il motivo per cui ogni ricordo diventa buio e impossibile da cercare. Non so chi sia stato, il messaggio è arrivato dal tuo cellulare. Io ho trovato solo te, in quel luogo...>>. Si mette una mano sulla bocca.
<<Morta>>. Dico io.
<<Con il collo spezzato>>. Annuisce sussurrando quelle parole ma che a me risuonano, adesso, come le note più alte di uno strumento.
<<Quando? Ieri?>>. Chiedo.
<<Una settimana fa>>. Sbotta lui.
"Rimango sconvolta dalla sua confessione. Una settimana fa? Io ho dormito una settimana prima di riuscire a riprendere i sensi, a trasformarmi in ciò che sono adesso? Mi porto una mano alla bocca prima di riassestare queste nuove verità e ciò che sta accadendo".
<<Ora sono qui>>. Mi sfioro involontariamente il collo, chiudendo gli occhi che scivolano in silenzio delle lacrime.
<<Non importa, sono qui>>. Mi avvicino mentre lui già mi accoglie tra le sue braccia.
"Lo stringo con tutte le forze che possiedo, per sentirmi vicina a lui e dimenticarmi un secondo di quello che sta accadendo intorno a me. Io lo amo e sono felice adesso, di sapere di poter restare ancora al suo fianco ma questa nuova vita? Questo essere diventata ciò da cui lui mi ha sempre voluto separare?".
"Ora che ci sono dentro, che sono in questo modo... così violento, mi accorgo di avere una terribile paura. Di tutto, di qualsiasi cosa ci sia oltre questo unico e breve momento della mia vita, in confronto all'eternità che possiedo".
<<Ho paura>>. Confesso in un mormorio impercettibile.
<<Lo so, ne ho avuta anch'io. Ascoltami, ti resterò accanto, ti farò scoprire questo mondo, anche se è l'ultima cosa che avrei voluto per te Katherine. L'ultima...>>. Mi bacia i capelli, stringendomi ancora a sé.
"Impregno quelle parole dentro di me. Voglio ricordarle esattamente così come le ha pronunciate, come un suono delicato che sa di promessa ma che ricorda anche quanta delusione gli riporta in mente, scoprire che adesso anch'io sono come lui, come ha sempre voluto rifiutarsi. Non voglio pensare che possa volermi allontanare, che lui possa non amare questa nuova me e non voglio nemmeno credere che le cose tra di noi cambieranno in modo negativo. Perché io lo amo e ciò che adesso ci unisce è anche l'eternità".
<<Ti amo Alexander>>. Gli sfioro una guancia, pronunciando le parole sulle sue labbra.
"Mi volto di scatto sentendo il rumore del portone della Villa che si richiude. Rimango guardinga, per il suono della voce che riesco a percepire. Le scarpe che battono sul pavimento, le risatine... sono due cameriere. Parlano a bassa voce di un flirt a cena andato male. Entrano nella cucina, posando le buste di quello che sarà il pranzo da preparare. Salutano lo chef già ai fornelli e si dirigono di nuovo nel salone della casa".
"Alexander mi parla ma, per ragione di attenzioni, non lo ascolto minimamente. Mi muovo nella camera ascoltando ogni cosa ma in particolare il loro profumo. Non quello dei loro abiti o del loro corpo. Quello che possiedono gli umani che, mi cattura in maniera incontrollabile".
"Mi avvicino a la porta lentamente e qualcosa in me si risveglia... è la fame, la sento che si sprigiona dentro di me in una voglia di sangue, vero e puro che scorre in quelle vene pulsanti. Mi lascio andare all'istinto mentre sento i canini sfiorare le mie labbra, gli occhi cambiare e la brama di sangue darmi la forza di scattare".
"Le sue mani mi stringono il collo con forza gettandomi sul pavimento. Mi dimeno scagliando le unghie nella sua pelle e facendolo urlare di dolore. Non so' perché lo faccio ma è così che mi sento. Non deve immischiarsi, deve lasciarmi andare ma non lo fa. Mi costringe a guardarlo ancora con i canini da vampiro e la voglia di bere sangue".
<<Lasciami andare, lasciami>>. Urlo con tutta me stessa.
<<Ascoltami Katherine, smettila. È normale ma non devi cedere, non puoi ora>>. Mi getta con la testa sul pavimento, guardandomi con occhi rossi.
<<Lasciami andare>>. Gli dico con malignità.
<<Katherine, berrai da una vena. Devi per forza altrimenti morirai lo capisci? Morirai, ma non prenderai la vena di una cameriera tanto meno ucciderai in casa mia. Ascoltami, adesso è importante che tu ti fidi di me, che mi lasci seguirti, devi solo ascoltare>>. Mi dice ad un millimetro dalla faccia.
<<Ne ho bisogno Alexander...>>. Mi lecco le labbra, mormorando il suo nome.
<<Sei diventata quello che non avrei mai voluto vedere>>. Sussurra sulle mie labbra delicatamente e lasciandomi senza parole.
"Percepisco ancora, come una ferita al cuore, l'angoscia delle sue parole e delle mie azioni che gli provocano così tanta afflizione. Mi sento delusa di me stessa, di quello che ho desiderato mentre i miei denti e i miei occhi ritornano normali. Capisco che cosa significa desiderare il sangue per lui e mi vergogno quasi a ricordare com'ero solo pochi secondi fa. Quanto gli ho detto e il modo in cui senza ritegno l'ho scacciato da me. Prima di ricorrere alla tecnica della seduzione, come se su di lui potesse funzionare con facilità".
"Mi prende un polso, portandolo ad una manetta che stringe ad un asse di ferro della porta. Si abbassa poi, sulle ginocchia, guardandomi e sfiorandomi il viso con una breve carezza".
<<Non ti farò del male. Devo cercarti una preda poi, il tuo istinto si placherà>>. Mi spiega serio.
<<Va bene>>. Non lo guardo.
<<Tornerò presto>>. Dice alzandosi. Si congeda chiudendo la porta dietro di sé.
"Lo so, gli vorrei dire questo ma qualcosa è dentro di me, mi preme togliendomi ogni sostegno. Vorrei che sapesse quanto sono consapevole delle difficoltà e di quanto questo cambiamento cambierà la sua e la mia vita ma più di ogni altra cosa, adesso, vorrei avere la certezza che non perderò mai l'unica bramosia che sentirò sempre con ogni fibra del mio corpo. L'unico desiderio che non soddisferò mai pienamente perché ne percepirò ogni giorno, il bisogno di averne sempre di più..."
"Il suo amore".
Spazio autrice
Salve dolci vampiretti, allora? Avete scoperto che cosa è realmente accaduto nel capitolo 10? Noi sappiamo che Henry e una certa vampira sono immischiati nel rapimento di Katherine ma lei non lo ricorda e Alexander non ha la benché minima idea di chi possa essere stato. Lo scoprirà? Vi è piaciuto questo capitolo? Lascio completamente a voi i voti e i commenti, sperando che anche questo sia positivo. Intanto, lascio le ultime righe per salutarvi e dirvi dal profondo del cuore che grazie a voi questa storia esiste, fa emozionare anche me e rileggendola vedo il frutto di Alexander e delle sue letture come dei vostri grandi apprezzamenti. Quindi grazie, dal profondo del cuore del vostro meraviglioso supporto.
Con voi, ci sono solo veri traguardi perché voi lettori, siete il mio traguardo.
Un abbraccio forte,
R. E. Meyers
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