Capitolo Trentatré
"Sono passati diversi giorni, eppure il pensiero che mi tormenta continua a essere presente nella mia mente. Ho cercato di distrarmi in ogni modo: ho lavorato al mio discorso per l'udienza, a cercare l'anello che potesse congiungere i casi delle tre donne uccise e quello di Carter. Ho incontrato Natalie e le ho spiegato le difficoltà che dovrà superare, l'impossibilità di accelerare i tempi per il caso giudiziario e che cercherò in ogni modo di evitare la richiesta dell'avvocato di suo marito di affidarla a uno psichiatra".
"La sua vitalità sembra ormai un ricordo del passato e quella donna che avevo conosciuto in preda allo shock ma ancora giovane nello sguardo, nella speranza è ormai scomparsa. I suoi capelli sono ingrigiti, il viso è segnato dal dolore profondo e gli occhi sembrano vuoti come se l'unica cosa che la tenesse in vita sia il cuore e l'aria che respira. Ha perso ogni coscienza di se stessa e credo che più di ogni altra cosa desideri solo cambiare il passato".
"Mi ha ascoltata attentamente come se fossi l'ultimo granello di fiducia che possiede ed io ho fato tutto ciò che fosse nelle mie possibilità per darle il coraggio di cui avrà bisogno. L'udienza è qualcosa di fondamentale per fare giustizia ma sarà anche dura e un grande ostacolo, riaprire quelle ferite che cerca di dimenticare. Dovremmo mettere sul piano tutto ciò che è accaduto, ricostruire i fatti e fare domande scomode. Non è uno scherzo, tanto meno quando stai combattendo per definirti innocente, per dire che tu non avresti mai potuto uccidere tuo figlio in questo modo così crudele".
"Ho passato il tempo che mi tormentava a dedicarmi al mio lavoro e per fortuna, sono riuscita a scrivere un bel discorso e a porre due importanti quesiti che mostrerò alla giuria e allo stesso giudice. Il padre di Carter che rapporto aveva con suo figlio? E per quale motivo non riesce a credere che sua moglie sia innocente? Sono delle domande che potrebbero cambiare le carte in tavola ma che potrebbero anche condannare di più Natalie. Se anche lui fosse stato soggiogato a credere che Natalie sia colpevole dirà quelle parole più volte, anche quando formulerò la frase in modo diverso. In tal caso dovrò escogitare il modo per ripulire le tracce su sua moglie oppure scoprirò se quell'uomo sia coinvolto o meno con questo vampiro mostruoso e senza scrupoli".
"Vorrei trovare in mia madre un aiuto sincero ma le sue ultime parole riguardo al caso che seguo mi hanno mostrato che tra di noi c'è una sorta di rivalità. Una cosa buona, in un certo senso, ma il nostro pensiero così diverso ci porta a vedere anche la giustizia in due modi. Lei vuole trovare la causa e riuscire a rimediare ma senza sporcarsi le mani, senza dover andare oltre quando la situazione si complica. Questo le ha anche concesso di diventare un avvocato molto famoso a Londra, uno dei migliori ma non di certo quello che sa rischiare e farsi anche dei nemici quando la giustizia è più importante del denaro che si può intascare".
"In questo momento e come vero avvocato, sono completamente sola. Devo fare luce in questo caso senza avere l'aiuto di nessuno e cercando di mostrarmi sicura e determinata in questo. La chiave del successo, insomma, anche se non è di certo una passeggiata e intaccare la mia carriera proprio agli inizi sarebbe una condanna a morte in tutti i sensi".
"Eppure, ogni cosa, sembra passare in secondo piano rispetto al tumulto che porto dentro di me. Ho fatto visita a Rose Square in questi giorni eppure ho scambiato pochissime parole con Alexander. Spesso era a lavoro, impegnato in qualche riunione e Arthur non ha voluto esporsi più di tanto. Allison, dall'altra parte, era sempre lì pronta a insegnarmi nuove tecniche o parlarmi di quanto il mondo dei vampiri fosse vasto nelle esperienze che ha imparato nel tempo. L'ho ascoltata poche volte e mi sono limitata a presentarmi sempre più raramente. Per una stupida discussione, per un litigio quasi dovuta a gelosia, Alexander mi sta evitando nel modo più assoluto ed è questa la cosa che più mi fa rabbia".
"Come può farmi questo e non pensarci minimamente? Perché si prende la libertà di farmi soffrire in questo modo? Di complicare la nostra vita? Sono stata data quasi della paranoica quando Allison è apparsa nella nostra vita, nella sua ed io a pelle non riuscivo a fidarmi nello stesso modo in cui fa lui. Avrei dovuto dare di matto? Separarmi da lui e lasciargli lo spazio per capire che non c'è niente di sensato in tutto questo? No, non l'ho fatto perché io so' restare, so' quando è il limite e per non peggiorare le cose trovo il tempo e la coscienza per assimilare, per trovare la strada giusta ed evitare di separarmi da lui perché sono stanca di sentirmi sempre sul filo del rasoio".
"Di sperare e convincermi che non se ne andrà mai dalla mia vita".
"Poi un tuono ha scosso i miei pensieri. Un lampo dagli occhi celesti, dai riccioli scuri e dal viso ben curato di una carnagione rosea, come quella dei fiori di pesco illuminati dai caldi raggi del sole. Il suo sguardo forte e cinico, il sorriso che lo trasforma completamente e quella sicurezza che ha sempre dato a ogni suo gesto, ogni volta che mi sono trovata in una situazione scomoda, ad averlo a pochi passi dal mio viso".
- Voglio solo che tu sappia che i miei sentimenti non cambieranno -
"Quante volte ancora quelle parole mi torneranno in mente?".
"Ho cercato di attutire in ogni modo, ho anche mangiato dell'insipido gelato a vaniglia e visto i peggiori film thriller della storia solo per trovare qualcosa da criticare ma non ha funzionato. Ho sentito davvero un'emozione e per quanto cercassi di nasconderla ancora adesso è presente dentro di me quando penso a Henry".
"Ho sentito il vuoto nello stomaco e la mente immaginare come sarebbe accettare una sua proposta, guardare la mia vita da una prospettiva diversa, con qualcuno di diverso".
"Questa cosa che mi fa sentire così in colpa, terribilmente in colpa, come se stessi tradendo tutte le mie certezze, come se stessi tradendo l'amore che provo per Alexander. Da una parte mi sono arresa, ho pensato che in realtà è la rabbia a farmi immaginare qualcosa con Henry, che mi fa pensare che lui possa rendermi felice ma non riesco a togliermi quelle parole dalla mente. Lui prova qualcosa per me, un sentimento e non è solo attrazione fisica, la bellezza dell'andare d'accordo è qualcosa di più, è esattamente quel suo sguardo che brilla quando siamo insieme, quando senza indugiare ha messo in discussione anche la sua carriera per me".
<<Katherine mi stai ascoltando?>>.
<<Ah? Che cosa?>>. Domando, distogliendo i pensieri.
<<Mi stai facendo parlare da sola per caso? Ti rendi conto di che faticaccia cominciare da capo? E poi vuoi mangiare quella macedonia? Sta diventando un succo di frutta>>. Alza gli occhi al cielo Jane, prima di prendere di nuovo delle cartelline con delle stoffe colorate.
<<Siamo qui da tre ore e stai parlando solo di tessuti e vestiti per il ballo, lo sai che mi annoio non è vero?>>. Sbuffo, portando il calice di champagne alla bocca e sorseggiandolo lentamente.
<<Ho bisogno della mia migliore amica in questo momento, credi di poterti concentrare un po' su di me? Ho difficoltà immense e non credere che sia semplice gestire un evento così grande di beneficenza. La mia famiglia dà il ballo in maschera una volta ogni tre anni e questa volta tocca a me... capisci a me, gestire ogni cosa. Come si fa? Come si gestisce tutto questo e preparare anche il lavoro oltre a pensare in quale modo essere impeccabile per la festa?>>. Singhiozza quasi, in preda ad una crisi isterica.
"Forse è meglio da ubriaca".
<<Ehi, puoi calmarti? Ho quasi paura di te... >>. La guardo in maniera perplessa.
<<Katherine Isabel Davis... smettila di lagnarti e aiutami!>>. Esclama, trucidandomi con lo sguardo.
<<Certo signorina, ai suoi ordini>>. Ridacchio, per la sua espressione buffa.
<<Voglio un vestito unico per la festa ma non credo che avrò abbastanza tempo per sceglierlo. La location sarà meravigliosa, faremo un tuffo nell'epoca d'oro londinese ma non so' se allestire il ballo con un'animazione circense oppure teatrale>>. Si fa seria mentre sfoglia una rivista inerente al suo discorso.
<<Immagino che sarà un grande evento>>. Dico, sbirciando le fotografie.
<<Lo sarà, ci tengo molto. John sarà presente all'evento e voglio fare bella figura con lui, anche con la mia famiglia... ma soprattutto con lui>>. Fa una risatina tipica da ochetta.
<<Jane non hai bisogno del mio aiuto, sei la regina degli eventi e tutto andrà benissimo sotto le tue direttive>>. Mi alzo in piedi, prendendo il cappotto nero dalla sedia e infilandolo per le maniche.
<<Lo dici solo perché vuoi andare via... sei stata assente per tutto il tempo, c'è qualcosa di cui vuoi parlarmi?>>. Alza un sopracciglio mentre i suoi occhi gridano curiosità.
<<No affatto, sono solo pensierosa per il lavoro>>. Nego con un cenno del capo.
<<Sarà ma non me la racconti giusta, aspetto che all'evento ci sia anche Alexander insieme con te... avete risolto le vostre divergenze?>>. Domanda ancora, con insistenza.
<<Facciamo progressi. Buon lavoro>>. Le sorrido, prima di stamparle un bacio sui capelli e avviarmi verso l'uscita del Bar.
"Mi sento quasi in colpa a nascondere la verità alla mia migliore amica ma in questo momento la mia vita non è abbastanza importante per rientrare nei suoi innumerevoli impegni. Jane è una donna molto intraprendente e quando si dedica a qualcosa so' che utilizza tutte le sue energie per ottenere il meglio. Darle dei pensieri in più non sarebbe da me oltre a complicarls. Ora è importante che porti al termine l'organizzazione del ballo in maschera e che si occupi del suo lavoro più di ogni altra cosa. È la mia migliore amica e voglio assolutamente che riesca in ogni cosa".
"Entro in auto, sistemando la cintura di sicurezza e accedendo il motore, non riesco a prendere una decisione sulla meta da seguire. Mi sento quasi vuota in questo momento, senza un posto in cui sento di voler andare realmente. La mia mente è così confusionaria che niente riesce a destarla oppure a svagarla in qualche modo. L'udienza deve solo arrivare, la mia famiglia è distante, la mia casa vuota e il mio uomo è un vortice di contraddizioni che non riesco più a decifrare".
"Sono sola e in un certo senso così mi sento".
"Come se un fiume in piena mi stesse trasportando nei meandri di un luogo che non conosco, senza avere niente con me e senza che gli altri se ne preoccupino. In fondo, non devo di certo contare sugli altri ma per quale motivo le persone che mi sono sempre state accanto adesso sembrano distanti mille miglia? Perché da quando io amo Alexander, non riesco a vivere a pieno quest'amore senza che ogni volta che stiamo bene, qualcosa rovini tutto?".
"E perché la mia mente cerca di aggrapparsi a Henry, a quella sensazione piacevole di sentirsi desiderata e non vuole dimenticarla più? Perché io, più di tutto, voglio risentirmi in quel modo?".
"Il telefono vibra nella borsa distraendomi per qualche secondo dalle mie paranoie. Leggo il display che dà una chiamata da Alexander. Dovrei rispondere, è la cosa giusta... eppure non mi va di sentire la sua voce o di dare spiegazioni su dove mi trovo. Mi ha trattata come una bambina, senza rispettare il mio lavoro e mi ha fatto sentire l'umiliazione del suo potere su di me. Io non sono un giocattolo e come donna non merito che un uomo mi tratti in questo modo, anche se conosco la sua vera natura e so' che non c'era nessuna malizia né prepotenza nelle sue parole".
<<Pronto?>>. Sospiro, ancor annoiata da questa chiamata.
<<Kate puoi arrivare a Rose Square il prima possibile?>>. La sua voce è delicata.
<<Cos'è successo?>>. Domando perplessa.
<<Nulla, ho bisogno di parlarti di una questione importante>>. Risponde, questa volta con tono più freddo.
<<Certo... arrivo... arrivo subito>>. Dico, un po' titubante prima che stacchi la telefonata.
"Non appena sono fuori all'entrata di casa Smith sento la preoccupazione divampare dentro di me. Il suo tono di voce era così serio da terrorizzarmi oltre a farmi rimuginare su quale fosse la causa di tanta fretta. Arthur mi accoglie nel suo solito modo cordiale e, sorridente, mi esorta a proseguire al piano di sopra nell'ufficio di Alexander dove ad attendermi, mi dice, c'è anche Allison".
"Questo vuol dire che lei è a conoscenza di ciò che vuole comunicarmi Alexander, di che cosa si tratterà? Che cosa sta succedendo? E per quale motivo lei è presente? Che si tratti di qualche notizia su Sirikit o chiunque sia? Io non voglio questa stupida vendetta e non voglio cercare di risolvere un problema che non mi appartiene. Se non avessi neanche una volta desiderato questa vita da vampira, sarei stata la prima a cercare spiegazioni plausibili e ad avere anche un briciolo rancore nei suoi confronti ma non voglio passare esattamente ciò che ho già vissuto con la questione di Maryanne. Sono stati mesi infernali e ho rischiato la vita abbastanza volte per volerlo rifare. Scontrarsi con un vampiro dalle abilità sconosciute è un suicidio bello e buono e non ne vale la pena, adesso io sto bene".
"Busso alla porta, prima di aprirla lentamente. Alexander è appoggiato alla scrivania a gambe incrociate, con il viso serio. Si volta di poco verso di me, sistemando la schiena e scivolando via la mano che gli ricopriva il mento. Allison, invece, è sistemata su un divanetto. Seduta elegantemente in un vestitino blu, poco più scuro del colore dei suoi occhi e con i lunghi capelli biondi e ondulati racchiusi in una coda di cavallo perfetta. Non posso di certo negare che sia di una bellezza quasi angelica. I suoi occhi traspirano dolcezza e sincerità, la sua carnagione bianca che riflette la luminosità dei suoi capelli del colore del grano mentre da vampira assume un'aria completamente diversa. È sicura di sé, forte e impavida come un'amazzone".
"Capisco perché Alexander si sia innamorato di lei in passato".
<<Katherine, finalmente>>. Mi sorride lei, alzandosi in piedi e venendomi incontro.
<<Che cosa succede?>>. Domando posando lo sguardo su di lui completamente immerso nella sua austerità.
<<Alexander ed io abbiamo discusso a lungo di questa proposta e devo dirlo, Katherine hai completamente ragione>>. Dice Allison, prendendomi le mani e stringendole alle sue.
<<Okay... ma su che cosa avrei ragione?>>. La guardo un po' perplessa.
<<Non dobbiamo cercare la vendetta su Sirikit, è una scelta sbagliata e non risolverà di certo la situazione che ha creato. Lui non verrà mai più a cercarmi, adesso pensa di aver realizzato il suo piano su di me e di aver colpito le persone a me care. Comportarsi nel suo stesso modo non farà altro che alimentare la rabbia, esattamente come vogliono vampiri del genere>>. Spiega Allison, con occhi fiammeggianti di speranza.
"Tutto qui? Pensavo peggio".
<<Bene, sono felice che abbiate preso questa scelta. Io non avrei voluto comunque contribuire a una vendetta su di lui. Mi hai insegnato molto e anche se adesso so' padroneggiare meglio le mie abilità non sento di volerle utilizzare per scopi di questo genere>>. Sorrido mestamente, convinta delle mie parole.
<<Infatti è meglio conservare le energie perché potresti doverle utilizzare per un motivo molto più onorevole>>. Batte le mani lei, guardando verso Alexander.
<<Cioè?>>. Mi acciglio.
<<Alexander su...>>. Lo incita Allison.
"Lui alza lo sguardo, sistemando il colletto della cravatta e sfiorando le labbra con la lingua, inumidendole prima di proferire parola. La curiosità mi divora quasi completamente mentre il silenzio piomba nella stanza. Quello che sta per dirmi è forse difficile? È probabile che non sia esattamente qualcosa di cui io andrei fiera altrimenti che motivo c'è di restare a rifletterci così tanto? Alla fine si decide, facendo un piccolo passo in avanti e mettendosi a poca distanza fra Allison e me".
<<C'è una cura, una cura per il vampirismo che potremmo cercare. Questo ti restituirà l'umanità>>. Dice, con occhi vitrei che mi gelano quasi.
"Schiudo la bocca quasi come se avessi necessità di inalare più ossigeno. Lo guardo, probabilmente a occhi spalancati, senza riuscire a trovare qualche frase di senso compiuto che possa utilizzare. Una cura? Esiste davvero una cura per il vampirismo? Per quale motivo mi è stata nascosta finora e che cosa vuol dire tutto questo adesso?".
<<Una... una cura... per i vampiri>>. Mormoro.
<<No Katherine, una cura per un solo vampiro al mondo>>. Ribatte Allison, riuscendo a destare la mia attenzione.
<<Un solo vampiro?>>. La guardo in maniera perplessa.
<<Ti avranno parlato della tragedia di Ramanga giusto? Il vampiro potente che voleva conquistare il mondo insieme alla sua consorte Calliope>>. Intreccia le braccia, sistemandosi davanti alla scrivania.
<<Il vampiro che fu ucciso dalla pallottola d'argento di Ophelya. È la stessa che abbiamo utilizzato per Maryanne... ho caricato io la pistola>>.
<<Esattamente ma la storia dopo la morte di Ramanga non finì semplicemente con la scelta di Calliope di seguire anche nella morte l'amore della sua vita>>. Continua Allison.
<<Affinché la morte sia solo un passaggio>>. Pronuncia Alexander, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni.
<<La frase che è incisa sul proiettile d'argento>>. Dico.
<<Affinché la morte sia solo un passaggio è stata una frase che chiunque abbia posseduto quella pallottola d'argento ha sempre interpretato come una sorta di profezia riguardo alle capacità strabilianti della magia che possiede quell'oggetto, capace di uccidere anche un immortale che ha abbracciato l'oscurità del vampirismo>>. Spiega ancora la vampira dai capelli biondi.
<<In realtà quella frase ha un significato più profondo e non si riferisce alla pallottola d'argento>>. Interrompe Alexander.
<<Si riferisce alla cura per il vampirismo? Ophelya l'ha creata?>>. Domando sorpresa da queste rivelazioni.
<<Sì, Ophelya ha creato la cura. Una sola fiala presente sulla Terra e che la strega donò alla vampira Calliope; lo aveva fatto perché il gesto di uccidere anche l'amore della propria vita pur di salvare l'umanità l'avevano resa una vampira nobile, meritevole di ritornare alle sue vere sembianze>>.
<<Tuttavia Calliope non accettò, volle morire per mano della stessa pallottola d'argento che trafisse Ramanga e per questo Ophelya conservò la fiala che promise di dare a un solo vampiro che non avesse mai dimenticato la sua umanità, per farlo ritornare nel mondo cui era nato. Restituendogli per sempre la vita>>. Termina Alexander, serio in volto.
<<Perché voi non l'avete mai cercata? Perché non avete mai pensato di ritornare umani? Esiste davvero, ci sono delle prove a riguardo?>>. Domando d'un fiato.
<<Noi sappiamo che esiste, Alexander ha conosciuto Ophelya e lei ha confermato che la storia è reale e non solo una leggenda. Bisogna cercare la mappa che porti alla fiala e ovviamente alla strega. Si dice che lei la custodisca da secoli e che molti vampiri sono arrivati a lei ma non sono mai stati degni di ritornare umani>>. Risponde Allison.
<<Pensaci Katherine, tu sei una vampira straordinaria. Possiedi tutte le doti per ritornare umana, questo è meglio di una vendetta questo è ricominciare da capo, come se non fosse mai accaduto nulla. Non hai mai perso la tua umanità e hai un controllo incredibile sui tuoi istinti primordiali. Sei la candidata perfetta per ricevere questo dono, insieme possiamo cercare la cura>>. Continua lei, con il sorriso stampato in volto.
<<Ritornare umana>>. Mormoro a bassa voce, quasi come se non volessi farmi sentire.
<<Vi lascio da soli, sono sicura che ne vorrete parlare>>. Dice Allison, toccandomi leggermente la spalla prima di andare via.
"Mi faccio padrona di questi minuti di silenzio, mettendomi davanti a lui e abbassando lo sguardo più volte cercando di assimilare tutto quello che ho ascoltato finora. Esiste una cura per il vampirismo, una cosa incredibile anche più della stessa trasformazione. Davvero qualcuno sarà capace di ritornare in vita come un essere umano, di risentire le stesse sensazioni di prima come se non fosse mai accaduto nulla, come se non avesse mai avuto necessità di bere sangue per nutrirsi".
"È sconvolgente, in una maniera del tutto incomprensibile. Qual è allora la vera natura delle cose? Questo è l'occulto? Può davvero fare tutto questo e manipolare il destino delle persone? È legittimo poter cambiare le regole di ciò che è accaduto o questo rischia ancora di più di portarti lontano dalla salvezza dell'anima?".
<<Che cosa stai pensando?>>. Domanda Alexander, spezzando il silenzio.
<<A quanto mi avete raccontato. È incredibile, perché non l'hai mai cercata per te stesso? Tu non volevi essere trasformato>>. Mi acciglio.
<<Non sono mai stato il concorrente perfetto. Io ho ucciso, ho perso il controllo e ho ceduto ai miei istinti da predatore>>. Risponde, in maniera del tutto secca.
<<Ci hai mai provato almeno? A chiedere la cura?>>.
<<No, non ho mai sentito di meritarla. Tu Kate, la meriti invece>>. Si avvicina, stringendo le mie braccia tra le sue mani.
<<Alexander io...>>. Abbasso lo sguardo ancora una volta.
<<Kate, immagina di poter ritornare umana. Questo significherebbe ridarti l'anima, ridarti la tua vita. È qualcosa che può succedere, tu sei completamente indenne dalla trasformazione e hai una forza che ti permette di resistere anche alla necessità di bere sangue. Puoi ricominciare, puoi darti un'altra possibilità>>. I suoi occhi azzurri come il ghiaccio s'illuminano mentre pronuncia queste parole.
<<Non so' se voglio ritornare umana. È vero non ho scelto io questa nuova vita ma è qualcosa che ti avevo chiesto, volevo diventare vampira per noi... per te>>. Incrocio il suo sguardo, sicura delle mie parole.
<<No... non è quello che volevi realmente>>. Fa un mezzo sorriso carico di rabbia.
<<Alexander sì, invece sì... è esattamente ciò che volevo. Questo mi ha concesso di amarti per l'eternità, di vivere senza la paura di poterti lasciare in qualsiasi momento. Io non sono sicura di voler ritornare umana, non credo che una persona come me meriti questo... io sto bene così, non ho limiti e nessuna vita che mi dia timore di non svegliarmi il giorno dopo>>. Gli spiego, prendendo il suo viso tra le mani.
<<Io ho te... e l'eterno insieme con noi>>. Sussurro sulle sue labbra.
<<No... no... no>>. Mi prende i polsi tra le mani, mormorando a labbra tremanti.
<<Perché non puoi accettarlo?>>. Domando, alzando il tono della voce quasi furiosa.
"Non riesco a comprendere il motivo del suo attaccamento alla mia umanità. Ho cercato in qualsiasi modo di convincerlo che fosse la cosa giusta ma adesso più che mai sento di non voler tornare indietro e che questa è la strada che voglio per la mia vita, per me stessa. Tornare umana è un supplizio, una cosa che non sento di voler fare e che non vale la pena soprattutto per una famosa cura leggendaria, che non sappiamo dove si trova e che non è detto ci sarà donata".
<<Perché non è giusto, non è la tua vita ,cazzo!>>. Urla, in preda al nervosismo dando un pugno nella scrivania che fa un rumore sordo.
<<Non puoi scegliere tu per me ciò che voglio essere. Non passerò i prossimi mesi a cercare una fottuta cura che non sappiamo se esiste realmente, che cosa credi che trovando quella strega starà lì ad aspettare te che vuoi donarmela? Non sappiamo neanche dove si trovi, Allison ha addirittura parlato di trovare una mappa. Io ho una vita al di fuori del vampirismo Alexander... ho un lavoro e siamo anche vicini al Natale che vorrei passare con la mia famiglia finché posso averli con me. Non ho tempo per cercare di fare qualcosa che non voglio>>. Mi avvicino, parlandogli dritta in faccia con tutta sincerità.
<<Immagina una vita di nuovo con il gusto, il sonno che arriva la notte, il cuore che batte in petto... questa è l'umanità Katherine, è un altro modo... non è morte precoce o qualsiasi altra cosa, è vivere completamente e senza limiti... senza aver bisogno del sangue, senza sentirsi nemici del sole... una vita con un'anima, riavrai la tua anima...>>. Risponde con i suoi occhi carichi di speranza che mi penetrano dentro i pensieri.
<<È una vita bellissima Alexander ma è una vita in cui non potrei averti più ad un certo punto, una vita cui io non sarò all'altezza della tua immortalità. È una vita cui io non potrò amarti più>>. Gli accarezzo il viso delicatamente con i palmi delle dita.
<<Non è solo per te Kate, è perché non è giusto... perché non è ciò che volevo>>. Chiude gli occhi violentemente, con la rabbia che sembra quasi esplodergli in corpo.
"Mi fermo un attimo a guardare la sua espressione, adesso forse mi è tutto più chiaro. Schiudo le labbra dando un respiro profondo e scivolando via la mano dal suo viso mi rendo conto che la mia opinione non è del tutto valida per lui e credo proprio che niente di ciò che io possa dire riuscirà a fargli cambiare idea".
<<Ora capisco, tu non lo fai per me... non lo dici per me bensì per il tuo egocentrismo, per la tua malsana idea che sei stato la causa della mia trasformazione. Tu sei così preso da te stesso e dai tuoi sensi di colpa che vuoi manipolare la mia vita, convincermi a quello che tu hai già deciso per me. Non ti rendi neanche conto di quanto sia sbagliato?>>. Faccio un passo indietro guardandolo con una nota di disprezzo.
"Come può farmi questo?".
<<Katherine è la scelta giusta, la causa di tutto è esattamente il fatto che io ti abbia concesso molto, che ti abbia messo in condizione di entrare nella mia vita in questo modo. È stato un mio errore che rifarei ancora ma con molta più cautela, evitando che si arrivasse addirittura ad avvelenarti, a doverti curare e a trovarti morta in una vecchia stazione con il sangue di vampiro che ti scorreva già in gola. Come credi che io mi senta?>>. Stringe gli occhi a due fessure, avvicinandosi violentemente a me.
<<Ipocrita>>. Sputo con rabbia.
<<Io sto solo facendo la cosa giusta, ti sto dando una possibilità, anche se sarà difficile, anche se sembra impossibile>>. Mi volto mentre continua a ripetermi queste parole, andando dritta verso la porta.
"Ho bisogno di riflettere e non posso di certo farlo ascoltando ancora la sua opinione. Ho molte idee contrastanti che adesso mi riempiono la testa e ancora dubbi su quale sia anche la natura di quelle sensazioni che ho provato quando Henry mi ha confessato di provare dei sentimenti per me. Io sono certa dell'amore che provo per Alexander perché quelle parole che gli ho detto poco prima, quel pensiero di averlo con me per l'eternità freme ancora dentro di me esattamente come se sentissi ancora battere il cuore nel mio petto e l'emozione delle farfalle nello stomaco quando sai che questo è l'unico amore che desideri ; ma se i problemi e le nostre idee contrastanti mi stessero aprendo gli occhi davvero alla possibilità che quest'amore per quanto bello ed eterno non sia giusto? Ritornare umana mi allontanerebbe di più?".
<<Ci penserò... adesso ho bisogno di un po' di tempo>>. Apro la porta, scorrendo lentamente la mano sulla maniglia.
<<Katherine io ti sto dando la possibilità di scegliere, questo non capita mai e molti dei vampiri che sono stati trasformati non hanno avuto questo beneficio. Ritornare umana significa libertà, significa decidere e soprattutto cambiare il corso degli eventi. Se non vuoi farlo perché è la cosa giusta, fallo almeno per chi non ha avuto possibilità di scegliere neanche se morire oppure no>>. Mi lancia queste ultime parole, prima di far calare di nuovo il silenzio nella camera.
"Sospiro brevemente, lasciando che l'unico rumore evidente sia quello della porta che si richiude dietro alle mie spalle. Scendo gli scalini, passando la mano sulla ringhiera di ferro battuto e mentre frugo nella mia mente alla ricerca della cosa che realmente desidero fare, mi avvio verso il roseto. Oggi è una giornata alquanto gelida e con poche nuvole che dipingono di bianco la bellezza del cielo di questo inverno imminente".
"Entro nel roseto, scostando le inferiate placcate in oro e mi accorgo della presenza di Allison che, girata di spalle, accarezza in maniera delicata i petali delle rose. È incredibile quanto sia rimasta così umana, nonostante la natura secolare di vampira. È bellissimo vedere che qualcuno è riuscito a essere buono, vero e sincero nonostante non sia facile accettarsi né vivere senza pensare alla propria precedente vita".
<<Ho sempre pensato che le rose preferite di Alexander fossero le blu, quelle che dipingono perché non esistono in natura. Mi disse che sua madre adorava dipingerle quando vivevano nella loro casa in brughiera... eppure qui vedo solo rose rosse e alcune bianche. Io adoro le bianche e le tue preferite?>>. Mi chiede, tirando via una rosa e ispirandone il profumo.
<<Non sapevo che la madre di Alexander dipingesse le rose>>.
<<Alexander non ama parlare di ciò che ancora non riesce a superare. Evidentemente, conoscendolo non voleva trasmetterti la sua tristezza. Io l'ho saputo per caso>>. Mi risponde, con tono tranquillo.
<<Perché non hai mai cercato la cura per te stessa, per ricominciare?>>. Domando, avvicinandomi.
<<Io sono stata trasformata da mio marito. Ero una donna felice, avevo acquisito nobiltà e prestigio. Amavo mio marito e sarei stata una tipica nobildonna dell'ottocento, perfetta moglie e allora il mio desiderio era avere proprio questo. Lui mi ha tolto ogni possibilità e ha usato la mia bontà d'animo solo per impadronirsi di me, per rendermi la sua vampira schiava. Allora ero davvero ingenua ma non avrei potuto comunque capirlo>>. Dice, prima di fare un lungo sospiro e fermarsi.
<<È stato crudele ma anch'io come Alexander ho commesso degli errori. Ho ucciso e nonostante ho sempre pregato per essere assolta dai miei peccati non mi sono mai sentita del tutto capace di dimenticare. Ho accettato questa mia vita perché il tempo è passato, sono cambiata e qualcun altro avrebbe meritato più di me questo dono>>. Fa un sorriso malinconico che si spegne a poco a poco dalle sue labbra rosee.
<<Adesso rivorresti la tua umanità?>>. Domando, senza tanti giri di parole.
<<Katherine, ogni giorno vorrei essere ancora umana. La cosa che più ho perso da quando sono stata trasformata in vampira è stata la possibilità di avere una famiglia mia, una vita completa, dei figli... ho sempre desiderato avere dei figli, coronare uno dei più bei sogni di donna... la possibilità di essere madre. Non avrei potuto in nessun modo immaginare di mettere al mondo un bambino che potesse avere il mio sangue, che sarebbe stato diverso. È immorale per me>>.
<<Io non ho avuto possibilità di scegliere, questa è la realtà dei fatti. Cambiare la propria strada quando è possibile è un'occasione da non sottovalutare. Tutto questo potrebbe diventare un frammento della tua vita e ridarti completamente ciò che eri. Pensaci, non è una cosa da poco>>. Continua lei, sistemandosi di fronte a me.
<<Ho rassegnato quell'amore che avrei potuto donare ai miei figli, l'ho preso e insieme al mio coraggio l'ho trasmesso e condiviso con i deboli. Nelle guerre mondiali, nelle crisi del dopoguerra e in qualsiasi momento in cui avrei potuto donare un sorriso in più, una gioia a chi non ne aveva. Ho aiutato bambini quasi morenti ed ero felice, mi sentivo nel giusto ma non erano miei... e quella non era la vita che desideravo>>.
<<Scegliere non è un sacrificio è una possibilità>>. Mormora, prima di trasformare le sue labbra in un sorriso mesto, allontanandosi dal roseto per rientrare nella grande Villa.
<<Comunque le rose rosse, le mie preferite sono le rose rosse>>. Dico, guadagnandomi un semplice cenno da parte sua.
"Le loro parole sono ricche di rimpianti e di verità, eppure il mio cuore non sa prendere una decisione definitiva. Mi sento quasi soffocare da questa situazione difficile, dal peso che grava sulle mie spalle. Sembra che la scelta sia qualcosa che devo fare per loro, per chi non ha avuto la possibilità di poter avere la cura ma questo non è giusto nei miei confronti né per quello che in realtà desidera veramente il mio cuore".
<<Katherine>>. La voce di Alexander rimbomba nella mia mente.
<<Adesso vado a casa mia, ho alcune cose da sbrigare>>. Dico, con un breve sorriso sul viso.
<<Vuoi che ti accompagni?>>. Mi chiede, con dolcezza.
<<No, ho l'auto qui. Non c'è bisogno>>.
<<Ci penserai?>>.
<<Alla questione della cura?>>. Domando, quasi in un sospiro mentre mi annuisce.
<<Lo farò>>. Confermo.
<<Guardala con occhi da avvocato. A volte la scelta giusta ha una strada diversa da quella che avevi programmato ma sai di doverci arrivare anche al costo di rischiare tutto perché la giustizia è più importante>>. Dice, cambiando espressione e rendendosi più serio in volto.
<<La giustizia è molto più complessa di quello che credi. È individuale e cambia dai vari punti di vista, anche se ne esiste una sola che viene considerata l'emblema della verità. Io non credo di sbagliare solo perché voi pensate che sia così. Io non ho bisogno di prendere quella cura per sentirmi ancora umana, io lo sono perché amo e perché conosco l'amore. Esistono tante persone disumane eppure nessuna di loro è un vampiro perché il male è dentro di loro e anche se pensano che sia così, anche se credono di aver amato o di amare nella vita beh... questo è sbagliato>>.
<<Non è umano colui cui batte il cuore ma chi conosce veramente cos'è l'amore>>. Continuo, sicura delle mie parole.
<<E chi predica il male non conosce l'amore, questo non l'ha mai reso umano neanche con un cuore vivo in petto. A domani>>. Chiudo il portone alle mie spalle e lasciando che il vento mi scompigli i capelli, mi fermo un attimo ad ascoltare la voce dei miei sentimenti.
"La strada che traccerò verso l'umanità completa o la vita da immortale".
*Allora? Quante novità ancora avrò in serbo per voi? Hahahaha... beh, sembra che questa sorpresa abbia sconvolto non poco la nostra Katherine, eppure Alexander ne sembra fermamente convinto: prendere la "cura" è la cosa giusta. Per voi? Chi ha ragione e che cosa sceglierà Kate? Allison ha aiutato Alexander a pensare a questa soluzione e lei condivide l'opinione di lui... sarà vero? E Henry che cosa ha fatto scattare nei sentimenti di Kate a tal punto da non riuscire a dimenticare le sue parole? Vi aspetto e se anche questo capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e tantissimi commenti che adoro SEMPRE leggervi.
Grazie del vostro contributo,
Un abbraccio e al prossimo capitolo!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro