Capitolo Quarantasei
Un mese dopo.
<<Vostro onore, come si evince dalla documentazione e dalle testimonianze dei dipendenti che sanno la verità, la Smith Company ha tutti i diritti aziendali e di autorizzazione per la costruzione degli appartamenti situati al centro della città di Liverpool. Senza nessun risarcimento né ripagando autorizzazioni che sono già nelle mani della nostra azienda e firmate>>. Cammino, sicura di me, davanti alla corte. Finisco il mio discorso, sotto il continuo vociare della giuria e ritornando al mio posto, mi siedo in attesa della sentenza.
<<La controparte ha qualcos'altro da aggiungere?>>. Brontola il giudice, un po' annoiato.
"Più o meno un uomo che ha superato la settantina, vestito con la lunga toga nera e il viso corrucciato di chi ha dovuto impostare una sveglia molto presto di lunedì mattina. Invita la controparte a parlare ma gli avvocati di questo piccolo centro cittadino decidono di rimanere in silenzio. Fondamentalmente, non avrebbero potuto dibattere più di tanto rispetto alla potenza di una società azionistica come quella di Alexander".
"Mi dispiace, se devo pensare a quelle povere persone che dovranno cedere i loro negozi o le loro abitazioni, per lasciare spazio alla costruzione di grandi strutture moderne in cui abitare. D'altro canto, è stata una loro scelta ben firmata nero su bianco poiché tutto è comprabile, anche le persone, soprattutto quando dai un assegno di cinquantamila sterline ad ognuno di loro. La scelta di andare in tribunale, ad oggi, è dettata dall'insorgenza di quei piccoli problemi di contratto come la richiesta dell'azienda di cedere in tempi più brevi le locazioni ma niente che non era stato già delegato ad un rappresentate di esporre ad ogni venditore. Posso dire qualsiasi cosa, che sia sbagliato o che non sia giusto, ma Alexander non ha mai nascosto nulla a nessuno e sa benissimo questo mondo come funziona".
"È qui da molto più tempo di tutti noi".
"Ad oggi ho ripreso la mia vita. Sono di nuovo Katherine, in carne ed ossa, in sangue e cuore che batte a ritmo, nel mio lavoro e nella mia vita. Sono tornata a quei tempi belli, spensierati e senza pretese. Ogni tanto, sembra che il mondo torni a ricordarmi che le paure e i timori esistono ma cerco, quanto più possibile, di sbarazzarmene. Ho cercato di spiegare ad Alexander che scegliere di tornare vampira, è quello che realmente desidero ma non è stato sufficiente ad attirare la sua attenzione".
"Lo considera un errore, qualcosa che non potrò mai capire avendo vissuto entrambe le vite a distanza di pochissimo tempo l'una dall'altra. Io, invece, le chiamo scelte che hanno un peso ma che sono legate ad un desiderio più profondo. Come sarebbe la mia vita al pensiero di non avere mai paura di morire? Ad oggi, senza Maryanne... Allison o chi altro a scegliere per noi?".
"Libera, da ogni cosa".
<<La corte ha deciso di dichiarare la Smith Company in possesso di tutti i diritti e le autorizzazioni per la costruzione degli appartamenti di Liverpool. Pertanto, è esonerata dal pagamento di qualsiasi risarcimento>>. Si alza in piedi il giudice, battendo il martello forte alla fine del verdetto.
"Sorrido, fiera di me stessa. Stringo la mano, con tranquillità, ai miei avversari e abbraccio la giovane segretaria che ha testimoniato la nostra presenza in tribunale. Entusiasta si congratula per l'ottimo lavoro svolto da me, la ringrazio mentre la gente si accalca per allontanarsi dalla sala".
<<Anch'io vado, ci incontreremo in azienda>>. Sorride ancora la giovane.
<<Sì, grazie Shaila>>. Rispondo, il telefono squilla ripetutamente. Leggo il numero e sbianco. <<Cavolo, sono in ritardo>>. Metto subito il cappotto sulle spalle, infilandomi fra tutta la gente che volevo evitare.
<<Katherine Davis>>. Sento l'urlo familiare, dall'altra parte del cellulare.
<<Lo so, Jane... perdonami. Sto andando a casa adesso, il tempo che mi preparo e vi raggiungerò>>. Riesco ad uscire tra la folla, affannando quasi.
<<Sarà meglio per te, non te lo perdonerò il giorno del mio matrimonio>>. La voce di Jane a un tono quasi troppo serio, quando mi rivolge una velata minaccia.
"M'infilo in auto, gettando le cose sul sedile di fianco, e sperando di raggiungere casa mia nel minor tempo possibile. È il giorno delle nozze della mia migliore amica, ed io ancora non ho neanche preparato un'acconciatura adatta. La sua testimone, la sorella che la accompagnerà in questa nuova avventura, eppure non riesco a trattenere l'emozione di pensare che realmente questo giorno è arrivato. Forse, troppo in fretta per rendercene conto a pieno".
"Il tempo che trascorre, in un modo impercettibile e che ci cambia, ci fa comprendere e allo stesso tempo ci mette alla prova anche al costo di fallire. Oggi, dopo tutto quello che è accaduto non riesco a fare a meno di pensare che il tempo sia una cosa preziosa. Ho visto molte cose, tra cui i tanti cambiamenti che ho dovuto affrontare e quando mi volto, spesso, mi capita di pensare che non ho vissuto a pieno. Non ho goduto di ogni momento, non ho apprezzato la felicità che mi conosceva e che mi ha plasmata insieme ai periodi più tristi".
"Quando ci penso, proprio lì, nel mio cuore sento l'importanza di riuscire a ritornare vampira. Questo piccoli dettaglio, che ogni giorno mi ritorna alla mente come un turbine di inquietudine a cui non riesco a resistere. Non voglio sentire sulla mia pelle il timore di dover lasciare andare ancora la persona che amo, di fingere che non sia così o peggio, accettare questa vita così com'è e senza poterla cambiare per la mia sicurezza, per il desiderio di poter restare sempre accanto a lui senza i vincoli di una vita da umana".
"Arrivo fuori casa mia, parcheggio l'auto e prendo lo stretto necessario, dirigendomi dritta verso il portone. Apro, la mia casa è in ordine e profuma di fresco, esattamente come l'avevo lasciata. Mi volto verso la cucina, poggiando le mie cose. Ho bisogno di un attimo per riprendermi e poi, dritta in camera a cercare di prepararmi velocemente. Sono stata così impegnata da non aver pensato neanche all'abito da indossare personalmente. Ho lasciato che Jane decidesse qualcosa per me e non so' cosa aspettarmi. Le ho chiesto di lasciarlo a casa mia, spero che non mi venga un colpo con qualcosa di orribile da indossare".
Vado in salotto, trovando la custodia dell'abito completamente chiusa con un biglietto sopra.
"Dovresti lasciare del tempo anche alle cose belle. L'abito l'ho preso io, scarpe e accessori sono stati scelti da me, indossali in questa giornata. Alexander"
"Sorrido, come se avessi quattordici anni. Mi piacciono, un sacco, i gesti inaspettati e quelle attenzioni che sembrano voler dire tutto in pochissime parole, se non nulla. Ci pensa a me, a volte più di quanto riesca a comprendere ed è in queste cose, che me ne rendo conto".
"Prendo l'abito, dandogli una sbirciatina, sembra bello ma non ho tempo di fermarmi adesso. Prendo le scatole con gli oggetti regalati da Alexander e velocemente mi dirigo al piano di sopra, devo prepararmi per il grande evento che si terrà fra poco".
"Mi fermo davanti allo specchio, pronta per il matrimonio della mia migliore amica. Ho raccolto i capelli in uno chignon morbido, lasciando due ciocche libere ai lati del viso. Trucco leggero, con in risalto gli occhi e le labbra di un rossetto rosé, dorato in alcune sfumature. Gli orecchini pendenti, d'oro a forma di intrecci in stile greco e un bracciale simile, al polso sinistro. L'abito, bellissimo, lungo e con uno spacco sul davanti, di un candido color crema rosa. Il corpetto in plissé avvolge le spalle fino a rincorrere una lunga scollatura, ma elegante, sul seno. Una fascia, dello stesso tessuto, stringe la vita facendo scivolare delicatamente l'abito sul resto del corpo, fino alle scarpe di un tono un po' più scuro dell'abito. Lo adoro, la mia amica non poteva deludermi e Alexander, mi conosce abbastanza da saper come stupirmi. Non mi sarei mai aspettata un regalo così improvviso, gioielli d'oro e un paio di scarpe che costeranno una cifra assurda. È quasi irritante sapere che, nel corso delle sue innumerevoli esperienze, sa così tante cose sulle donne da sapere come indossare qualcosa, sceglierle e addirittura regalarle. Non c'è niente che quest'uomo non sappia fare, dovrei trovarlo assurdo invece di accettare".
"Squilla il telefono, mi volto e vedo la sua chiamata. Sarà arrivato giù casa, infilo l'essenziale in una borsa abbinata alle scarpe e avvolgendomi in uno scialle dorato, mi dirigo fuori casa. Apro, facendo per uscire quando sbatto, letteralmente, su qualcosa di duro quasi facendomi male".
<<Ahia... Alexander>>. Sbuffo, togliendomi i capelli dalla faccia.
<<Perché non guardi dove vai?>>. Mi domanda, prendendomi in giro.
<<Hai fatto palestra alzando tonnellate di ferro a mani nude?>>. Lo prendo in giro.
<<Peggio, con una sola mano>>. Sta al gioco, sorridendo divertito.
"La più bella espressione che sa fare".
<<Guardati, l'aria da testimone ti si addice>>. Lo squadro da capo a piede, senza perdere nessun dettaglio.
"Avvolto nel suo smoking a camicia bianca, con papillon rigorosamente nero e i capelli perfettamente fonati, che profumano di cera calda. Indossa il suo orologio d'oro e soprattutto, una bella espressione di serenità. Lo vedo, dal colore azzurro ghiaccio dei suoi occhi e non è da poco. Credo che da quando lo conosco, siano state poche le volte in cui ho potuto assaporare momenti del genere con lui, in cui sembrano essere spariti i suoi mille pensieri. Non mi trattengo e, avvicinando le mie mani al suo collo, lo bacio lentamente sulle labbra".
"Mimo questa appagante armonia e ne faccio tesoro, nell'unico modo in cui sento di poterglielo dimostrare. Si avvinghia subito alla mia schiena, avvicinandosi con il corpo al mio e assecondando i mie movimenti mi bacia a sua volta. L'amore, quello vero, a volte non ha altro modo di dimostrarsi".
<<Com'è andata la mia udienza avvocato?>>. Mi sussurra sulle labbra, ironicamente.
<<Ha vinto capo, non si preoccupi. La sua azienda è in buone mani>>. Gli rispondo, con lo stesso tono, senza trattenere una risata.
"Entriamo nella sua Audi e ci dirigiamo alla location del matrimonio. È stupendo, il viaggio in auto, ascoltando musica e parlando del più e del meno. Mi tiene la mano, anche quando mi perdo, guardando al di fuori del finestrino la bellezza della mia meravigliosa città, in una giornata che s'inonda del cielo limpido e del sole caldo sulla pelle. Che cos'è questa sensazione bellissima che mi riempie il cuore? Che sia veramente spensieratezza? Lo è, lo è Katherine, mi ripete la mia mente mentre sento il cuore che mi scoppia dentro. Non c'è più niente che mi manca o che non mi fa sentire bene. Vorrei che la mia vita fosse sempre così, senza cambiare mai, senza dover pregare che questo possa essere solo un soffio, un alito gioia di cui mi dovrò dimenticare prima che arrivi il prossimo uragano a stravolgere ancora tutto ciò che ho".
"A Trafalgar Square, nel centro di Londra, il Rooftop St. James è la grande terrazza londinese scelta per il matrimonio di Jane e John. Appena arriviamo fuori al locale, gli addetti all'accoglienza ci fermano, dandoci il benvenuto al matrimonio ed occupandosi di parcheggiare l'auto. Alexander mi apre la portiera, porgendomi la sua mano per avviarmi insieme con lui. Entriamo nella sala principale, un cocktail bar dalle luci tenui anche in pieno giorno, addobbato per il matrimonio. Le peonie rosa e bianche che circondano il grande bancone al centro della sala, le tovaglie argento che cadono sul pavimento a scacchi, su cui al centro dei tavoli sono posizionati dei vasi moderni in vetro con delle decorazioni luminose. Le poltrone, rigorosamente in velluto grigio, e le divise del catering, in tema con i colori della festa".
"Solo Jane avrebbe potuto scegliere un Bar da sera come luogo del suo matrimonio, trasformando i quadri delle celebrità di tutto il mondo come Marylin Monroe, in pezzi del tema del suo giorno speciale. I vari banconi, sono suddivisi nella sala, che ospiterà circa centocinquanta persone. Un numero ristretto, considerando l'importanza delle rispettive famiglie degli sposi, ma John ci teneva ad invitare solo le persone a lui più vicine, senza avere gli occhi dell'intera élite di Londra piantata sul loro momento speciale. Statue di ghiaccio, angolo con sei Barman, cucina orientale e italiana, dolci e champagne a volontà, tutto sull'atmosfera moderna ed elegante, contrapposta da una Band di giovani ragazzi di circa vent'anni, scelti da John per il suo amore per la musica e soprattutto per tutto ciò che lo fa divertire".
"Passiamo davanti a diversi invitati, parenti di Jane fino agli amici, i colleghi di lavoro e mia madre con Eric. Non avrebbe mai rinunciato ad esserci, Jane è come una figlia per lei. Saluto, presentando anche Alexander a chi non lo conosce, finché non riusciamo a raggiungere le scale che portano alla grande terrazza, il luogo dove si celebrerà il matrimonio. Quando saliamo, l'atmosfera cambia totalmente lasciando spazio a diverse sedute bianche a destra e sinistra che formano le navate, su cui il tappeto rosso, incorniciato da enormi vasi di fiori mostra il percorso che dovrà percorrere la sposa, per raggiungere il suo uomo. Un arco di peonie gialle, rosa e bianche contorna il luogo dove il vicesindaco è posizionato, in attesa dell'arrivo dei due sposi e degli invitati. Il sole scalda la pelle e la brezza delicata che ci circonda fa innalzare il bellissimo profumo di fiori freschi. A sinistra dell'arcata, una piccola orchestrina di violini e violoncelli intrattiene le persone, mentre tre coriste cominciano a cantare canzoni sacre, legate al matrimonio".
"Uno spettacolo di meravigliosi dettagli che s'immortalano sullo skyline Londinese, nel pieno di una mattina soleggiata. Il fotografo comincia a scattare le foto, finché non vediamo arrivare John, in uno smoking da matrimonio blu notte, con una peonia all'occhiello e il viso emozionato. Abbraccia subito i suoi genitori, facendo saluti brevi e frettolosi a quelli che sono i suoi parenti. S'avvicina a noi, immortalato dal fotografo e senza trattenere l'emozione, abbraccia prima Alexander e poi me".
<<Ragazzi, sono agitatissimo>>. Ci dice, ridendo.
<<È normale, ma andrà tutto bene. Questo posto è fantastico>>. Gli dico, cercando di rassicurarlo.
<<Solo Jane poteva pensare una cosa del genere, ho lasciato che decidesse. Avrei potuto sposarla anche sotto casa se me lo avesse concesso>>. Ci confessa, ridendo della sua battuta.
<<Non credo che sarebbe stata contenta della proposta>>. Faccio spallucce, sempre ironica.
<<Kate, per me è importante sposarla. Dove non m'interessa, amo Jane... non posso vivere pensando sempre che ci saremmo allontanati per lavoro o per altro. Adesso che diventerà mia moglie voglio che cambi tutto>>. Dice, con gli occhi quasi lucidi e la voce tremante.
"Un uomo che ama e non ha paura di nasconderlo".
<<Lo è anche per lei>>. Risponde Alexander, guadagnandosi il sorriso di John.
"Poco dopo ci dirigiamo accanto all'arco, io dal lato di Jane ed Alexander, accanto a John. L'orchestra intona la marcia nuziale, le coriste cominciano a cantare sulla musica e quando tutti gli invitati si voltano, mettendosi in piedi, li vediamo arrivare. Il padre di Jane, che l'accompagna sotto al braccio, al passo delle note musicali che racchiudono questo momento unico. Lei, meravigliosamente stupenda, con i capelli biondi e mossi che le scivolano sciolti perfettamente intorno al viso e intrecciati a mantenere il velo che la ricopre fino alle spalle e dietro, lungo insieme alla coda dell'abito. Il viso emozionato, le labbra rosee e l'abito che la fascia completamente fino alla vita. Rigorosamente bianco e in pizzo, fino ad aprirsi in stile principesco, tra strati e strati di tulle e pizzo bianco. Tiene il bouquet di margherite e peonie tra le mani, mentre fiera percorre il tappeto rosso avvicinandosi a noi".
"Mi commuovo, con la tachicardia in petto. È bellissima, come non mai. Sono così felice di essere qui, al matrimonio di mia sorella, di questa donna che è un pezzo della mia vita che mi ha sempre sostenuta, in ogni modo. Sono qui, come testimone di questa gioia immensa che sta realizzando, a vivere un sogno che diventa realtà per lei e per l'uomo che ama".
"Il padre di Jane le fa un delicato baciamano, prima di voltarsi verso John e con un sorriso accennato le concede da oggi in poi, sua figlia. Lo sposo di fronte a lei, le porta il velo dietro alla schiena poggiandole un casto bacio sulla fronte. Si mettono in posizione, sotto gli occhi attenti ed emozionati di tutti i presenti. Jane dà un'occhiata verso di me, evidentemente emozionata dagli occhi lucidi cercando il mio sorriso che già l'accompagna. Le trasmetto la mia sicurezza, oltre alla mia immensa gioia e quando il vicesindaco comincia a parlare, tutti ci riuniamo nell'ascolto dell'intera funzione".
<<Oggi, sotto a questo cielo incredibilmente azzurro celebriamo l'unione di Jonathan e Janet nel matrimonio civile. Un passo che unirà questa coppia con amore e lealtà. Questo passo li legherà per sempre ed oggi voi siete testimoni di questo nuovo inizio>>.
"Il vicesindaco parla, e affronta brevemente diversi argomenti inerenti al matrimonio. Ci tiene attenti, senza annoiarci e lasciando scivolare via la tensione, procede con le parole tanto attese ricevendo il – Sì – dei due innamorati".
<<Janet, con questo anello io ti sposo. Ti prometto che sarà al tuo fianco in salute, malattia, ricchezza o povertà. Per amarti ed onorarti sempre>>. Trema la voce di John mentre infila l'anellino dorato all'anulare sinistro di Jane. Le stesse parole vengono ripetute da lei, nello scambio delle fedi.
<<Jonathan e Janet, vi dichiaro marito e moglie>>. Annuncia il vicesindaco, tra l'applauso generale.
"Il bouquet scivola dalle mani di Jane, mentre s'infilano con leggerezza tra i capelli di John. S'intrecciano, in un bacio pieno d'amore e che li fa sorridere, finalmente felici di aver raggiunto questo giorno. Il riso fiocca, le voci si mischiano ed io osservo ogni istante con un'incredibile attenzione".
"È un sogno".
<<Ed ora divertiamoci amici>>. Urla Jane, casinista com'è. Prima di finire nelle grinfie di ogni parente, pronto per congratularsi con la nuova coppia di sposi.
"Quando la festa si sposta al piano di sotto la musica Pop inonda l'aria, e i camerieri cominciano a servire l'aperitivo a tutti gli invitati. Jane e John sono stupendi, i visi incorniciati dal sorriso e dalle forti emozioni. Non posso non pensare a quanto sembri incredibile che siamo arrivati a questo giorno, ieri mi sembrava di scorazzare in bici con Jane nelle giornate d'estate o ad ubriacarci ai festini dei nostri amici al liceo e oggi, è una donna di successo, moglie di un bellissimo uomo e la migliore amica che potessi mai desiderare".
<<Hai un'espressione buffa sul viso>>. Mi dice Alexander, porgendomi un flute di champagne.
<<Davvero?>>. Sorseggio ironica.
<<Ti piace il matrimonio>>.
<<È un giorno importante per Jane>>.
<<Anche per te>>. Continua lui, attirando la mia attenzione.
<<Che cosa intendi?>>. Sorrido.
<<Nulla di importante>>. Mi bacia, poggiando violentemente una mano sul mio viso.
"Ogni cosa intorno a me scompare in un vortice di oscurità e l'unica cosa a cui riesco a pensare sono le lascive labbra di Alexander che mi travolgono come un fiume in piena. La sua lingua gioca con movimenti precisi, studiati, perfetti con la mia. Non mi lascia andare, mentre i nostri corpi si avvicinano e la pelle sfrega sugli abiti provocandomi brividi sulla schiena di desiderio".
"Mi accendo, come una fiamma in esordio, cullata dal nostro contatto. Lo voglio e me ne accorgo solo adesso, che non ho mai smesso di sentire per quest'uomo l'attrazione che ancora oggi, con un solo bacio, ci fa dimenticare ogni cosa".
<<Vieni con me>>. Mi sussurra, sulle labbra. Prima di prendermi per un polso e di trascinarmi via tra gli invitati.
<<Dove stiamo andando?>>. Domando cercando di tenere il suo passo veloce, entriamo nella cucina, passando davanti a camerieri e cuochi intenti a preparare il pranzo per il matrimonio.
Alexander si ferma, raggiungendo l'ultimo corridoio che porta direttamente nella dispensa. Due chef in divisa ci guardano perplessi, appena ci fermiamo davanti a loro.
<<Dateci una mezz'ora>>. Alexander sfila due banconote da cento sterline dal portafoglio e le porge ai due.
<<Alexander>>. Esclamo. "Paga per farsi prestare la dispensa?".
I due non ci pensano più di tanto, prendono le banconote e scompaiono sotto i nostri occhi, chiudendo la porta dietro di loro.
<<Sei impazzito?>>. Gli domando.
<<No, voglio farlo ora, qui, con te>>. Mi dice, prima di ribaciarmi sulle labbra.
"Mi prende per le natiche, con movimento maestro, aprendo completamente lo spacco del mio vestito e poggiandomi su un carrello d'acciaio, continuando a possedermi con la lingua. Si sfila cintura e i pantaloni, mentre io gioco con le mani nei suoi capelli".
"I respiri s'intrecciano, il mio fiato manca e quando la tensione aumenta alle stelle, mi toglie l'intimo, facendomi scivolare sul suo corpo in pochi secondi, costringendomi con la testa indietro e il collo completamente alla sua portata. Respiro dopo respiro, movimento dopo movimento, in un turbine di sensazioni uniche".
"Si mantiene al carrello forte trattenendo la sua potenza rispetto alla debolezza del mio corpo da umana, mentre continua a baciarmi e ad accarezzarmi con la lingua sul collo. Mi aggrappo al suo petto, muovendomi ritmicamente a lui, fino a sentire il suo respiro cambiare, pesante che mi taglia come una lama sulla pelle arrossata e le sue iridi che prendono il colore del mare, blu intenso, senza chiederne concessione, come se fosse suo e lui il dominatore della mia mente e del mio corpo".
"Attimo dopo attimo".
"Respiro dopo respiro".
"Oltre ogni cosa, facendo l'amore".
"Prima che il nostro momento finisca ma la nostra passione continui a consumarci dentro. Ci fermiamo, con il fiatone, mentre lui mi fa sedere più comoda e s'avvicina a me, guardandomi dritta negli occhi".
<<Non mi stancherò mai di te Kate>>. Mi dice, sicuro di sé, con gli zigomi marcati e spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<<Nemmeno io>>. Lo bacio, di nuovo, lasciandolo in tensione.
<<Dobbiamo ricomporci, abbiamo rallentato i preparativi>>. Sistema i pantaloni, rimettendo in ordine i capelli.
<<Decisamente>>. Lo assecondo, riuscendo a mettermi in piedi ed a rivestirmi.
"Non facevo l'amore con lui da quando ero una vampira, eppure è stato come se niente tra di noi fosse mai cambiato. Mi sono lasciata andare, completamente, ed era inevitabile. Lo è sempre stato per me. Non ho pensato a quanto fosse stato difficile, in questi mesi, riprendere in mano la mia relazione con Alexander e dopo essere morta, quasi e di nuovo, a ripensarmi viva con un cuore che pompa sangue ogni secondo dentro di me. Eppure, ancora una volta, la mia mente e stata messa fuori gioco dai sentimenti".
"Una battaglia che sa già di fallire, ogni volta che Alexander ed io siamo l'uno accanto all'altro. E non m'importa di nulla; non m'importa della mia impotenza, dei miei respiri umani, delle mie difficoltà. Ora sono con lui ed anche se desidero con tutta me stessa di ritornare ad essere impavida e con il mondo tra le mani, quando devo lasciarmi andare non m'importa più".
"Ho chiesto, con ogni fibra del mio corpo, di essere felice insieme con lui e finalmente posso dire che ogni cosa sembra volgere nel modo giusto".
"Ci sorridiamo, complici e consapevoli del nostro forte desiderio e ritorniamo nella sala del ricevimento in modo guardingo ma senza lasciar trasparire l'eventuale imbarazzo della situazione. Ci godiamo il resto della giornata, seduti al pranzo accanto agli sposi e senza pensare a nulla se non alla leggerezza dei pensieri".
<<Facciamo un brindisi agli sposi>>. Si alza in piedi Alexander, coinvolgendo tutti con i calici in alto.
<<Sì, ma prima vogliamo rendervi partecipi di una grande notizia>>. Risponde John, portando il bicchiere in alto e prendendo la parola.
<<Vogliamo ringraziarvi per essere qui oggi, per noi è molto importante. E vogliamo ringraziare ancora una volta i nostri testimoni di nozze, in particolare Katherine... la mia vera sorella>>. Continua Jane, porgendo il suo bicchiere al mio.
<<La notizia che vogliamo darvi è che Jane ed io, aspettiamo un figlio>>.
"La gioia inonda la sala, insieme all'incredulità di tutti, ma io non riesco a resistere e corro in piedi, poggiando le mani sulla pancia della mia amica e guardandola ad occhi sbarrati. Non posso crederci, Jane è incinta, aspetta un bambino! Ci abbracciamo, con le lacrime agli occhi ed io che urlo di essere tanto felice per lei".
<<Devi essermi vicina, in ogni momento Kate... ne ho bisogno, non sai quanta paura sto provando in questo momento>>. Mi dice, mentre le asciugo le lacrime dal viso.
<<Sono con te, Jane... ci sono>>. Le sorrido, stringendola a me.
"L'immensità di certi istanti è inspiegabile, come fai in una singola parola a racchiudere qualcosa di così importante come la nascita di un figlio. Quasi rabbrividisco al pensiero, di quanto sia bello e allo stesso tempo oscuro immaginare una cosa del genere. Ci siamo noi, le nostre vite e i nostri obiettivi e poi, tutto cambia... qualcosa prende il sopravvento ed è questo ciò che è appena accaduto adesso. Non comprensibile a nessuno di noi, se non a loro due".
"Penso, a quanto si difficile immaginare me, un giorno, madre di un bambino o semplicemente moglie di Alexander. Abbiamo dovuto affrontare situazioni così complesse che non abbiamo mai fantasticato su come potesse essere la nostra vita dopo. Tranne in quella breve domanda, su come mi sentissi io al riguardo. Eppure, ancora oggi non lo so. Avrei mai il coraggio di diventare madre di un bambino a cui verrà trasmesso del sangue di vampiro, che potrebbe un giorno essere diverso dagli altri? Avrei mai il coraggio, di vedere ancora mio marito non cambiare mai, mio figlio crescere e me invecchiare anno dopo anno?".
<<Agli sposi e al loro futuro figlio>>. Dice Alexander, distogliendo ogni mio pensiero e sigillando il brindisi in un sorso di champagne.
"L'atmosfera cambia e le luci soffuse danzano insieme alle melodie dolci e romantiche suonate dal gruppo musicale. Il primo ballo degli sposi si sta per compiere e la magia di ogni piccolo ricordo non si conclude, lasciandoci ancora una volta a guardare la loro sublime bellezza".
<<Ti prendo in braccio?>>. Mi urla ironicamente Alexander mentre si avvicina alla grande villa in Rose Square, lasciandomi indietro.
<<Sei proprio simpatico Alexander... gentilissimo... ma guarda qui che mi tocca fare>>. Sbuffo, portando i capelli indietro e sfilando via le scarpe dai piedi. <<Ah, mamma mia>>. Sospiro, chiudendo gli occhi. M'incammino mantenendo l'abito tra le mani e cercando di non farmi male, sull'asfalto rugoso della strada.
"Un vento gelido impatta sulla mia pelle, facendomi fermare di colpo. Mi volto, istintivamente, rimanendo a bocca aperta. Henry è davanti a me, nei suoi abiti da lavoro ma trasandato, con la cravatta sciolta e i capelli scompigliati. Mi osserva, con sguardo perso, a pochi passi da me con il volto corrucciato e stanco; come se qualcosa lo avesse invecchiato talmente tanto da renderlo quasi irriconoscibile".
<<Henry...>>. Mormoro, ferma immobile.
<<Mi dispiace Katherine, per tutto ciò che ti ho fatto>>. Sussurra quasi, nel silenzio che ci circonda.
<<Mi hai trasformata in vampira e ti sei finto mio amico, innamorato di me pur di starmi accanto per ordine di Allison... che cosa vuoi che io ti perdoni?>>. La rabbia mi pervade, diventando palpabile in ogni mia parola.
<<Io mi sono innamorato di te realmente Kate, sono rimasto a Londra perché il rimorso di ciò che avevo fatto è diventato sempre più grande, ogni volta che parlavo con te e comprendevo chi sei veramente. Io ti amo Katherine, ti ho amato veramente e ti amerò ancora>>. S'avvicina, costringendomi a ritrarre.
<<Non ti avvicinare>>. Metto le mani avanti.
<<Non chiedo il tuo perdono, lo so' che non lo merito. Voglio solo che tu sappia che ho provato rimorso da primo istante in cui ti ho trasformata Katherine. Tu non meritavi quest'orribile vita>>. Spiega parlando con un filo di voce, sfila dalla giacca un paletto di legno e lo impugna con forza.
<<Che cosa vuoi fare?>>. Gli domando, quasi nel panico.
<<Voglio solo che tu sappia questo Katherine, io ti amo... non volevo che accadesse tutto questo>>.
<<Henry... Henry, no...>>.
<<Ti amo, Katherine Davis... sii felice>>. Dice, poi sorride prima di trafiggersi con il paletto dritto al cuore.
<<Henry>>. Urlo, portando una mano sulla bocca.
"Lo vedo, inginocchiarsi prima che il sangue gli coli dalla bocca e le forze lo abbandonino completamente. Mi getto su di lui, mantenendogli la testa con le mani e con le lacrime agli occhi, per la scena orribile che ancora adesso sto guardando. Il mio corpo trema, il mio stomaco si chiude, la vista si annebbia completamente ed Henry muore, si spegne, i suoi occhi azzurri non vivono più quando il respiro si ferma completamente e il sangue freddo mi bagna le mani e i vestiti".
<<Katherine...>>. Urla Alexander, tirandomi per un braccio.
<<No, è morto... è morto>>. Singhiozzo.
<<Lascialo andare... vieni via>>. Continua Alexander.
<<Io... io...>> Balbetto confusa.
<<Dobbiamo andare Katherine, dobbiamo nascondere il corpo>>. Mi dice Alexander, strappandomi dal corpo di Henry e prendendomi in braccio.
"Mi avvolgo al suo collo, con le mani che colano sangue sui suoi abiti e lo sguardo vuoto che accompagna il mio pianto. Non so perché sto così male, mi ha uccisa e allo stesso tempo mi ha reso vampira. Mi ha quasi strappato dalle braccia di Alexander e fatto male, molto male. Eppure piango e mi sento travolta da questo dolore, dalle sue parole, da quello che mi ha detto".
<<Calmati>>. Mormora Alexander, prima di abbandonarmi sul divano nel salone di casa sua. <<Stai tranquilla>>. Mi accarezza il viso, lentamente.
"Sprofondo con le mani tremanti e piene di sangue che mi avvolgono in un abbraccio. Brividi mi travolgono completamente e la stanchezza comincia farsi sentire, costringendomi a chiudere gli occhi e ad abbandonarmi all'oscurità dei miei incubi".
*So' che l'attesa è stata molto lunga, di questo mi scuso ancora con ogni lettrice che ha speso anche solo un minuto per leggere la storia di Alexander. Purtroppo quest'anno è stato molto particolare e per me scrivere è un qualcosa a cui tengo e che voglio fare bene. Perciò ho aspettato il momento in cui l'ispirazione sarebbe giunta per buttarla giù e trasformarla in un nuovo capitolo. Vi aspetto, nei commenti per sapere che cosa pensate di questo nuovo capitolo e in attesa dei prossimi che saranno il finale di questa storia. Vi abbraccio tutte, grazie!
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