Capitolo Tredici
"Come sembra essenziale ciò che non ci appartiene, quando è sempre davanti ai nostri occhi ma non alla nostra portata. Magari, abbiamo sempre osservato ma mai desiderato che ci appartenesse. L'abbiamo accolto nella nostra vita ma non ci siamo mai premurati di dargli la giusta importanza, di pensare che senza di esso non si possa vivere".
"Quando il calore del Sole, della luce che appartiene al Mondo, è ritornata sulla mia pelle ho sentito come se qualcosa che ho sempre amato non mi appartenesse più. Ho danzato con le dita nell'aria mattutina ma niente ha riscaldato il mio corpo, non c'è stato nulla a parte la luce che ha sfiorato realmente la mia pelle".
"Potevo farlo, con l'aiuto di un anello che Alexander aveva conservato per sé ma che per cause di forza maggiore mi ha fatto indossare. Per permettermi di non bruciare, come succede a tutti i Vampiri, se rimangono anche solo un minuto a contatto con la luce del Sole".
"Mi ha confessato che apparteneva a una tribù importante, la stessa che gli aveva donato la collana dopo che quella di Allison l'aveva gettata nel mare. Non poteva rimanere con un solo oggetto a sua disposizione per uscire di giorno. Aveva bisogno di vari manufatti e da qui, la decisione di farsi incidere un anello. Completamente d'argento e con un simbolo simile a un ghirigoro".
"Credo che sia molto potente, se mi permette di restare al Sole come se fossi ancora umana. Mi fa strano pensare che esistano amuleti del genere, profezie e magari qualche magia nera, come le stesse che ha imparato Alexander per sconfiggere la vampira pazza, ma ormai non ci rimugino più di tanto. Pensare al vampirismo è già stato un grande shock in passato ma adesso che ci sono così dentro, quasi più niente mi fa paura di questo mondo così occulto".
"Sono passati dei giorni, circa una settimana, da quando mi sono risvegliata completamente da quella morte apparente. Ho cercato di assimilare, di riflettere su ciò che possa essere accaduto, ma la mente è sempre sovrastata da queste nuove percezioni. Ho imparato, con un po' di pazienza a riuscire a isolare i suoni e concentrarmi sulle persone che parlano, invece di continuare ad ascoltare il movimento delle foglie. Se fossi stata ancora umana, probabilmente avrei sofferto di mal di testa perenne poiché ogni cosa, la percepivo in maniera troppo assordante come quella musica in discoteca che non ho mai amato particolarmente".
"Alexander mi ha guidata con molta pazienza e senza farmi mai pesare le difficoltà che ho incontrato. Alla fine, ho scoperto che davvero il trucco è riuscire a rilassarsi, concentrare ogni cosa su un solo pensiero ed esso diventa quello che veramente abbiamo bisogno di ascoltare dentro noi stessi. Non lo credevo possibile ma è proprio così che lui ha imparato a fare. Ormai, da secoli ci riesce con facilità e anche se a me suona ancora difficile, quando m'impegno, ci riesco davvero".
"È un ottimo insegnante, anche se a volte, sembra che la situazione gli pesi come un macigno sul cuore. Capisco che ha sempre voluto che ciò non accadesse ma io non sento che questo sia un male. Non è facile e ho sempre fame di sangue, in maniera incontrollata, impetuosa a volte... mi sento come se ne fossi drogata e mi deconcentra... completamente... dal mondo intero ma..."
"Io, più di ogni altra cosa, desidero restare accanto ad Alexander. L'immortalità mi ha permesso finalmente, di non pensare a quando sarò vecchia o che lui potesse non amarmi più. Forse, è quasi egoistico da parte mia ma quando l'amore non ha mai segnato dentro di noi, il pensiero che qualcuno ci appartenga? Io sono sua, lo sono da sempre. Da quando ci siamo incontrati, da quel meraviglioso primo bacio che con la mia mente così attiva, non dimenticherò mai più. Da quelle prime parole e dalla sua voce che rimarrà così intatta in eterno e da quest'amore che fiammeggia dentro di me, ardente e impossibile da frenare nemmeno adesso. Perché ciò che desidero davvero è restare con lui, in eterno".
<<Ci sei?>>. Mi domanda Alexander, distogliendomi dai pensieri.
<<Sì>>. Gli sorrido mente si siede di fronte a me, poggiando un calice sul tavolo che ci separa.
<<A che cosa stavi pensando?>>. Mi domanda con sguardo vitreo e tono serio.
<<Al sole>>. Rispondo, accavallando le gambe e guardandolo dritto negli occhi.
<<Al sole?>>. Ripete con tono di domanda.
"Mi volto osservando dal balcone alla mia destra, nel salone della Villa di Alexander. I raggi illuminano la grande stanza dipingendo di colori tenui la mattina Londinese. Questo bel tempo, sempre così raro, nasce come una ventata di bellezza che raccoglie ogni angolo della Villa. Sospiro, con un sorriso malinconico perché non riesco a sentire quel calore che percepivo una volta, quando i raggi del Sole abbracciavano anche me".
<<Illumina Londra, chissà quando succederà ancora>>. Mormoro continuando a guardare il paesaggio.
<<e non è freddo come il ghiaccio...>>. Dice costringendomi a voltarmi verso di lui.
<<Che cosa vuoi dire?>>. Gli domando perplessa.
<<Tu stavi pensando al fatto che non riesci a sentire più il calore sul tuo corpo. Il freddo, ormai è l'unica cosa che percepisci. In realtà, non è così. Quando si è vampiri, si è neutrali, non si può più sentire né il caldo né il freddo. Se un umano toccasse la tua pelle, non la percepirebbe come gelida ma come una via di mezzo>>. Spiega senza cambiare espressione.
<<Io prima sentivo la tua pelle fredda, quando ero umana...>>. Mi acciglio perplessa.
<<No, in realtà il tuo inconscio ti faceva comprendere che c'era una differenza tra le nostre temperature. Per questo m'immaginavi freddo rispetto al tuo calore corporeo da umana>>. Continua lui.
<<Vuoi dire che è tutta una questione psicologica? Come... no, non credo. Io sono sicura di ciò che dico>>. Rispondo un po' sorpresa dalla questione.
<<Katherine, sono secoli che ho rapporti con le persone. Non credi che qualcuno si sarebbe accorto di qualche differenza se fossi stato gelido come un cadavere? Non è così ma se sei un umano consapevole di stare in contatto con un Vampiro, è probabile che si faccia qualche paranoia e puntualizzi su ogni diversità>>. Sospira facendo un gesto di disapprovazione prima di accavallare le gambe e ritornare a un'espressione più serena.
"Giro lo sguardo pensando a ciò che mi ha appena detto. Non riesco proprio a ricordare la sensazione del suo tocco, sentivo solo che era diverso dal mio. Probabile, che ciò sia accaduto dopo aver scoperto che lui è un Vampiro ma per quale motivo adesso, tutte quelle sensazioni al tatto che sembravano così familiari sono scomparse del tutto dalla mia mente? Insomma, capisco che i Vampiri non le provano ma io solo poche settimane fa ero ancora umana, come posso non ricordarle? Avrei voluto tanto che non fosse così. Ricordarle mi avrebbe aiutato, magari, a saperle distinguere in alcuni gesti come se le provassi ancora, grazie alla mia memoria".
<<A che cosa stai pensando adesso?>>. Mi domanda lui interrompendo i miei pensieri.
<<Beh, perché non usi il nostro legame per saperlo?>>. Gli faccio una smorfia ironica.
<<Perché non possiamo più utilizzare il legame di sangue che avevamo creato>>. Risponde lasciandomi completamente sorpresa.
<<Che cosa... Alexander>>. Balbetto aggrottando la fronte.
<<Adesso tu sei una Vampira Katherine. Non esiste nessun legame di sangue tra di noi, adesso appartieni a chi ti ha trasformata e lui a te. Anche se in questo caso, tu sei sottomessa alla sua volontà>>. Mi spiega ma questa volta il tono è glaciale.
<<Vuoi dire che non... non potremo più utilizzare il nostro modo di parlare attraverso i pensieri? Quel momento sulla ruota panoramica in cui abbiamo condiviso il nostro sangue...>>.
<<È solo un ricordo>>. Mormora con un filo di voce e senza cambiare la sua espressione.
"Lo osservo cercando di comprendere dal suo tono, dai suoi occhi freddi, da qualsiasi gesto anche involontario qualcosa... qualsiasi cosa che possa farmi capire che cosa stia succedendo tra noi. Sapere di non poter più utilizzare quel legame mi fa sentire così debole davanti a lui. Fragile e insicura perché quella condivisione, che ci aveva uniti nella mia umanità e nel suo vampirismo, adesso non c'è più. Niente nel nostro presente riesce a mostrargli quanto siamo ancora uguali a prima, quanto sia sopravvissuto il nostro amore, anche se io sono cambiata".
<<Ai vampiri quindi, di tutto ciò che esisteva prima, rimane solo il ricordo?>>. Domando cercando di trattenere il dispiacere.
<<Sì e spesso è l'unica cosa che ci fa sentire ancora umani>>. Risponde mentre i suoi occhi non battono neanche una volta, osservandomi.
"Socchiudo le labbra mentre la mia espressione si rabbuia. Ho ascoltato la sua voce che come una tenebra, impossibile da controllare, ha mostrato ciò che davvero pensa di quello che è accaduto. E di me, di quello che sono adesso".
<<Alexander che cosa vuoi dire con questo?>>. Mormoro presa dal timore della sua risposta.
<<Abbiamo molte cose da fare oggi, su>>. Si alza in piedi, cambiando discorso e sistemandosi la giacca.
"Velocemente lo seguo mettendomi di fronte a lui. La mia espressione di sorpresa e soprattutto d'incertezza che mi mostra quanto sia impossibile percepire solo dal suo sguardo, quello che invade i suoi pensieri. Si volta per non osservarmi ma io non demordo, con una carezza leggera sulla guancia gli sfioro il viso portandolo di nuovo a faccia a faccia con me".
"Gli respiro quasi sulle labbra mentre la mia mano sulla sua pelle trema. Non è colpa mia, anche se non avessi più un cuore, anche se non potessi più provare qualsiasi emozione, come una volta, i sentimenti nei confronti di quest'uomo sarebbero sempre più forti, anche del vampirismo. Perché mi fa male dentro, la paura di pensare che si stia allontanando da me, proprio perché non sono più umana".
<<Ti prego Alexander, parlami. Non voltarti, non dirmi che l'unica cosa che hanno i vampiri per sentirsi ancora umani sono i ricordi. Che cosa sta cambiando tra di noi che io non riesco a capire?>>. Le lacrime scivolano dai miei occhi mentre la voce si trasforma in un sussurro.
<<Niente Katherine, va tutto bene>>. Dice ma il suo volto è una maschera fredda come la sua voce.
<<Io ti amo Alexander, perché mi stai facendo pesare questa cosa? Perché ti comporti come se fosse un male che io sia una vampira? Volevi che morissi?>>. Lascio violentemente la mano, allontanandomi da lui con rabbia.
"Le parole diventano aspre e non celano la mia rabbia. Getto le dita tra i capelli mentre mi sento completamente mancare il respiro. È impossibile, mi ripeto. Perché sono una vampira, non è possibile che mi senta senza fiato ma poi, mi rendo conto che le emozioni sono intense, incontrollabili e quando cedo a loro, io non sono così differente da quando ero un'umana".
<<Credi che io voglia farti pesare questa cosa? Che volevo che morissi?>>. Mi ripete stringendomi un braccio e costringendomi ad alzare gli occhi su di lui.
<<E allora perché mi tratti come se gravasse su di me? Come se fosse colpa mia? Tu, mi stai gettando addosso la tua collera>>. Urlo, lasciando la sua presa.
<<Katherine... come fai a pensare questo di me? Tu sai che cos'ho visto quando ti ho ritrovata? Quando sono arrivato sotto a quella stazione? Io ti ho vista senza vita Kate... eri morta e ho avuto paura. Ho avuto paura che fosse troppo tardi per trasformarti, per lasciarti provare a vivere di nuovo>>. Risponde a tono dicendo tutta la verità con furia.
<<E allora perché mi fai sentire così colpevole?>>. Gli domando mentre la voce mi trema.
<<Non voglio farti sentire colpevole. Non è con te che ce l'ho ma tu non dovevi vivere questo, non dovevi diventare così>>. Cammina quasi come se trasportasse il suo corpo e gettando le mani sul tavolo cala il capo.
<<Non so' chi sia il colpevole di questa cosa e stiamo lavorando tanto. Dopo che avrò imparato i tuoi segreti, noi potremo scoprire chi mi ha trasformato attraverso il legame che possiedo. Non dico che sia facile ma Alexander, io preferisco essere così... se posso essere ancora viva, se posso essere ancora con te>>.
<<Viva? Noi non siamo vivi, Katherine. Noi fingiamo di essere ancora umani ma non lo siamo e questo che ti è accaduto... è la conseguenza delle mie scelte>>. Le ultime parole gli muoiono in bocca.
"Mi avvicino silenziosamente poggiando una mano sulla sua spalla. Quel tatto delicato, della forza che ho imparato a dosare, sfrega la sua giacca mentre mi sistemo accanto a lui poggiando il mio corpo al tavolo. Abbasso la testa per riuscire ad avere visuale del suo viso. I suoi occhi sono indecifrabili e tutto ciò che riesco a percepire è la tensione e la rabbia che gli marca gli zigomi che sprofondano nel bianco della sua pelle".
<<Credi davvero che questa sia la conseguenza del nostro amore? Che sia colpa tua?>>. Mormoro parlando con dolcezza.
"Non voglio che si arrabbi o che possa pensare che sia responsabile di ciò che mi è accaduto. Io so' che non è così ma parlare con Alexander arrabbiandomi, non è la scelta giusta. Non affronterà mai il discorso con me e di certo, non mi confiderà nulla tantomeno ora, che ha alzato un muro davanti alla nostra relazione".
"Io lo riesco a sentire e anche se non so' ancora perfettamente come muovermi nel sentiero del suo essere così enigmatico, devo provarci. Per riuscire a trovare la speranza che dentro a quel buio ci sia ancora un filo di luce".
<<Alexander quando ho deciso di accettare questo mondo, il giorno che me lo hai mostrato, io ero consapevole che niente sarebbe stato facile. Sono quasi morta per dissanguamento, ho sparato un colpo al cuore ad un vampiro forte e, anche se non ricordo ciò che sia accaduto, non ho dubbi di aver provato comunque con tutta me stessa ad evitare che questo accadesse... ma credi ancora che la colpa sia tua?>>.
<<Alexander io e te siamo solo colpevoli di amarci e pensare che non sia così è come credere che la vita sia la colpa della nostra morte>>. Stringo il suo polso, parlando con sincerità.
<<Voglio che tu sappia che io non ce l'ho con te. Vorrei solo che accettassi che questo è l'unico modo adesso e che io ti amo Alexander ed ho bisogno di sapere che per te è ancora lo stesso>>.
"La mia voce cambia dimostrandogli la mia sofferenza. Quando alza lo sguardo si trascina in piedi mettendosi di fronte a me. Singhiozzo in un mormorio ma consapevole che per lui è un suono percepibile. Abbasso gli occhi ed è più forte di me, la sua espressione è qualcosa che mi fa davvero male dentro".
"Le sue braccia mi avvolgono ed io inconsciamente mi stringo subito a lui. Il suo profumo, la sua stretta vigorosa e il suo respiro sui miei capelli mi rianimano, come se fosse l'abbraccio della vita e ciò di cui ho bisogno per sentire di possedere ancora un'anima".
"Perché lui è la mia e non ho bisogno di nient'altro..."
"Sfioro la sua camicia tra le mani salendole fino alle sue spalle. Gli accarezzo il collo e il viso fino a sentire completamente i suoi respiri sulla mia bocca. Le sue iridi, azzurre come i ghiacciai più freddi, sono a pochi centimetri dai miei occhi mentre ascolto il silenzio di questo istante in cui mi lascio andare di nuovo alle lacrime. La sua presa forte mi fa sentire a casa ma ho bisogno di una certezza, di dire al mio cuore che l'amore non è cambiato e che niente potrà mai farlo".
<<Ti amo Alexander, con ogni fibra del mio corpo. Ti prego dimmi che anche per te è così, Alexander ti prego... dimmelo... dimmi che mi ami>>.
"Osservo palpitante il suo sguardo mentre le mani tremano e sfiorano ancora carezza dopo carezza il suo viso perfetto, come se volessi cercare la certezza che lui è davvero davanti a me, che questo non è un sogno e che ciò che voglio che le sue labbra mi dicano sia il suono più bello che udirò tra un istante".
<<Io sono sempre Katherine... la vecchia Katherine Davis>>. Sussurro mentre le lacrime hanno il sopravvento su di me.
<<Ed io amerò per sempre la vecchia Katherine Davis>>. Dice, con la sicurezza che lo contraddistingue.
"Sorrido presa dal momento. Ho sperato così tanto che me lo dicesse, che pronunciasse ancora quanto mi ama. Sentirmelo dire mi dà la pace e la felicità di cui ho bisogno per pensare a questo nuovo futuro che si prospetta davanti a noi, in tutte le sue sfumature".
"Sorrido ancora, questa volta, con le lacrime di gioia e accarezzo le sue labbra con le dita sfiorando quel viso che non mi stancherò mai di disegnare con lo sguardo".
<<Ti amo Alexander>>. Mormoro ancora, come una promessa ma non appena mi avvicino per baciarlo lui si allontana lasciando un casto bacio sulla mia fronte.
"Rimango immobile qualche secondo o forse di più mentre lo vedo allontanarsi verso il tavolo. Se avesse voluto schiaffeggiarmi o urlarmi che mi odia mi avrebbe fatto sentire meno distrutta di quanto adesso mi provoca questa sua azione".
"Non ti ama Katherine, lui amava la te umana. Mi ripetono i pensieri, come se non fosse stata abbastanza, finora, l'incertezza che stavo provando quando parlavo minuto dopo minuto con lui. Ora, mi rendo conto che questo non è frutto della mia immaginazione bensì la realtà che si è posta tra noi".
"Alexander amava Katherine Davis ma non ama la Katherine Davis vampira. Perché io sono come lui, non sono più la sua donna umana, non sono più l'immagine opposta a quella che lui crea di sé stesso e di tutti quelli che chiama demoni, come lui. Io non sono più la sua luce, adesso sono quella tenebra che ha sempre cercato di allontanare da me e che ora mi appartiene".
<<Sei pronta? Abbiamo del lavoro da fare>>. Mi domanda con il suo tono abituale.
"Sospiro abbassando lo sguardo e cercando di trovare dentro di me il coraggio di far finta che questo non sia accaduto e che lui non mi guardi come se fossi un'estranea".
<<Sì, certo>>. Rispondo voltandomi con un mezzo sorriso.
"Mi accomodo al mio posto mentre lui è già seduto davanti al calice che aveva portato con sé prima. Chiama lo Chef che arriva subito nel grande salone portando un carrello. Ci saluta cordialmente e in silenzio comincia a porre tre cloche davanti a noi in ordine. Sistema le sue cose e va via lasciandoci di nuovo soli".
"M'invita ad alzarle mentre il suo occhio vigile segue le mie azioni. Mi acciglio, non capendo di che cosa si tratti ma non appena sposto le campane trovo tre dei miei piatti preferiti. Dei brownie a cioccolato, una Cheesecake ai frutti di bosco e delle lasagne. Mi risistemo seduta attenendo una sua spiegazione, anche se mi soffermo sulla mia sensazione che di certo non è delle migliori. Insomma, in passato sarei corsa a mangiarli ma adesso non sento più quell'istinto sopraffarmi anzi, quasi mi dà fastidio anche il loro odore".
<<Assaggiali>>. Mi ordina, porgendomi una forchetta.
<<Per quale motivo?>>. Gli domando nervosamente.
<<Tu fallo e lo scoprirai>>. Mi ribadisce.
"Prendo la forchetta e do' un morso ad un pezzettino di brownie al cioccolato. Lo assaggio come se fosse un'azione abituale ma mi rendo subito conto di non sentire nessun sapore. Alzo gli occhi su di lui che m'indica di assaggiare anche il resto del cibo. Lo faccio, prendendo un po' di Cheesecake ma il sapore è completamente inesistente come se stessi mangiando l'aria. Provo con le lasagne, che lo Chef a sempre preparato in maniera prelibata, ma non riesco a percepire nemmeno il minimo sapore".
"È davvero strano mangiare e non sentire nulla. Sembra quasi che non ci siano più i sapori mentre gli odori sono molto evidenti ma non hanno più la delicatezza di una volta. Sono pungenti e sgradevoli come accade quando qualche cosa che mangiamo non ci piace particolarmente".
<<Adesso proviamo con questo>>. Dice Alexander, attirando la mia attenzione mentre versa all'interno del calice del sangue tenuto in una sacca.
"Ogni mio senso si comincia a svegliare e quell'odore è sopraffatto dal profumo del sangue. Non avrei mai pensato di poter dire che quel liquido rosso profuma ma io lo riesco a sentire. È un qualcosa di celestiale mentre l'acquolina in bocca mi fa sentire di avere fame. Non mi avvicino ma è lui a fare la prima mossa, scivolando con la mano il calice più vicino a me".
"Le vene cominciano a pulsarmi in gola e sento i canini pungermi un po' le labbra. Non sono ancora trasformata ma il desiderio diventa impossibile da contenere. Ho bisogno di bere, voglio farlo ma deve essere lui a darmi quel calice. Non posso prenderlo io, voglio che lui me lo dia. Lo osservo mentre quel liquido si muove tra il cristallo brillante. Alexander porta il bicchiere ancora di più verso di me e quando sono abbastanza vicina lo ritrae completamente"
<<Che cosa stai facendo?>>. Gli domando stringendo le unghie sulla tovaglia ma ritornando completamente in me.
<<I vampiri non riescono più a percepire i sapori del cibo, perché non è quello che li sfama. Ogni gusto si concentra solo sul sangue. Quello, li disseta completamente ma rispetto all'essere umano, che con qualsiasi cibo riesce a sfamarsi, un vampiro sente sempre l'esigenza di doversi nutrire. È uno dei peccati della dannazione oltre al Sole che non li ama, c'è la fame perenne>>. Porta il bicchiere davanti a sé annusando l'odore del sangue. Non lo beve ma lo allontana da me mentre mi parla.
<<Se non si può placare la fame com'è possibile allora che tu riesca a non bere sangue o a provare a non farlo?>>. Gli domando, sempre più curiosa.
<<Perché è fondamentale che un vampiro riesca a trovare una sorta di punto fermo. Un pensiero su cui concentrare tutte le forze che possiede e che gli dia l'equilibrio di cui ha bisogno quando il desiderio diventa più forte. Una volta trovato quello, è possibile dosare la propria fame, mantenere il controllo sulle emozioni e anche la trasformazione>>. Risponde, questa volta passeggiando per la stanza e dirigendosi al tavolino da cocktail vicino alla finestra.
<<E il tuo qual è?>>. Gli domando ancora.
<<Il whisky>>. Si volta verso di me tenendo un bicchiere tra le mani, lo indica e poi gli dà un sorso sedendosi di nuovo di fronte a me e accavallando le gambe.
<<Vuoi dire che la tua ancora è il whisky? Pensi a quello per dosare il tuo vampirismo?>>. Alzo un sopracciglio incredula.
<<È ciò che mi piaceva bere prima che diventassi così. Il sapore dei liquidi rimane intatto e questo, mi fa ricordare un po' di umanità>>. Fa un altro sorso rigirando il bicchiere tra le mani.
<<Allora il tuo punto fermo è ciò che ti ricorda l'umanità>>. Commento guadagnandomi un'occhiataccia.
<<Trova in che cosa incanalare la tua forza e sarà più semplice>>. Poggia il bicchiere sul tavolo.
<<Io so' già qual è la mia ancora>>. Dico alzandomi in piedi e passeggiando davanti a lui.
<<Sarebbe?>>. Domando sospirando.
<<Tu, tu sarai il mio punto fermo>>. Gli sorrido.
"Non potrei utilizzare nessun altro se non lui. È l'uomo che amo e anche un vampiro".
<<Non sono la persona adatta. Ho commesso molti errori e non riesco ancora completamente a dosare il desiderio di bere sangue. Me lo hai ripetuto anche più volte tu, quando eri umana, che dovevo imparare a controllarmi>>. Fa un mezzo sorriso orgoglioso e si mette di fronte a me.
<<Io ti chiedevo di bere sangue da me, perché avevo capito la questione della vena e del non riuscire a trattenersi. Ti ho incoraggiato, quando volevi raggiungere i tuoi limiti e quando stavi diventando troppo giovane e il sangue stava prevalendo su di te. Ti ho voluto aiutare perché capivo che stavi peggiorando la situazione. Non mi sembra di essere mai stata contraria alla tua natura, se non per aiutarti>>. Rispondo con tono arrabbiato, alla sua provocazione.
<<Scegli qualcuno di migliore di me>>. Si limita a rispondere stringendo gli occhi e trattenendo il nervosismo.
<<Allora sceglierò mio padre>>. Sfido il suo sguardo, tenendo i pugni serrati.
<<Bene>>. Dice, voltandosi e prendendo il bicchiere di whisky.
<<Perché lo hai scelto?>>. Domanda poggiandosi alla tavola.
"Sospiro mentre rimugino sulla sua risposta. Sono sempre più cosciente di quanta freddezza utilizzi con me e le sue risposte mi fanno capire perfettamente che non c'è nessun modo per riuscire a rivedere anche un solo sprazzo di un Alexander spensierato e gentile nei miei confronti".
"Gli ho detto la verità, che per me lui è il punto fermo che può darmi il controllo di cui ho bisogno per dosare il vampirismo e la forza che possiedo ma la sua risposta è stata quasi di disprezzo. Lui si sente un demone, poco capace di trasformarsi nel mentore di un altro vampiro, ed io vedo in lui l'unica possibilità per sopravvivere adesso e per essere felice, come ho sempre desiderato: accanto a lui, anche da umana".
<<Perché mio padre è il motivo per cui non voglio cedere e mantenere la mia umanità. È la mia famiglia. Tante volte l'ho perso e la distanza ci ha allontanati. Non voglio che riaccada>>. Dico d'un fiato, trattenendo la malinconia.
<<Va bene. Ora che hai trovato la tua ancora dovrai concentrarti su di essa. Con molta pratica riuscirai a dosare il vampirismo e a trattenere gli istinti, soprattutto a contatto con gli esseri umani>>.
<<Alexander, io non riesco a capire... vorrei, vorrei che mi trattassi come sempre. Non alzare un muro davanti a noi, io ho bisogno di te. Non per imparare ad essere un vampiro e neanche per sopravvivere a questa nuova vita. Io ho bisogno di te perché ti amo e abbiamo lottato per arrivare fin qui, per tutto questo>>. Mi avvicino mentre le ultime parole mi muoiono in bocca.
"Poggio le mani sulle sue spalle e sospiro in preda a questa delusione che mi stringe completamente e che mi fa sentire colpevole di essere una vampira sbagliata. È così che mi sento, come la donna che lui non desiderava che io diventassi. Alexander mi ha sempre protetto da questo. Ha cercato di farlo nel migliore dei modi perché non voleva che accadesse e so' che non è facile accettarlo ma io non voglio perderlo. Non voglio che vada via dalla mia vita o che l'amore che provi per me svanisca del tutto".
"Che ne sarebbe di noi? Ho già lasciato che andasse via in passato ed io, mi sono sentita sempre come se non avessi più motivo di vivere la mia vita, come se fossi morta dentro. Adesso che sono già morta e rinata in una vita uguale alla sua, che cosa potrebbe farmi quest'amore? Che cosa accadrebbe se lo perdessi?".
"Senza di lui io potrei morire dalla mia stessa immortalità".
"Stringo lo sguardo nelle sue iridi azzurre e all'improvviso davanti a me tutto diventa bianco e mi trascina via in un vortice che si ricompone davanti ai miei occhi in un'immagine nitida. Sono in una stanza e le persone sono pronte per cominciare a ballare. L'orchestra inizia a suonare ed io mi vedo attraverso gli occhi di Alexander. Gli sorrido, cominciano a danzare e volteggio mentre ascolta i battiti del mio cuore. L'immagine dura alcuni secondi prima di sgretolarsi in un luogo buio, la pioggia è calata e la sua voce rimbomba il mio nome. Mi trova a terra priva di vita, con gli occhi ancora aperti e il collo spezzato. Il sangue ha bagnato i miei abiti e l'asfalto. La sua voce è pungente, trattiene un pianto mentre mi prende in braccio velocemente e mi porta...".
<<Che cosa hai fatto?>>. Urla Alexander stringendomi le braccia.
"Le immagini si spezzano e mentre batto le palpebre riesco a tornare alla realtà. Il suo viso è una nube furiosa pronta ad esplodere. Mi allontano portandomi una mano al cuore, non so che cosa io abbia visto ma era intenso e... impossibile da descrivere. Erano dei ricordi? Erano di Alexander, qualcosa di lui ma... com'è possibile che l'abbia fatto?".
<<Katherine, non permetterti mai più. Hai capito?>>. Mi urla ad un passo dal mio viso.
"Serra i pugni fulminandomi con lo sguardo. Non l'ho mai visto così arrabbiato e la sua espressione m'incute timore. Si volta furioso e, a passi pesanti, va via dalla sala da pranzo sbattendo forte la porta che, rimbombando per tutta la Villa, non si chiude bene e ritorna ad aprirsi, facendo un rumore stridulo nella grande stanza vuota".
"Mi getto a terra, crollando sulle ginocchia in un pianto pesante ma che mi libera. Sono stanca, sono delusa e non riesco a trovare la forza, in nessun modo dentro di me, per riuscire a porre fine a questa situazione. Io non so cosa sia accaduto e la sua espressione così violenta, mi ha mostrato anche questo lato di Alexander".
"Ora, non c'è più niente che gli fa pensare di me come la vecchia Katherine, quella che sono sempre stata, che ero una settimana fa e che io sono sicura esiste ancora, dentro di me. Vorrei che lui riuscisse a vedere che è così, che quello che è successo non cambierà ciò che siamo se riusciamo ad affrontarlo insieme. Vorrei che vedesse la bellezza di ciò che ci rende uguali e non sono il lato negativo e le difficoltà. Vorrei che, più di ogni altra cosa, si rendesse conto di quanto io non abbia fatto niente di diverso nei suoi confronti. Di quanto io lo ami esattamente come prima e vorrei che capisse che io sono ancora me stessa".
<<Signorina Davis>>. Arthur si avvicina a me prendendomi per un braccio e rimettendomi in piedi.
"Singhiozzo ancora forte mentre mi fa sedere su una sedia. Cerco di trattenermi e smetterla. Non voglio che mi veda così né tanto meno che possa pensare qualcosa di negativo nei confronti di Alexander".
<<Signorina Davis, cos'è accaduto?>>. Mi domanda, con il suo tono pacato.
<<Arthur io non ce la faccio più. Non so che cosa fare, non so come comportarmi. Mi sento persa, mi manca il respiro ma come fa a mancarmi il respiro?>>. Mi porto le mani in viso, agitata e continuando a piangere.
<<Signorina Davis si calmi. Mi ascolti, è semplice... si concentri su qualcosa, porti avanti quel pensiero e questo l'aiuterà sempre... un punto fermo>>. Mi prende una mano e mi guida, esattamente nel discorso precedente fatto con Alexander.
"Chiudo gli occhi respirando lentamente e soffermandomi sul pensiero che ho preso come modello per il mio autocontrollo. Mi convinco e pian, piano sento quella sensazione diminuire finché riesco ad essere libera e riapro gli occhi, di nuovo, in pace con me stessa".
<<Bravissima signorina Davis, ci è riuscita>>. Si complimenta Arthur lasciando la mia mano.
<<Grazie>>. Rispondo in imbarazzo, dalla crisi precedente.
<<Si figuri signorina Davis. Allora, mi dica... che cos'è accaduto?>>. Mi domanda, sempre con lo stesso tono.
<<Arthur... Alexander si comporta in modo strano, con freddezza ma non so come... ero vicino a lui e ho incrociato il suo sguardo. All'improvviso qualcosa è cambiato e ho cominciato a vedere delle immagini. Alexander ed io ad un gala e quando mi ha ritrovata una settimana fa... nella stazione>>. Spiego stringendo il maglione tra le dita nervosamente.
<<Signorina Davis lei ha soggiogato il Signor Alexander per guardare nei suoi ricordi. Per questo si è arrabbiato. Lui non vuole che qualcuno riesca a vederli, vedrà che gli passerà. Il suo comportamento è dovuto sicuramente alla situazione. Lo sa quanto il Signor Alexander desiderasse che lei non fosse trasformata, nemmeno quando ci fu la trasfusione di sangue>>. Risponde cercando di ridarmi sicurezza.
<<Arthur ma lui ha costruito un muro davanti a noi. Non vuole che io lo varchi ed io non ho di certo volutamente visto i suoi ricordi. Non posso ancora controllare ciò che riesco a fare, mi sto impegnando e non vorrei che lui mi odiasse o che pensasse che io sia uno sbaglio ora che sono una vampira. Mi fa sentire esattamente in questo modo e non credevo che mi lasciasse al di fuori, proprio adesso>>. Mi lascio andare, mettendomi davanti ad Arthur e parlandogli con sincerità.
<<Signorina Davis, se io conosco il Signor Alexander lei è sicuramente la porta verso il suo cuore. Si ricordi che non è mai stato facile dominare il suo carattere. Non la odia bensì lo fa con se stesso, sentendosi colpevole di ciò che le è accaduto. Mi ascolti, tutti noi agli inizi abbiamo dovuto combattere con noi stessi, per non sentirci morti e per riuscire a capire quale strada fosse adatta a questa vita>>.
<<Ogni volta che facciamo un passo nuovo non sappiamo mai che cosa ci riserva il futuro ma siamo sempre consapevoli che ci sono gioie e anche dolori. Bisogna tenere a mente che il futuro avrà sempre bisogno del passato e di ciò che già è accaduto per far sì che quello che percorreremo sia il sentiero giusto. Lei non dimentichi mai il suo passato signorina Davis, perché nonostante adesso lei sia una vampira è riuscita a conservare gran parte della sua umanità. Ogni vampiro la desidera ed è quella che Alexander ha sempre visto in lei, più di quanto possieda qualsiasi altro essere umano. Non la dimentichi mai . Tenga stretta la sua umanità>>.
Spazio autrice
Non vedevo l'ora di farvi leggere questo capitolo che contiene molti fatti importanti. Spero che vi piaccia ma che soprattutto facciate sentire le vostre opinioni. Non ho molto tempo, quindi voglio augurarvi un Buon San Valentino e ricordate, non si è innamorati solo di chi si è accanto ma si può amare qualsiasi persona, qualsiasi luogo, qualsiasi libro da leggere e soprattutto ogni cosa che possieda amore. Questa è la festa dell'amore, non dei fidanzati. Amiamo e il mondo sarà migliore.
Auguri e tanti abbracci miei piccoli Valentines,
Vi adoro
R. E. Meyers
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