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Capitolo Quarantasette

"La luce del sole mi brucia lievemente la pelle facendomi aprire gli occhi di scatto, come se avessi quasi dimenticato di essere caduta nel sonno profondo. Mi siedo, al bordo del divano e mi passo una mano nei capelli, cercando di riassestare un attimo i pensieri, soprattutto riguardanti la sera scorsa. La testa mi pesa, il corpo è stanco e nel grande salone della villa di Alexander, ci sono solo io".

"Mi guardo gli abiti ancora sporchi di sangue e l'odore acre che mi arriva alle narici mi disgusta quasi. Tutto quello che è accaduto ieri è per colpa mia. Ho scagliato la mia rabbia contro Henry e lui è morto, si è ucciso, ripetendomi più volte di volere il mio perdono. Come ho potuto fare questo a una persona? Al di là della sofferenza che mi ha portato, dell'inganno con il quale mi ha spinto a cedere a tentazioni inutili che mi hanno solo allontanato di più da Alexander quando le cose erano già difficili tra di noi. Al di là di quello che ho vissuto, come ho potuto non pensare che le mie parole avrebbero pesato tanto sulle sue scelte? Se davvero tutto quel ripianto si è trasformato in sentimenti forti nei miei confronti, la causa di questa scelta è stata la mia irrazionalità, il mio egoismo e soprattutto l'odio di tutto quello che ho affrontato finora".

"Ed è morto tra le mie braccia, l'ho visto spegnersi in un lampo senza avere la possibilità di dire nulla. La mia voce è crollata mentre le lacrime cadevano giù dagli occhi senza freni. Non l'ho mai amato, ma l'ho voluto e questo mi basta per tutta la collera che ho in corpo. Distrutto dalle vicende del mondo, come me che ogni giorni vivo sperando di non dover più pensare al passato ma quante cicatrici mi porto sulla pelle e dentro di me, ancora aperte e pronte a sanguinare alla prima occasione?".

"Più di quanto riesca a immaginare".

"Mi alzo, raggiungendo la camera degli ospiti che confina con il salotto. Apro la porta della stanza da bagno e comincio a ripulirmi, guardando allo specchio il mio volto stanco".

"Ed è così che vado avanti, nel perenne limbo dei miei tumulti. Ho affrontato, lottato, lasciato andare, consolato e desiderato. Ho visto tutto e ho cercato di nascondermi, ho pianto e ceduto perché stanca di qualsiasi cosa che non seguisse il tragitto che avevo scelto per me; ma chi sono io per controllare la mia vita? Posso controllare le circostanze, i sentimenti, posso controllare un attimo ma non il percorso o gli ostacoli che dovrò affrontare; anche quando saranno più grandi di me e difficili da superare".

<<Katherine...>>. Sento la sua voce, mi volto verso di lui che intanto si avvicina. Mi si siede accanto, mi accarezza il viso lentamente prima di incrociare il mio sguardo. <<Come stai?>>. Mi domanda.

<<Non lo so, in realtà. Non credo di riuscire a reggere più la situazione>>. Mi passo una mano sul viso, anche se la confusione mi attanaglia ancora.

<<Che cosa intendi? Non potevi di certo prevedere che Henry facesse un gesto del genere. Lo sai benissimo che portava sulla coscienza, se né possedeva ancora una, il peso di essere stato la causa dei tuoi mali. Lui ti ha trasformata>>. Dice, serio in volto.

<<Tu come fai a saperlo? Me l'ha confessato quando eravamo da soli>>. Mi acciglio, perplessa.

<<L'ho sentito quando ha parlato con te ma non avevo dubbi che la sua presenza in realtà avesse influito su ogni cosa. Da quel ballo in maschera ho cambiato idea sulla sua persona, ancora a oggi non comprendevo come fosse stato capace di nascondere la sua natura anche a noi vampiri ma con il potere di Allison, era ovvio che potesse sfuggire anche a noi>>. Mi spiega, con fare tranquillo, prendendo una mia mano tra le sue e continuando a guardarmi dritta negli occhi. <<Avrei solo voluto riuscire a separarti da questo mondo nel momento giusto>>. Confessa, ancora una volta.

<<Non puoi, non potrai mai. Quante volte dovrò ripetertelo che è una mia scelta?>>. Sbuffo, passandogli la mano libera sul viso, accarezzo la barba, le labbra carnose.

<<Sapevamo entrambi, dal momento in cui ho scoperto la tua vera natura che sarebbe cambiato ogni cosa Alexander ed io, nonostante non ho deciso, non mi sono pentita mai di essere stata una vampira. Io quel mondo l'ho desiderato tanto che mi ha resa più forte di quanto mai comprendessi da umana. L'ho desiderato per noi, per restarti accanto senza diventare cenere ma non credere che questo nel tempo non mi abbia fatto comprendere che ci sarebbero state molte minacce>>. Continuo, senza indugio. <<Solo che per me quello che siamo è più forte>>. Sospiro, lasciando la sua dolce carezza e mettendomi in piedi.

"Passo le mani violentemente nei capelli, questa confusione enorme che mi assale non riesce a farmi trovare pace. Non ce la faccio più, nella mente e nel corpo sento un peso più grande di me. Non era questo il punto cui volevo arrivare, non era la morte di Henry che desideravo e non era di certo questo il momento in cui avrei voluto fare un reso conto della mia vita".

"Quante volte sono stata ferita gravemente?".

"Quante volte sono morta in questo mondo?".

<<Che cosa ti affligge realmente?>>. Mi domanda Alexander, a brucia pelo.

"Mi volto verso di lui, non mi ero neanche accorta che mi aveva raggiunto e che ora è in piedi davanti a me. Gli occhi di ghiaccio che mi penetrano nell'anima, gli zigomi marcati e le labbra rosse completamente serrate. Non batte ciglio, neanche a dimostrazione di un fare umano nei miei confronti. Freddo e irraggiungibile, come è sempre stato nel profondo".

<<Voglio tornare vampira. È questo che mi affligge, il pensiero di essere sempre in balia dell'ignoto. Non posso pensare che possiamo continuare a stare insieme Alexander, ad accettare questa diversità senza pesare i rischi che corriamo costantemente. Siamo arrivati a tutto questo e ancora non riesci a comprenderlo. Non è mai stata la scelta giusta>>. Gli dico, d'un fiato, senza peli sulla lingua.

<<Abbiamo rischiato tutti per raggiungere Ophelya, per raggiungere la cura, adesso che sei umana pensi ancora questo? Ti rendi conto che non c'è nessun'altra opportunità? Che una volta presa questa decisione, non c'è modo di tornare indietro?>>. Alza il tono, guardandomi con fare nervoso. Stringe i pugni, ma l'espressione sul suo viso dice molto di più di quanta rabbia stia trattenendo.

<<Non ho mai chiesto la cura, il momento in cui ho assecondato la tua scelta è stato per ridarti quella serenità di cui avevi bisogno, poiché hai colpevolizzato te stesso da quanto è accaduto. Anche quando siamo arrivati lì non la volevo, ti avevo chiesto di darla ad Allison, di ucciderla da umana ma comunque hai fatto di testa tua, senza usare coscienza al riguardo>>. Gli rispondo, senza perdere il suo sguardo. <<Non mi hai mai ascoltata, non hai mai voluto accettare la mia opinione, sulla mia vita>>. Mi batto una mano sul petto nervosamente.

<<Stai dicendo che assecondi il mio egoismo pur di vivere al mio fianco? Se questo per te è sempre stato un pensiero più grande, se non hai mai voluto comprendere che quello che ho fatto per te era per la tua sicurezza, per ridarti una vita che ogni vampiro ha desiderato di riavere per secoli, perché hai intrapreso quel viaggio?>>. Dice con tono tagliente, prima di serrare ancora una volta le labbra marcando i contorni del suo viso.

<<Perché redimere te per me è sempre stato più importante. Ti ho visto da umana, svegliarti dal limbo con gli occhi stanchi, di chi aveva vissuto più cose di quanto una vita potesse portarne il peso. Ti ho guardato una volta allo specchio e ci ho visto solo i tuoi sensi di colpa. Avrò pur sbagliato ma quando si ama qualcuno il suo bene supera anche le scelte personali. È questa la differenza che fa con l'egoismo>>. Le parole scivolano via come un fiume in piena, lo raggiungono e gli dimostrano forse, per la prima volta, tutto il buio che mi porto dentro.

"Non ho mai voluto nient'altro se non il sorriso sul suo volto. Non ho mai potuto comprendere al meglio quello che avesse attraversato nella vita prima di conoscere me, ma quello che mi ha insegnato ogni vicissitudine che abbiamo affrontato e che non sempre si può evitare di farsi del male quando ami qualcuno. Ed io ho donato solo a lui il mio cuore, dopo così tanto tempo, che ne avevo anche dimenticato il sentimento".

"Come una rosa in primavera, tutto è rinato quando ho incrociato i suoi occhi".

<<È sempre stato per quel che provo per te che tutto ciò era sbagliato. Eri una vampira indomabile, ho quasi temuto per la tua dannata bellezza ma la Katherine che io scorgo dagli occhi da umana non ha paragoni con nessuna>>. Mi accarezza leggermente in volto, intrecciando i miei capelli tra le sue dita.

<<E la Katherine che vuole essere accanto ad Alexander in eterno, è quella umana e consapevole di ogni cosa>>. Gli stringo il polso fermando la sua carezza. <<Pensa a questo>>. Sussurro, in un attimo.

<<Io vorrei che non vedessi morte davanti ai tuoi occhi>>.

<<Ho appena lasciato un cadavere nelle mie braccia, quello di un uomo che mi ha ingannato ma che ha lavorato un anno interno al mio fianco. Vedrò sempre morte, come vedrò sempre anche la vita. Non possiamo allontanare questo cerchio, possiamo solo far sì che non ci tocchi più>>. Gli rispondo.

<<Diventando, ancora una volta, un morto vivente?>>. Sospira ironico.

<<Restando al tuo fianco>>. Incrocio le mani sulle sue spalle, avvicinando le mie labbra alle sue.

"Quel respiro pesante e volontario, il sapore delle sue labbra, la forza delle sue mani quando si poggiano alla mia schiena, il tocco dei nostri corpi lieve ma che anche attraverso i vestiti lascia in me una sensazione indescrivibile. La cura a ogni male, così lo definirei. E per un attimo soltanto, io non ho memore delle inquietudini".

"La sua lingua attraversa le mie labbra impavida, mi bacia facendo scorrere una mano dietro la mia nuca e prendendomi di forza con i capelli, senza farmi male, mi trascina fra le sue braccia. Ci perdiamo, ci consoliamo, ci dimentichiamo. È così che accade ogni volta, quando il suo respiro si fa intenso e le iridi dei suoi occhi azzurri come il ghiaccio, incontrano il colore delle profondità del mare".

"Il pavimento freddo tocca la mia schiena già nuda, le mie mani si trascinano sotto la sua camicia profumata. Sento il cuore che accelera battito dopo battito, il desiderio che ci possiede. Non c'è nient'altro per me quando ansima sulla mia bocca, spezzandomi il fiato".

<<Mi possiedi>>. Sussurro.

<<Come tu hai sempre fatto con me>>. Pronuncia, con la voce rotta.

"Non ho più brutti ricordi, non ho più momenti che mi confondono. Sono dove vorrei essere, dove sono stata già tante volte e di cui non mi stanco mai. Di cosa dovrei mai dubitare ancora, dopotutto ciò che passiamo se non di essere in eterno la donna dell'uomo che mi ha fatto battere il cuore anche quando ha cessato di farlo realmente?".

"È solo quando sei ad un passo dal perdere ogni cosa che capisci quanto realmente abbia valore un momento. Quando cadi ma non hai più paura di farlo ancora una volta, passi oltre a ciò che ti impedisce di essere felice e comprendi che senza fatica non raggiungerai quello che desideri. Nessuno nasce già con il destino scritto, è nostro dovere ogni giorno cambiare gli eventi di ogni cosa. Questo l'ho imparato nel tempo; quando non c'era più nulla dentro di me che mi ferisse come pensare di lasciar andare Alexander ancora una volta".

"Rimango fra le sue braccia, accarezzandogli il viso, ancora sul pavimento, ignorando le altre persone che circolano affaccendate in casa sua. Dieci minuti, altri cinque ancora, a incrociare le sue labbra in silenzio. A volte, non abbiamo bisogno di dirci più nulla di quello che pensiamo".

"Io lo amo, più di quanto la vita mi abbia mai insegnato ad amare qualcosa".

<<Dovremmo alzarci non credi?>>. Mi domanda sorridendo.

<<Dici? Il mio cellulare sta squillando da quindici minuti>>. Ridacchio, continuando a sfiorargli le labbra.

<<Katherine Davis, sei la mia distrazione. Ho un incontro di lavoro fra mezz'ora in centro>>. Dice, rubandomi un bacio, prima di rimettersi in piedi e di porgermi la mano.

<<Dubito che sarai puntuale!>>. Lo prendo in giro, mentre ci ricomponiamo.

<<Stasera non tornare a casa, resta da me>>. Mi dice, posando un casto bacio sulla mia fronte. <<Non tornerò tardi, datti una ripulita>>. Sistema la giacca e s'allontana frettolosamente, per raggiungere il suo appuntamento di lavoro.

   "Lo guardo andare via, probabilmente con quel sorrisino d'ebete che mi porto dietro ogni volta che ci salutiamo. Sicuramente stasera resterò qui ma adesso devo tornare a casa mia a sistemarmi, cambiarmi e bruciare quest'abito che indosso e odio profondamente adesso. Infilo le mani nella borsetta, recuperando le chiavi dell'auto; il cellulare suona ancora, leggo sulla schermata il numero e non riesco a non sorridere".

<<Papà>>. Rispondo, la felicità invade il tono della mia voce.

<<Princesa, ma quante volte devo telefonarti per riuscire a farmi rispondere?>>. Ride mio padre, dall'altro capo del telefono.

<<Ero stanchissima, mi sono addormentata fino a tardi. Ieri il matrimonio è stato abbastanza stancante>>.

<<Lo so, tua madre mi ha fatto un resoconto dettagliato di quanto fosse bella Jane ieri, finalmente ha messo quella testolina a posto>>. Ride ancora, spensierato.

<<E presto sarà anche mamma>>. Gli rispondo, ridendo a mia volta.

<<Vero! Tu come stai? È da tanto che volevo telefonarti. È passato troppo tempo dall'ultima volta che ci siamo visti. Come vanno le cose con Alexander?>>. Mi chiede, senza mezzi termini.

<<Vanno, come al solito. Diciamo che stiamo sempre cercando quel famoso equilibrio>>. La prendo in maniera scherzosa. Non mi va' di dargli pensieri.

<<Io ci sono sempre per te, lo sai che ogni dubbio nella tua mente può fare affidamento sui miei consigli>>. Mi rassicura, con tono serio.

<<Ci sono tante cose di cui vorrei parlarti, ma credo che non ci sia mai abbastanza tempo>>. Confesso, senza nascondergli un po' di preoccupazione. Mi dirigo fuori la grande villa di Rose Square e m'infilo in auto cominciando il mio viaggio di ritorno a casa.

<<Ora ho tempo, tutto quello di cui hai bisogno>>.

"Sento la voce di mio padre donarmi una sicurezza che ha sempre posseduto. Anche quand'ero bambina ogni dubbio veniva messo a tacere dalla sua comprensione, dal suo modo di fare. Prendo coraggio, guidando piano e mettendo a posto i vari pensieri nella testa inizio".

<<Papà, l'altro giorno ho capito che qualcosa sta cambiando...>>.





*BUONASERA LETTRICI, questo è il tanto atteso capitolo 47. Voglio comunicarvi che ne mancano solamente 3 al finale di questa storia. Che cosa ne pensate? Vi aspetto nei commenti e mi scuso sempre, di cuore, per le lunghe attese che purtroppo creo tra un capitolo e l'altro. Non è stato un anno semplice quello scorso, ma spero di riuscire a ritagliare sempre del tempo per concludere la storia di Katherine ed Alexander, voi non mi abbandonate mai.
Vi abbraccio tutte.
R. E. Meyers

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