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Capitolo Trentaquattro

"Che cos'è il dubbio? Quante volte ce lo saremmo mai chiesti in un modo o nell'altro? È solo una forma d'incertezza personale oppure è un viaggio all'interno di ciò che siamo realmente? Quando capita di avere a che fare con un dubbio ci sentiamo così incapaci, scegliere è un lavoraccio. Perché quella voce che ci dice che forse potremmo sbagliare ci fa guardare anche un'altra strada da percorrere... ma è vero allora che nell'esatto momento in cui dobbiamo percorrere il primo passo, in noi già sappiamo quale scelta intraprendere?".

"In questi giorni me lo sto chiedendo molto spesso. Io conosco già la scelta che voglio fare nella mia vita? Sono sicura di quel che voglio essere? Mi tormento, continuamente, e so che più cerco dentro di me questa risposta, più mi allontano dalla verità. Non lo so, questo è il mio dubbio; non sono certa perché quello che vorrei potrebbe irrimediabilmente cambiare il mio rapporto con Alexander mentre ciò che, forse, è giusto fare mi allontana sempre di più dalla mia personalità, da ciò che sono".

"Mi alzo dal divano, indossando frettolosamente la felpa grigia della tuta. Arrivo nella mia stanza da letto, completamente chiusa dalle tende e di un ordine quasi maniacale. Questi giorni di riflessioni mi sono serviti a sistemare casa e ancora adesso si sente il profumo del bucato pulito inondare la stanza. Mi fermo, davanti allo specchio, e guardando il mio viso serio, cerco di leggere dentro la mia espressione la scelta da compiere".

"Quello che sono oggi è molto differente da ciò che ero da umana e questo posso confermarlo. Ero una ragazzina, un'ingenua ragazzina pronta a vivere il mondo con le sue ambizioni, con qualche cicatrice di un vecchio amore deludente ma con una fiamma nello sguardo che scintillava più di quanto potesse fare la mia anima. Ero priva di altri dolori, non conoscevo il mondo e non sapevo che spesso e volentieri avrei dovuto affrontare cose anche più grandi di me. Ero malleabile, pieghevole alla volontà di chi mi era vicino e speranzosa di ritrovare la passione in uno sguardo complice. Questa era la Katherine Davis di cui mi sono sbarazzata pian, piano e che sotto quella vecchia ferrovia è morta per le mani di qualcuno che non ricordo come mi avesse portato lì, costringendomi a dire addio a ciò che conoscevo".

"Ora, quando guardo la mia figura riflessa nello specchio, vedo una donna, una vera donna con degli occhi verdi e luminosi, la carnagione diafana, i capelli lunghi e mossi del colore delle castagne. Le labbra tese e lo sguardo vivido. Una roccia rispetto a ciò che conoscevo prima di me, coriacea a certe emozioni e capace di puntare il dito anche verso l'orizzonte quando sento che è quella la mia strada".

"Sono cambiata in un modo a dir poco impressionante, ma ciò non mi ha mai fatto pensare che fosse qualcosa di negativo. Ho sentito finalmente la brezza di essere una donna senza eguali e capace di qualsiasi cosa. Non ho più bisogno di nessuno, sono all'altezza, sono ciò che volevo essere da molti anni ormai e finalmente pronta a non farmi calpestare da nessuno. La Katherine che si è plasmata dietro alla trasformazione e che mi riempie di orgoglio nonostante cede ancora con inquietudine all'amore verso un uomo imprevedibilmente enigmatico".

"Allora perché rinunciare a questa nuova me?".

"La vocina che mi riempie la mente asseconda i miei dubbi. Qual è il vero motivo per cui dovrei accettare la cura al vampirismo? La verità è che essa potrebbe avvicinarmi di nuovo ad Alexander, darmi la possibilità di essere vista ai suoi occhi come un tempo ed eliminare definitivamente quel muro di cristallo che ci divide. Rinunciare, insomma, a ciò che desidero essere; a questa vita da immortale per vivere al suo fianco in maniera felice. È quasi incomprensibile anche per me, capire per quale motivo siamo arrivati a questo bivio. L'amore non dovrebbe mai interferire con le scelte, diventare un manipolo per difendere le proprie idee. Questo è quello che vorrei che comprendesse Alexander per riuscire, almeno una volta, a mettere in primo piano ciò che è giusto per noi".

"Ho quasi paura di ammettere uno sbaglio, di fare un passo del tutto fatale. Non so' neanche per quale motivo ho ancora le parole di Henry a riscaldarmi il cuore, quella sensazione di appagamento che non provavo da tempo ormai. È qualcosa che m'intimorisce perché so' di appartenere con ogni fibra del mio corpo ad Alexander e allo stesso tempo che un frammento di questa mia certezza si sia squarciato, lasciando fluire al suo interno questa mia debolezza".

"E se non fossi realmente felice?".

"Ogni volta che penso a questa parola mi sento come agli inizi della mia storia con il Signor enigmatico dagli occhi azzurri. La felicità è davvero parte di me? Di questo amore? Ci sono momenti che non potrei dimenticare mai, neanche se ritornassi umana e perdessi le mie facoltà mentali. Ho davvero amato con l'anima, in una maniera così sublime che mi ha elevato al di sopra di quello che si immagini esista nella vita terrena".

"Il mio amore è qualcosa che va oltre: puro, capace di farmi sanguinare per la sua intensità. Mi trasporta, mi guida con la mano e allo stesso tempo mi abbandona nell'immenso vortice dell'imprevedibilità, della paura che possa abbandonarmi da un momento all'altro. È esattamente come se cadessi dal cielo, senza possibilità di aggrapparmi a nulla, scivolando d'impatto sulla distesa blu dell'oceano. Il respiro che pian, piano si affievolisce e quella sensazione di libertà che si contrappone alla rassegnazione, alle forze che vanno a incrociare il buio".

"È un amore virtuoso, passionale e intenso".

"Eppure mi sembra di essere l'unica a viverlo in questo modo".

"Passo una mano tra i capelli, lasciandoli scivolare dietro la schiena. È giunto il momento di lasciare le mie quattro mura e prendere del tempo di riflessione al di fuori di qui. Oggi, inevitabilmente, dovrò scegliere e farlo significa comunque rinunciare a una delle due vite oltre alle sue conseguenze".

"Faccio una doccia veloce e non appena finisco mi avvolgo in un telo di spugna bianca. Slego i capelli tenuti fermi da uno chignon scompigliato e sistemandoli alle punte, li lascio al naturale. Mi trucco leggermente, tracciando il contorno degli occhi, un po' di mascara per le ciglia e un rossetto rosa di qualche tonalità più scura del colore della mia pelle. Scivolo via l'asciugamano, indossando della lingerie nera in pizzo. Prendo i miei pantaloni blu notte e infilo sopra una maglia dello stesso colore a tre quarti. Dei tacchi, non troppo alti, neri con il cinturino e completo con un'adorabile giacca nera con ai polsi dei bottoncini dorati".

"L'aria di inizio dicembre respira già dell'imminente arrivo del Natale e mentre la foschia comincia a colorare d'inverno la città di Londra, il cielo sembra ormai attendere il momento per lasciar danzare i primi fiocchi di neve. È uno scenario che ho sempre amato, anche da bambina, quando dopo scuola era il momento di addobbare la casa, di scrivere le lettere a Babbo Natale e di sperare con ogni energia, che portasse il regalo che gli avevo chiesto. Ricordo ancora quando i miei genitori cominciavano a spalare la neve fuori dal vialetto, mettere le luci a ricoprire il tetto era un'impresa che finiva sempre con una battaglia di palle di neve. Le risate circondavano il nostro affetto, il tempo trascorreva velocemente e quando arrivava il Natale la mia vecchia casa si colorava come non mai. I profumi erano moltissimi, i dolci di pan di zenzero, le zuppe calde e l'odore di mele e caramello; una fragranza di ricordi meravigliosi, di gioia e serenità".

"Prendo la borsa, infilando all'interno cellulare e specchietto. Trovo subito le chiavi e chiudendo casa mi dirigo alla mia auto. Metto in moto e pronta a partire mi dirigo alla destinazione prefissata. È qualcosa che forse, non avrei neanche pensato di riuscire a fare ma che sento essere la cosa giusta. Ho bisogno di questo tempo e se posso ne farò un vero tesoro".

"Salgo gli scalini lentamente, quasi come se ad attendermi ci fosse una condanna a morte. Entro, salutando cordialmente e scioccando le dita vicino alla porta di legno, lascio che quello sia l'avvertimento del mio imminente arrivo. Apro e sfoggiando un timido sorriso mi avvio verso la grande scrivania. Lei, con il suo immancabile tailleur grigio, i capelli raccolti con alcune ciocche ondulate che cadono ai lati e gli occhiali sul naso è piantata davanti ad un enorme libro dalla copertina bordò di pelle. Immagino sia una raccolta sui diritti umani ma non ne sono certa. Alza lo sguardo, senza muoversi di un passo ma quando si accorge della mia presenza, il suo viso si ferma proprio verso la mia direzione, spalancando la bocca per la sorpresa".

"Rimango della mia espressione, camminando lentamente verso di lei, mi fermo proprio dove a separarci c'è una sedia rivestita di quel verde scuro che s'intona sempre nei grandi uffici cui prevale il mobilio di legno e che rende l'atmosfera signorile".

<<Katherine>>. La sua voce è delicata ma allo stesso tempo ancora sbigottita.

<<Mamma, sono venuta a rubarti per il pranzo. È da un po' che non passiamo del tempo insieme>>. Le rispondo, sfoggiando un sorriso sincero.

<<Va tutto bene?>>. Mi chiede, accigliandosi mentre poggia il libro sulla scrivania.

<<Certo, deve esserci per forza un secondo fine?>>. Pronuncio con non poca ironia.

<<No... è che, non ti aspettavo. Certo che pranzeremo insieme>>. S'avvicina, stringendomi le spalle con le mani.

<<Sei impegnata? Posso attendere fuori, finché non hai finito>>.

<<No, devo solo fare una telefonata. Ci metterò cinque minuti esatti>>. Mi dice, frettolosamente, cercando il cellulare sulla scrivania.

<<Devi avvertire Eric? Avevi forse deciso di pranzare con lui?>>. Domando, seria in volto.

<<Beh, volevamo fare alcune compere per la casa ma non importa. Oggi può attendere>>. Mi fa un sorriso mesto, mentre digita velocemente sul cellulare.

<<Aspetto fuori>>. Mi limito a rispondere, prendendo subito la strada verso l'uscita.

"A volte mi sembra ancora così strano immaginare i miei genitori divisi, con altre persone e che vivono la loro vinta ormai l'una distinta dall'altra. Cerco di non pensarci, quando sento la porta dietro di me scricchiolare, mia madre esce, chiudendola e sistemando il cappotto beige e lungo fino alle caviglie. Prende la sua borsa, comunicando a Eloise, la sua segretaria, che avrebbe fatto ritorno per l'appuntamento prefissato alle 17:00. La giovane ci saluta cordialmente mentre mia madre ed io, ci dirigiamo a piedi in un ristorantino nelle vicinanze. Il 'The garden' a cinque stelle, con cucina prevalentemente di terra e dei dolci buonissimi. Uno dei preferiti di mia madre, chiamato così appunto perché ha la vista su un grande giardino di alberi d'arancio e cespugli di margherite aperto al pubblico. L'odore della flora, mista a quella del cibo caldo è uno spettacolo unico per i sensi. Ricordo, ogni volta che ci vado, quanto mia madre sfruttasse il posto per le cene di lavoro, soprattutto per fare bella figura con i futuri clienti".

<<Salve, buon giorno. Volete accomodarvi?>>. Domanda cordialmente l'accompagnatrice, indossando una divisa marrone e uno sfavillante sorriso tinto di rosso sulle labbra.

<<Sì, preferirei il tavolo vicino alla vetrata>>. Indica mia madre, riuscendo ad avere il consenso della donna che ci accompagna subito.

<<Adori questo posto, non è vero?>>. Ridacchio, sistemando la giacca sulla poltroncina e sedendomi proprio di fronte a lei.

<<Da sempre, credo che non lo cambierò mai... a meno che il cibo non comincerà a diventare scadente e verrò qua solo per sedermi nel grande giardino>>. Risponde, con lo stesso tono, sistemandosi sulla poltrona.

<<Gradite il vino della casa?>>: Domanda il nostro cameriere.

<<Sì, grazie e rosso preferibilmente>>. Sorride mia madre, dando subito le sue direttive.

<<Allora, come stai? È da tempo che non riuscivamo a stare un po' da sole>>. Sospira lei, attirando la mia attenzione.

<<Io sto bene. L'ultima conversazione che abbiamo avuto è finita con un diverbio... riguardo alla mia posizione sul caso di Carter Brown, il giovane sgozzato dalla presunta madre>>. Spiego, ritornando seria.

<<Ricordo, so' quanto sia difficile per te... è un caso complicato e inoltre tu sei dalla parte dell'accusato. Uscirne bene sarebbe un vantaggio per la tua carriera ma se fosse l'inverso? Che cosa pensi accadrà alla tua reputazione?>>. Si acciglia, prendendo una mia mano tra le sue.

<<Kate, tu sei mia figlia ed io come madre voglio solo il meglio per te. Penso che dovresti rinunciarci, lasciar perdere e mettere in evidenza il fatto che non avrebbero mai dovuto assegnare a un neo-avvocato una posizione del genere. Scotland Yard non ha rispetto per il nostro lavoro, ci infilano anche nelle situazioni più assurde solo perché siamo avvocati del governo. Beh, non è questa la sorte che spetta a noi e al nostro lavoro. Loro vogliono solo chiudere il caso e passare avanti, senza pensare a chi diventerà la vittima sacrificale>>. Si lascia prendere dalla rabbia, gettando fuori tutto ciò che pensa.

"Lo apprezzo, in fondo, so' quanto sia soggettiva la sua capacità di giudizio in questo momento":

<<La mia carriera non ne risentirà in modo negativo se anche perdessi. Tutti sanno quanto il caso sia difficile e che un verdetto verrà accettato da entrambe le parti senza opporsi quando il giudice dichiarerà chi è colpevole, se ce ne sarà uno presente all'interno dell'aula>>. Scivolo la mano via dalla sua presa, sospiro abbassando lo sguardo e quando mi sento pronta ritorno a guardare la sua espressione.

"È un fascio di nervi ma riesco a percepire benissimo che non si tratta di risentimento verso le mie scelte bensì di preoccupazione. La conosco come le mie tasche e mia madre ha sempre dimostrato così come una situazione la intimorisse se lei non avrebbe potuto cambiare le circostanze".

<<Io sono una avvocato, questo è il mio lavoro ed io sono assegnata alla signora Natalie Laura Brown mamma. È il mio dovere proteggerla soprattutto perché sono sicura della sua innocenza e del fatto che la giustizia per Carter sarà una vittoria fondamentale anche per rialzare il livello di sicurezza della città. Quante persone finora avranno temuto per la vita dei propri figli?>>.

<<Il telegiornale ha fatto di questo caso un motivo per innalzare l'audience. Ci sono state interviste che hanno addirittura coinvolto il detective Richardson. Non posso permettere che questo diventi lo scenario di un futuro thriller. Io voglio che venga fatta giustizia e se perderò, beh... saprò almeno di averci provato e fatto del mio meglio... ma devo, è mio dovere>>. La guardo, dritta negli occhi, mentre sento la fiamma della determinazione riscaldare le mie parole di sicurezza.

"Non posso sapere se riuscirò a fare giustizia ma posso costruire la strada su cui sarà seminata in futuro la possibilità di non perdere mai questo diritto, di avere ancora speranza in questo mondo così crudele".

<<Io ti capisco Kate, anche se sono stata molto dura con te anche in precedenza. Quando ero agli inizi, come te, avevo nelle mie mani il potere di cambiare le cose. Vivi quest'emozione, cresci e impara una lezione da ogni ostacolo che dovrai affrontare. È questo che ti auguro, perché so' già che sarai un grande avvocato>>. I suoi occhi si illuminano, mentre con voce rotta di orgoglio pronuncia queste parole.

"Il mio sguardo si chiude in due piccole fessure mentre un sorriso si pronuncia delicatamente sulle mie labbra. Non so' bene quali parole usare, per questo decido di rimanere in silenzio. Se potesse, il cuore mi scoppierebbe di gioia; ho sempre desiderato vedere mia madre fiera delle mie decisioni e sentirlo dire, ha un effetto ancora migliore di quanto immaginassi. Mi sento completa, come se le sue parole mi spronassero a vincere la battaglia, a rendere veramente giustizia agli innocenti".

<<Lo sai, ti vedo diversa>>. Ridacchia, prima di essere interrotta dall'arrivo del cameriere che ci versa il vino in due calici.

<<Diversa, in che senso?>>. Domando, non appena siamo di nuovo sole, portando il bicchiere alla bocca e sorseggiando il liquido rosso.

<<Non saprei neanche spiegartelo... il verde dei tuoi occhi è così lucente, la tua pelle sembra marmorea... sei bellissima Katherine, come una dea. La tua espressione fiera poi, ti rende una vera donna. Non sei più la bambina che ho cresciuto>>. Dice, studiandomi nei dettagli mentre la sua voce nasconde un po' di nostalgia.

"Una madre riesce davvero a guardare oltre..."

<<Sono cresciuta è normale... ma se non avessi passato la mia infanzia a leggere i libri di storia tra le tue braccia, quelli di diritto come se fossero le fiabe della buonanotte, se non avessi vissuto nella nostra casa, non sarei quella che vedi adesso>>. Le rispondo, guardandola dritto negli occhi e cercando di trasmetterle tutta la mia riconoscenza.

"Niente di quello che ho vissuto in precedenza alla mia trasformazione cambierei, ogni cosa è stato un passaggio fondamentale nella mia vita. Adesso ciò che vede mia madre di me, è questa versione sicura e indomabile. La donna fiera che non è più la sua semplice figlia ma qualcosa di più oscuro, difficile da comprendere e che non potrò mai rivelare, anche se è mia madre, anche se non dovrebbe mai giudicarmi".

<<Ti voglio bene Katherine>>. Pronuncia lentamente, rilassandosi sulla sedia.

<<Anch'io>>. Rispondo con sincerità.

"Passiamo il pranzo in armonia. Lei ordina varie pietanze di carne, aggiungendo contorni esotici e altri di verdure. Mi limito ad assaggiare qua e là, fingendo di apprezzare completamente ogni cibo. Ci divertiamo, ridendo e parlando di vari argomenti. Mi parla dei suoi impegni di lavoro e delle persone che hanno deciso di affidarsi alla sua professionalità, diventando clienti fissi. Sono felice che il lavoro di mia madre stia andando bene e che riesca a trovare anche del tempo libero per sé. Mi parla di Eric, del loro andare d'accordo e di quanto lui sarebbe entusiasta di avermi a cena. Le prometto che ci sarò per qualche giorno durante le feste natalizie e m'invita poi, a parlarle della mia vita lavorativa. Non penso a nient'altro se non a lasciarmi andare, sono un cuore aperto a mia madre e mi godo questo piccolo sprazzo di gioia che avevo dimenticato di avere così vicino a me".

<<Con Alexander invece? Come va tra di voi?>>. Domanda, assaggiando un boccone di carne.

<<Bene, andiamo molto d'accordo>>. Rispondo, sorseggiando un po' di vino.

<<Ne sono contenta...>>. Mi guarda, un po' accigliata. Posa la forchetta nel piatto e sistemando il tovagliolo di nuovo sulle gambe, mi fissa.

<<Sicura che vada davvero tutto bene?>>. Insiste.

<<Certo, qualcosa ti fa pensare che non sia così?>>. Ridacchio.

<<Conosco Alexander molto bene, so' quanto il suo carattere sia difficile da comprendere. Ho immaginato che potesse accadere qualche disputa>>. Fa spallucce.

<<Sì, ci succede ma risolviamo, questo ci tiene uniti>>.

"Le parole mi escono da bocca quasi come se le avessi preparate a memoria. Mi sento un nodo alla gola, ogni volta che fingo che le cose tra di noi vadano davvero così bene. No, vorrei rispondere, niente va bene perché lui non accetta che io sia una vampira, che sia una sua simile. Mi vuole costringere a tornare umana mentre sento di voler vivere per sempre sotto queste nuove sembianze. Mi evita e per giunta, mi tratta come se fossi una ragazzina da tenere al guinzaglio per la sua mascolina gelosia inutile. Che cosa dovrei dire io? Questo dovrei domandare? Nessuno sa che Allison, la sua ex fidanzata... la donna che l'ha salvato dal baratro e che voleva sposare secoli fa, è tornata dopo che lui era convinto della sua morte... che cosa dovrei dire io nell'essere a conoscenza della sua permanenza a casa di Alexander, che lei è lì e che lo vede sempre?".

<<Va tutto bene, davvero mamma>>. Mento spudoratamente, guardandola con sicurezza.

<<Ne sono felice>>. Mi risponde, prontamente.

<<Domani ci sarà il ballo in maschera organizzato da Jane. Tu ci sarai?>>. Cambio discorso.

<<Oh no, nonostante mi abbia invitata tutta la sua famiglia. Quest'anno dovrò rinunciare, devo prendere un volo e raggiungere in mio cliente fermo a Parigi per un contratto aziendale. Ha dei problemi con la società acquirente e come suo avvocato non posso abbandonarlo>>. Prende una somma di denaro dalla borsa e sistemandolo accanto al libretto, si alza in piedi prendendo il cappotto.

<<Vai già via?>>. Sbuffo, quasi come se non lo sapessi.

<<Sì, il dovere chiama. Comunque sono convinta che domani tu rappresenterai perfettamente al ballo la famiglia Davis>>. Fa un mezzo sorriso.

<<La famiglia Davis?>>. Non freno la lingua.

"Perché non freno la lingua?".

<<Sì, la famiglia Davis. Tu, tuo padre e me, perché saremo per sempre una famiglia>>. Mi risponde, stringendo una mia spalla prima di darmi un bacio sui capelli e andare via senza aggiungere altro.

"La guardo andare via mentre rifletto sulle sue parole. Mi colpisce che lei ci ritenga sempre una famiglia, anche se siamo divisi e ormai a separarci sono anche i silenzi oltre alla lontananza o gli impegni. Io sono l'emblema della famiglia Davis, l'ancora di salvezza e forse non dovrei mai dimenticarlo... non dovrei mai dimenticare chi sono sotto questa pelle".

"Non appena lascio il ristorante, m'incammino lentamente verso Hyde Park. Ci metto un po' ad arrivarci mentre sento il vento che mi scompiglia i capelli con delicatezza e il freddo che accompagna l'imminente inverno londinese. Sono circa le 17:00, l'orario del thè e il parco è in fibrillazione. I bambini giocano, gli adolescenti stanno lasciando le scuole e si dirigono nei loro ritrovi. Le famiglie si godono questo breve momento di tranquillità mentre chi lavora a tempo pieno non si abbandona neanche per un solo minuto",

"Guardo il mondo mentre cammino lentamente lungo il sentiero in pietra. Sono sola, nonostante sia circondata da molte persone e cerco proprio in questo istante di trovare la soluzione a questo dubbio che mi riempie la mente senza sosta. Sono davvero pronta a scegliere? Sono davvero pronta ad abbondare una delle due strade?".

"Mi volto di scatto non appena percepisco una presenza poco distante da me. I capelli mi scivolano per alcuni secondi davanti agli occhi, prima che si faccia vivida la sua figura. Gli stivali Chelsea neri, il pantalone che stringe nei punti giusti dello stesso colore, la camicia grigia poco sbottonata e il trench lucido che lo ricopre fino alle ginocchia. La mano sinistra su cui è posato l'orologio d'oro che segue i suoi passi mentre l'altra è sistemata nella tasca dei pantaloni. I suoi capelli, con quei ciuffi scompigliati che ricadono come una danza sulla sua fronte perfetta e quel viso rigido che accompagna quasi come una sagoma disegnata da un artista d'altri tempi, quegli occhi più azzurri dell'antartico".

<<Che cosa ci fai qui Alexander?>>. Domando, non appena è alla mia portata.

<<Posso semplicemente rispondere che mi mancavi?>>. Mi chiede, abbassando leggermente lo sguardo e poi, tornando a fissarmi con sicurezza.

<<Ti mancavo?>>.

<<Sì, Katherine>>. Risponde.

<<Sei tu che mi allontani>>.

<<Io vorrei solo che tu comprendessi perché è importante che tu scelga la cosa giusta>>. Dice, con tono risoluto.

<<La scelta che è giusta per te>>. Mormoro senza riuscire più a seguire il suo sguardo.

"Mi avvicino, distendendo il viso verso il suo. Poggio un braccio sulla sua spalla facendolo avvicinare a me, mi accoglie subito cingendomi con una mano la schiena mentre gli accarezzo il viso perfetto con le dita. Mi inebrio di questi pochi istanti insieme con lui, chiudendo gli occhi e lasciando che ogni piccola sensazione si immortali nella mia mente".

<<Tu mi allontani e non mi permetti di essere così vicina al tuo corpo da sentire il calore del tuo profumo che solletica i miei sensi, non mi permetti di assaporare la voce che esce dalle tue labbra come se fosse l'unica melodia presente sulla terra. Non mi permetti di ascoltare il tuo respiro che si mescola con il mio quando mi sembra quasi che possa rubarti un bacio senza sentirmi in colpa>>. Pronuncio, a un soffio dalle sue labbra carnose, guardandolo nelle iridi e lasciando che una lacrima cada via dai miei occhi.

<<Sei tu che mi allontani>>. Trema la mia voce.

<<Lo so...>>. Pronuncia, quasi con il mio stesso tono.

<<Perché non mi permetti di essere così vicina a te, sempre...>>. Sussurro, abbassando lo sguardo sulla sua bocca.

<<Perché io sono la causa di ogni tuo male>>. Confessa, lentamente rendendo palpabile la delusione che riempie le sue parole.

"Guardo il suo viso mentre contrae la mascella e le labbra si serrano come se le parole che avesse pronunciato sarebbero troppo pesanti da ammettere. Deglutisco a fatica, il respiro comincia a mancarmi e mi ritrovo semplicemente a rimanere in silenzio perché non conosco nessun modo che possa fargli cambiare idea, che mi permetta di dirgli che c'è ancora una possibilità".

"Mi fermo, lasciando cadere le dita lungo le sue labbra chiuse. I suoi occhi sembrano quasi vuoti mentre tengono ancora stretti i miei, in questo sguardo fisso ma che ci lascia tutto il tempo di pensare".

"Ed io penso, trovando la scelta giusta da compiere".

<<Cercheremo la cura Alexander, tornerò umana>>. Dico, d'un tratto.

<<Che cosa? Davvero?>>. Spalanca la bocca, cercando la sicurezza delle mie parole.

Annuisco.

<<Cercheremo la cura, tornerai umana...>>. Urla quasi.

<<Sì... lo farò>>. Ammetto, senza sentire l'entusiasmo dentro di me.

<<Oh mio Dio... Katherine>>. Prende una mia mano, inginocchiandosi a terra e stringendola con tutte le sue forze.

<<Che cosa stai facendo... Alexander?>>. Lo guardo perplessa, prima di girarmi intorno cercando di non essere vista da nessuno.

<<Alexander, ti prego... alzati, che cosa stai facendo?>>. Domando sperando di vederlo rinsavire.

<<Oh Katherine... tu non capisci, sono così felice in questo momento. Tu tornerai umana, tu ritroverai il sonno, il cuore che batte e la tua anima...>>. Si alza in piedi, prendendo il mio viso tra le mani.

"I suoi occhi s'illuminano, l'azzurro lascia spazio solo a un blu intenso di sfumature".

"È davvero così felice? Lo vedo e nonostante mi sembra di andare contro ogni mio desiderio sono comunque disposta a rinunciare alla mia immortalità. Lo farò, se questo significa che adesso posso vivere quest'amore, se posso vedere la sua gioia allora rinuncerò, non è anche questo l'amore?".

<<Lo farò, per riuscire a sentire completamente questo amore Alexander,fin quando la vita me lo permetterà>>. Stringo i suoi polsi tra le mie mani.

<<Sarà meraviglioso Kate. Tu potrai ritornare umana, hai una possibilità>>.

<<Una possibilità che hai deciso tu Alexander, non dimenticarlo mai>>. Una lacrima mi riga il viso.

<<Nel tempo lo capirai, lo vedrai e sarai felice>>. Mi abbraccia,pronunciando queste parole sulla mia fronte prima di posarci un casto bacio.

"Si è disposti davvero a dimenticarsi anche delle proprie convinzioni solo per amore? Solo per sentire appagati i propri sentimenti più sinceri? Si può abbandonare qualsiasi cosa di sé stessi solo per mettere in primo piano la felicità di qualcun altro? Non me lo chiederò più, è questo quello che mi riprometto. Ho fatto la mia scelta e anche se non rende le mie aspettative, è ciò che desidera Alexander e per lui io posso rinunciare a qualcosa, anche se significherà un giorno vederlo eternamente giovane, lontano sempre di più da me e da ciò che diventerò".

"Ed io lo amerò per sempre, lo amerò lo stesso".

<<Domani c'è il ballo, non lo dimenticare>>. Fa un mezzo sorriso.

<<Come potrei? È quello di Jane>>. Ridacchio.

<<Vieni a casa mia stasera>>. Mormora al mio orecchio, prima di rubarmi un bacio.

<<Vieni tu a casa mia... ho l'auto qui... potremmo restare completamente da soli>>. Mi avvinghio al suo collo.

<<Va bene signorina Davis, ma prima passiamo da me. Prendo degli abiti e avverto Allison, lo sai che devo farlo>>. Dice, guadagnandosi da me solo un sospiro e un cenno di consenso.

"Ci mettiamo poco ad arrivare a Rose Square mentre in auto, mi sento completamente rilassata nonostante il trambusto precedente. Credo che sia il riflesso della mia mente ma soprattutto del mio cuore che adesso lo vede qui,al mio fianco e con un sorriso che rappresenta la nostra pace ritrovata. Anche se hai dovuto rinunciare al tuo desiderio di rimanere vampira... mi ripete lamia vocina interiore che cerco di far soccombere per godermi completamente questo sprazzo di serenità".

<<Buonasera signor Alexander, signorina Davis. Se avete bisogno la servitù è ancora affaccendata, sarò lieto di assolvere alle vostre richieste>>.Ci dà il benvenuto Arthur, nei suoi soliti modi cordiali.

<<Grazie Arthur, per stasera puoi andare. Lascia l'auto nel parcheggio,vado via con Katherine>>. Fa Alexander, prima di entrare all'interno della Villa.

<<Alexander... Katherine... oh, finalmente. Siete tornati, siete insieme...>>. La bionda ci viene incontro, prendendo tra le mani l'abito lungo color avorio che indossa e con il suo sorriso smagliante pieno di gioia.

<<Kate ha scelto, ha accettato di prendere la cura>>. Gli comunica Alexander, senza nascondere l'entusiasmo.

<<Oh mio Dio, Katherine... oh mio Dio, hai accettato... hai accettato l'umanità, oh sono così felice. È la cosa giusta... sì, non dobbiamo perdere tempo.Dobbiamo trovare la mappa che ci conduce alla cura, essa è un insieme di soluzioni... credo che richiederà molto tempo ma potremmo riuscirci a metterle insieme. Tu Alexander, hai conosciuto Ophelya, ricordi dove? Magari dove vi siete incontrati è lì che vive con la cura. Dobbiamo sbrigarci, io cercherò le informazioni che possiedo, voi dovrete collaborare>>. Mi tiene per mano,prima di cominciare a parlare alla rinfusa e con occhi fiammeggianti.

<<Allison... Allison, aspetta. Non adesso, non cominceremo già ora>>. La placa Alexander.

<<Che cosa? Perché?>>. Domanda lei dubbiosa, guardando prima lui e poi, me.

<<Ha appena deciso, abbiamo atteso molto tempo e qualche giorno in più non cambierà la situazione. Adesso andrò via con Kate, vogliamo del tempo per noi>>. Spiega lui.

<<Oh, giusto... perdonate il mio entusiasmo, voi siete una coppia ed è giusto che vi godiate questo tempo insieme. Bene, cominceremo domani con più calma. Divertitevi adesso>>. Ridacchia Allison, sfoggiando un altro sorriso dei suoi.

<<In realtà domani ci sarebbe il ballo in maschera, non credo che sarà possibile>>. Rispondo, cercando di andare via il prima possibile.

<<Andrete a un ballo in maschera domani?>>. Domanda la biondavampira, allargando i suoi occhi azzurri.

<<Sì, un ballo di beneficenza>>.

<<Oh, vi prego portatemi con voi. Un ballo, un ballo in maschera... da quanti decenni non danzo più? Oh, sarebbe meraviglioso. Vi prego, fatemi partecipare insieme con voi>>. Congiunge le mani supplicandoci di partecipare.

<<Certo>>. Risponde in maniera secca Alexander.

<<Che cosa?>>. Sbotto, fulminandolo con lo sguardo.

"Lo fa apposta?".

<<Oh, grazie... vi ringrazio. Dovrò scegliere un abito, Kate puoi aiutarmi tu?>>. Mi domanda lei.

<<No, ho già i miei impegni. Il ballo lo organizza la mia migliore amica e se proprio dovrei passare del tempo a scegliere un abito lo farei per Jane...non di certo per te>>. Sputo con acidità, avviandomi direttamente all'uscita.

"Con quale insolenza si permette di scegliere senza consultarmi? Anche quella bionda da strapazzo sarà presente al ballo, il ballo in maschera cui non era stata invitata da nessuno".

<<Katherine... aspetta fermarti>>. Alexander mi urla alle spalle,prendendomi un braccio con la forza.

<<Che cosa c'è?>>. Rispondo, scostando la sua presa con violenza.

<<Kate, lasciala venire con noi. Ha vissuto imprigionata mesi e mesi in Thailandia, senza potersi sfamare e con il desiderio di suicidarsi solo per trovare l'illuminazione. Non conosce nulla di questa vita nel presente, le daremo solo un po' di svago>>. Mormora, quasi con ovvietà.

<<Credi che se abbassi la voce lei non ti senta? A me non importa di che cosa ha deciso di fare lei in Thailandia, non ce l'ho portata io. Questo era un invito per Katherine e Alexander, una coppia... non una coppia e un intruso.Quanto non lo riesci a capire?>>. Mi infiammo di rabbia.

<<Ti prego Katherine, lo capisco... ma fallo per me>>. Mi prende una mano, accarezzandola delicatamente.

<<Alexander...>>. Sospiro, alzando gli occhi al cielo.

<<Ti sto chiedendo uno sforzo, lo so. Ti prego di accontentarmi>>.Dice, prima di mostrare un breve sorriso.

"Sto cedendo ancora?".

<<Va bene>>.

"Sì, ho ceduto ancora...".

"Brava Kate, Kate il burattino".

<<Adesso vado>>. Pronuncio sommessamente.

<<Aspetta, andiamo via insieme>>. Mi ferma lui.

<<No, preferisco restare da sola...>>. Rispondo, senza incontrare i suoi occhi.

<<Kate, non fare così. Abbiamo deciso di restare insieme questa notte,sarà così. Prendo gli abiti e ci dedicheremo del tempo... hai capito?>>.Mi prende il mento tra le dita e poi, mi avvicina alle sue labbra baciandomi lentamente.

"Sento la sua lingua che cerca la mia mentre mi possiede così brevemente da lasciarmi rabbrividire la schiena. Sento le sue labbra desiderarmi delicatamente ma nello stesso momento, assaporandomi con un ritmo quasi snervante. Mi infiamma a poco a poco, cullandomi con queste piacevoli sensazioni".

"Gli appartengo".

<<Arrivo subito>>. Mi sussurra, prima di lasciarmi con un bacio a stampo.

"Lo vedo sorridere con gli occhi mentre si allontana da me. Ed io, che rimango lì a bearmi di questa visione magica come se fossi la prima donna ad aver visto l'ascesa di un dio greco sulla Terra. Mi sento travolgere dalla sua passionalità e quando mi accorgo della sua effettiva presenza, mi dimentico di qualsiasi cosa e niente ha più lo stesso valore".

"Anche il ballo in maschera, diventa un semplice frammento di questa vita che io desidero vivere solo al suo fianco".


*Scusate il ritardo di pubblicazione ma ehi, meglio di mesi senza capitolo no? hahaha a parte gli scherzi voglio cogliere l'occasione per ringraziarvi tutte... sapete che #Alexander è arrivata a 60mila letture? E' un TRAGUARDISSIMO e lo devo solo a voi, grazie grazie grazie di vero cuore per il vostro supporto e per queste meravigliose emozioni che mi regalate, non sapete quanto sia immensa la mia gioia nel sapere che la storia vi piace, vi è piaciuta e che ha preso un posticino nel vostro luogo delle storie preferite... è una vittoria per me! Intanto, spero di vedervi lasciare una stellina e un commento su questo nuovissimo capitolo... che cosa penserete accadrà d'ora in poi? Come sarà questo ballo in maschera? Lo leggeremo molto ma molto presto!

Grazie ancora a tutte voi,
Al prossimo capitolo

R. E. Meyers

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