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Capitolo Quarantatré


*Vi invito ad ascoltare il capitolo con la meravigliosa melodia di Lindsey Stirling. Il video è in alto, buona lettura*.

"La voce delicata di Ophelya risuona ad eco all'interno della grotta, sulle pareti nere come il buio batte, facendoci voltare alla ricerca del punto esatto da cui proviene il suono. M'incammino davanti a tutti, guardando il terriccio su cui battono i miei scarponi da neve. Il freddo continua a gelarmi la pelle e la stanchezza che sento, dal lungo viaggio, non migliora la situazione".

<<Allora, chi di voi conosce la storia di Ramanga e Calliope?>>. Domanda ancora la strega.

<<Sì, la conosciamo>>. Risponde titubante Allison.

<<Allora raccontami>>. Invita Ophelya, con tono ammaliante.

<<Ramanga fu un vampiro molto forte che perse completamente la sua umanità. S'innamorò di Calliope, una vampira secolare. Tanto antica da essere considerata di stirpe pura. Lui la sposò e lei gli insegnò a utilizzare completamente i suoi poteri e a praticare la magia nera>>. Allison comincia a narrare quella leggenda, mentre continuiamo a camminare verso il sentiero davanti a noi.

<<Nonostante l'amore che esisteva tra di loro, Ramanga abbracciò completamente il vampirismo. Ripudiò ogni sentimento verso Calliope, desiderando di conquistare il mondo ad ogni costo>>. Continua Alexander, parlando ad alta voce per farsi ascoltare dalla strega.

<<Così Calliope, a conoscenza delle possibilità che Ramanga aveva, di provocare una strage di sangue, sacrificò il suo amore per lui. Per salvare il mondo, chiese a una potente strega di donarle un'arma capace di uccidere un vampiro così forte>>.

<<Tu, Ophelya, creasti una pallottola d'argento capace di trafiggere il cuore di un vampiro e con la tua magia le desti la capacità di provocare la morte. Una pallottola tanto potente che non può essere toccata dalle mani di nessun vampiro>>. Allison racconta la storia mentre ci avviciniamo sempre di più al luogo dove probabilmente si trova la strega.

"Quasi riesco a sentire la sensazione dell'agitazione, del tremolio alle mani che avevo ogni volta che da umana mi trovavo davanti ad una situazione difficile. Cerco di fare dei brevi respiri e combatto l'ansia immaginando nella mia mente, i protagonisti della storia che Alexander e Allison stanno raccontando. Un vampiro che per il suo desiderio maligno, ripudia l'amore della sua vita e lei, che nonostante stia provando dolore decide di sacrificare l'unico uomo che abbia amato veramente solo per salvare l'umanità".

<<E poi, che cosa successe?>>. Ancora una volta, la sua voce delicata rimbomba nella grotta.

<<Ophelya caricò la pistola e Calliope, quando fu abbastanza vicino a Ramanga, gli sparò a un millimetro dal cuore prima di chiedere alla strega di porre fine anche alla sua vita per la sofferenza che stava provando>>. Alexander prende parola, raccontando il finale della storia.

<<Ophelya consegnò a Calliope un dono per il gesto che aveva compiuto. Aveva accettato di perdere per sempre l'amore della sua vita per salvare gli umani. Quel sacrificio fu visto dalla strega come un gesto d'onore che meritava di essere ricompensato con la cura al vampirismo. La possibilità di ritornare alle sembianze umane>>. Allison s'incammina davanti a tutti, proprio nel momento esatto in cui una piccola fiammella di luce, in lontananza, si pone ai nostri occhi.

Avanziamo il passo, quasi correndo, dirigendoci verso la luce.

<<Calliope non lo accettò>>. La voce di Ophelya ci trascina verso la fine del tunnel, raggiungendo un'ampia sala ricoperta di bronzo. In alto, le rocce scavano una finestra su cui la Luna e le stelle si dipingono.

"Le candele circondano l'ambiente, il pavimento è d'oro lucido mentre su di una piramide senza punta, non troppo alta, una sedia decorata con ghirigori di bronzo è messa in cima. Lì una giovane donna dagli occhi purpurei, con la pelle del bianco più puro, siede. Adornata da abiti lunghi e verdi di velo, con i capelli mossi come onde del mare ma del colore dell'autunno. I piedi scalzi, decorati con catene di diamanti, esattamente come le mani e il collo".

"Quella è l'immagine che ho di Ophelya, la strega che ha creato la cura. Rimango senza parole, è di una bellezza incantatrice. Bella come descrivono le fate nei libri, leggiadra come una ballerina e dallo sguardo di sangue che trafigge ognuno di noi, non appena ci vede spuntare dall'entrata".

<<Ophelya?>>. Domanda Alexander, stupito non appena lei lo osserva.

<<Sì, sono io>>. La voce ammaliante di Ophelya gli risponde mentre la strega, si alza dal suo trono scendendo lentamente gli scalini della piramide che la separano da noi.

<<Tu eri... diversa>>.

<<Non si può sopravvivere secoli e secoli, come strega, rimanendo sempre dello stesso aspetto. Questa mia dimora, l'hanno attraversata pochi prescelti e tutti finora, sono ritornati a mani vuote>>. Pronuncia, seguendoci con lo sguardo.

<<Hai qui la cura?>>. Chiede Alexander, violento.

<<Calma, giovane vampiro. Non abbiamo finito di raccontare la storia>>. Sorride la strega, prima di raggiungermi. <<Tu sai come termina la storia?>>. I suoi occhi m'interrogano.

<<Sì>>.

<<Narrami>>.

<<Calliope non accettò di diventare umana, chiedendo di essere uccisa con la stessa pallottola che trafisse Ramanga. Ophelya decise di conservare la cura, fin quando non avesse trovato un vampiro degno di ritornare umano>>. Le rispondo, deglutendo a fatica.

<<Un vampiro meritevole di riacquistare la sua vita>>. Dice la strega, ondeggiando in maniera sensuale le mani come in una danza. <<Struggente, non è vero?>>. Continua.

"All'improvviso, proprio davanti a noi, dai suoi palmi prendono forma delle figure simili a quelle di due fantasmi. Le osserviamo quasi estasiati, da quella magia che disegna nell'aria. Sono i corpi dei due protagonisti della storia. Ramanga e Calliope che stringono le loro mani, gli occhi che si cercano, le labbra che sorridono e poi la pallottola che trafigge Ramanga, facendolo cadere in ginocchio tra le braccia della vampira che l'ha sempre amato".

<<Perdere l'amore per la propria sete di potere>>. Ophelya chiude le dita, facendo cadere nel vuoto quelle figure che aveva fatto apparire davanti a noi.

<<Erano loro?>>. Domando, senza nascondere la mia curiosità.

<<Sì, un'immagine del passato che non dimenticherò mai>>. Il suo sguardo m'investe mentre risponde alla mia domanda. <<ma voi non siete arrivati fin qui, non avete scalato le montagne degli umani, per ascoltare una storia di cui eravate già a conoscenza>>. Cammina, osservandoci attentamente.

<<Siamo venuti qui, Ophelya, perché abbiamo una vampira degna. Lei rivuole la sua vecchia vita>>. Allison prende parola, indicandomi.

<<Degna perché non ha mai ucciso né uomo né vampiro?>>. Sorride in maniera ironica.

<<No, perché lei non desiderava essere trasformata e grazie alla sua forza, non ha mai ceduto a nessuna tentazione>>. Continua Allison, sicura delle sue parole.

<<Ophelya, ascoltaci. Katherine merita di ritornare umana, solo tu puoi aiutarla>>. Alexander la implora quasi, la sua voce si riempie di desolazione.

"Gli occhi rosso porpora della strega ci seguono uno a uno. Anche al povero Arthur che in silenzio osserva la scena insieme con me".

"La strega, dalla bellezza unica, muove le mani delicatamente facendo comparire nel palmo di una di esse, una fiala dorata su cui scende una catena lunga. La prende, sotto gli occhi attenti di ognuno di noi e la intreccia al suo polso, quasi come se fosse un bracciale, evidenziando che proprio lì dentro c'è la cura al vampirismo".

"Rimango incredula. La porta al polso come se fosse un comune bracciale. Lì dentro c'è l'unica possibilità che un vampiro ha di ritornare alle sembianze umane, la mia chance di essere di nuovo normale se decidesse di consegnarmela. Ci rifletto, osservando Alexander alla mia destra, sarò io davvero a meritarla? Se la concedessi a lui? Potrei convincere Ophelya?".

<<Katherine vuole realmente ritornare umana?>>. Sussurra la strega, a pochi millimetri dal mio volto.

"Sta mettendo in discussione le mie reali intenzioni davanti a tutti. La mia mente comincia a vorticare, dubbiosa di tutto ciò che sta realmente accadendo. Non voglio sprecare questa possibilità, questo momento. Voglio riflettere ma ascoltare anche il cuore per fare la scelta più giusta. Io non sarò più umana ma di certo conosco come muovere i miei sentimenti nello stesso modo in cui riuscivo a sentirli dentro di me in precedenza. Sono una vampira ma ciò non toglie che sono anche Katherine Davis e questo niente e nessuno potrà cambiarlo".

<<Lo voglio Ophelya>>. Le pronuncio, con tono serio.

<<Io vedo la tua forza Katherine, vedo quanto la trasformazione ti abbia reso rara. Le tue capacità sono incredibili, come quelle che aveva Calliope>>. Dice la strega, prendendo il mio mento tra le mani e seguendo il mio sguardo. <<ma sei schiava delle tue emozioni, loro predominano anche le tue scelte>>. Si allontana, aggraziatamente, raggiungendo Arthur.

"Le sue parole freneticamente rimbalzano nella mia mente. Ciò che ha detto è riflesso di quello che riesce a vedere realmente di me. Io non sono una vampira unica, sono solo forte ma completamente sopraffatta dalla mia troppa umanità. Non ho motivo di rimanere ancora così, ciò che possiedo rimarrà sempre celato dentro di me e oppresso dai miei sentimenti".

  <<Tu Arthur, hai tanta gratitudine dentro di te. Vedo lealtà, amicizia e sincerità nell'uomo che ti ha permesso di riavere la tua libertà>>. Accarezza il viso del vampiro, delicatamente, prima di rivolgere le sue attenzioni ad Alexander.

Si ferma, proprio davanti a lui, e come se non lo avesse mai visto lo osserva attentamente nel silenzio generale.

"Lui, con i suoi occhi vitrei sfida le iridi rosse della strega. Le parole che pronuncerà verso Alexander m'intimoriscono e non poco. Lei è capace di scrutare dentro il nostro animo, di trovare quel lato che la coscienza di ognuno di noi conosce ma che cerca di sopprimere al volto degli altri. Lei sa qualsiasi cosa di noi, comprende il linguaggio del nostro corpo e quello della nostra mente. Lei sa che io non desidero quella cura, che ciò che volevo fare era donarla all'uomo che amo pur di accontentare il suo volere".

  "Io non sarò mai come Calliope. Per me, la vita di Alexander viene prima di qualsiasi altra cosa".

"Ogni respiro che rivolgo nell'aria è frutto del desiderio che ho di essere ancora al suo fianco. Immagino la possibilità di essere finalmente felici e quel timore che ho dentro di me, di qualsiasi cosa che si metta contro di noi".

<<Ophelya, io voglio donare la cura ad Alexander>>. Pronuncio, interrompendo quel gioco di sguardi tra Alexander e lei.

<<Non conta ciò che vuoi tu, mia cara vampira>>. Mormora, passando una mano sul volto di Alexander. Scivola sul suo zigomo e poi, sulle sue labbra carnose.

<<Ophelya, non ascoltarla>>. Sussurra lui, prendendole il polso con violenza.

<<Quanta umanità c'è dentro il tuo cuore morto. Quanto desiderio di vita. Se non fosse per tutti quei rimpianti e quell'autoflagellazione che ti appartiene ormai da secoli Alexander. Hai una luce dentro che si affievolisce nel buio della tua delusione. Tu non sarai mai degno della cura, perché anche da umano avresti sempre i sensi di colpa per ogni tua azione passata>>. Ophelya si libera dalla sua presa, e senza abbassare mai gli occhi, pronuncia la sua verità davanti a tutti noi, nel silenzio di Alexander.

"Lui rimane impassibile davanti alle sue parole. La osserva allontanarsi, per avvicinarsi alla vampira dai capelli biondi ma dentro di me sono consapevole del suo stato d'animo. Sentire quelle parole l'hanno ferito più di quanto si possa immaginare, perché è rendere evidente la realtà che lui cerca di nascondere a sé stesso. Lei sta giocando con noi, ci sta svelando senza mostrare compassione ma rendendo evidenti le macchie che portiamo sulla nostra coscienza".

Ophelya scosta i capelli sulla schiena, lasciandoli cadere fino ai fianchi. I suoi abiti lunghi la seguono in armonia, un passo dopo l'altro, lentamente e con grazia. Si pone proprio davanti ad Allison, scrutando anche il suo viso come aveva fatto con noi pochi minuti prima. La bionda vampira serra le labbra dipinte di rosso, mantenendo la stessa espressione della strega. Ancora una volta, nemmeno una flebile voce è udibile in quel grande salone. Solo il vento che picchia sulle pareti di roccia della grotta, nel freddo della notte".

<<Tu hai i capelli del sole, gli occhi dell'oceano e la pelle d'argento ma la tua maschera così perfetta non nasconde alle mie iridi il buio che c'è dentro di te. Quanto male hai portato su questa terra, che sciagura hai lanciato sulla vita di Alexander>>. S'avvicina al volto di Allison, parlando ad alta voce.

<<Che cosa?>>. Allison domanda, titubante. <<Io l'ho salvato>>.

<<Tu l'hai manipolato ed è ciò che meglio sai fare. Ciò che sei non l'hai mai rivelato. Henry il vampiro che ha trasformato Katherine quella sera, lo hai soggiogato a farlo. Lo hai portato nelle loro vite e lo hai costretto ad allontanare il loro amore>>. Ci indica Ophelya, mentre pronuncia queste parole che spezzano ogni cosa.

"Mi volto verso Alexander che, pietrificato, osserva la scena davanti a sé. Un nodo alla gola opprime il mio respiro, ciò che sto ascoltando è la verità? Henry... il detective Henry è un vampiro? Com'è possibile che non lo abbiamo mai percepito? Lui mi ha trasformata quella notte? Io non lo ricordo, nella mia mente esiste ancora il buio su ciò che è accaduto quella sera ma è stato tutto un complotto ed io sono caduta nel loro inganno".

"Quello che c'è stato tra Henry e me, le parole, quei sentimenti che mi hanno portato all'indecisione, quella passione che vivevo, quella che mi faceva immaginare di meritare di più anche nei confronti di Alexander. aAdesso so' che era tutta una menzogna, un gioco in cui sono stata manipolata".

<<Tu... tu l'hai trasformata?>>. Alexander urla con il viso torbido di rabbia.

<<Lei ha dato il comando, perché il bene non le appartiene. Tu non avrai mai la cura>>. Ophelya la mostra sul palmo della mano, indicando alla bionda vampira la sua scelta.

<<Sarà lei ad averla>>. Si volta verso di me, scegliendomi.

"La cura è mia".

<<Avevamo ragione a non fidarci>>. Mi avvicino alla strega e alla falsa vampira. Il mio viso esprime disprezzo ma ciò che ho dentro è peggiore.

<<Il tuo arrivo qui non espia i peccati commessi>>. Mormora Ophelya.

<<Non è ciò che desidero>>. Sussurra Allison.

Mi fermo di scatto, osservando le due donne sfidarsi con lo sguardo.

<<Che cos'hai detto?>>.

<<Non è ciò che desidero. Io non sono qui per il perdono>>. La voce di Allison s'infuria, i suoi occhi diventano rossi e le sue parole rimbombano nella grande sala.

<<Io voglio la cura>>.

Quando pronuncia la verità, alza una mano scagliando con una forza inaudita Ophelya verso la parete di fronte. La strega cade per terra, riuscendo comunque a salvare la cura tra le mani. Ci fiondiamo verso di lei ma non facciamo neanche in tempo a pensarlo, che Alexander ed io veniamo catapultati in un angolo e Arthur viene lanciato fuori dalla grotta senza pietà.

<<Stai bene?>>. Mi domanda lui, prendendomi per le braccia.

<<Sì>>. Gli rispondo, rimettendomi in piedi.

<<Pensi veramente che a me interessi essere una vampira buona e dall'animo gentile?>>. Domanda Allison con voce ironica, avvicinandosi alla strega.

<<Tienitela pure la tua sciocca vampira umana, lei era solo un tramite per raggiungere questa dannata cura>>. Le prende il braccio, cercando di tirare via la cura dalle sue dita.

<<Non l'avrai mai>>. Urla Ophelya, aprendo il palmo della mano e liberando una scia di luce che scaraventa Allison per aria, facendola cadere a terra.

<<Credi davvero di avere speranze? Ci sono stati migliaia di vampiri che hanno cercato di raggiungerla, di vincere su di me. Adesso giacciono sotto questo pavimento, trasformati in terra>>. Cammina, sicura di sé, con gli occhi porpora e l'anima in fiamme.

"Mi fa paura, è una potente strega".

<<Tu non sai neanche di cosa sono capace>>. Ridacchia Allison con sguardo malevolo.

<<Tu... hai cercato di ingannarci tutti>>. La voce di Alexander divampa, quando con uno scatto violento la raggiunge, afferrandola per il collo con le mani e sbattendola al muro come a soffocarla.

<<Hai ordinato al tuo fottuto vampiro di trasformare Katherine, sei venuta a chiedere il perdono, a vivere in casa mia sfruttando quello che era il nostro passato... non ho motivo di lasciarti ancora un solo istante in vita>>. Si trasforma, mentre le sue parole trafiggono la bionda vampira. La stringe con forza, lei si dimena sotto la sua presa ma non abbandona quell'espressione superiore e maligna che traspare.

"Mi avvicino velocemente a Ophelya, aiutandola a rimettersi in piedi. È così surreale che mi rendo conto da sola, di non riuscire ancora a mettere a fuoco tutto ciò che sta accadendo".

"Quando la strega è di nuovo in piedi, prende la mia mano e scivola al suo interno la cura facendomi cenno con il viso, di essere sicura di volerla consegnare a me".

"M'invita a berla il prima possibile, quando ci voltiamo di scatto verso i due vampiri rendendoci conto della scena che si sta consumando davanti a noi".

Allison trascina Alexander con i capelli, lo getta ai nostri piedi e con un'abile mossa mi sfila la cura dalle mani, prima di scaraventarmi verso una roccia con un pugno.

<<Perché rendere le cose così noiose, odio perdere tempo>>. Sbuffa, afferrando per un braccio la strega che subito riesce ad allontanarla.

<<Mi costringi a usare le maniere forti>>. A queste parole, Ophelya traccia nell'aria creando una scia nera che avvolge subito Allison.

"La vampira cade a terra urlando, tenendo le mani nei capelli. La magia di Ophelya sta funzionando ma io non sono neanche in grado di raggiungere Alexander che continua a sembrare svenuto a terra. Sento il sangue che mi cola dal naso, le forze che mi abbandonano. Mi trascino verso di lui, devo raggiungerlo... voglio sapere che cosa gli ha fatto".

<<Non vincerai mai>>. Urla Ophelya, trionfante.

<<Lo credi tu>>. A quelle parole Allison si rialza, riuscendo a prendere possesso della magia di Ophelya per utilizzarla contro di lei.

<<No>>. Sobbalzo quando Alexander prende Ophelya di forza, e la salva dal colpo di Allison per un soffio.

<<Pensavo di averti già steso>>. Ride la bionda vampira, avvicinandosi.

<<Devi smetterla>>. La raggiungo, con uno scatto adrenalinico, riuscendo a tirarle un pugno ma che non la scalfisce.

"Resto immobile, con il fiatone, davanti a lei che non si è scostata minimamente, che non ha sentito neanche la forza del mio colpo. Le sue labbra sono serrate in un sorriso malizioso, gli occhi rossi che mi fulminano e la mia rabbia che sembra divertirla. Come posso essere una vampira potente, diversa e non riuscire a torcere neanche un capello ad Allison?".

<<Bambina, io sono una vampira millenaria, sai che cosa significa?>>. Mi domanda ironicamente. <<Che non c'è niente che tu possa fare per vincere>>. Alza una mano verso di me, pronta a colpirmi.

<<Lasciala stare>>. Urla Alexander. <<È me che vuoi? Lasciala andare>>.

<<È te che voglio?>>. Domanda Allison, beffandosi di lui.

<<Non è per questo che sei tornata? A quale scopo trasformarla, se non per allontanarla da me>>. Continua lui.

<<Non posso negare che la tua presenza nella mia vita è qualcosa di piacevole, io ti ho amato davvero... credimi, nessuno mai come te>>. Si porta le mani al cuore, avvicinandosi a lui. <<ma devo darti torto questa volta>>. Fa spallucce.

<<Vuoi la cura per ritornare umana>>.

"La sua risatina, così agghiacciante opprime il mio respiro profondo, accompagnando lo sguardo di ognuno con i suoi occhi di sangue. Alexander la sfida, senza battere ciglio e facendosi padrone di ogni sua sensazione".

"Non lo colpisce Allison, lui è intoccabile per lei. A sua immagine, ha formato il carattere di quel vampiro, di quell'uomo che io tanto amo e per cui sono ancora in pena. Nonostante tutto".

"Ed è la paura, in questo momento, ad annebbiare ogni mio pensiero".

<<Non è per me che voglio questa cura>>. Pronuncia la bionda vampira, affondando il suo sguardo nel mio.

<<Sapete come i vampiri originali hanno dato inizio a questa razza?>>. Continua a parlare lei.

"La mia mente vortica mescolando le sue parole ai miei pensieri. Non c'è nulla in questo momento che io possa fare, nulla che mi permette di prendere l'iniziativa e vincere su di lei. La sua forza è qualcosa che non posso controllare".

<<Attraverso il sangue di strega>>.

<<Si dice che abbia il sapore dell'oro e che trasmetta a poco a poco la sua potenza. La magia nera, l'arma più potente cui si possa mai ambire. Mia, per l'eternità>>. S'incammina verso Ophelya, che senza paura affronta Allison.

<<E pensi di riuscire a prenderlo?>>. Domanda ironica, la strega.

<<No, io so' che tu sei l'ultima della tua stirpe... è tempo che ti cerco e sapevo anche, che solo questi due stupidi potevano condurmi a te, perché tu riponi fiducia in loro... l'errore di un essere umano>>. Si ferma, davanti a lei proprio a faccia a faccia.

<<Uccidimi>>. La sfida Ophelya.

<<Non ti ucciderò adesso mia cara streghetta. Non è così che funziona, non giocare con me perché peggiora solo la situazione. Devi berla tutta che da strega non puoi morire, diventare umana e lasciarmi ogni tuo potere. Fallo e risparmierò la vita ai tuoi prediletti>>.

<<Lasciala andare>>. Urlo, in preda alla rabbia.

"Ecco qual era il suo intento".

"Arrivare alla cura poiché sapeva che da sola non è sarebbe stata in grado. Ophelya non avrebbe mai concesso ad Allison di entrare qui da sola, per rubare la cura e riuscire a farla bere alla stessa strega che l'ha creata per ucciderla e portare via il suo sangue così come i suoi poteri. Pezzo dopo pezzo, compongo il puzzle che ha creato la vampira. Usando ognuno di noi, con le menzogne e la decisione di acquisire la fiducia di Alexander. Ci ha allontanati, soggiogati, guidati verso le sue scelte e infine ci ha condotto verso morte certa. In un angolo di mondo, dimenticato da Dio".

<<Perché non ti arrendi. Non sei degna>>.

<<Tu mi hai trasformata e pagherai di tutto questo>>. Con passo deciso mi avvicino a lei, con le sembianze di vampiro e pronta per combatterla.

"A ogni metro che ci separa, l'adrenalina sale e ancor prima di rendermene conto sono davanti a lei; schivando i suoi colpi, riuscendo a tenerle testa. La spingo con le mani, facendola ritrarre di alcuni passi. È impossibile la sua forza, il modo in cui mi opprime senza pietà. Questa è solo quella che dimostra fisicamente e ancora, comincio a titubare sulle possibilità che qualcuno di noi, o tutti insieme possiamo farcela a sconfiggerla. Mi fa inciampare, gettandomi a terra ma riuscendo subito a rialzarmi, ritorno padrona della situazione. Schivo, colpisco, faccio forza per cercare di portala a un punto morto ma niente, le mie energie mi abbandonano".

"Urlo, ma il dolore è così inteso da farmi perdere la voce ancor prima di finire al tappeto. Ho battuto la testa, lo sento perché mi fa male forte, come se fosse andato in frantumi qualcosa. Sento un braccio che pian, piano perde sensibilità e le gambe... non le sento le mie gambe, che cosa mi sta succedendo?".

"La vista si offusca, le orecchie non percepiscono nessun suono. Sento un fischio, che continua a risuonare nella mia mente mentre la mia testa batte ancora sul pavimento duro, il sangue mi cola dalla bocca e niente rimane in vita del mio corpo. Penso, quando riesco, a queste ombre che vedo muoversi sfuggenti davanti ai miei occhi, ma non riesco a metterle a fuoco. Non riesco a capire chi siano. Mi confondo, non ricordo, quello che mi sta succedendo... è la fine".

<<No... non puoi>>.

<<La condanna di chi si mette contro di me, è questa>>.

<<Katherine... >>.

<<Lasciala vivere ti prego, uccidi me>>.

"Katherine, riesci a sentirmi? Non perdere mai la speranza, non dimenticare mai quanto forte tu sia grazie al tuo cuore, puoi riuscirci".

Ho ascoltato queste parole, quando un freddo strano s'impadronisce improvvisamente di una mia mano.

"Non so' quanto tempo sia passato da quando ho perso i sensi. Riapro gli occhi, lentamente quando davanti a me diventa nitida la scena che racchiude tutto quello che è accaduto. Sono riversata su una pozza di sangue, sono sicura che sia il mio perché mi bagna i capelli e metà volto. Tra le mani stringo qualcosa con forza, è la cura. Come è finita fra le mie mani?".

"Un urlo agghiacciante risveglia qualche brivido sul mio corpo malandato. Mi volto a gattoni con le braccia e osservo la scena più raccapricciante che abbia mai visto. Ophelya in ginocchio, colpita ripetutamente con violenza da Allison. La bionda vampira come un demone senza un briciolo di umanità e la strega che piange sangue macchiandole gli abiti sfarzosi. Urla la strega, ancora e ancora sotto la potenza della vampira che la minaccia ripetutamente, ordinandole di consegnarli la cura".

<<Katherine>>. La voce di Alexander attira la mia attenzione. S'avvicina quasi senza parole, tenendomi le spalle.

"È ferito al viso e sulle labbra ha un taglio profondo ancora sanguinante. Cerca di farmi sedere ma non ci riesco, sono debole e ho dolore ovunque soprattutto alla testa.  Approfitta della distrazione di Allison, aprendo il palmo della mia mano e sfilandomi la cura mi osserva, serio in volto".

<<Bevila, adesso. Ritorna umana, ti lascerò bere il mio sangue e ti riprenderai>>. Mi ordina.

<<No, non usarla su di me. Io me la caverò anche da vampira, usala su Allison. Non la puoi affrontare così, è troppo forte. Se la trasformerai in umana, potrai ucciderla>>. Stringo la sua mano, dove tiene la cura. <<Fallo, Alexander>>.

<<Io ho un'idea migliore>>. Mi sorride, quasi sarcastico, alzandosi in piedi di scatto.

<<Allison, è questa che vuoi?>>. Urla, attirando la sua attenzione e indicando la mano in cui stringe la boccetta.

"Che cosa fa, è pazzo?".

<<Alexander... basta giocare>>. Sbuffa la vampira, atterrando il corpo quasi senza vita di Ophelya. Si avvicina lentamente, sorridendo trionfante del suo piano quasi riuscito.

"La guardo attentamente e mi rendo conto di quanto sia stato semplice per lei fingere di essere un'altra persona. Il viso angelico e la dolcezza che traspariva agli occhi di tutti. Avevo avuto anche il timore, che qualcosa in Alexander lo spingesse a riconciliarsi con lei. A pensare di poter ricominciare, solo perché ero a conoscenza del loro passato insieme e di come la sua presenza avesse influenzato la vita da vampiro di Alexander".

"Ora, vedo solo la malignità, la crudeltà e la sofferenza che emana il suo corpo sporco di sangue e il colore della morte che le disegna gli occhi".

"Ancora una volta, la paura s'impadronisce di me ma questa volta non mi ferma, anzi. Mi alzo in piedi, anche se con fatica e trascinandomi lungo il muro, mi pongo davanti ad Alexander come a fargli da scudo".

"È pazzo, un'incosciente ma lei non vincerà, non è così che deve andare. Cerco dentro di me qualcosa ancora che mi possa reggere in piedi ma le energie collassano e in balia della sua violenza, cado a terra quasi priva di sensi. Alexander cerca di allontanarmi, di contrattaccare ma in maniera insufficiente. Mi colpisce al collo, con un graffio profondo che mi fa sanguinare senza freni. Se fossi umana adesso, sarei già morta".

<<No!>>. Urla Alexander, gettandosi ai miei piedi.

<<È finita, arrendetevi adesso e non vi farà soffrire ancora>>. Ride lei, avida di crudeltà.

<<Sto morendo?>>. Domando sospirando con un filo di voce.

<<No, non morirai... c'è il mio sangue>>. Mi rassicura Alexander, mordendosi con violenza un polso. Lo avvicina alla mia bocca e ci fa scorrere un bel po' di sangue.

"È freddo ma sembra velluto, danza sulla mia lingua e come acqua miracolosa allevia il mio dolore, ma non mi cura perché non ce n'è il tempo".

<<Allora, vi siete detti addio?>>. Urla Allison, destando la nostra attenzione.

"Il corpo quasi mi abbandona, sento il mio respiro dispnoico e sento ancora il sangue colarmi dalla ferita al collo. Cerco di dire qualcosa, la penso... penso ad Alexander, vorrei dirgli che avrei tanto voluto un giorno diventasse il padre dei miei figli. Vorrei dirglielo ma la bocca non parla, la vista si offusca pian, piano e la paura, quella vera, mi opprime dentro. Quanto dolore abbiamo vissuto, quanta sofferenza ci siamo portati dietro in questo pezzo di felicità che volevamo costruire insieme. Non ci è rimasto più nulla adesso di quei sacrifici, di quella fiducia che, anche se a volte è venuta a mancare, ci ha unito sempre".

"La fine delle fini".

"Affanno, cercando di riprendere il controllo della mia vista. Alexander mi bacia sulle labbra allontanandosi lentamente, in modo delicato e il viso torbido".

"Mi prende con una mano la nuca e riversando la mia testa indietro fa scorrere la cura lungo la mia gola poco, a poco. Cerco di dimenarmi, fermarlo prima che sia tardi ma non ci riesco".

"Il danno è fatto".

"No, cosa hai combinato... che cosa hai fatto Alexander, no e no! No, non dovevi farlo, no. Dovevi trasformare lei, ucciderla da umana e lasciarla morire in quest'angolo di mondo da sola. Per tutto quello che ci ha fatto, per quello che ha procurato alle nostre vite. Si morde di nuovo il polso, costringendomi a ritrarre di nuovo per farmi bere il suo sangue. Allison urla, la rabbia la invade senza limiti e di nuovo quella paura mi arreca un senso di angoscia profonda".

"Adesso ho davvero paura che lo uccida".

"Ho paura che ci stiamo perdendo per sempre".

"La vampira si scaglia su di lui con violenza ma riesce a fermarla. La getta a terra, sulle ginocchia e prima di riuscire a muovere un solo muscolo lui la trafigge al cuore, davanti a me, con un paletto di legno che nascondeva nello stivale. La vampira soffre il dolore, sprigionandolo con tutta la sua voce e, in un ultimo fremito delle sue forze, sfila un altro paletto dalla gamba di Alexander e lo colpisce, facendolo arrancare su sé stesso".

<<NO, ALEXANDER... NO>. La voce mi ritorna, in un urlo senza fiato.

"Allison sorride, con la malizia di chi sa di aver perso ma non a mani vuote. Scivola lungo il pavimento, dove giace già il corpo di Ophelya. Alexander si volta verso di me, con il paletto conficcato nel torace e mi sorride lievemente, prima di cadere anche lui sul pavimento, allungando una mano verso di me".

<<Amore mio, amore mio... no, no... >>. Sussurro, in una valle di lacrime che mi ricopre il viso.

"Il suo respiro si affanna mentre cerca di allungarsi, per toccare la mia pelle. Provo ad avvicinarmi mentre sento il mio cuore andare in frantumi e il mio corpo che desidera morire davanti a questa scena orribile".

"Sta sanguinando, ancora con il paletto conficcato nel torace, davanti ai miei occhi annebbiati dalle lacrime, davanti a ciò che siamo. Riesco a gettare una mano sulla sua, cercando di stringerla con tutte le forze che mi rimangono. Mi sorride, quasi senza fiato".

"Oh mio Dio, o ti prego mio Dio... io che so' di essere una peccatrice, io che non ho niente di chi ti è al fianco, io che non sono una tua nobile servitrice... ti prego mio Dio, non ti dimenticare di lui adesso, non dimenticarti di noi. Ti prego mio Dio, non dirmi che questo è l'ultimo giorno, non dirmi che non c'è nessuna speranza".

<<Kate>>. Affanna lui, senza respiro.

<<Sono qua, ce la faremo>>. Singhiozzo, tenendogli la mano stretta.

<<La cura>>. Dice.

<<Non ha funzionato, non è successo... ma, non importa>>. Sussurro sorridendo. <<restiamo noi>>.

<<Volevo che... tu... sapessi>>. Sospira, quasi senza fiato quando la sua bocca si muove per un attimo e i suoi occhi azzurri come il ghiaccio si perdono un secondo sul mio viso.

Vedo una luce e poi si spengono, in un istante impercettibile.

<<Alex... Alex...>>. Mi trascino ancora, ma senza riuscirci. <<Alex!>>. Urlo, in preda ad una crisi di pianto.

"Non sta succedendo, non può succedere veramente. Questa non può essere la realtà. È solo un incubo, un brutto incubo da cui sto cercando di svegliarmi. Andiamo, Katherine... svegliati cazzo, basta. Non può, questo non è vero".

"Non sta accadendo".

<<Non puoi morire, Alex... non puoi morire>>.

"Non può essere successo, non può essere morto. Alexander, tu non puoi morire. Non puoi, tu sei immortale. Questo non ha senso, non è vero, non sta accadendo realmente".

"Non può, non può farmi questo. Tu non puoi farmi questo, non puoi lasciarmi qui a guardare questa scena straziante, non puoi pensare di andare via dimenticando che ci sono io qui che ti amo".

"Non puoi lasciarmi senza avermi baciato, senza avermi detto ancora che mi ami. Non puoi, non te ne puoi andare e pensare che io non possa più sentire l'odore della tua pelle, il modo in cui io mi sento quando sono insieme a te, quei sentimenti forti che irrompono dentro di me quando ci sei".

"Non puoi, non te ne puoi andare adesso e dopo tutte le volte che mi hai lasciato sola, non puoi. Alexander, non puoi farlo. Non te ne puoi andare e credere che sia semplice, non puoi costringermi a sopravvivere così".

"Alexander, amore mio...".

"Ti prego, dimmi che sto solo sognando..."

È il mio pianto l'unica melodia che risuona nella sala di bronzo, mentre con le mie poche energie mi stringo al braccio dell'uomo che amo che giace di fronte a me, senza vita e con gli occhi che mi fissano senz'anima.

La luna ancora alta nel cielo, i suoi raggi che scivolano sulla nostra pelle e la debolezza che mi fa tremare improvvisamente.

La ferita al collo, ritorna a sanguinare copiosamente ma questa volta con un dolore lacerante che avverto fin alla schiena. Mi sento soffocare, deglutisco la mia stessa aria a fatica, portandomi entrambe le mani al collo.

Cado con il petto sul pavimento scivolando un braccio lungo quello di Alexander, è questo l'ultimo sospiro che mi rimane. Lo penso, mentre le palpebre si chiudono e la morte mi lacera il cuore lentamente.

"Non è un sogno".

"È la fine". 








*Vi aspetto nei commenti lettrici, scusate la lunga assenza. Lasciate una stellina se questa storia continua a piacervi. Seguite i prossimi aggiornamenti, vi svelerò il gran finale a breve.
Grazie sempre del vostro supporto!

R. E. Meyers

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