Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo Trentacinque

*In questo capitolo saranno aggiunte varie canzoni che vi consiglio di ascoltare insieme ai paragrafi a cui appartengono. Buona lettura


"Quale sapore ha la vita quando intorno a te ogni cosa risplende dei colori della tua anima? Quale profumo ha la pelle del suo petto quando, nei respiri lenti, sfiora le mie dita che accarezzano ogni incavo naturale delle ossa che compongono l'unico frammento di felicità che possiedo? Quale colore hanno i suoi occhi, quando mi descrivono in maniera impudente lasciando una scia di brividi che mi percorre la schiena? Qual è il gusto delle sue labbra impavide che s'impadroniscono dei miei sensi trasportandomi in una danza, capace di lasciarmi scorgere il sublime tocco di un angelo?".

"Qual è il significato di quest'amore?"

"Lui mi travolge come un'onda pronta a infrangersi, come un cavaliere ribelle che non ha paura di lanciare la sua sfida al mondo, come una pallottola che si scaglia con tutta velocità contro il suo nemico. Arde dentro di me, lasciandomi poco ossigeno per respirare, consumandomi fino al midollo pur di vibrare completamente".

"Mi perfeziona, come una donna nuova ma nello stesso tempo m'indebolisce rendendomi vulnerabile a ciò che mi circonda, alla sua mente enigmatica, al suo controllo maniacale, al suo volere che predomina anche sul mio essere. È qualcosa che non riesco neanche a comprendere del tutto, che non sono capace di esprimere agli altri. È più forte di qualunque razionalità e nonostante mi sembri quasi impossibile, un giorno, riuscire a trasmettere queste mie sensazioni a qualcun altro; sia per la natura di esse e sia perché significherebbe dover esporre Alexander al pericolo di essere scoperto come vampiro. Ho paura che m'inghiottiscano alla fine e che per la prossima volta che accadrà, non ci sarà nessuno pronto a soccorrermi".

"Nonostante io senta di voler vivere a pieno tutto questo"

"È più forte di me, ogni volta che mi convinco che sia sbagliato lasciarsi andare, farlo diventare padrone della mia vita, mi dimentico di tutte queste mie convinzioni solo per i sentimenti che nutro nei suoi confronti. Alexander mi ha sempre soggiogato e non aveva bisogno per niente di usare il suo vampirismo. Mi ha tenuto in pugno da sempre, solo perché io sono stata accecata dal modo in cui quest'amore mi ha preso e non smetto di farlo, pur se cosciente del dolore che potrei provare... di come mi sto facendo già del male".

"E a te Katherine, non importa comunque... "

<<A cosa stai pensando?>>. Mormora davanti al mio viso, prima di poggiarsi su un gomito e lasciando scivolare il lenzuolo sulla sua schiena. Si tende verso di me, spostando il suo corpo sopra il mio.

<<A quanto ti amo>>. Sussurro sulle sue labbra, sfiorandogli la barba.

"Sento il suo odore che m'impregna il corpo, il calore della sua bocca quando respira e il dolce movimento del suo petto a ogni respiro. Non riesco a non immortalare questa visione bellissima nella mia mente, come se avessi davvero la capacità di farne una fotografia. È un uomo virile, la quintessenza della mascolinità che incornicia il suo sguardo enigmatico e austero. Mi sento così giovane, così piccola sotto la sua imponenza e, allo stesso tempo, protetta come ogni donna desidera essere tra le braccia del suo uomo".

<<Dovresti nutrirti, Katherine>>. Dice prima di baciarmi.

<<Non preoccuparti lo faccio settimanalmente, non sento la necessità di bere sangue>>. Gli accarezzo il viso.

<<Solo perché non lo senti, non significa che non ne hai bisogno. La tua pelle sta già impallidendo, gli occhi cominceranno a spegnersi e incavarsi nel giro di altre due settimane e la debolezza diventerà abitudinaria. Vuoi avere l'aspetto di un morto che cammina?>>. Risponde, facendo un mezzo sorriso.

<<Nutriti, Katherine>>. Continua, alzandosi in piedi e dandomi le spalle, ancora nudo della scorsa notte.

"Un dio greco, che cosa ho fatto per meritarlo?"

"Niente, perché è un vampiro che fino a due minuti fa hai pensato avesse il controllo sulla tua vita"

"Smettila Kate, con questi pensieri!"

<<Sembri distratta, sicura che vada tutto bene?>>. Domanda, sistemando i pantaloni sulla vita.

<<Sì... sì, sono solo pensierosa per il ballo di stasera. Jane ha fatto del suo meglio>>. Faccio spallucce, tenendomi stretta tra le lenzuola.

"Sto diventando davvero bugiarda ma nella mia mente viaggio ormai con idee che vanno in sensi opposti, senza incrociarsi mai. È già dura combattere da sola, figuriamoci se coinvolgessi anche lui".

<<Mi nutrirò comunque, non voglio farti preoccupare>>. Gli sorrido mestamente.

<<Ti ringrazio>>. Fa, avvicinandosi e posando un dolce bacio sulle mie labbra.

"Lo amo... davvero, come potrei non farlo?"

<<Tutto questo finirà presto, non avrai più di ché pensare... questo periodo sarà solo un brutto ricordo>>. Mi accarezza il viso, alzandosi in piedi e rivestendosi completamente.

"Ecco perché dubito di quest'amore... "

"La cura, io ho accettato di ritornare umana solo per compiacerlo, per essere ancora vittima dei suoi pensieri paranoici, del suo senso di colpa. Mio Dio perché? Non trovo neanche giusto cercare nella fede una risposta che abbia senso, sono completamente in balia della sua presa e in più, mi sono ripromessa di smettere di pensarci. Ormai la scelta è stata presa, non posso cambiare il corso degli eventi ma sperare solo che questa famosa e leggendaria cura non esista o che sia impossibile da trovare".

<<Dove stai andando?>>. Chiedo, scacciando via i miei dubbi.

<<No, dove andremo... ma non te lo dirò, rivestiti in fretta>>. Mi sorride pienamente, lasciandomi scorgere i suoi denti bianchi e le labbra carnose ripiegarsi su se stesse.

<<Va bene, mi preparo subito>>. Rispondo con una risatina, dirigendomi dritta in bagno per darmi una rinfrescata.

"Non appena sono pronta, nella mia tenuta sportiva e con i capelli scompigliati legati in una lunga coda di cavallo; lui nella sempre sua smagliante forma, mi aspetta all'uscita dandomi la mano e incamminandosi verso la mia auto. Mi apre lo sportello, come si rispetti a un galantuomo e quando siamo nella Mini Cooper, sfreccia immediatamente lungo la strada asfaltata con il suono di una delle sue musiche Indi preferite che incanta la tarda mattinata londinese".

<<Sei di buon'umore o mi sbaglio?>>. Domando con malizia.

<<Lo sono, è vero>>. Si lascia andare a una breve risatina, prendendo la mia mano destra e intrecciandola alla sua sul cambio.

<<E come mai? Posso saperlo?>>. Mi coinvolgo al suo sorriso.

<<Le cose stanno andando bene, tu ed io siamo qui... tutto sta tornando al suo posto>>. Fa un sospiro di sollievo.

"Sì, il posto che hai deciso tu".

"Perché penso sempre in questo modo così meschino?".

<<Kate, stai bene?>>. Si premura, accigliandosi in volto.

<<Sì... forse è solo un po' di stanchezza. Comunque sono d'accordo, ogni cosa sta andando nel modo giusto>>. Annuisco, guardandolo dritto in viso, e sicura delle mie parole.

"Avere rimpianti sarebbe da sciocchi e portargli rancore non risolverebbe per nulla la situazione critica che si era creata tra di noi e che per lui sembra ormai passata. È giusto che accetti la scelta che ho preso in maniera completa e che mi viva a pieno questa felicità".

"Quando mi rendo conto che la macchina si è fermata, scorgo dal finestrino un po' imbrattato dalla pioggia, di essere vicinissima a London Eye. Alexander mi raggiunge allo sportello, dandomi riparo con un ombrello e stringendomi con un braccio al suo corpo. Ci ritroviamo a camminare velocemente lungo la strada che porta all'enorme ruota panoramica".

<<Perché siamo qui? È una giornata pessima>>. Sbuffo tenendomi alla sua giacca.

<<Invece non c'è momento più adatto>>. Risponde, con un mezzo sorriso, mentre ci fermiamo alla biglietteria.

"La cassiera ci dà due biglietti e in silenzio ci dirigiamo alla nostra cabina aspettando la partenza. Sono pochi i turisti che si sono concessi il giro panoramico. Oggi una piccola ma fredda pioggerella invernale, ricopre il paesaggio londinese e anche se siamo conosciuti per il nostro clima poco favorevole, chi desidera almeno una volta guardare lo skyline della città dall'alto, non si lascia correre l'occasione di salire sulla London Eye".

<<Te lo ricordi, quando siamo venuti qui... quasi un anno fa?>>. La sua voce penetra nel silenzio, distraendomi dalla vista.

<<Sì, dopo Maryanne... >>. Intreccio le braccia, restando vicino alla vetrata.

<<Allora era sera, il cielo senza nuvole... ma la pioggia è il vero simbolo di questa nostra città. Londra va vissuta nella sua completezza>>. Fa un mezzo sorriso, inarcando le labbra rosee.

<<Alexander, che cosa sta succedendo? Perché siamo qui?>>. Mi acciglio, un po' perplessa da questa situazione.

<<Nulla di cui debba preoccuparti Katherine>>. Mi rassicura, con un tono di voce tranquillo.

"Si avvicina lentamente, posando una mano sulla barba curata del mento e non appena siamo a pochi passi di distanza, apre la giacca dal lato sinistro e sfila dal taschino anteriore una rosa rossa, dal gambo tagliato ma completamente aperta e senza spine. Me la porge, sfiorando le mie dita non appena la accetto. Annuso la sua fragranza delicata e raffinata, guardandola attentamente. È una bellissima rosa dai sette petali, fresca e sicuramente raccolta dal suo incantevole roseto che non segue il tempo e riesce a fiorire a qualsiasi stagione dell'anno".

<<Una rosa rossa... io ti ringrazio... non so' cos'altro dire>>. Abbasso lo sguardo, sorridendo.

<<Ti ho parlato già di quella rosa di cui non mi sono mai sentito degno di raccogliere. Tu sei quella rosa Katherine, preziosa e delicata ma allo stesso tempo pungente e pericolosa. La tua bellezza è qualcosa che mi ha affascinato dal primo momento e la tua caparbietà mi ha fatto sentire molte volte inadatto.>>.

<<Voglio solo che tu ricordi tutto questo... che io ti apprezzo, esattamente per queste qualità... anche ora che sei una vampira come me>>. Le sue parole lentamente mi cullano, al di là di ciò che possa pensare ma semplicemente nella sua verità.

<<Allora se è questo ciò che pensi adesso, perché non mi hai mai concesso di esserti accanto, perché ti sei sentito comunque il colpevole della mia trasformazione?>>. Cerco i suoi occhi mentre la mia voce si riempie di tristezza.

"Ho sentito la sua dichiarazione imprimersi nel mio cuore, come se avessi ancora bisogno di sentirgli dire quanto siamo diversi lui ed io dagli altri, quanto questo amore ci appartenga oltre le nostre forze e gli ostacoli che si contrappongono. Le ho sentite e inevitabilmente la felicità è esplosa dentro di me... ma ciò che mi ha fatto e che continua a farmi con le sue decisioni mi aprono ogni volta gli occhi, non mi lasciano neanche il tempo di sentire queste emozioni. Mi sento soffocare a poco a poco e non so' se sia un bene o un male".

<<Perché io sono colpevole. Tu sei sempre stata questo per me e non è giusto che la tua natura sia stata dissolta senza motivo, che tu non abbia potuto scegliere la vita che volevi>>. Mi stringe le braccia con entrambe le mani.

<<Alexander è esattamente ciò che stai facendo tu. Non mi hai dato libertà di scegliere, era una menzogna... tu già avevi deciso per entrambi>>. Rispondo senza neanche accorgermene.

<<Kate non ho deciso per te, sono solo consapevole di questa vita e voglio evitare che a te accada ciò che succede a tutti. Il rimpianto della tua umanità arriverà e quando sarà così non ci sarà cura, non ci sarà possibilità. Fidati di me>>. Mi guarda dritto negli occhi, cercando di trasmettermi la sua sicurezza.

"Ritornare sempre sullo stesso argomento è da sciocchi. Ormai, sto perdendo anche le briciole di dignità che possiedo. Sono stufa di tutto questo e la decisione che ho preso non può cambiare. Se desidero realmente restare al suo fianco, ritornare umana è la strada per non perderlo mai più".

<<Ti amo Katherine, tutto questo è solo per te>>. La sua voce si abbassa di qualche tono.

<<Lo so, tu ci sei sempre>>. Gli sfioro una guancia con le dita.

<<Il giro è quasi terminato, ti accompagno a casa e poi passo in ufficio>>. Mi accarezza i capelli, mostrando un sorriso sul suo viso.

<<Posso darti un passaggio poi, torno da me per cambiarmi>>. Mi avvinghio al suo collo.

<<No, non c'è bisogno. Chiamo Arthur per farmi portare un'auto. Come procede il tuo lavoro sul caso di quel ragazzo ucciso misteriosamente?>>. Mi abbraccia, posando le sue mani dietro alla mia schiena e tenendo il suo viso di fronte al mio.

"Mi bacia, improvvisamente, come se fosse una nostra quotidiana abitudine".

<<È difficile, cerchiamo tutti di fare del nostro meglio>>. Rispondo.

<<Lavori ancora con il detective Richardson?>>. Chiede, senza mezzi termini.

<<Sì, è il suo caso>>.

"Henry, lui è solo Henry per me".

<<Perché lo hai detto in questo modo?>>. Si acciglia.

<<Quale modo?>>. Spalanco gli occhi, dubbiosa delle sue parole.

<<Sembri quasi orgogliosa di lui...>>. Continua.

<<Beh, non lo so... lo sono forse, è un caso difficile e la sua professionalità sta accelerando i tempi. Lui è una persona in gamba>>. Stringo il colletto della sua giacca tra le dita.

<<Smettiamola di parlare>>. Sussurro sulle sue labbra.

"Incontro la sua passione in pochissimi istanti, quando si lascia coinvolgere in silenzio dal mio bacio. Mi stringe con le mani dietro il collo, i nostri corpi si avvicinano e come se il mondo intorno a me svanisse, sento solo il ticchettio della pioggia sulle vetrate come una melodia che accompagna i nostri movimenti. Le mie mani si reggono al suo viso, la mia schiena si tende verso di lui e lo cerco con ogni fibra del mio corpo".

"Lo faccio, in una maniera quasi inconsapevole e delusa dalle sue parole su Henry. Davvero ho usato un tono del genere? Perché ho pensato al fatto che per me lui è un uomo al di fuori del suo essere un detective. Ho sentito di nuovo quel dubbio intrufolarsi sotto la mia pelle, mescolare le carte in tavola e pormi davanti ad una realtà che ho sottovalutato per puro egocentrismo riguardo alla cura. Anche adesso che apro gli occhi e bacio l'uomo che sento essere l'unico per me quel dubbio mi pone delle domande".

"È davvero così?".

"Perché mi sono sentita attratta da Henry?".

<<Andiamo adesso>>. Mi sorride, prima di ribaciarmi.

<<Sì, andiamo>>. Prendo la sua mano e usciamo dalla cabina.

"La sua presa mi stringe, quando comincia a correre senza aprire l'ombrello. La pioggia incessante ci colpisce bagnandoci completamente. Urlo dalle risate mentre mi coinvolge a ballare con lui sotto la pioggia, prendendo la mia mano destra in alto con la sua sinistra e facendosi trasportare da una melodia suonata da un violoncellista, probabilmente un'artista di strada, poco distante da noi".

<<Che cosa stai facendo?>>. Rido, cercando di tenere gli occhi aperti dalla pioggia.

<<Ti amo Katherine, è questo ciò che sto facendo>>. Mormora sulle mie labbra, stringendomi al suo petto.

"Potrei desiderare qualcosa di meglio? Perché mi riempio la mente di quelle domande cui solo il cuore può rispondere?".

<<Grazie di questo meraviglioso giorno>>. Gli rispondo, baciandolo ancora.

<<Grazie di questa meravigliosa vita>>. Mormora, prima di lasciarmi andare.

<<Dove vai? Torniamo insieme>>. Ridacchio, nel vederlo così inzuppato d'acqua e con i capelli scompigliati.

<<Prendo un taxi, ci vediamo stasera>>. Fa l'occhiolino, correndo lungo la strada principale per accaparrarsi un taxi velocemente.

"Non riesco a smettere di sorridere mentre vedo la sua figura allontanarsi. Alexander Smith è tutto questo, da quando lo conosco. È imprevedibile, questo sicuramente posso dirlo. Testardo e a volte ai limiti della sopportazione, mi allontana e poi, mi lascia vivere la sua vita in questo modo. Mi lascia entrare dalla porta, a servirmi del suo amore e altre volte posso solo guardare dal buco della serratura. Mi prende ed io non so' cosa fare... non so' cosa pensare".

<<Devo, devo smetterla>>. Dico in un sospiro, ad alta voce, passandomi le mani tra i capelli.

"La poggia ha smesso di cadere poco dopo il mio arrivo a casa. Ci ho messo un'ora a togliere quell'odore acre di umidità ma alla fine sono molto soddisfatta del risultato. Ho raccolto i capelli davanti in un intreccio delicato che accompagna i lunghi capelli ondulati dietro alla schiena. Un trucco naturale che mette in risalto, con eye-liner e mascara, gli occhi. Un abito lungo, con uno scollo non troppo profondo ma che intreccia il corpetto fino alla vita con sfumature di lilla in organza. Il pizzo, dello stesso colore, si contrappone al tessuto in una gonna lunga con un breve strascico che ricopre le decollété nere con un filo di punta. Mi guardo allo specchio, sistemando la gonna sul pavimento. È un abito bellissimo cui Jane non ha resistito quando le ho chiesto di aiutarmi a sceglierne uno".

"Le maniche lunghe in pizzo non mi permettono di aggiungere qualche accessorio, quindi opto per dei piccoli brillanti per le orecchie e indosso una maschera fatta dello stesso ricamo del pizzo dell'abito, nera e con dei lacci in raso che sistemo fra la treccia dei capelli. Sarò irriconoscibile con questa maschera e allo stesso tempo renderò giustizia alla bellezza dell'abito. Sistemo in una pochette nera, l'invito alla festa e delle cose personali. Chiudo casa e mi avvio verso l'Audi parcheggiata nel mio giardino, bianca in contrasto con l'uomo meraviglioso che in smoking nero mi aspetta già con la portiera aperta. Gli sorrido, quando incontro il suo enigmatico sguardo azzurro".

"Gli sistemo il papillon e poi lo bacio sulle labbra".

<<Sei affascinante ma hai dimenticato la maschera>>. Dico con un mezzo sorriso.

<<Non preoccuparti... e comunque>>. Si scosta per farmi entrare in auto.

<<Tu sei sexy>>. Sussurra al mio orecchio, prima di chiudere la portiera e dirigersi al lato guida.

<<Dov'è Allison?>>. Chiedo, non vedendola in auto.

<<La sta accompagnando Arthur con un'altra auto. Entreremo come la coppia che è stata invitata, Katherine e Alexander>>. Mi accarezza una gamba, prima di mettere in moto e dirigersi al ballo.

"Arriviamo al famoso The Savoy, illuminato completamente dalla sua insegna verde e dalle luci allestite per la serata che circondano le composizioni floreali dell'entrata. I concierge ci danno il benvenuto, aprendo le enormi porte dell'albergo e lasciandoci nella Hall. Una donna, in tailleur verde scuro e capelli raccolti, ci chiede l'invito prima di procedere".

<<Benvenuti signor Smith e signorina Davis, seguite il lungo corridoio. Prima sala, se servono indicazioni, buona serata>>. Ci restituisce l'invito, indicando il percorso.

<<Aspetta>>. Mi dice Alexander, fermandomi per un braccio.

Prende dalla tasca, una maschera nera che gli fascia solo la zona degli occhi.

<<Adesso sono pronto>>. Fa un sorriso malizioso.

<<I tuoi occhi...>>. Mormoro, non riuscendo a guardare altri che lui.

<<Cos'hanno?>>.

<<Sono... così>>. Non riesco a parlare.

<<I tuoi di più>>. Dice, accarezzandomi una guancia.

<<Smettila, non mi hai lasciato neanche finire... sei così romantico, è strano>>. Faccio spallucce, trattenendo una risata.

<<Non credo ci sia qualcosa di male nell'adulare la donna più incantevole della serata>>. Mormora mentre camminiamo e ci dirigiamo alla soglia della grande sala.

<<Katherine... Alexander>>. La sua voce inconfondibile ci distrae.

"Ci voltiamo, in mezzo alla folla, scorgendo una mano che ci saluta. La pelle candida entra in contrasto con il suo elegante abito da sera, in seta rossa, che le fascia il seno con una scollatura abbastanza profonda e che cade dritto sul pavimento, in una forma elegante. Sulla vita una cintura di brillantini decora il colore intenso dell'abito mentre le sue labbra sono dipinte di qualche tono più scuro. I capelli biondi e lisci tirati all'indietro e una maschera dai tagli veneziani e completamente bianca le ricopre gli occhi azzurri. È divinamente bella Allison, sembra una femme fatale ed eclissa in pochissimi movimenti, con il suo portamento formale, le altre donne che le sono accanto. Si avvicina, tenendo l'abito stretto in una mano mentre con l'altra il calice da cui sorseggia".

<<Questo ballo è meraviglioso. Sto bevendo prosecco italiano e un uomo mi ha già chiesto il numero. È tutto magnifico, mi fa sentire così umana...>>. Si morde un labbro, quasi su di giri.

<<Kate sei splendida, non avrei potuto non riconoscervi; brillate quando siete insieme. Mi dispiace per ieri, non volevo che nascesse altro astio fra di noi>>. Mi prende una mano.

<<Non devi scusarti>>. Mi limito a dire, con nonchalance.

<<Sarà una serata unica. Mi raccomando Alexander, il primo ballo lo voglio con te... ci conto>>. Ridacchia lei. <<Oh, sempre se Kate è d'accordo>>. M'indica.

<<Già, se Katherine è d'accordo>>. Fa un sorriso di circostanza Alexander.

"Li guardo, entrambi, mentre aspettano il mio consenso. Perché il mio fidanzato non riesce a dire di no a questa donna? Sembra opportuno, è il caso di lasciarle anche questo onore? Non basta la sua presenza fastidiosa già a irritarmi? Mi faccio beffe della situazione, facendo una risata sarcastica e prendendo l'abito tra le mani entro nel salone, lasciandomi per un attimo alle spalle la rabbia che mi pervade".

"L'enorme sala, illuminata da luci bianche che compaiono tra i vasi di lillà, i lampadari illuminati da tenui luci dorate rendono l'atmosfera molto misteriosa. Le pareti bianche e in legno, il pavimento a scacchi: sono lo sfondo del magico gioco dei circensi che danno spettacolo tra gli invitati in maschera. Dei mangia fuoco sono al centro della sala che giocherellano con destrezza tra le fiamme, due donne in abiti a righe bianche e nere sono appese a delle corde sul soffitto, decorate da nastri blu e rossi. Si lasciano andare a delle piroette proprio sulle teste delle persone, facendoli cadere nello stupore delle loro acrobazie e a tanti applausi".

"M'incammino ancora, incantata dall'atmosfera che si respira. La musica, suonata da un'orchestra circense, in smoking dai colori stravaganti suona una musica da circo un po' gotica, con l'aiuto del pianoforte, di due violinisti e qualche trombettista. È un luogo incantato e curato nei minimi dettagli. Le colonne in mezzo alla sala sono circondate dai camerieri truccati da clown e con le maschere, che servono champagne a tutti mentre, nella zona del bar, i barman indossano la divisa del Savoy ma con delle maschere sul volto. Cammino attraverso la gente come una bambina al circo, cercando di non perdermi nessun dettaglio. Incontro qualche cameriere clown che mi offre dello champagne, dei giocolieri che danno spettacolo con sfere di vetro, le ballerine che danzano con delle maschere veneziane e gli invitati stupiti dalla bellezza della serata".

"Mentre mi avvicino al Bar un circense vestito da mago e con la maschera sul volto muove delle carte velocemente davanti al mio viso, facendomi sobbalzare. Ridacchio, con una mano sul petto, quando lo vedo formare un ventaglio con le carte e indicandrmi di sceglierne una. Lo faccio, puntando il dito su una carta dal retro blu e mentre le mescola velocemente rimango incantata dai suoi movimenti. Le riapre davanti al mio volto e tirandone una proprio dal retro dello stesso colore la volta verso di me, mostrandomi il numero".

<<Tre di cuori, che cosa significa?>>. Domando prendendo la carta tra le mani.

"Il circense chiude le carte e sistemandole nella giacca, sciocca le dita sorridendo e scompare tra la folla degli invitati aiutato dalle luci soffuse. Rimango da sola, guardando la carta tra le mie mani... che gioco delizioso, devo dire che Jane si è davvero superata con questa festa. È incredibile come sia stata capace di organizzare un ballo in maniera così affascinante. La sua famiglia ha fatto sempre una figura impeccabile alle feste che organizzava ma non hanno mai pensato di metterci un po' di brio in più, rispetto ai soliti gala".

<<Signori e signore, il primo ballo sta per iniziare... vi invitiamo a scegliere il vostro compagno>>. La voce di una donna rimbomba in tutta la sala.

"Mi volto, alla ricerca di Alexander e Allison che vedo ridere poco lontani dall'entrata della sala. Non voglio pensarci, è inutile ricorrere i suoi pensieri. Avrebbe dovuto farmi rispettare, smettere di dare il consenso a tutto ciò che passa per la testa a quella bionda".

<<Buonasera, che cosa posso servirle?>>. Mi domanda il barman, non appena mi avvicino.

<<Un Martini, con molto gin>>.

<<Fa tanto newyorkese stressata>>. Ridacchia una voce alle mie spalle.

"Mi volto, riuscendo a intravedere solo la maschera veneziana dorata e decorata in pizzo, della donna che mi parla, fasciata da un abito lungo e nero che l'avvolge completamente. Lo strascico bianco la ricopre da un lato cadendo sul pavimento; la collana di diamanti luccica quando incontra le luci dei riflettori mentre i capelli biondi sono raccolti in un elegante chignon molto moderno e chiuso nei nastri della maschera. Faccio una smorfia, cercando di capire chi sia ma quando me ne rendo conto, lei scosta già la maschera sulla fronte, lasciandomi intravedere il suo viso".

<<Mio Dio Jane, sei ... mozzafiato, stai benissimo>>. Abbraccio la mia amica, dandole un bacio sulla guancia.

<<Ho scoperto che il nero è il mio colore e tu, guardati... sei sempre splendida. Allora, ti piace questo evento?>>. Si guarda intorno, ridacchiando.

<<Certo, è fantastico. Sono fiera di te, ti sei superata>>. Prendo il mio Martini.

<<Kate, mi hai sopportato nei preparativi... il merito è anche tuo>>. Risponde, sistemando la maschera sugli occhi.

<<Oh, John... vieni qua, c'è Katherine>>. Urla Jane tra la folla, prendendo subito la mano del suo fidanzato.

<<Katherine, ciao... come stai? Sei bellissima stasera>>. Mi sorride John, abbracciandomi subito.

<<Benissimo, grazie mille ma stasera mi ha superato la tua ragazza. Tu come stai?>>. Rido, in loro compagnia.

<<Bene, è vero. Questa sera Jane brilla più di tutte>>. La bacia sulla tempia, cingendole la vita.

<<Uomini, il ritratto degli adulatori se gli prometti una notte insieme>>. Ride Jane, prendendosi gioco di lui.

<<Grazie della fiducia che riponi in me... Kate, Alexander dov'è?>>. Mi domanda John.

<<Oh... Alexander>>. Mi scosto, sorseggiando il Martini e guardando al centro della sala le persone che ballano una specie di valzer moderno.

<<È con quella sciacquetta che chiese di parlarti quando eravamo insieme in quel negozio?>>. Si acciglia Jane.

<<Per favore Jane>>. Sbuffo, per il suo tono.

<<Katherine, se fa il primo ballo con il tuo uomo è una sciacquetta, non un'amica. Se avessi saputo che ti disturbava la sua presenza, non avrei accettato di dare un altro invito ad Alexander>>. Spiega lei.

<<Non devi pensarlo. Lo ha chiesto... lo ha ricevuto. Non c'è niente da aggiungere, lui l'ha voluta qui>>. Bevo dal mio calice.

<<Chi sarebbe questa donna?>>. Domanda John.

<<Una ex di Alexander, di cui sembra siano rimasti in buoni rapporti. Perché l'ha invitata?>>. Continua Jane.

<<Perché lei ha chiesto di venire, è in città per un po' e non vuole stare da sola. Mi dà un altro Martini per favore?>>. Chiedo al barman.

<<Andateci piano con l'alcol voi due, adesso vado da tuo padre. Il prossimo ballo lo concedo a entrambe>>. Scherza John, baciando la sua fidanzata e allontanandosi da noi.

<<Non devi restare qui per me. Avrai sicuramente molte persone che ti impegneranno stasera>>. Dico a Jane, offrendole un bicchiere.

<<Finché le ballerine sospese non metteranno al centro della grande colonna un vaso di vetro dove raccoglieranno personalmente gli assegni e li metteranno al suo interno, sono libera. Quando le vedrai fare un gesto del genere, allora devo correre a fare il mio discorso ma sono qui anch'io per divertirmi e voglio che lo faccia anche tu>>. Mi alza il viso con una mano.

<<Non ti voglio vedere triste, chiaro?>>. Alza il tono della voce, fingendosi nervosa.

<<Che cosa posso fare? Sento la rabbia montarmi su per il cervello>>. Le rispondo, quasi in preda all'odio per quella donna e cercando di mandare giù d'un sorso il Martini.

"Le sorrido mestamente cercando di assimilare la mia rabbia e trasformarla in indifferenza. Questa è la serata di Jane e mi disturba il doversi preoccupare per me. Non voglio che risenta di questo mio problema e soprattutto voglio godermi insieme a lei, questo bellissimo spettacolo che ha messo in scena. Quando il vaso di vetro sarà posto tra le due circensi si darà il via alle donazioni in Africa. Un gesto che può fare la differenza e soprattutto, considerando le persone cui partecipano al ballo, un contributo non indifferente".

<<Mi scusi signorina, potrebbe concedermi il prossimo ballo?>>. Una voce rude, alle mie spalle mi costringe a voltarmi.

"Un uomo alto, in smoking rigorosamente nero, con papillon e un profumo inebriante, mi porge la mano. Ha i capelli castani, tendenti al riccio, gli zigomi alti ma non riesco a intravedere di più. Una maschera dorata, da gladiatore romano decorata con dei ghirigori gli ricopre il volto, lasciando solo gli occhi verdi che mi penetrano quasi nell'anima per la loro intensità. Rimango in silenzio, non riuscendo a prendere una decisione e perdendomi nel suo sguardo. Il mio braccio si tende all'indietro con violenza, quando Jane mi attira a sé".

<<Rispondendo alla tua domanda. Quando non sai cosa fare ricorda: se non puoi combatterli, fa come loro>>. Mi sussurra nell'orecchio, spingendomi verso l'uomo davanti a me.

"Barcollo, cercando di sistemare i capelli. Rimango in silenzio e annuendo con il volto, intreccio la mia mano a quella dell'uomo misterioso che mi ha invitato a danzare. Quando i violini e il pianoforte cessano il primo ballo, alcuni invitati continuano a restare al centro della sala mentre altri si allontanano dando maggior spazio. Io seguo l'uomo dalla maschera da gladiatore che mi accompagna tra le prime file di invitati".

"Non smette di guardarmi, mettendomi quasi a disagio della situazione che si è creata. Non voglio provocare la gelosia di Alexander né dare la soddisfazione ad Allison di cadere nei suoi modi sfacciati. In fondo, sto solo facendo un ballo e già ho perso il primo, è questo che dovrei ricordarmi senza troppi pensieri".

"Quando ci posizioniamo, l'uomo misterioso mi lascia la mano mettendosi davanti a me, pronto per cominciare la danza della prossima musica che suonerà l'orchestra di circensi. Distolgo lo sguardo, cercando di non cadere nei suoi occhi che, invece, non si smuovono minimamente dalla mia persona".

"Quando la musica parte, in un valzer dalla melodia unica e travolgente, l'uomo m'invita a unire le nostre mani danzando a pochi centimetri di distanza in tondo. Mi faccio trasportare dalla musica, guardando dritto negli occhi il misterioso uomo che mi ha invitato a ballare".

"La melodia ci segue nei movimenti, quando gli abiti si aprono e si chiudono, svolazzano a ogni piroetta e i violini tremano le loro corde con potenza. Una sua mano mi tiene mentre l'altra mi avvolge la schiena, quando danziamo al centro della sala come se ci conoscessimo da una vita e sapessimo già qual è il prossimo passo l'uno dell'altro".

<<Sei una ballerina eccellente Katherine Davis>>. Mi parla a pochi centimetri dal viso.

"Sento ancora il suo profumo forte che m'impregna il volto".

<<Come conosci il mio nome? Aspetta... ma Henry sei tu>>. Domando, sorpresa dalle sue parole.

<<Sì Katherine, mi dispiace non riuscire a starti lontano>>. Sussurra, mentre continuiamo a danzare.

<<Henry, io...>>. Farfuglio.

"Mi sento strana, quasi le parole non mi escono da bocca".

<<E ti chiedo scusa perché non riuscirò a mantenere la mia promessa>>. Risponde con voce rude e straziata, come se non riuscisse più a trattenersi.

<<Di che cosa stai parlando?>>.

<<Mi dispiace Alexander>>. Dice ad alta voce.

"Le sue labbra s'impregnano di un sorriso, prima di lasciare la mia mano destra e scivolare le sue dietro al mio collo. Il suo odore mi stordisce quando mi prende a sé e mi bacia, con trasporto e passione. Sento la sua lingua che s'impadronisce della mia, la sua forza che mi tiene stretta e la musica sembra fermarsi d'un tratto. Chiudo gli occhi, inevitabilmente, con le mani che mi cadono pesanti sui lati del corpo. Mi sta baciando, il detective Henry mi sta baciando e a me piace, in una maniera diversa. Sento un formicolio che mi percorre il corpo, una fiamma che mi arde dentro e più le sue labbra mi possiedono, più sento di volerle".

"Inconsciamente poggio una mano sul suo petto mentre le sue mi accarezzano i capelli con una delicatezza che è in netto contrasto al suo bacio. La musica non s'interrompe affatto nella sala ma quando mi rendo conto, completamente, di ciò che sta accadendo e di chi è presente in questo posto insieme con noi è troppo tardi".

<<Togli subito le tue luride mani dalla mia donna>>. La voce di Alexander è carica di odio mentre sposta violentemente Henry da me.

"Lo guardo con sorpresa ma i suoi occhi sono vuoti, spenti e quasi rossi quando scaglia Henry sul pavimento con una forza inaudita. Le persone cominciano ad allontanarsi, l'orchestra smette di suonare e l'unico suono che si sente è quello dello spavento e delle urla degli invitati. Metto le mani sulla bocca, allontanandomi di qualche passetto mentre vedo Alexander affannare e guardare con violenza il corpo di Henry disteso sul pavimento".

<<Oh mio Dio, Alexander ti prego...>>. Balbetto, cercando di allontanarlo.

<<Toglimi le mani di dosso>>. Mi urla in faccia, scostandomi.

Si piega sulle ginocchia e prendendo il collo di Henry, gli getta via la maschera.

<<Come cazzo ti sei permesso di baciarla?>>. Urla, prima di tirargli un pugno sul viso che lo fa sanguinare.

<<Alexander no>>. Piango, cercando di tirarlo per un braccio ma si trattiene con una forza indescrivibile, facendo peso sul pavimento.

"È impossibile, non ci riesco. lo ammazzerà, qui e davanti a tutti".

<<Alexander... Alexander...>>. Allison si avvicina di corsa, inginocchiandosi davanti a lui e prendendogli il volto fra le mani.

<<Ti prego, tu sei meglio di così. Lo sai, Alexander... per favore, non dare altro spettacolo. I tuoi occhi io li vedo e so' che tu sei consapevole dello sbaglio che stai per fare. Alexander, ascoltami... sono qui, io ti posso aiutare>>. Mormora lei, ma io la riesco a sentire, mentre cerca con dolcezza di tranquillizzarlo.

"Lui rimane lì, a fissare il viso della vampira bionda poi, torna a guardare Henry e convinto dalle parole di quella donna, si alza in piedi. Tirando via il papillon dal collo e guardando ancora una volta l'uomo disteso sul pavimento con disprezzo. Io mi avvicino a Henry, prendendogli il viso tra le mani, ha un occhio violaceo e il sangue che gli cola ancora dal viso... è inammissibile, la gente ci guarda e mormora mentre intravedo Jane, tra le prime file, spaventata da tutto quello che è accaduto".

<<Henry, mi dispiace...>>. Sussurro con le lacrime che inondando i miei occhi.

"Mi alzo in piedi, in preda alla paura e ai singhiozzi che non riesco più a trattenere. Sfilo via la maschera, lasciandola cadere alle mie spalle quando corro verso l'uscita, sotto gli occhi di tutti gli invitati. Sento la voce di Henry che urla il mio nome, chiedendo di fermarmi ma non ci riesco più, non riesco a restare e a guardare ancora le persone che erano presenti, le uniche di cui m'importa".

"La pioggia ha cominciato a cadere di nuovo su Londra, quando esco e m'incammino verso la strada chiamando un taxi ad alta voce. Mi impregno il viso di lacrime e di questa cascata di rugiada che scivola dal cielo in maniera incontrollata. Ho il vestito zuppo, i capelli fradici ma non m'importa. Piango, lo faccio ancora, in maniera assordante ad alta voce, in mezzo ai tanti rumori della città. Un taxi nero frena, accettando la corsa, davanti al marciapiede. Apro la portiera, quando una mano mi afferra per il polso, strattonandomi con forza e voltandomi di scatto".

<<Alexander>>. Pronuncio quasi inconsciamente, girandomi verso la figura che è di fronte a me.

<<No Kate>>. La voce s'impregna di delusione.

<<Henry...>>. Sospiro, scivolando la mano dalla sua presa.

<<Perché vai via, non andare da sola... non scappare>>. Dice, chiudendo la portiera del taxi.

"I capelli gli scivolano sulla fronte, ormai impregnati quanto i miei. Il suo volto è ancora contuso ma sembra poco livido rispetto a come appariva pochi minuti fa, per il forte pugno ricevuto. La camicia è sbottonata al collo mentre il papillon è completamente sciolto. Ormai il peggio è arrivato, l'umiliazione che ho provato precedentemente è qualcosa che non dimenticherò mai".

<<Io... ho bisogno di andare via. Mi dispiace per quello che è accaduto>>. Apro la portiera e m'infilo velocemente nel taxi.

<<Kate, abbassa il finestrino>>. Sento la sua voce oltre lo sportello, mentre dà dei piccoli pugni sul vetro.

<<Stai scappando perché hai provato esattamente ciò che ho provato io Kate, lo hai sentito in quel bacio... tu lo hai sentito. A me non importa di questa festa né di quello che possa pensare Alexander... non m'importa neanche di come mi ha fatto sentire. A me importa di te Kate, per favore>>. La sua voce è piena di coraggio ma il volto preoccupato lo inganna.

<<Io non so' cos'ho provato, non... non voglio parlarne ora. Taxi, parta per favore>>. Alzo il finestrino, abbassando gli occhi per non guardarlo ancora una volta negli occhi.

"Perché so' che sto mantenendo, prima a me stessa e poi a lui".

"L'ho sentito".

"Era forte e bruciava dentro di me"

"Una nuova emozione".







*Direi CHE CAPITOLO oppure no? Questa volta ho cercato di trasmettervi le mie sensazioni attraverso le musiche che ascoltavo mentre ho scritto la storia e soprattutto la canzone The Vampire Masquerade che è proprio il Valzer che immaginavo danzasse la nostra giovane protagonista. Allora? Non voglio aggiungere altro aspetto i vostri commenti e se questo capitolo vi ha rubato una piacevole lettura, lasciate una stellina

Grazie a voi lettrici,
Al prossimo capitolo

R. E. Meyers

P.S Ecco a voi qualche GIF sui nostri protagonisti:

Allison:


La nostra Jane:


Il famoso John (fidanzato di Jane):


Il tanto amato e odiato Alexander:

La nostra protagonista Katherine:

E il detective Henry:

Al prossimo capitolo!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro